3/24/2011

*** Il focolare domestico: la cucina

La donna durante il percorso della vita ha lavorato in silenzio lasciando che il corso delle cose svolgesse il proprio compito. Nonostante questa fase naturale della vita, ha provocato piccoli scossoni di rotta per il bene della famiglia e di tutta la casa in cui regnava. Le case appartengono alle donne, naturalmente ne sono le padrone, perché è dentro le case che si realizza tutto quello che veramente ha un’importanza nella vita: il calore e la pace di un luogo dove sentirsi al sicuro, il cibo per i nostri corpi, il nutrimento per le nostre anime. Da quel calore che abbiamo capito come restare al mondo con dignità, e da quel calore che abbiamo imparato ad avere fede. Nei nostri mezzi, nelle nostre possibilità d’uomini e di donne. Il focolare domestico come un parlamento, democratico e aperto a chiunque voglia esprimere un’opinione. E’ questo che per cui hanno lavorato senza riposo. La loro è una vita dura, di sacrifici e di rinunce, per il bene dei figli e del compagno. E proprio da quel luogo più comune della casa, che molte volte passa inosservato, che tutto avviene e ha origine. La cucina. Il vero focolare domestico, il vero punto di calore. Possiamo incontrarci per discutere, litigare, festeggiare e malauguratamente informarci di fatti gravi. Con il cibo che recita un ruolo importante, di solidarietà, d’unione, soprattutto per noi genti del sud. Lasciatemelo dire: il buon cibo, quello che riempie lo stomaco, ma aggrazia anche l’anima. E più questo luogo ha forza nella nostra esistenza e più passa inosservato alla nostra attenzione, come se fosse un punto di completamento dell’intera abitazione irreale. Bisogna guardare con attenzione, con amore, perché sempre nel solito luogo che incontriamo le nostre madri, guidate da un’abnegazione fuori dal comune. In passato poteva essere la caverna, la tenda, una capanna o la palafitta, cambiava l’aspetto estetico, ma il cuore del focolare domestico pulsava sempre il sangue vitale per la vita della famiglia. Oggi la società c’impone la fretta, l’ingordigia e lo stress, che masticano le nostre emozioni distruggendole, ma quando la sera si torna a casa nessuno si rivolge alle camere da letto se prima non si concede una piccola e distensiva passeggiata nella cucina. Si apre il frigo anche se non si ha fame, una leggera occhiata, …forse si stuzzica qualcosa…poi uno sguardo a lei che ci ha aspettato ancora in piedi. Un rito continuo che c’è entrato nell’anima senza che nessuno se ne sia mai accorto. Ad un primo impatto sembra solo un tavolo con qualche sedia e qualche stipo inchiodato al muro. No, non è così. Quel luogo è il nostro tranquillante, l’anticamera per un sonno tranquillo. Il focolare domestico, la certezza della nostra casa. Anche le epoche più moderne non hanno calpestato un valore così importante, e la corsa del mondo occidentale non è riuscita a seppellire questo luogo antico come il mondo. L’intento di questo servizio è di verificare che molti non hanno percepito l’ importanza di questo luogo della casa. Nel senso che lo vivono, ma non ne sono pienamente coscienti, come se fosse qualcosa di automatico nella testa della gente. Un cassetto che si apre ogni volta che si presenta un’esigenza, un’inevitabile serie d’eventi naturali della nostra vita. No, invece no dobbiamo, ragionare sui valori veramente più intrisici di lealtà e benessere dell’anima. Quei valori si trovano proprio nel focolare domestico, accanto ad un semplice piatto casalingo dove si aprono i cuori e le menti. Le confessioni, le rinunzie, i macigni della vita si affrontano prima nel focolare domestico, con la forza della famiglia della sua coesione e poi in strada, nel mezzo della giungla. Le donne sono i direttori d’orchestra, che danno i tempi e aggiustano le sfumature, perché hanno quella sensibilità comune ad ogni essere umano, ma riescono a tirarla fuori nei momenti difficili. Fanno forza sulla loro calma, sull’integrità della piccola comunità che hanno plasmato con cura e forza, proprio all’interno delle mura domestiche. Il loro focolare. Bisogna, come tutte le cose buone, far capire alle nuove generazioni, che l’uomo non è più nomade né con il corpo, né con i sentimenti; è sua esigenza avere un punto fermo e caldo, come ancora di salvezza, per tutti i suoi disagi, causatogli dalle intemperanze della vita. Già, è proprio alle nuove generazioni va rivolto questo augurio che cercano la felicità in un portale di internet, o in una piattaforma di videogiochi o in qualcosa d’altro molto peggiore degli esempi appena citati. Quello che aiuta è parlare, discutere, vivere insieme: non bisogna trincerarsi dietro due o tre amicizie importanti (definite tali da un errore di valutazione ) ed un pc, perché queste, prima o poi, avranno una fine e allora bisogna saper comunicare per entrare in altre comunità. Molte volte quando si conosce troppo un persona si finisce per non dirsi più niente, e allora s’immagina quello che l’altro ha dentro, senza dargli la possibilità di farglielo esternare. S’innesca un distruttivo processo alle intenzioni, che logora qualsiasi rapporto. Ma gli insegnamenti del focolare domestico ci aiutano ad aprirci, a non scendere in un mutismo grottesco. Il dialogo, il confronto seminano in noi quello che sarà l’essenza della nostra vita, il gusto della nostra vita; tutte le cose di questo mondo, non sono altro che cose. E le cose non hanno ricordo se non sono cullate dalla forza d’animo dell’uomo. Per questo ricorderemo a vita le figurine incollate al frigo della casa materna, il calore di un camino, ma anche quello meno romantico di una semplice stufa a gas. No, il ricordo non sarà per il valore intrinseco di questi oggetti, ma per quello che hanno rappresentato in determinati momenti del passato. Già, il passato sarà l’unico bagaglio che ci porteremo dietro tutta la vita, resta a noi farlo divenire un sassolino e non un macigno. Perché molte volte una parola, un discorso hanno la forza di risolvere più problemi di quanto si può immaginare. Quindi, quando siete in camera da soli….lasciate perdere! Recatevi in cucina, come se fosse una piazza, lì troverete qualcuno che voglia scambiare qualche chiacchiera con voi. Credetemi, non c’è cura migliore.

rafael navio

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