9/21/2017

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8/16/2013

La melissa fa bene

Qualche preoccupazione di troppo e lo stomaco ne risente: fatichiamo a digerire, bruciori e acidità ci assalgono, avvertiamo nausea, dobbiamo convivere con crampi e senso di pesantezza. In caso di somatizzazioni viscerali dell’ansiaMelissa officinalis è ciò che fa per noi.

La melissa (Melissa officinalis) è una risorsa fitoterapica in grado di dare efficacemente sollievo nei disturbi del tratto gatrointestinale, soprattutto se di origine nervosa.

Le profumatissime foglie di questa pianta erbacea – se le si strofina sulle mani lasciano un gradevole aroma di limone – contengono un olio essenziale ricco di citrale e citronellale, ma anche polifenoli (tra cui l'acido rosmarinico) e flavonoidi (quali l’apigenina), che hanno una provata azione sedativa, antispasmodica e miorilassante.

Quando l’agitazione si ripercuote sulla delicata fisiologia gastrointestinale, chiudendo la bocca dello stomaco, togliendo l'appetito e provocando dolori e bruciori, la melissa interviene calmando le contrazioni della muscolatura liscia e agevolando i processi digestivi.

La melissa ha inoltre un potere carminativo: favorisce cioè l’eliminazione del gas accumulatosi nel tubo digerente, correggendo il meteorismo (la "pancia gonfia") e rappresentando un aiuto nella sindrome del colon irritabile.

Anche il mal di testa dovuto a cattiva digestione beneficia delle proprietà di Melissa officinalis.

Non è tutto: le qualità calmanti di questa pianta agiscono sulla tachicardia funzionale, riportando al giusto ritmo il battito del cuore, che ansia, nervosismo, irrequietezza e cattivi pensieri tendono ad accelerare.

La posologia standard della melissa è di 2-3 compresse di estratto secco, meglio ancora se titolate in acido rosmarinico almeno al 2%, da assumere un paio di volte al giorno.

Per quel che riguarda le principali controindicazioni della melissa, una certa cautela deve essere posta da persone con problemi tiroidei - specie in caso di ipotiroidismo - e in cura con farmaci per la tiroide, per le possibili interazioni con i costituenti principali della pianta, soprattutto se ad alti dosaggi.

7/14/2013

La bandera- Marcia o muori

Film 1977.
Subito dopo la prima guerra mondiale, durante gli anni venti, Il maggiore dell'esercito statunitense William Sharman Foster, reduce americano delle battaglie in Europa si arruola nella legione straniera francese dopo aver visto gli orrori delle trincee a Verdun, e viene messo a comando di un battaglione di legionari destinati alla protezione di un gruppo di archeologi inviati in Marocco alla ricerca, in pieno deserto, della tomba dell'Angelo del Deserto, alla cui testa è il dottor François Marneau, e minacciati dal rivoluzionario beduino El-Krim e dalle tribù nomadi riunite sotto di lui.
Tra questi legionari è arruolato Marco Segrain, che intrattiene una relazione con l'unica donna francese imbarcata sulla stessa nave che lo ha portato nel paese africano, M.me Simone Picard.
I legionari partono e si recano nel deserto scortando gli archeologi, che scopriranno la tomba e ne estrarranno il sarcofago dell'Angelo del Deserto. Foster comprende che quelle reliquia è troppo importante per i beduini e, dopo aver imprigionato gli archeologi, si reca al campo di El Krim e la offre loro in segno di pace. El Krim la accetta, questa è però è anche l'occasione ideale per lui di unire le tribù definitivamente contro gli uomini della Legione Straniera, per mezzo della quale la Francia depreda il Marocco dei suoi tesori artistici.
Le tribù nomadi attaccano l'accampamento e fanno strage di legionari. Durante la battaglia muore eroicamente lo stesso Maggiore Foster mentre assieme a Segrain tenta di abbattere alcuni cavalieri lanciati verso l'accampamento e che sicuramente avrebbero sfondato le difese dello stesso. El Krim, visto cadere il capo avversario, ferma l'attacco, rende onore al nemico e lascia tornare a casa i pochi superstiti del battaglione, una decina in tutto affinché possano tornare, testimoniare dell'accaduto e quindi far capire ai francesi di star lontani.
Segrain può tornare alla base da M.me Picard, che nel frattempo si è adoperata per farlo tornare con sé in Francia, ma egli ha cambiato idea e resterà nella legione per onorare la memoria dei compagni caduti per mano dei beduini.

5/16/2013

Spaghetti alla carbonara


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Ingredienti per 2 persone
  • 200 gr. di spaghetti
  • 140 gr. di guanciale
  • 40 gr. di pecorino
  • 1  uovo
  • 1  tuorlo
  • abbondante pepe nero


Procedimento

Mettete a bollire l'acqua per la pasta. Prendete il guanciale, togliete la cotenna e tagliatelo prima a fettine, poi a listarelle e infine a rettangolini. Mettete il guanciale tagliato in un tegame antiaderente senza olio e fatelo cuocere lentamente a fiamma medio bassa fino a quando il grasso non sarà diventato trasparente. Quindi aumentate la fiamma e fatelo saltare qualche minuto per farlo diventare croccante.
In una ciotola capiente sbattete l'uovo, i tuorlo e unite la metà del pecorino e abbondante pepe nero tritato al momento.
Quando sarà tutto pronto mettete a cuocere gli spaghetti, salate l'acqua e appena saranno pronti (ben al dente) scolateli (conservando un po' di acqua) e tuffateli immediatamente nella ciotola con le uova rigirando velocemente.

Unite infine il guanciale (ben caldo) e l'olio che lo stesso avrà tirato fuori e rigirate ancora.
Se occorre unite un po' di acqua di cottura (a me non è servita).
Impiattate immediatamente gli spaghetti alla carbonara completando i piatti con altro pepe e il pecorino rimasto.
Il video dimostra che è possibile amalgamare il tutto in padella, facendo attenzione ad evitare l'effetto frittata.






Il bivio delle tre strade (romanzo giallo)

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Il bivio delle tre strade

 

di  Petrosino Prosperi Raffaele


  

Romanzo giallo



PERSONAGGI PRINCIPALI




Luigi Febbraio: investigatore servizi segreti

Marco Fattoruso: investigatore servizi segreti

Carla Letizia : capo procuratore

Dottore Attanasio: medico legale ufficiale

Professore  Vincenzo Calabrese: vittima

Maria Mainardi: amica dell’investigatore Febbraio

Michele Dilani: studente del professore Calabrese

Dilani Mario: padre dello studente

Tonino Corolla: amico degli investigatori

Padre Michele: amico degli investigatori

Signora Calabrese: moglie del professore Calabrese.



Capitolo I





Poneva nella saliera il pepe macinato fresco, lasciando che le frittelle potessero raggiungere la doratura ideale: larga nelle sue forme atteggiava più un comportamento materno che da femmina procace e volubile. Mimma lasciava che la vita le cadesse sulle cosce vissute senza che le sue vene varicose potessero rivoltarsi all'instancabile fatica; un buon Dio non dovrebbe mai far conoscere ad un figlio il passato dei propri genitori, in modo particolare il trascorso della propria madre. Il generato, che dovrebbe rimanere bambino, lasciando che le dicerie non gli trafiggano l’anima come lance maligne e infettate  dal nefasto groviglio d’invidia e cattiveria, ora vede il suo cordone ombelicale imbrattato come la tela di un pittore pazzo, senza capo e senza coda. Non doveva conoscerlo, poteva con un po’ di fortuna essere smemorato in quel lampo, ma il fato non ha voluto. Ha ascoltato attentamente, senza perdere nessuna parola, alcun apprezzamento è sfuggito al suo udito.
Con tutto il dolore che la vita può portare in tarda età, si dovrebbe evitare quello della gioventù, o almeno cercare di non farsi scalfire da esso, sempre che le emozioni non ci mettano lo zampino ruspante, che non lascia illeso il campo calpestato. Invece non fu così, il destino non volle marchiare  quel momento come  marginale istante di una giornata qualsiasi. Il ragazzino ascoltò e comprese che la madre aveva un altro uomo, un’ altra esistenza fuori delle mura domestiche. Piccolo ed ingenuo, riuscì a comprendere che non era una cosa da fare e il concetto stordiva la stanza del circolo per bocca dei vecchi, fino a sembrare una condanna per le sue piccole orecchie. Dio, come avrebbe volentieri evitato di saziarsi con quella liquirizia che oramai aveva annerito i piccoli e infreddoliti denti di bambino, ma non aveva resistito, fin dalle prime ore di scuola degustava il sapore della leccornia che vendeva il gestore del circolo di fronte alla finestra della sua classe.
Da quel posto strategico riusciva a vedere, a sentire l’odore forte e nero della liquirizia, che solo l’immaginazione di un bambino può rapirlo e trasportarlo nelle proprie acerbe narici da una così considerevole distanza. E con la forza della sua mente, riusciva a far girare la lancetta dei minuti, poi con ancora più forza quella delle ore, finché non suonava la campanella. Allora giù per le scale con le monetine appiccicate dal sudore tra palmo e dita, come se fossero dominio indiscusso della mano, che si sarebbe aperta solo quando avesse ricevuto quello che desiderava dalle prime luci dell’alba. Entrò come un fulmine e si lanciò sul suo tesoro, nessuno lo vide e  nessuno  poté fermarsi in tempo, nessuno lo salvò  dal baratro.
Ascoltò, tra una succhiata di liquirizia e l’altra.

Luigino aveva sempre avuto una passione vorace per le piante della madre che da sempre avevano coltivato insieme, proprio così la mamma lo chiamava Luigino come per proteggerlo dalle angherie della strada o del viottolo o forse della sua stessa famiglia, che dimostrava superficiale sofferenza verso il ragazzo. Ma adesso sembrava tutto così vischioso, impalpabile, senza che vi si possa trovare un angolo di partenza o d'arrivo: guardava le rose nei vasi e pensava alla mattinata, sfiorando i petali rossi con i polpastrelli delicati.
Ora a casa, faceva senza pensare e scrutava la madre nascosta dietro la porta del frigorifero tutta tappezzata dalle figurine dei giocatori, sperando che la ricerca del burro non finisse mai, per non incontrare il suo sguardo.
Sicuramente, come tutti i giorni, gli avrebbe chiesto come avesse passato la giornata: cosa rispondere con il groppone che aveva in gola: << bene, tutto bene , mamma>>, avrebbe barbugliato con voce fangosa e flaccida. Lei gli credeva perché il suo piccino non proferiva mai fesserie, lo aveva educato bene, senza timore della verità, proprio come le sue belle rossastre rose.
Continuamente, mentre questo sciame di pensieri gli aveva crivellato la ragione per anni, l’uomo adulto si fissa sul ricordo della cucina di quella giornata avvolta dal vapore che, con fatica, ma con veemenza, si arrampica per i mobili insudiciati dagli anni,  per poi avvicinarsi alle figurine incollate su qualsiasi bacheca che si era inventato durante la sua infanzia.
Si accorse che ci stava pensando, sì alla sua infanzia, che come un barile in velocità era arrivato a valle troppo presto, la stava desiderando, agognava nuovamente la brocca colma di miele. Diavolo era tutto volato in modo così incalzante, eccessivamente famelico.
La natura è un esempio, non uno sconcio turbamento della mente, che ricorre a stupidi e bambineschi turbamenti per coprire l’estasi dell’animo umano. Non si può foderare il corpo di un bambino con la pelle di un lupo, meglio farlo con quella di una pecora: le sensazioni che la prima può provocare potrebbero essere devastanti. Luigino lo sapeva.
 La madre, il padre non erano altro che istituzioni come poteva essere il cappuccino di mattino e la pizza di sera.
<<Se hai da dire qualcosa sulla mia famiglia dimmelo in faccia, >> pensava << perché anche io potrei comunicarti qualche informazione preziosa e compromettente su quella zoccola di tua sorella >>.
Si ripeteva, pensando agli scherni dei suoi vicini. E ininterrottamente, ora uomo adulto, ritornava bambino in quella dimensione, sballottato tra presente  e passato .Tutto questo io lo conoscevo, voglio dire mi apparteneva, perché Luigino era mio amico. Già, eravamo piccoli e si parlava della vita in tutta la sua miscela di violenza e incertezza, proprio come se sapessimo quale destino fosse in riserbo per noi. Avremmo fatto i poliziotti, o gli acchiappa galline come preferiva chiamarli lui e saremmo scappati via, lontano da tutti e soprattutto da sua madre alla quale, da quel giorno, si rivolse sempre con silenzio ermetico. Poche parole, le dovute per comunicare l’ essenziale.   
E questo fu; scantonammo lontano col corpo e con la mente, certo si poteva anche essere felice di questo, tranne quando era tempo di licenza . La sua testa cominciava a svuotarsi come un pallone, e si riempiva d’aria fritta; quel genio anticrimine diventava come il bambino che aveva paura del buio.
<< Non voglio andare al paese da solo, >> mi ripeteva continuamente << mi dovrai accompagnare>> s’imponeva dall’alto dei suoi gradi.
Così eccomi nuovamente nel suo mercedes del 70 con due fari, di cui anche uno rotto, forse da uno spacciatore per rappresaglia, con pochi bagagli e un’ eternità di occasioni sospese che restano negli angoli della vita e aspettano di essere rispolverate per avere pace
.
<< Diavolo, pensi che quelle stupide figurine saranno ancora attaccate alle mura, come l’unto sulle mattonelle ?>> mi chiede senza togliere lo sguardo dal tir che ci precedeva.
<< Non lo so, penso di no dopo tanti anni >> gli rispondo mentre gioco con le prese d’aria.
<< Quando mi prendi per bamboccio, sei proprio stronzo. Manchiamo da casa da tre anni e dalla nostra ultima visita erano ancora lì. Perché ora non dovrebbero esserci ? >> con forza, dalla quinta passò alla quarta marcia, lasciando un nuvolo di fumo alle nostre spalle.
<< Se questo bestione supera gli ottanta, gli faccio ricordare Natale, aspetta e vedrai >>.
Lo fissava come un predatore in procinto di aggredire la preda.
<< Che ti avevo detto, guarda il pollo, ora vedi che fine gli faccio fare. Prendi la paletta che si mangia un bel pollo >> mi ordinò con vigore e violenza, per poi subitaneamente sorpassare il tir e intimarlo a fermarsi.
<< Magari questo decide anche di corromperci e allora mi diverto sul serio >> esultò con senso di speranza, dopo che ci fummo fermati sulla corsia d’emergenza, con il tir alle nostre spalle.
Sceso dalla macchina, Luigino solleva le braghe, come fa sempre dopo essersi alzato da qualsiasi seggiola, sputa la gomma, accende una sigaretta e si prepara per il salasso.
<< Ciao compare, ti vedo bello carico dove te ne vai di bello >> si rivolge al camionista esibendo il suo tesserino.
<< Brigadiere vado a Napoli, sono un po’ in ritardo, per questo motivo correvo. Maresciallo, ma vi devo esibire i documenti ?>> si rivolge a me il camionista, avendo già intuito che da questa parte la situazione era più morbida.
<< No, esponga pure la cartolina di Natale per i suoi figli, è valida lo stesso ai fini del riconoscimento, da questo mese >> prese Luigino, con le fiamme che le uscivano dalla bocca, strappando i documenti dalla mano del camionista. << Allora vediamo cosa c’è in questo catorcio, che si trasporta, caramelle al miele? Ci chiamiamo Michele Scogliamiglio, bene cominciamo al meno a conoscerci >>.
<< Capitano per conoscerci ci vuole poco, in fondo siamo tutti uomini di buona volontà. Mi chiedevo se potevamo prendere un caffè: a cinquecento metri più avanti c’è un Autogrill con una piazzola che mi sembra un campo di pallone, che ne dite ? >> esordì il camionista, firmando la sua condanna al verbale di contravvenzione.
<< Perfetto, ma mica possiamo fare un’altra sosta solo per un caffè >> lanciò l’amo Luigino, forte di tutta la sua esperienza.
Nel frattempo io mi godevo il fantastico panorama marittimo che ci cullava alla nostra sinistra: erano le sei di sera, di un mese di marzo perso nei ricordi, di un anno qualsiasi della nostra vita; sì proprio così, della nostra perché in quei momenti mi accorgevo che io e Luigi in pratica eravamo stati sempre insieme, come l’uovo e la gallina.
Lo seguivo per riflesso, lo avevo sempre fatto senza farmi domande, anche nel lavoro: ecco perché io, Marco Fattoruso, ero un poliziotto, anche se a malavoglia, senza averne coscienza. Ora che ci siamo conosciuti, voglio precisare che restai una vita con Luigi Febbraio, soprattutto per amicizia, ma anche perché rimasi innamorato della sua sensibilità nel porsi verso l’animo umano, che lo portò ad essere uno dei più grandi criminologi della polizia italiana  e non mi riferisco a corpi ordinari, ma veri gruppi speciali che si occupavano d’omicidi e casi che le forze regolari non riuscivano a risolvere.
Naturalmente, per il pubblico noi eravamo dei poliziotti nella norma, infatti, mai nulla è trapelato della nostra esistenza e soprattutto sul corpo speciale a cui appartenevamo.
Grazie a Dio, ora avevamo ricevuto il giusto riposo, gustando i sapori della nostra terra che da tanto mancavano alla nostra vita quotidiana, lasciandoci cadaveri e morte alle spalle, anche se ci portavamo sempre dietro ricordi e reminescenze che erano entrati in noi come l’aria che respiravamo tutti i giorni e tutte le ore della nostra esistenza. Questa era l’ emozione di un versante, dall’altro si avvertiva l’ indugio, soprattutto per lui, di ritornare nelle mura domestiche.
 Comunque, nel frattempo, la nostra macchina era dietro il camion, mentre la piazzola di ristoro prendeva forma ogni metro di marcia come da accordi presi con il camionista, che non immaginava che cosa lo aspettasse.
 << Oggi abbiamo trovato proprio un bel pollo, e poi a noi servono questi tipi d’interventi, altrimenti la nostra copertura potrebbe saltare all’interno del comando>> le parole del collega mi riportarono alla realtà, lucidandomi la mente che il nostro lavoro non avrebbe avuto mai fine, soprattutto nei momenti di riposo per evidenti ragioni di copertura.
Il dialogo fu furibondo, e la cottura terribile con tutte le penne.
In verità Luigi, quando si avvicinava verso casa, non era per niente imparziale, i ricordi dell’infanzia lo prendevano come una voragine, da cui non riusciva a risalire.
Essi lo portavano sempre a quel giorno in cui conobbe le maldicenze su sua madre, e la ricordava lì di spalle mentre preparava frittelle, già in età, come ultimo quadro di una figura cara, amichevole. Non posso giurare se Mimma conoscesse il maligno che il figlio Luigi covava dentro il suo cuore, ma posso testimoniare il gelo che calò tra i due da quel maledetto giorno. Ed ella non ebbe mai il coraggio di chiedere il perché di tale mutamento, forse traumatizzata dalla possibile risposta. A lui tutto questo bastava, era sufficiente per condannarla senza ascoltare le sue motivazioni. In fondo, nel circolo, erano stati così accurati, perché ascoltare un'altra campana; quindi nel suo animo aveva odiato per sempre quello spaccato di vita che dovette appendere al suo animo.
Le figurine, l’unto  sui mobili, le rose della madre che ha sempre curato, e poi la cruciale domanda della madre: << come hai passato la giornata >>.
Per Luigi fu un momento grottesco, di grande scossa, perché recepì che la mamma era un essere umano e doveva mettere in conto qualche errore di lei, come corso naturale della vita, ma questo si può comprendere con il cervello e non con il cuore. Che cosa avesse saputo ascoltando i vecchi del paese nei particolari, non si è mai venuto a conoscenza, anzi penso che dalle sue labbra non sia mai uscito, nemmeno con me, ma se ho cominciato la nostra storia con questo episodio è perché il fatto ha avuto un grande impatto, segnando il suo carattere come un solco in una terra incolta.
Quello che è certo, che l’odore di casa lo rendeva irriconoscibile e il ricordo di quella giornata gli comprimeva le meningi. Mentre rifacevo un tuffo nel passato, fui sgridato dal collega, e dovetti stilare il verbale e vi giuro fu molto copioso.
Ritornati in macchina riprendemmo la corsa verso la meta, accompagnati da un cielo rosso fuoco che solo queste terre possono regalare: cominciai a giocare nuovamente con le prese d’aria della mercedes evitando ogni tipo di contatto verbale con Luigi, quando fummo raggiunti da una moto di grossa cilindrata per poi essere affiancati.
Il pilota tutto vestito di nero con un casco integrale, ci intimò di fermarci. Ubbidimmo senza paura, era la prassi. Questi s’ avvicinò al finestrino, senza rivolgerci fiato consegnò la solita busta e sparì nuovamente.
La licenza poteva considerarsi finita prima d’iniziare, fu consegnato un nuovo incarico.


CAPITOLO II





Luigi ed io eravamo nati e cresciuti a Montesano Sulla Marcellana, un paesino al confine australe della Campania, ricco di terra e ghiaccio in inverno, con montagne brulle e dispettose che dominavano tutto il territorio, un ambiente di contrasto con quello generale della regione che è ricordata soprattutto per le sue splendide coste.
I contatti erano molto limitati tra i paesani, che preferivano curarsi la propria roba piuttosto che passare una mezz’ora con il vicino.
Noi la lasciammo in tenera età, perché le superiori le realizzammo a Battipaglia e poi ci trasferimmo a Fisciano per l’università.
Restammo poco in ateneo, entrambi smettemmo quasi subito, ma quell’esperienza la ricordo molto volentieri perché il contatto umano e sociale fu forte, e mi convinse che l’uomo riesce ad amarsi nella stessa misura in cui riesce ad odiarsi, creando la più grottesca bilancia dell’universo.
Fisciano non appartiene al panorama meridionale, ma sembra più uno scenario della Francia o della Scozia, stuprato da un muratore pazzo che ha lanciato calce e cemento a casaccio, senza studio e criterio.
Ora, dopo tanto tempo, dovevamo ritornarci, Luigino aveva già aperto la busta che conteneva articoli di giornali locali e un dossier su un professore che era stato trovato morto in una
pattumiera dell’ateneo, trucidato in vari punti del corpo e seviziato con molta ricercatezza.
Prese, come il solito, ad esaminare le foto del cadavere con molta attenzione accompagnando la sua perizia sempre con le solite parole: << Questo lavoro ti fa vedere un sacco di cadaveri, ma ogni volta è sempre la prima volta >>.
Lo spettacolo era schiettamente  inspiegabile, cose da film americani, anche se la realtà di provincia molte volte può transitare ogni fervida fantasia.
<< Sembra l’opera di un serial killer, guarda ha gli occhi cavati, la schiena trivellata da colpi ripetuti con veemenza>>, osservai, cercando di penetrare nei pensieri del mio collega, che già si era assorto in un ermetico silenzio.
<< A prima vista si direbbe di si, ma mai fermarsi alle apparenze. Ora facciamo qualche telefonata a casa e riprendiamo la marcia verso Salerno, dove ci aspettano i colleghi per ulteriori notizie. Ma mi senti, parlo proprio come i carabinieri quando sono intervistati dalla televisione >> cercò di sdrammatizzare il tutto con questa battuta, ma i suoi occhi incutevano tensione di pensieri cupi.
Evidentemente, non eravamo stati avvertiti dal comando centrale perché la situazione era molto delicata, cose grosse che toccavano personaggi di calibro, e quando ci sono loro di mezzo le indagini si complicano più del dovuto.
Molti omicidi al sud sono archiviati come scomparsi, ma, indubbiamente, i cadaveri diventano collanti per il cemento in grandi strutture dell’edilizia; questa volta il cadavere c’era ed era stato lasciato là dove qualcuno potesse trovarlo, e questo non aveva convinto Luigi.
La fetta di torta più grottesca del nostro paese, la si mangia quando procura e politica si trovano in contrapposizione, una lotta funesta che mira a dividere acqua dal fango per poi miscelare il tutto improvvisamente.
Molte volte, quando si scontrano le due istituzioni, si cercano risposte a domande improponibili, che appartengono al mosaico del sistema, dove anche la verità potrebbe essere un pericolo per la comunità. Intanto, mentre mi perdevo nel mio soliloquio mentale, lo svincolo di Salerno prendeva forma e si realizzava alla nostra vista.   
Torturati da esperienze passate, sapevamo che avremmo trovato il magistrato inquirente di una vita, arenato nella burocrazia, abbandonato tra cartelle che si serrano con lacci di stoffa intonati ad esse, e seduto su una sedia abbinata ad un tavolo, che assomiglia più una ad un pezzo di panchina ferrosa.
In verità questo non ci dispiaceva, perché avremmo avuto campo libero per le indagini, il lavoro non avrebbe incontrato impedimenti .
La procura, nel riceve colleghi stranieri, come noi, non sempre è luogo accogliente e civile,
soprattutto quando l’ intervento esterno non è stato richiesto dal magistrato di casa; quindi salivamo le scale con la consapevolezza che il lavoro sarebbe stato duro come al solito, e avremmo dovuto prima prodigarci in stomachevoli convenevoli, e poi, se non fossero serviti, saremmo stati autoritari e decisi.
Tutto lavoro per Luigino, naturalmente.
Stranamente quell’ edificio aveva qualcosa di nuovo, molto lontano dal nostro mondo voglio dire: poco fumo di sigarette, e uno strano odore, fresco e novizio.
La segreteria ci annunciò, e pochi minuti più tardi ci trovammo al cospetto del magistrato.
Luigino guardò il nostro ospite con naturalezza e cercò di captare subito le sue intenzioni relative al caso in questione, mentre io mi soffermai su altri particolari interessanti.
Lunghi capelli neri, contornati da un viso liscio e compatto che rinchiudeva le più semplici e le più sinuose labbra, che la mia vista avesse mai visto; un seno prosperoso e mediterraneo, anche se in quel momento lo potevo solo immaginare, con un corpo fresco e moderno, intatto al passaggio dello studio e del lavoro.
Il collega, intanto, aveva abbandonato ogni turbolento ricordo del passato, e cominciava  a raccogliere grano per il suo molino: era in queste situazioni che la piccola parte in me di poliziotto avvertiva frustrazione.
<< Prego, signori accomodatevi >> la voce fu come un frusta di fuoco che mi ridusse la schiena in brandelli.
Ci posizionammo di fronte alla scrivania su due sedie di pelle nera.
<< Sono il magistrato Carla Letizia, capo delle indagini sulla morte del professore Vincenzo Calabrese, avvenuta alcuni giorni fa >>.
<< Marco Fattoruso, il mio collega, e Luigi Febbraio, agenti speciali della polizia investigativa di stato >>.
<< Sono a conoscenza delle vostre generalità e della vostra fama, è per questo motivo che vi ho contattato >> rispose il magistrato, che destò in noi non pochi interrogativi.
<< Questa è una situazione  anomala, se mi permette, solitamente noi non riceviamo contattati dalla procura direttamente, anche se lavoriamo parallelamente e in simbiosi, ma autonomamente >> risposi molto stupito in virtù di una simile notizia.
<< Mi ritengo una persona molto informata e curiosa, e sono stata stuzzicata da alcuni casi di cronaca nera che sono stati risolti con grande successo, quindi avevo intuito che piccole procure non potessero raggiungere tali risultati, senza l’aiuto di un’organizzazione molto efficiente. Allora ho intuito.
Il resto, per rintracciarvi e convocarvi, è stato organizzato da mie amicizie molto influenti.
Naturalmente conosco le regole e lascerò la più completa autonomia al vostro lavoro >>.
<< Mi perdoni, vuol dire che non avremmo contatti con i nostri superiori e quindi non sarà un’operazione ufficiale?>>
 Luigi riprese le redini del discorso per capire la nostra posizione.
<< Febbraio, la vostra presenza sul piano nazionale indica, anche se si cerca di nasconderlo,  un’ evidente inefficienza di alcune procure relativamente a  casi grotteschi e complicati, quindi se si venisse a conoscenza, anche in questo caso, che io, magistrato titolare, ho chiesto il vostro aiuto, sarebbe un’ ammissione di incompetenza, che comporterebbe perdita di tempo con la stampa e l’ attività frenetica delle malelingue.
Poiché amo i risultati, ammetto che, con i mezzi e gli indizi a disposizione, questo caso si presenta complicato ed indefinibile, definirei lacerante per un criminologo nella norma >>.
La sua decisione fu di grande trasporto, tanto che destò curiosità al mio collega, che fu altrettanto diretto.
<< Qualche coinvolgimento personale ? >>
<< Naturalmente no, ma anche se fosse stato il contrario non lo avrei mai ammesso. Perché tale domanda ? >>  riprese lei, ancorata alla sua scrivania come segno di sicurezza.
<< Il perché è semplice: ha chiarito accuratamente i rischi e le conseguenze, abbandonando le sfumature del caso >>.
Fece un attimo di pausa, poi riprese con  consapevolezza.
<< Mi accingevo, prima intendevo chiarire l’ambiente in cui operiamo. Naturalmente per il vostro comando voi siete in vacanza, penseranno le mie influenti amicizie per tutti i dettagli di copertura. Ora, se siete d’accordo e la vostra collaborazione e al servizio del giustizia, passerei ad esaminare gli incartamenti dei primi rilevamenti effettuati.>>
Da parte nostra non ci fu nessuna obbiezione, Luigi non si sarebbe tirato mai indietro ed io lo avrei seguito senza alcuna titubanza.
Iniziammo, mentre lei sfogliò la documentazione.
<< Apparentemente, siamo in alto mare, sembra l’opera di un professionista che non ha lasciato alcuna traccia, o forse ne ha lasciate troppe. La vittima è il professore Calabrese Vincenzo, cima della docenza universitaria e autore di alcuni saggi, è stato ucciso il 12 dicembre del  2003, quindi sette giorni fa, tra le  ultime ore della sera e  le prime della notte.
Una persona rispettata e austera, che ha portato  la nostra attenzione su una grande lista di studenti respinti dal suo operato d’ insegnante,  naturalmente è stato come scovare un ago in un pagliaio, considerando che il professore era in attività da venticinque anni. Nella vita privata c’è poco da scavare: famiglia, lavoro, cattolico praticante, vacanze programmate, cene con gli amici e partite di calcetto. Due figli, una moglie che, dalle nostre indagini preliminari, non vive con lui per disturbi psichici >>.
<< Naturalmente se si pensa allo studio, si tralascia il bello della vita >>  intendevo sottolineare l’esistenza perfetta della vittima, ma la mia interruzione fu ammonita con macabra sintonia dagli altri abitanti della stanza.
<< Torniamo al lavoro. >> rispose la dottoressa cercando di ripristinare la concentrazione, e continuò nella sua spiegazione <<  Dicevo, due figli, una moglie che è stata interrogata con scarso successo, per ovvie ragioni, lasciando domande incolte, una sorella in America e un fratello a Milano. Una carriera esemplare senza sbavature e ricca di successi che può partorire un nemico in ogni angolo, ma questo, a dire la verità, non è apparso un movente corposo, considerando come è stato seviziato il cadavere.>>
<< Seviziato il cadavere? >> gli occhi del mio collega  s’ infiammarono con questa domanda.
<< Certo, dai rilievi effettuati si deduce che la vittima sia morta per le torture subite. Dimenticavo,  il cadavere non è stato denudato, quindi i colpi di un coltello, con lama superiore a dieci centimetri e largo tre millimetri, sono stati sferrati, in modo lieve,   oserei dire quasi in modo delicato, attraverso i vestiti. Riguardo alla morte, questa è avvenuta per arma da taglio, ma di dimensioni molto più grandi che ha lacerato il cranio della vittima. Il punto d’impatto è stata la nuca, il taglio è stato inflitto dal basso verso l’alto; questo, però, nasce dall’ipotesi che l’assassino fosse un passeggero ospite con la vittima e che, quindi, se si trovasse, sul sedile posteriore della fiat 127 del professore. Già, dimenticavo di puntualizzare che la vittima è stata uccisa in auto, cui sembrava molto legato, e poi abbandonato nel recipiente dei rifiuti  urbani>>.
<< Se le ferite non mortali sono state lievi, come avete fatto ricavare le dimensioni dell’arma in questione ? >>.
<< Ottima domanda, l’arma è stata prelevata dalla polizia scientifica nei pressi della pattumiera dove giaceva il  cadavere, naturalmente con le macchie di sangue della vittima >>.
Luigi dopo la risposta riprese subitaneamente con le domande: << Lei ha detto che il colpo    mortale è stato inferto con un’arma di dimensioni più considerevoli,  dopo l’autopsia è stata effettuata qualche ipotesi sulle forme dell’ oggetto? >>
<< L’ attenzione è stata focalizzata su qualcosa che si avvicini ad una scure a manico corto, considerando il raggio di azione limitato della macchina; comunque, anche la stampa brancola nel buio, invasa da dichiarazioni discordanti che sono state trasferite da uomini della procura, con fine di depistarla, il che ci lascerà tempo per lavorare >>.
<< Ci lascerà ? >>
<< Conosco bene i vostri metodi, ma vi chiedo di accettare la mia presenza in modo cospicuo e quindi di fare uno strappo alla regola >> rispose lo splendido procuratore in modo repentino.
<< Mi perdoni l’appunto,  ma noi, cani segugio, siamo della concezione che non esista l’omicidio perfetto, ma solo inquirenti distratti, quindi solitamente non amiamo l’intromissione di estranei nella nostra squadra. >> sbraitò il mio compagno << Basta un piccolo errore, una domanda  errata e il lavoro va in fumo >>.
Si pose in una leggera pausa di riflessione, poi accese lo sguardo come un sole nascituro.
<< Non vi chiedo di essere in campo con voi assiduamente, ma formulare ipotesi periodiche affinché possa essere al corrente sulle novità,  e poi non dimenticate che sono di queste parti e il mio aiuto potrà essere molto prezioso, per non tralasciare, infine, che sono il titolare dell’inchiesta  >> continuò lei.
<< Per ora poniamo questa discussione in cassetto e torniamo al nostro ragionamento : perché l’ assassino ha occupato il  sedile posteriore, e poi, perché rischia con un viaggio, se pur breve, nel veicolo della vittima, un testimone si estrae dal cilindro.
Troppo infantile, avventato, non credi Marco? >>
<< Ottima considerazione, quindi l’assassino non era solo, e un complice si è seduto davanti. Mi viene da pensare a questa situazione: un professore che dà un passaggio a due suoi studenti >> appoggiai gomiti alla scrivania cercando lo sguardo compiaciuto della nostra ospite.
Un calcione nascosto del collega ripristinò la mia attenzione.
 << La riflessione non fa una grinza accettiamola per buona, ma ora mi ritornano alla mente parole che lei ha detto all’inizio del nostro incontro e cioè che l’assassino ha lasciato troppe tracce. Ripensandoci mi sfugge la logica >>.
Il magistrato prese a giocare con i suoi accessori ornamentali lasciando anelli e braccialetti in posacenere di prestante marmo bianco.
 << Nel veicolo sono stati posti, in modo accurato, oltre cento pezzetti di unghie e altrettanti steli di capelli, naturalmente, da un esame sommario, tutti appartenenti a persone diverse, questo lascia pensare ad un progetto molto ben congeniato e studiato >>. 
<< Oh bella, la fantasia di questi personaggi, è spiazzante. Riescono a parcheggiare dei macigni nella testa, che possono avere un significato definito, oppure la buttano lì cosi, tanto per fare qualcosa >>.
<< Non è sempre così, caro Marco, mi sembra che dietro questa mossa ci sia una grande paura di essere scoperti, e le unghie, i capelli ne sono la prova. Mi gioco le figurine della cucina di mia madre >>
<< Compare Luigi, ma dobbiamo per forza farci conoscere, calpestiamo metafore più in erba, accingiamo dal pentolone ragionamenti corposi di linfa e tralasciamo congetture provinciali e triviali >>.
<< Mo, ti sei bevuto acqua di buon italiano? Che è ? Ti escono tutti fiori di campo dalla bocca, Marcolì, svegliati dobbiamo risolvere un omicidio, mica siamo ad un gran ballo o ad convegno di scrittori, anzi, secondo il mio parere, ci troviamo in una vasca piena di merda. Devo essere schietto, signor procuratore, disponiamo di così pochi elementi e non vorrei che lei trovasse in noi i portatori di soluzioni immediate. Come prima analisi, a mio parere, si è materializzata una situazione tale da impedirmi di accettare l’incarico >>.
Fu una dichiarazione che gelò ogni emozione. Di tanto in tanto, la dottoressa sospirava infastidita e preoccupata, poi riprese a fiatare grave, ma concisa. 

<< Non so con precisione, ma credo che siano state chiuse molte vie di uscita in modo voluto, anche se, devo essere sincera, all’inizio si è lanciato in qualche riflessione di forte impatto e di grande disponibilità, che hanno provocato in me speranza >>.
<< Un motivo c’è: non posso lavorare se non vi è un collaborazione completa; per esempio, non sono state scattate foto del veicolo dove forse è avvenuto l’omicidio. Secondo punto dovrei discutere con i colleghi, che per primi hanno calpestato il luogo del fattaccio e capire perché siano stati trascurati alcuni rilevanti particolari. Molto succintamente, queste sono le spiegazioni al nostro comportamento distaccato >>.
Luigi si appoggiò alla scrivania cercando la reazione dell’ altro personaggio.
<< Il lavoro a mio giudizio è stato compiuto in modo soddisfacente, se sono stata reticente mi scuso, ma l’ esperienza  insegna a non fidarsi di nessuno, soprattutto con chi si è presentato con grande freddezza >>.
<< Freddezza, siamo stati tirati di peso dalla nostra vacanza, per trovarci con un cadavere di cui si sa solo che è morto, tutto il resto buio totale: un esemplare da imbalsamare. Non fumatore, non aveva amanti, non giocatore, incorruttibile, un calderone di bontà che non giustifica nessun movente. Sa cosa vuol dire questo? >>
<< Vuol dire che è un personaggio di cui si vuol salvaguardare le apparenze, anche se si deve insabbiare il caso, >>  mi lanciai con rabbia nella discussione << appioppando le responsabilità a due investigatori esterni alla procura >>.
<< Meno male che ti sei svegliato, principe azzurro >> si complimentò con il veleno nella bava Luigi.         
<< Bravi, immaginavo che ci sareste arrivati. Prendiamo, però, per buona l’ipotesi che anche la procura sia stata buttata in questo gioco spinoso e che il capo di essa non sa che pesci prendere >> .
Dopo il parlare di lei, in quello stesso momento, piccole vibrazioni si avvertirono alla porta che furono trucidate dalla reazione eccitata del procuratore:  << Avanti, prego >>.
Un uomo di rilevanti dimensioni fisiche, accompagnato da un bigliettino, snervò l’atmosfera di lava  che si  era radicata tra i due assembleari.
<< Buon giorno, un messaggio per lei >>.
Il procuratore lo studiò con rilevante attenzione, anche se la reazione successiva fu di fastidio come se già fosse al corrente del contenuto
<< Dio Santo, è terribile, deve essere un vero professionista, tutte le rilevazioni della scientifica sono vane >>.
Portò le mani nei capelli corti e di colore nero vivo, lasciando liberi gli orecchi sanguigni e prigionieri di lineamenti morbidi, ma decisi; il suo naso esile abbandonò il palcoscenico agli occhi colmi di forza e determinazione.
<< Qualche notizia relativa al caso, penso >> accolsi il suo rammarico.
<< La mattina dell’omicidio il veicolo del professore, poiché di vecchia data, fu usato per un servizio fotografico a scopo benefico: per il lavoro sono intervenuti oltre ottanta studenti ed insegnanti, che si sono offerti volontari per la causa. Naturalmente la macchina è cosparsa d’impronte, come potrebbe essere una torta dalla  panna montata >>.
<< Eloquente, non c’ è che dire,  ma questo, valutando le castagne calde da un altro punto di vista, potrebbe essere un punto di partenza. Si contatti lo studio fotografico per rilevare chi ha commissionato il lavoro, prendiamo il personaggio e cominciamo a metterlo sotto torchio, facendo credere a tutti che non abbiamo  solo fumo in mano >>.
Il ragazzetto non sapeva proprio resistere alla sfida e questa si presentava succulenta, tanto da seppellire i propositi negativi di pochi attimi prima.
<< Facciamo, contattiamo, forse, accettate l’incarico ? >>
<< Devo parlare con il mio collega in privato e poi le faremo sapere,  ma voglio che tutti gli incartamenti vengano posti a nostra disposizione. La visione totale e incondizionata del veicolo e della pattumiera dove è stato rinvenuto il cadavere, con le ulteriori notizie che sono state opportunamente omesse, anche se non riesco ad intendere le motivazioni >>.
Nuovamente, lei, pensò e accigliò le ciglia, poi scrutò nella nostra direzione intensamente.
<< Va bene, farò come lei dice: nel baule della macchina, sotto il tappetino posteriore, furono rivenuti oggetti di scottante e imbarazzante utilizzo. >> il respiro sembrò affannato,  lenti gorgogli di saliva le impedivano di proseguire << Insomma, una rivista ed una cassetta  pornografica,  i cui protagonisti erano personaggi gay >>.
<< Scottante e imbarazzante utilizzo ? Ma questo non è un indizio, ma lo definirei un pregiudizio >> mi lanciai con un evidente fastidio.
<< Non fraintendiamo, tutti abbiamo visionato materiale pornografico almeno una volta nella vita, ma una famiglia come quella del professore non lascerà che una notizia di questa portata arrivi a coccodrilli affamati della stampa. Non pensa, Febbraio ? >>
Luigi si accinse ad estrarre la sigaretta dal pacchetto e prima di accenderla, rispose alla domanda.
<< Almeno un po’ di melma comincia ad arrivare a galla,  la vittima aveva qualche sfizio e se lo faceva passare,  magari anche con un amico segreto, per tutelare la propria posizione >> .
Ascoltando i nostri commenti, trovò nuovamente rifugio nei suoi oggetti ornamentali, ma ora non riusciva a celare con successo il suo impaccio, che le cagionava rossore e attrito sul viso vellutato ed impegnato.
Le mani della sera, in quel mentre, picchiavano le grandi vetrate antiche e impolverate dell’ufficio; raccolse attenzione una macchina da scrivere di gretta utilità, con un foglio bianco inserito nel rullo, c’erano i computer, perché tenere ancora un oggetto statico e ferroso come quello. Una fioca luce, ultima del giorno, puntò il suo calore su un riquadro della  Madonna di Materdomini, che vigilava le spalle della procuratrice.
Se Luigi era bravo con gli assassini, io ero altrettanto attento con il giardino femminile,
 insomma lo conoscevo bene e posso assicurare che quella donna aveva coraggio e grano da vendere, ma in quel momento le sue ossa sembravano essere maciullate da ogni evento in evoluzione.
Questo non fu però l’unico particolare che scalpitava nella mia testa, era evidente che tutti gli organi investigativi erano in alto mare: non mi riferisco in modo isolato alla procura, ma anche la polizia scientifica aveva tanto fumo in tasca da far venire l’asma ad un maratoneta.
Naturalmente il cane segugio, sedutomi  accanto, aveva carpito il tutto e maturava l’idea di tendere la mano alla signora bisognosa,  rendendo felici  i miei sensi e le mie aspettative.
Il grugno tortuoso e la fronte occultata preannunciavano annunci di rimarchevole interesse che persino le sedie e i tavoli aspettavano con bramosa attesa.
 << Accettiamo l’ incarico, ma con alcune limitazioni, sempre che il mio collega sia d’accordo con il mio intento >>.
Mi limitai ad un semplice movimento della testa in segno di consenso.
<< Bene, visto l’accordo unanime, aspetto di conoscerle, signor Febbraio >>.
<< Nessuna reticenza, di qualsiasi tipo, ogni notizia dovrà arrivare nei nostri timpani prima che sulla scrivania di questa stanza: ogni suo subalterno resterà fuori dalle indagini, lascerà campo libero e interverrà solo sotto nostra richiesta. Tutto il lavoro e le mosse verranno pianificate a priori onde evitare qualsiasi colpo di testa di qualche imbecille >>.
<< Non vedo obbiezioni >> rispose con un lieve tensione delle labbra, somigliante ad un sorriso.
<< Come non vede obbiezioni, prima l’ ha fatta tanto difficile e schizzinosa ed ora queste condizioni le sembrano proposte accettabili ? >>  presi il filo della discussione.
<< Mercanteggiavo, pura e semplice speculazione, il fine era di avere la vostra collaborazione,  penso che adesso sia cosa fatta >>.
<< Bene, spero che ora in avanti ci siano meno contrattazioni e più fatti. Per ora, suppongo sia  meglio dividere le nostre strade. Un buon riposo gioverà a tutti noi. Buona sera,  procuratrice >>.
Si alzò velocemente e mi invitò con il cenno dello sguardo a seguirlo.







CAPITOLO III




Lasciammo la procura ricusando l'alloggio che la dottoressa aveva predisposto per il nostro soggiorno, come  se già sapesse che avremmo accettato di aiutarla.
Aiutarla, parlo così con la lingua e il cervello in dipendenza, asserviti: probabilmente, se Luigi non avesse accettato l’ incarico di propria volontà, avrebbe insistito talmente tanto da non lasciare altra scelta.
Sostanzialmente il sistema crea cessi e noi siamo gli idraulici abilitati ad infilarci la mano,  fino a toccare la merda fresca. Il problema è che puoi udire di un omicidio al telegiornale, leggere un giallo che racconta   la  storia di un fanatico assassino o vedere un'americanata di membruti, giustifica la violenza inflitta alle misere vittime in giro per il mondo.
Luigi la pensava tutta tonda, senza spigoli era il suo lavoro, non si rannicchiava, come me, sulle rocce appuntite della mente, era e sarebbe stato sempre così.
Lo capivo dal suo comportamento e da come avviluppava le mani tra loro, lasciando che l'attrito provocasse tanto calore che era quasi palpabile; lo faceva sempre quando era di fronte ad una posizione grave, infelice, tanto da rifugiarsi in devianze passate totalmente antipodi con il presente in atto.  E così intendeva, anche questa volta.
<< Marco, ho deciso di fare una visita a mia madre, ma lo voglio fare in modo privato, non deve essere come le altre volte. Capisci, senza i soliti discorsi di circostanza e le sbronzate sul lavoro, sulle nostre conquiste femminili, desidero vederla da solo; dovrà togliere lo sguardo dal suo lavandino, dalle sue carote, dalle sue frittelle e guardarmi negli occhi. Voglio che la sua luce incontri la mia, senza maschera e stupide devianze, che mi sbatta in faccia tutta la verità, implacabile bella e chiara >>.
Non poteva non miscelare il tutto. Tutte le circostanze del presente, insieme alle reminescenze del passato, non poteva e forse non voleva evitarlo.
<< Santo  Dio, questa mossa è da un giocare, ma non adesso, questo caso ti porterà via tempo ed energie. Per non parlare di un particolare che forse è sfuggito relativo alla discussione di poco fa >>.
<< A cosa ti riferisci, Marco ? >>
Prima di continuare cercai di riprendere fiato e tempo prezioso per presentare la situazione al mio collega; trassi  dalla tasca un pacchetto di sigarette, che avevo comprato in autogrill e le divisi tra i compartimenti del mio borsetto.
<< Gli occhi cavati ! Le foto che ci sono state presentate in autostrada, raffiguravano la vittima con gli occhi sradicati dal volto, mentre questo particolare mi sembra che sia stato omesso con molta cura, nei ragionamenti di poco fa. Questo naturalmente è solo il primo particolare: noi siamo stati contattati in modo ufficiale con tutte le precauzioni che il nostro reparto adopera, affinché tutto il lavoro sia sepolto dal massimo riserbo, ma se l’ incarico non è ufficiale, chi cazzo era l’uomo della moto che ci ha fermato per strada, evidentemente  non appartiene al nostro corpo. Quindi mi sembra evidente che sia  tutto finito a tarallucci e vino acetosella  >>.
Cominciai ad animarmi  sul serio, conoscevo troppo bene chi avevo di fronte, non poteva aver perso il controllo della situazione.
<< Luigi, non mi dire che  tutto questo non ti ha insospettito? >>
<<  Che ti devo dire, il procuratore ha confessato il suo peccato: dice di avere amicizie molto in alto e, considerando le elezioni di qualche mese fa, sarà cambiato qualcosa nei palazzi di potere >> si rivolse a me, in modo così pacato, che gli avrei lanciato volentieri un pugno sulla bocca.
<< Penso che tu abbia perso il senno >>.
<< Perché ti agiti in questo modo, sembri la coda mozzata di una lucertola, non ti è forse simpatica la tettona che abbiamo appena lasciato? Bene, comunque tutto, ora restiamo al gioco, e poi non mi va che un assassino si aggiri dalle nostre parti. Lasciami andare, concediamoci qualche ora di riposo.  Se vuoi che lasci la macchina…… >>.
Mi abbandonò là, in piedi sul grande scalone della procura, non l'avevo mai visto in quelle condizioni, evidentemente ancora una volta la vicinanza di casa lo turbava tempestosamente.
Ormai la luce del sole diveniva debole, il traffico selvaggio aveva sepolto la figura del collega, lasciandomi il ricordo del suo ultimo sguardo, come un boccone amaro che saliva e scendeva per lo stomaco senza trovare il giusto rifugio. Non sapevo come avrei passato quelle ventiquattrore, conoscevo però l'angoscia che provavo dopo il discorso di Luigi. Comunque, non potevo passare la notte in compagnia di un lampione ai margini della strada. Mi saltò alla mente un' amica che viveva nelle vicinanze, ormai era passato molto tempo dal nostro ultimo incontro, e sinceramente non riuscivo ad immaginare l’accoglienza che mi avrebbe riservato.  Mentivo  a me stesso spudoratamente; in verità, questa persona era sempre stata molto importante per me e se avevo deciso di vederla non era un caso qualsiasi. Un sentimento padrone mi spingeva. Avevo ricevuto una  sua lettera nella quale mi diceva che si era sposata e poi aveva divorziato, tutto in due mesi. Si chiamava Maria e aveva dei capelli corti e neri, almeno fino a quando l’avevo lasciata, qualche tempo fa. Viveva nella periferia di Salerno, Pellezzano.
Ero molto indeciso ed anche molto stanco, non volevo che una storia del passato mi provocasse altre emozioni, ma avevo bisogno di un poco di compagnia. Rovistai fugacemente nel mio borsetto in cerca dell' agendina telefonica. Maciullai qualche sigaretta che avevo sparso prima un po' qui e un po' là: presi quel mazzo di carte e finalmente trovai quello che cercavo con affanno e gelida perseveranza. Non amavo il telefonino, ma certamente non potevo negare la sua efficienza, soprattutto in quei momenti dove rimani come un palo. Per la verità, non avevo una  casa dove tornare per le vacanze: i miei erano morti in un incidente stradale. Si racconta che la macchina si ridusse come una palla di pasta frolla e l'unica cosa che rimase intatta fu il pargolo che abitava il sedile posteriore e qualche giocattolo. Naturalmente il superstite fortunato ero io. Passai l'infanzia e l'adolescenza tra vari orfanotrofi che cercavano di tenermi legato come si può fare con un cane al guinzaglio. Ma io non ne potevo:  fuggivo, o quantomeno era quello cui aspiravo. Ogni finestra, ogni porta  era solo l'istituzione da battere. Il mio rifugio, il mio regno era posto  in un vicolo dove dominavano tre scalini in pietra, ornati da una ringhiera e il ferro battuto: l 'altare della casa di Luigi.
È Non mi importava quanto fosse lontano l'orfanotrofio, la libertà si trovava ai piedi dei tre scalini in pietra; si mangiava, si sognava e si giocava a biglie.
Dio, il mondo può ridurre la sua immensità a tre scalini. Altri bambini aspiravanoo di sedersi e giocare con noi, ma la loggia lo permetteva raramente.
Mentre vagavo con i ricordi, la mano aveva trovato la lettera  << M >> della  mia agenda: Mainardi Maria.
Composi il numero tastando il telefonino con il mio grosso pollice e aspettai il contatto:
<< Pronto, Maria? Ciao sono Marco, come stai ? >>
<< Marco, che sorpresa come ti va la vita da giramondo ? >>
Le  raccontavo che lavoravo come rappresentante di caffè, ed era  per questo motivo che non l'avevo sposata, giravo troppo e non sarei stato un marito ideale. Non mi ha mai creduto, ma continuava ad aprirmi la porta ogni volta che bussavo, anche se, nonostante la sua sensibilità, era sempre arduo riallacciare i rapporti ed io certo non ero un mago ad esternare quello che provavo, anzi in questi casi diventavo rozzo come un bisonte. 
 << Senti, mi trovavo per caso nei dintorni e mi sono detto: vado a scocciare un poco Maria . Ho fatto bene? >>
<< E che problema c'è, un piatto caldo da me lo trovi sempre >>.
Erano quasi le venti, terminai la conversazione  e mi avvicinai alla fermata dell’ autobus, aspettai un laccio per Pellezzano.
Un bambino di colore tradì l'attesa, aveva un grosso borsone ancorato sulla spalla destra pieno di tovagliolini, mollettoni per il bucato, stuzzicadenti e altro.
<< Compare, vuò accattare lu farzolettino, u paletto per rienti?>>
Aveva una dentatura lugubre e impazzata di chiazze nerastre costellata ogni quanto da qualche macchia bianca; pantaloni in jeans e una maglietta del Napoli, nonostante la sera cominciava  a portare fresco ed umidità.
<< No, nu poco e fumo o tien ? >> gli risposi io nella sua lingua miscelata tra salernitano, napoletano e italiano sconcio.
<< Fumo? Vuo l' accendina ? Cummo no, rossa , gialla, bianca, appiccia pure vira cca >>.
Sfregò la rondella dell'accendino tra le dita nere e tozze e anche maleodoranti, guardò compiaciuto il fuoco e mi tese l'oggetto con riguardo.
<< Guaglione, non e capito,  voglio a robba per faro o spinello, a canna cumma a chiama >> gli risposi ammiccando l'occhio e arricciando il labbro fino a farlo arrivare dietro l'orecchio. 
<< Io non vendu o fummo, ti sei forse scimunito, o seiu un pulozziotto ? >> Mi rispose con aria turbata e irrequieta.
Dall'altra parte della strada c'erano altri suoi compari di marciapiede, che lo osservavano attentamente, avevano notato che c'era qualcosa di strano nell'aria e prima che il puzzo diventasse troppo insopportabile, decisero di cambiare aria. Un fischio echeggiò.
Il ragazzino fugacemente raccolse i suoi oggetti in regola d'arte,  camuffando  tutto nel  borsone che mi parve un prolungamento di un arto, anch' esso sporco e lurido come il resto del fisico. Naturalmente avrei fatto molto volentieri la pelle a colui che schiavizzava quei bimbi sulla strada,  ma questa nostra società dona poca ricchezza e tanta povertà, celando i burattinai dietro tanta polvere. Nel mentre, avevo dimenticato come fossero ridicoli pullman delle nostre zone, quei grandi scatoloni arancione  e squadrati, tanto da somigliare ai giocattoli che lasci in soffitta per tanti anni, per poi rituffarti all’ improvviso tra essi, per un motivo fortuito. La porta si aprì stridendo quel classico rumore di stantuffo compresso, era tanto tempo che non adoperavo un mezzo pubblico, lo avevo sempre fatto in giovane età; mi ricordai di come si era ammucchiati,  tanto che era pieno zeppo, l’ uno su l’ altro. Scorsi  dal finestrino il lungomare e vi posso assicurare che, quello di Salerno, è uno spettacolo  che rannicchia la schiera dall'emozione. E il tempo l’ aveva cambiata poco, perché subito dopo, comparve la parte  dove la periferia la fa da padrona nel quotidiano: nelle stradine, sotto i ponti che  ci si batte per il pane e il territorio, e non ti salva essere un bravo ragazzo, anzi non ti è concesso. No, non ti è concesso, ma puoi scegliere di abbandonare, e scappare come un coniglio, senza fermarti finché non avrai la convinzione di essere al sicuro.
Continuavo la danza tra reminescenze del passato e il presente, senza destare attenzione ai miei movimenti incontrollati. Avevo abbandonato il bus ed ero di fronte al porta di lei. Pigiai il campanello oscuro di vecchio. Per distogliere la noia dell'attesa, seguivo con lo sguardo le ondulazione delle tegole segnate dal tempo e dalla pioggia. La porta di alluminio giallastro si aprì verso l'interno provocando un risucchio, mentre, con la stessa intensità di forza, si liberò, verso l’esterno, una voce di donna adulta.
<< Tonino, cerca di non fare il testone, mentre mamma è occupata >>.
 Non avevo incontrato lo sguardo perché aveva il collo girato verso l'interno dell'abitazione, ma il fascino e il modo di fare nervoso avevano già invaso le mie narici. Proprio cosi, ascoltavo l’odore di colei che mi aveva regalato  tante emozioni della carne e dello spirito. Naturalmente avevo frequentato altre donne, ma il paragone m' incuteva forte miseria d' emozioni. Forse il tutto era da collegare al fatto che ci iniziammo a vicenda e, consapevoli del piacere provato, lo abbiamo fatto così tante volte da diventare amanti  per necessità. Si proprio così, ogni volta che uno dei due ne avesse provato il desiderio, l'altro lo annusava nell’aria e si stava insieme, senza pregiudizi o commenti, come un vero dono di Dio. Eravamo molto giovani, liberi esploratori: cantine, bagni dei bar, cinema, ci toccavamo nei pullman, nei treni, in pizzeria, più era illecito e più era irrefrenabile la voglia. Non provavamo vergogna, in fondo eravamo due granelli di vita che si erano incontrati ed amati senza misura. Poche parole, pochi litigi o incomprensioni.
 Ora a quel viso nuovamente di fronte a me era un baule di ricordi, che immediatamente si era aperto al mio cospetto.
<< Madonna del Carmine, non mi aspettavo di vedere questa faccia di bronzo, Marco il tenebroso. Pensavo che scherzassi pochi minuti fa. Ma prego, accomodati >>.
 Era vero, le avevo fatto una telefonata, ma questo era successo talmente tante volte senza che vi fosse stata una visita di persona da parte mia. La sua ironia e la sua sorpresa erano, quindi, comprensibili, ma anche una consuetudine.
<< Stai attento al tappeto, ogni due o  tre anni che mi vieni a trovare, lo rovini  sempre, e mi tocca ricomprarlo nuovo >> continuava con il suo atteggiamento antipatico e  irritante. Sapeva che così avrebbe fatto breccia nel mio fondo di sensibilità. Ma nonostante tutto continuavo a fissarla senza dire una parola, avevo posto lo sguardo soprattutto su i lineamenti marcati e decisi dei suoi occhi, da tanto mi mancavano. Non faceva molto caldo, ma come al solito in casa portava  abiti molto leggeri, non aveva cambiato per niente le sue abitudini. I piedi erano ornati da ciabatte casalinghe e sobrie, ma dall'aspetto molto comode: una novità primeggiava su tutti gli altri particolari, gli occhiali. Occhiali da vista, il tempo aveva scalfito anche la bellezza, a mio parere, più indelebile.
<< Come al solito non posso lamentarmi dell'accoglienza >>  m' inoltrai in casa rispondendo a tamburo battente, perché se le avessi lasciato molto spazio mi avrebbe sepolto vivo.
<< Scusami, purtroppo la banda dell'accoglienza non era disponibile, altrimenti avrei ingaggiato fiati e corde per darti benvenuto >>.
<< Veramente mi sarebbe bastato, un “ ciao,  come stai ? È poi: perché mi rinfacci che devi sempre buttare il tappeto  ogni volta ti faccio visita, cosa porto i chiodi sotto le scarpe ? >>
<< No, non porti i chiodi, per fortuna, ma sei sempre maldestro e arronzone che calpesti tutto quello che trovi per strada; naturalmente sono qualità che eserciti anche in tarda età. Praticamente ti sto dicendo che sei sempre stato così, ma nessuno, mai, ha  voluto fartelo pesare >>.
<< Oh, se provoco tanto fastidio dimmelo, ci metto poco a riprendere la strada dell'uscita >> mentre dicevo questo, ero già comodo sul divano di stoffa che primeggiava di fronte ad una grande finestra, che si  lanciava  in un piccolo giardino incolto e delineato lungo i suoi margini da una rete metallica arrugginita e traballante.
<< “ Ci metto poco a riprendere la strada dell'uscita “, guarda che sei in un monolocale, mica  stai in uno dei lussuosi alberghi che frequenti. Caro, ti stai confondendo con la tua vita spericolata e eccitante di rappresentante che ti porta in giro per il mondo, ora, invece, sei a casa. Ricordi? Quel posto che hai  sempre odiato >> mi riprese senza indugio alcuno.
<< Sai, gli occhiali ti stanno da Dio >>.
Fu la bugia più grande che avessi detto negli ultimi dieci anni.
<< Anche quel pallone, al posto della pancia, ti sta benissimo, tesoro ! >>
 Era impossibile scontrarsi, aveva in ogni occasione la giusta arma, ma quel suo modo di fare  mi faceva realmente sentire a casa; quella ragazza era un punto di riferimento, un porto dove attraccare ogni volta che la tempesta della vita ti avesse scosso l' anima. La verità è che io l'avevo sempre amata, ma la paura di me stesso mi aveva sempre impedito di farmi avanti e prendere la giusta decisione.
Anche se vi fu un momento, del nostro percorso disastroso, in cui avevo deciso di prenderla e portarla via come, ma quando mi aprì la porta con il pancione, mi fu chiaro che ormai i nostri errori  avevano travolto le nostre vite in modo indelebile. Il padre non ero io, di questo ne avevo la sicurezza piena poiché non la vedevo da oltre un anno. Mi rispose che non poteva aspettare per tutta la vita, aveva bisogno di un uomo che le fosse sempre accanto, anche se la scelta non fu una delle migliori. Il padre del bambino si dileguò nel nulla appena seppe la lieta notizia, ma ella non batté ciglio, riprese fiato e proseguì per la sua strada con il suo destino. Allora, mi riferisco al momento che racconto, avrebbe dovuto avere dieci anni, non lo ricordo con precisione: per le date loro non ho avuto mai grande familiarità. Il piccolo mi chiamava zio Marco, e quando lo faceva adoperava la stessa ironia della madre, come per dire:  " se amavi davvero la mamma, anche se lo sperma non era tuo, potevi lo stesso fare il sacrificio di restare con noi ".
Quando la vita ti pone di fronte a queste scelte, ti rendi conto di non essere migliore degli altri come vorresti sembrare,  quindi sei solo un pezzo di niente di un letamaio qualunque.
Comunque è come l’acqua di un fiume una volta passata…….

Esauriti tutti i convenevoli, e le dispute, ci mettemmo a tavola: il piccolo mi mostrava  tutti i suoi giocattoli, chiedendomi se mi piacessero.  Era imbarazzante, ma allo stesso tempo rassicurante, ed io avevo bisogno di quelle sensazioni, almeno ogni tanto. Mangiammo le pappardelle all'uovo con i porcini, molto tirate e condite: la mia passione.
 Mi prendeva a pesci in faccia, ma sapeva anche come farmi sentire di casa, anzi come una parte importante della sua vita. Non aveva bisogno di gesti teatrali, lo faceva con poco, ma  era così naturale e spontaneo che tutte le gioie del mondo non mi avrebbero fatto sentire meglio. Terminata la cena, portò il piccolo nella sua stanza e lo mise a letto. Tornò lesta e armoniosa da me, prima però, lo notai con considerevole piacere, aveva dato tono al suo aspetto, per quanto fosse stato possibile, perché era già bellissima libera e naturale.
<< Allora, come ti va il tutto ? Cosa stai facendo, continui sempre col tuo lavoro ? >>
Nel parlarmi, si avvicinò abbagliandomi con la luce dei suoi occhi. Può sembrare solito, ma gli occhi avevano una luce così lucida e calda che era impossibile non subirne il fascino.
Le raccolsi la mano, lo feci per afferrare tempo e coraggio, sentivo  la necessità di liberarmi dal  macigno di una risposta, che covava supplizio, dentro di me, già da tempo. Poni l’ anima  superiore e libera, ma poi ti rendi conto si di essere prigioniero sempre della stessa domanda, che si stabilizza come un chiodo nella  testa. Mi lanciai senza avere la possibilità più di tornare indietro.
<< Maria, vedi qualcuno ? Voglio dire, un altro uomo ? >>
La mano liscia e calda, appartenutami fino a pochi attimi prima, divenne violenta e fredda nel liberarsi dalla cura delle mie dita: si alzò di scatto, lasciando che lo schienale della sedia si segnasse contro la parete, allestita con piccole mattonelle bianche.
<< Ti sei chiesto se a me preme sapere con chi scopi quando non sei con me, brutto figlio di puttana ?  No, il signorino è un uomo, può farlo ogni volta che ne ha voglia e con chi vuole.
 Ti sei chiesto cosa  provo ogni volta che  arrivi, per poi ripartire improvvisamente. Forse,  credi che sia facile vedere quella sedia vuota improvvisamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo ? Sai ho sempre pensato che ti sia mancato il coraggio, quella forza che serve ad affrontare tutte le difficoltà di una vita di coppia, ma nonostante questo, dentro di me, ti ho sempre voluto bene e quindi sempre perdonato. Questo però non ti autorizza in nessun modo a farmi questo tipo di domande, né adesso né in futuro, non puoi dettare regole a tuo piacimento >>.
 Non era un atteggiamento di rabbia, ma direi piuttosto un accanimento verso un punto interrogativo che le aveva tormentato la vita, qualcosa che le era entrata nell'anima è nel suo quotidiano senza cessazione, una morsa di terrore,  un lugubre passaggio tra la normalità è l’ incertezza di vivere con una persona che non era presente nei momenti caldi della vita.
Questo ero io, un fantasma.  Un incongruente che ogni tanto bussa, e non puoi fare almeno di aprirgli la porta, per richiuderla dopo poco e lasciarlo alla strada, che lo richiama come un figlio.
<< Non fare la solita tragedia, questa è la solita minestra riscaldata da tanti anni, cerchiamo di non perderci in discorsi inutili >>  intervenni istantaneamente per non farmi ferire più di quanto non potessi sopportare.
Presi ad accendere la prima sigaretta, facendo boccate così energiche da illuminarmi le dita con una luce del tabacco. Di colpo si girò a guardare le provviste che aveva comprato nel pomeriggio: la luce dal lampadario, toccando la  bottiglia dell'aceto, proiettava riflessi rossastri e dorati sul suo volto irrequieto.
<< Oh Dio ! >>  rimase come presa da un colpo di freddo mentre si portava le mani alla bocca, per smorzare la rabbia << Maledizione a te, ed anche a me, che ci sono cascata in pieno, tutti questi anni con questa stupida speranza che tu un giorno…….  >>  Raccolse le poche forze che ancora le rimanevano, forse anche la dignità, prima di lanciarsi sul mio petto intorpidito.
Istintivamente la mia mano scattò dell'alto in un gesto protettivo, la gola mi diventò secca, la rabbia mi abbandonò,  immobilizzato restavo ad ascoltare il battito del suo cuore. Le pareti bianche mi si porgevano come specchi dell'anima, che  riflettevano quanto  male avessi fatto a quella donna, forse l'unica persona  che io avessi mai amato in tutta una vita. Lei sussultò in un respiro profondo, mentre un tuono dall’ esterno improvviso, sembrò scuotere tutta la stanza .
<< Sembra che il tempo sia  più incazzato di noi, sarà meglio firmare una tregua >>.
Finalmente lei mi fissò, compiaciuta dalle mie parole, mi scivolò tra le braccia con un colore tale che parve non avesse aspettato altro per tutta la sera.
La strinsi a me accompagnandola con piccoli baci sulla fronte, non mi sarei mai stancato di abbracciarla, e non mi sarei mai stancato di volerla, era il desiderio ancorato dentro di me. Le presi la mano, accarezzai il suo mento portando lo sguardo  verso il mio, languido e vulnerabile, ormai nessuna discussione avrebbe infranto quel momento caldo e disarmante.
<< Probabilmente pensi che sia un idiota, ma qualcosa di buono in me c’è, te lo garantisco.  La tua lettera mi aveva reso ansioso e preoccupato e volevo sincerarmi sulle tue condizioni…… >>
Mi spezzò con grazia.
<< Quella lettera racconta di un’ altro errore della mia vita. Solo di uno stupido errore a cui ho posto un termine immediatamente >> con le braccia ben strette intorno al mio collo, furono le ultime parole che ci scambiammo, prima di passare la notte insieme.
La tempesta crebbe in violenza, scontrandosi contro i vetri delle finestre, proprio se fosse in cerca di vendetta  per un torto subito.





CAPITOLO IV




L'indomani le vetrate erano costellate da macchie di luce sabbiosa trascinate dalla pioggia notturna,  l'opposto appariva invece l’orizzonte, limpido e lineare. Maria mi dormiva  accanto, miniata sul viso dai segni della tranquillità, tutto rendeva colore e serenità: mi sentivo a casa , la mia casa.  Ancora assonnato, tornai alla cucina, luogo della battaglia passata, e cercai un bicchiere d'acqua. Niente avrebbe potuto portarmi logorio o fretta, ero disteso e beato. Niente, tranne che una telefonata di Luigi. Il telefonino sembrava che si scollasse di dosso una nevrosi tumulata, zampillava suoni come potrebbe fare una rigogliosa sorgente con l’acqua.
<< E che diamine, sei un incubo insormontabile >> pensai ad alta voce, tentato dal non rispondere, ma non lo feci, ubbidii all'ordine telefonico.
<< Pronto, buongiorno>> lo anticipai, premurosamente.
<< Preparati, una macchina sarà sotto casa di Maria tra pochi minuti. La situazione richiede massima urgenza >>.
<< Ma come diavolo fai a sapere dove mi trovo ? >>
 << E dove potrebbe essere un tacchino imbalsamato, quando siamo nelle vicinanze di casa, se non è con me ? >>
Mi consolava sempre con la stessa paternale irritante e nevrotica. In quel momento, comunque, me ne stavo con le mani a grattarmi  a testa, ancora non avevo carburato. Eppure dovevo sbrigarmi, non tolleravo le geremiadi di quella cornacchia spennata. Ebbi tempo di una doccia, mi infilai i pantaloni seguiti dalle mie scarpe di ginnastica nere e putride.
<< Non prendi niente prima di uscire ? >>  sulla soglia c'era lei, con la solita aria da pinzochera.
<< Ti prego di non infierire,  ho assai fretta >>.
<< Qualche tonnellata di caffè arenato nel porto di Salerno ? >>
<< Cazzo, ti prego e tu che fai, rompi ancora  di più, sei proprio una scassa balle! Mamma mia >>.
<< Non dire parolacce, c'è il bimbo che dorme, potrebbe ascoltarci >>.
<< Lo chiama bimbo, quello è il tuo seguito, una macchina per farmi perdere il senno. E’ figlio d'arte. Quando  sarai crepata, perché tu creperai prima di me, toccherà a me prendermi cura di  quella palla di ragazzino, e ti giuro che non vedo l'ora >>.
Finalmente il viso di lei s'illuminò, fu un andamento lento e costante che si abbandonò alla sintonia sinuosa dell’aprirsi degli zigomi.
<< Allora, lo terrai con te. Sai che coppia >> e prese a ridere di gusto.
<< Hai fatto centro, sarà uno strazio, ma se questo sarà il mio destino, non ne farò una tragedia più del dovuto. Ah, senti, forse è meglio che ci sia anche tu, altrimenti sarà troppo facile, potrei rilassarmi, invece con due palle del vostro calibro sarà un vero divertimento >>.
Fantastico, schernendo,  schernendo, mentre mi allacciavo le scarpe, creavo una famiglia con un bambino che aveva già cambiato i denti da latte. Era patetico, ma prima o poi doveva succedere.
Il clacson non tardò a farsi sentire, apparve come la sirena della mattina in caserma all' epoca dell'accademia. Stavo lasciando la padella per tuffarmi nella brace. Salutai Maria con un bacio spontaneo e per la prima volta non sentii il bisogno di inventare stupide promesse o scuse da marinaio.


Il viaggio in macchina fu precipitoso e anche un po' imbarazzante, poiché le sirene cantarono a gola tagliata per tutto il percorso. Arrivato a destinazione, mi lanciai dalla macchina per ritrovare le scale che avevo lasciato poche ore prima: all’androne dell’edificio mi fu imposto di lasciare la strada che conoscevo e quindi seguire un funzionario che mi stava aspettando. Utilizzammo un ascensore che si abbandonò velocemente alla forza di gravità: i passaggi si schiusero su uno scenario alla cui vista un vero cultore di  storie gialle sarebbe andato in visibilio, un attendibile spettacolo stile 007.  Conoscevo in modo soddisfacente le abitudini del collega, ma in quel caso particolare mi sembrò che si fosse fatto prendere cospicuamente la mano. Naturalmente gli piaceva tenere tutto sotto controllo, ma, a quel vedere, l’esagerazione era palese come la goffaggine di un alligatore fuori dalle proprie acque territoriali: una vera e propria stanza operativa finalizzata alla ricerca e allo studio del caso in questione.
<< Fico, chi è il regista, un paranoico cronico?>> esclamai di sana pianta, mentre giocherellavo con i pulsanti dell’ascensore, perso tra l’imbarazzo e lo stupore.
<< Se volevi essere divertente, sei stato solo inopportuno, Marco >>.
<< No, il mio tentativo era mirato a sdrammatizzare questo scenario da Fbi , che effettivamente definirei sconveniente e alquanto smodato >> ribattei dal profondo dell’anima.
<< Sei forse incazzato perché ho preso l’iniziativa senza contattarti ? >>
<< Forse si e forse no, comunque siamo qui. Mettimi al corrente delle puntate che mi sono perso >>.
<< Incredibile, litigate con la stessa frequenza dell’alternarsi del giorno e della notte >> una voce femminile, imparata, entrò nell’ambiente prontamente.
<< Buongiorno dottoressa, come va ? Spero che abbia riposato in modo soddisfacente >>.
<< Bene, bene, Fattoruso, ma ora cominciamo a lavorare. Febbraio, come vede,  in meno di dodici ore abbiamo esaudito tutte le sue richieste. Adesso quale sarà la prossima mossa, da che cosa iniziamo?>>
<< Penso che la cosa migliore da fare in questo momento è di spararci un bel caffè napoletano, corto e molto corposo. Sapevate che al nord ti fanno il brodo? Sembra più un cappuccino d’ orzo >>.
Luigi era anche questo, riusciva a minimizzare e rendere l’ambiente meno indigesto. Non amava muoversi in situazioni  pesanti e poco respirabili, odiava i ruoli di comando, ma allo stesso tempo credeva nell’autodisciplina e nell’impegno.
L’ambiente poneva in primo piano il movente. Di solito si cominciava sempre da questo punto focale, ma se il soggetto in questione fosse stato un serial killer la cosa era meno semplice del previsto. Già, essi non hanno un movente, e senza movente, intorno al cadavere, vi è solo terra bruciata; tracce quasi zero.
Ma qualcosa, un particolare sottile, aveva turbato Luigi e in verità avevo notato e captato, nonostante la lite di pochi attimi prima, che volesse parlarmi. Mi prese in disparte mentre gli altri s’ingozzavano di zeppole e caffè: << Senti, allontaniamoci un po’ perché dovrei dirti qualche parolina. Fai finta di niente, sii naturale. Mi sembri un tordo imbalsamato >>.
<< Questa è bella davvero, un tordo imbalsamato. Santa pazienza, chissà cosa dovrò sopportare ancora. E poi cosa c’è di cosi urgente ed imminente da riferirmi >> gli risposi, cercando di allentare la presa del suo braccio che mi stava trasportando verso la bacheca con le foto del cadavere.
<< Qualunque cosa immagini, moltiplicala per cento >> spirò in un tumultuoso silenzio.
<< Addirittura, e che dobbiamo compire una missione in medio oriente ? Per quanto sia tragico il fatto in questione, del resto è sempre così, è il nostro lavoro. Ormai abbiamo visto più cadaveri noi che un becchino>> . Naturalmente lo stavo stuzzicando affinché potesse aprire quello zuccone in piena lavorazione e potesse essere più chiaro.
<< Bravo, ma i becchini hanno a che fare con cadaveri morti in pace con se stessi e con nostro Signore. Comunque cerca di non interrompermi per qualche minuto e ascoltami.
Stamattina, molto presto, dando ascolto ai tuoi dubbi di ieri sera, ho chiamato la centrale operativa di Roma e ho vomitato quello che ci sta succedendo. Sai cosa mi hanno risposto ? Certamente no, perché il signorino prende tutto alla leggera e non si preoccupa di niente…e poi.. >> .
Cercai immediatamente di fermare quel fiume in piena:  << Ti hanno riferito che ufficialmente noi siamo in licenza e che non hanno avuto nessun contatto con la procura di Salerno. Naturalmente hanno terminato la telefonata con un sarcastico “ buon divertimento “ >>.
<< Come diavolo fai a sapere tutto questo >> prese di brutto ad interrogarmi.
<< Secondo te come hanno organizzato questa centrale operativa in meno di dodici ore, era già tutto pronto ad aspettarci, sanno come lavoriamo. Semplice e cristallino, noi siamo un oggetto investigativo a disposizione delle procure del paese, si stanno affidando solo ai migliori. Troppi casi irrisolti, troppi cadaveri al posto del cemento, cercano di cambiare pagina. Praticamente io e te siamo un po’ come la “Signora in  Giallo” o “Derrik , dovunque mettiamo tenda, sotto qualche sasso c’è sempre un cadavere >> questa volta lo avevo proprio sorpreso e spiazzato.
<< E tu professorino come sai tutte queste belle notiziole ? >> era al culmine dell’agitazione.
<< Faccio i corsi di aggiornamento organizzativo e logistico. Ti pagano lo straordinario, tu li snobbi >>
<< Vuoi dire che a Roma mi avranno preso anche per un esaurito >>.
<<Probabilmente si, aspettati direttive per il riposo obbligato in una rinomata zona turistica di proprietà del governo >>.
<< Quindi quel tuo discorso all’uscita dalla procura sulla reticenza, quale scopo nascosto e caliginoso celava? Non penso che tu stessi recitando, caro Marco. Ti conosco  da più di una vita e ti assicuro dalla la tua faccia trapelavano segni di preoccupazione. Allora ? Aspetto un tua spiegazione >>.
Schierò uno sguardo penetrante e persuasivo tanto da rendere l’atmosfera indigesta, pari ad un barile d’olio bruciato rovesciato sul pavimento. Come dargli torto, effettivamente non ero stato un esempio di correttezza la sera prima sullo scalone, all’uscita della procura.  Conoscevo la nuova politica dei superiori, mi riferisco al fatto di non affidare gli incarichi ufficialmente. Secondo le nuove direttive, saremmo stati assunti dalle procure  segretamente ed autonomamente. Ma l’animo di Luigi non era scosso solo dalla mia menzogna, la verità è che si sentiva da tempo molto trascurato dal comando. Quello che prima fu una squadra, una famiglia, ora si identificava in  un groviglio di burocrati, con l’intento di salvare la poltrona in caso di fallimento da parte dei propri uomini. Egli ne aveva sopportato il prezzo già in passato.  Gli  ultimi due anni erano stati davvero snervanti e gli strascichi dello stress accumulato si materializzavano fortemente nei suoi comportamenti irrequieti.
Ricordo amaramente quel periodo. Si proiettò animo e corpo  in un caso, che all’inizio aveva l’intento di degradamento da parte del nucleo operativo, ma alla sottile analisi si rilevò complicato, tanto da portare Luigi fuori dalla realtà e allo stesso tempo procurò imbarazzo nella stanza dei capi, per la valutazione errata e superficiale.
Poche gocce di veleno tropicale incolore ed inodore versate in vasetti di banalissimi yogurt, attraverso il coperchio di alluminio con una comune siringa ospedaliera. Fu una strage di vittime fisica e morale, il maniaco aveva seminato il panico, la comunità chiedeva risultati e quindi serenità, ma questi per oltre un anno non arrivarono. Decisione inappellabile dal comando: dividere la coppia  Luigi Febbraio e Marco Fattoruso.
Nessuno si aspettava che il caso fosse così complicato, tanto che i mezzi operativi a nostra disposizione furono irrisori.  Un colpo terribile per entrambi, l’impotenza e la rabbia si combinarono come una miscela esplosiva, che rendeva le giornate eterni esami da passare, senza possibilità di appello. Questa fu la sensazione che primeggiava nella nostra testa, e questa fu la molla che mi convinse a seguire la procedura in modo regolare senza sbavature e manco prese di posizioni. Mi proposi di abbassare la testa al comando.
Dovevamo cambiare il modo di pensare perché le cose mutavano e il sistema, quando non tornavano i conti, facilmente scovava capi espiatori, anche nel cesto dei suoi uomini più efficienti. Naturalmente, nel frattempo,  ero  a conoscenza  del lavoro di Luigi, che continuò da solo il lavoro, anche, in verità, se nei primi mesi aveva compiuto pochi progressi, nonostante  l’impegno versato fosse smisurato. 
Quindi, ero cosciente che non avrebbe perso tempo con la burocrazia , con corsi  vari di disciplina, incontri con psicologi e santoni dalle risposte semplici e illuminanti.  Sugli gli stessi binari viaggiava anche il comando: << Il Febbraio è attore all’ esterno del teatro. Si ripristini la vecchia coppia, ora che  il Fattoruso  è riabilitato. Il secondo terrà a bada i bollenti spiriti del primo >>.
Ecco perché ci troviamo nuovamente insieme con il solito cadavere ed un sacco di matasse da sbrogliare. Riguardo al maniaco degli yogurt  collaborai con il collega solo alle indagini conclusive che rilevarono,  come se ce ne fosse stato ancora bisogno, da una parte l’immane intelligenza di Luigi e dall’altra gli strambi rompicapi ricamati dai maniaci del crimine.
Costui bucava quasi sempre la lettera “ o “ delle parole e raramente qualche altra, questo insospettì Luigi ancora di più, quando gli atti criminali si fermarono a dieci, che naturalmente lasciarono sul campo altrettante vittime innocenti. Il numero echeggiò nella testa di Luigi come un richiamo,  tanto da fargli abbandonare qualsiasi altra pista. I superiori, invece, si aspettavano molto credito  verso il sentiero del veleno, poiché si trattava di una merce rara e introvabile; quindi, secondo il loro ragionamento, qualche traccia l’ esaltato l’aveva lasciata proprio nel continuo approvvigionamento.
 Ma a questo Luigi non aveva mai creduto, era fermamente convinto che il criminale ne possedesse sufficientemente affinché potesse compiere il suo disegno, senza il bisogno di contattare spacciatori o bazzicare nei bassifondi per trovare il suo liquido letale.
Ne bastavano poche gocce. Un flaconcino, acquistato in qualche viaggio molto tempo addietro, era più che soddisfacente per sfidare, un domani, le forze dell’ordine e il sistema.
Perché, molte volte, è proprio questo che muove la violenza di questi soggetti, la sfida.
Il segugio lo aveva capito, era la stessa storia anche questa volta e dieci vittime, dieci volte era una traccia. A cosa poteva portare quella cifra ?  Un numero civico, un mese, quindi ottobre….. tutto poteva essere o forse niente. Molti nemici di Luigi, trasportati dall’ invidia, sperarono che il tutto si risolvesse con la seconda ipotesi, ma non fu cosi. Lo sbirro trovò la soluzione tra le più semplici e comuni congiunture che il quotidiano possa regalare.
In un pomeriggio piovoso di un mese qualsiasi, di un anno qualunque, cercavo inutilmente di contattare una persona al telefonino. Il frangente poteva presentarsi, agli occhi comuni, senza rilevanza alcuna.
Invece: <<Non riesco a prendere la linea, diavolo mi dice che il numero è inesistente, impossibile, ho contattato il commercialista qualche settimana fa’ senza alcun problema. Questi cosi, quando hai un’ esigenza, ti lasciano sempre appiedato. Che scemo, hai capito cosa ho combinato? Ho composto solo nove cifre al posto di dieci >>.
Non avessi mai pronunciato quella frase…….
<< Che dici, Marco? Nove al posto di dieci? Certo, potrebbe essere un numero di telefonino, il suo numero di telefonino. Presto dobbiamo andare >>.
<< Ma dove ? Ehi, aspetta un secondo, non ho la giacca >> tutto inutile, fui letteralmente sradicato dal divano.
La corsa alla scientifica fu forsennata e ansiosa….. Sul posto cominciò a prendere i vasetti di yogurt   che avevano lasciato morte, li pose sul con ordine cronologico, relativo al loro ritrovamento. Notò che i primi tre avevano il foro, in ordine, sulla lettera  “ c” , ancora  “ c “ e poi segui  la “ i “.
Gli altri quattro erano i famosi fori inflitti alle “ o “, che aveva, nella sua testa, prontamente abbinato allo zero, anche se io non avevo ancora intuito niente.
L’ ottavo vasetto, che di conseguenza aveva portato via con se l’ottava vittima, aveva il foro sulla lettera “ a” , il nono sulla “ b “  e il decimo di nuovo sulla “ c “.
Subitaneamente, come la lingua di un’  iguana, sostituì le lettere con il numero della posizione che esse occupavano l’alfabeto lasciando alle “ o “ il compito di trasformarsi in zero. Quindi ne usci che alla “c “ si abbinasse il numero TRE, alla “ a “ il numero UNO e di conseguenza alla “ b “  il numero DUE. Il resto fu come bere un bicchiere d’ acqua.     
In sentesi ne scaturì:
Vittima numero uno, foro lettera      “ c “  posizione alfabeto numero                  3
Vittima numero due, foro lettera      “ c “  posizione alfabeto  numero                 3    
Vittima numero tre, foro lettera        “ i “   posizione  alfabeto numero                 8
Vittima numero quatto foro, lettera  “ o “  sostituita col numero                           0
Vittima numero cinque, foro lettera  “ o “ sostituita col numero                           0
Vittima numero sei, foro lettera,       “ o “ sostituita col numero                           0
Vittima numero sette, foro lettera     “ o “ sostituita col numero                           0
Vittima numero otto, foro lettera       “ a “ posizione alfabeto numero                  1
Vittima numero nove, foro lettera     “ b “ posizione alfabeto numero                  2
Vittima numero dieci, foro lettera     “ c “  posizione alfabeto numero                  3

Di conseguenza con accaloramento mi fu ordinato:
<< Marco, vediamo se questa sequenza di numeri ha un padrone >>.
Fu così e anche di più, il titolare del numero lavorava in una delle più  grandi centrali di smistamento alimentare di tutto il nord est .
Il fatto grottesco ed inverosimile si materializzò quando il criminale, alla cattura, dichiarò che ci stava aspettando, ma se avessimo fallito ci avrebbe dato un’ altra possibilità mietendo altre dieci cadaveri.  Un successo a pieni raggi con relativi convenevoli ufficiali da parte del comando centrale.
Ecco perché era allo scuro dei forti e considerevoli cambiamenti che il corpo speciale aveva adottato, quando Luigi Febbraio, cacciava niente poteva distrarlo. Potrei aggiungere, senza ombra di dubbio, che solo in modo lieve la mia assenza lo percosse, tanta fu  la concentrazione, che lo avvolse in quel momento concitato  della sua vita. Ad onore del vero, quel lampo, quella brezza di sfida, quel sapore di giustizia erano razioni di un pasto quotidiano che un poliziotto, in cuor suo, decide di assaporare in tutta la sua vita, lasciandosi alle spalle ogni titubanza e perplessità.
 A malincuore, voglio abbandonare il ricordo di quei frangenti ad un’altra occasione, che forse potrebbe essere l’ ispirazione  per un altro racconto ( anche se lo dovrò fare senza che Luigi ne sia al corrente, perché non vuole che io scriva delle nostre storie).
 Per approdare al caso corrente, bisogna portare sotto la lente il  piccante e stuzzicante interrogativo postomi dal mio collega: se ero al corrente di tutta la situazione, e quindi di tutti i cambiamenti  annessi e connessi, perché avevo messo in mostra quella sceneggiata?
La risposta é semplice da enunciare, ma terribilmente ardua da spiegare, e la voglio rappresentare con questa frase : perché cosi va il mondo.
Mi spiego ( per quanto sia possibile sradicare una sensazione, un brivido, una paura dal proprio animo): non mi fido o almeno non mi fido più dopo le esperienze passate. Questa è la chiave, l’unica strada per rimanere in piedi, vivi. Non mi fido del sistema, non ho nessuna considerazione del comando, che è aleatorio come l’acqua di una piccola oasi nel deserto caldo.  Nello specifico, non ho ottimismo del procuratore ed ho una pessima considerazione del lavoro svolto dai suoi collaboratori. Quindi sposo in pieno la teoria che non esiste il delitto perfetto, ma solo cattivi investigatori. Per arrivare a queste conclusioni mi basta poco, anche uno sguardo alle foto che ritraggono il  cadavere e il luogo del fattaccio e vi garantisco che il più delle volte sono limitatamente  soddisfacenti.
Al nocciolo non mi concedo più, lascio che questi ottusi colleghi pensino che brancoli nel buio, ed in verità, inconsciamente, trasmette questa sensazione anche Luigi, con la differenza che per lui è un fatto naturale. Mentre io devo recitare e, per essere convincente e reggere la parte, impersono il ruolo anche con il collega più fidato.
La nostra è una squadra e i ruoli sono ben definiti, l’uno compensa le sbavature dell’altro, per quanto difficilmente visibile, è così. La cattura di un criminale è solo la punta dell’ iceberg, al di sotto vi è una massa considerevole di lavoro che, anche se non dovesse incalarsi nella strada giusta, va fatta, perché, quando si è all’inizio, vanno inquadrate delle piste, rilevate delle tracce, effettuate cernite  delle notizie utili e di quelle che appartengono al surplus. A chi ha talento va snellito questo lavoro, quindi entro in gioco io, proprio come una cozza che pulisce l’acqua dalle piccole ma snervanti impurità. Ma come prospettare questo garbuglio ad un amico  collega  con poche parole, per altro da riferire in quel concitato momento con tante persone indiscrete presenti?
Lui mi ha  chiesto il perché di quella mia sceneggiata ed io gli dovevo una risposta. Ma quale, la giusta ? 
Il direttore dell’orfanotrofio mi ripeteva continuamente: << quando sei in difficoltà, rispondi con un'altra domanda >>.
Ed io così mi comportai con Luigi, anzi, in occasione della situazione delicata, formulai più di una domanda.
<< Tu ti fidi di queste persone, che si ingozzano di caffè e cornetti? Pur tenendo come punto fermo la loro buona fede, pensi che abbiano competenza a sufficienza per affrontare questo caso ? >>
<< Senti, non deragliare il discorso >>.
<< Non deraglio per niente, cerco di spiegarmi. Anzi, ti dirò, penso che tu sia finito fuori  mira, soprattutto ieri sera con la procuratrice, in pochi minuti hai buttato già le carte sul tavolo.
Mi riferisco alle tue valutazioni a freddo, alle tue novizie sensazioni, mentre io recitavo la parte del provolone infatuato. Certo, se  dovessi raccontare a qualcuno di lei la osannerei con complimenti vari, ma nel nostro intimo va tenuta in disparte. E tu, come ti ho già detto , non lo hai fatto. Forse eri burbero e scostante, ma ti sei fatto  analizzare come una radiografia, e quella ti garantisco ha dei bei raggi  x. Voglio dire che è molto perspicacie e, dalla sua presenza qui stamattina, direi altrettanto zelante.   Per non parlare di stamani, sembri un bambino che ha appena scartato il regalo di natale. Controllo!
 Ne abbiamo già parlato in passato, ci vuole controllo e reticenza. Questi potrebbero inquinare una prova se messi al corrente in modo cospicuo. Ricordi, noi dobbiamo usare la bugia come arma di difesa.  
Non sosteniamo  corsi di criminologia, che li facciano all’accademia, dobbiamo limitarci a trovare l’assassino, correlato di prove ferrose, affinché un avvocato furbo non trovi subito le chiavi di S. Pietro per  metterlo in uscita >>.
Con aria infastidita scrutò l’orologio e mi si rivolse con una pacca sulla spalla.
<< Dio Santo, quando cominci a parlare sembri un telegiornale >> l’astuto voleva cavarsela a buon mercato.
<< E no, proprio non va, ora tu mi chiedi scusa ,caro Luigino e soprattutto paghi la scommessa >> cominciai ad alzare il volume della voce costantemente.
<< Pagare la scommessa, piuttosto mi taglio la mano >> mi seguì a ruota con la lingua di un merlo canterino, dopo avermi strizzato l’occhio.
Eravamo da troppo tempo in disparte e l’attenzione dello scantinato si era focalizzata nell’ angolo della nostra discussione silenziosa, bisognava sdrammatizzare e mischiare un po’ le carte. L’importante che l’intesa tra di noi era di nuovo regina.
<< Sono esterrefatta nel constatare con quanta fugace parsimonia riusciate a legare al quotidiano al lavoro >> si avventò come la iena la nostra ospite.
<< Cosa vuole non si può vivere di soli cadaveri. >> ripresi a fare il provolone << Comunque tu mi devi delle scuse e devi pagare per il fatto del tordo imbalsamato di poco fa >> .
<< Non mi scocciare, e torniamo al lavoro >>.
<< Mi sembra una buona idea, per prima cosa vorremmo conoscere lo staff medico che è intervenuto sul cadavere, avremmo alcuni punti oscuri su cui fare luce >> mi posi immediatamente al centro dell’ attenzione.
Luigi socchiuse gli occhi in segno di approvazione, eravamo fermamente convinti e decisi nel seguire una linea precisa senza lasciare nulla al caso.
<< Le rilevazioni sono state effettuate dal dottore Attanasio Nicola, che sarei io >> fummo tutti richiamati all’attenzione da una voce estranea a quelle che fino a quel momento avevano abitato lo scantinato.
<< Mi permetta, che prontezza. Investigatori Febbraio e Fattoruso, per servirla. La sua presenza, senza essere stato ancora convocato, è delucidante sugli argomenti che abbiamo intenzione di trattare >> replicai immediatamente.
.<< Non è troppo difficile capire cosa vogliate da me, prima ci togliamo il pensiero e meglio è, ma non qui. Un po’ d’intimità aiuterà il nostro intento >> comunicava come se, al posto delle parole, la lingua dovesse partorire lame di coltelli affilatissime.
Il suo fare era grave e provocatorio, irrigidito nella sua posizione retta, si portava la mano destra sulla fronte e l’appoggiava poi su un semicerchio di capelli  brizzolati che accarezzava come il pelo di un gatto. Non aveva un fisico prestante, ne si può dire che fosse un uomo elegante o curante dei particolari. La mano sinistra era arredata con un orologio in plastica, evidentemente  giapponese, nero e colmo di funzioni; le gambe , che dovevano essere secche e bianche, considerata la sua carnagione chiara, erano difese da pantaloni di velluto marrone scuro, che si alternava con del chiaro nato dall’ usura.
Il collo invece sembrava un muscolo,  o meglio un vespaio da cui l’incubazione greve aveva dato alla luce le frasi di pochi minuti prima, ma, anche, esso lo potevo solo immaginare poiché un folto collare di lana allappato al maglione sottostante  lo rendeva nascosto e protetto. Al di sopra si distendeva, lungo le tortuosità del petto, una catenina d’oro con una placca in oro, alla fine, dove vi erano stampate due “ m “ in maiuscolo, evidentemente le iniziali di una persona cara.
Naturalmente questa sicurezza non lo avrebbe aiutato più del dovuto, anzi credo che quel senso di onnipotenza,  scoperta in pochi  secondi, avesse cozzato  la vaporosa pazienza di Luigi.

Abbandonammo l’accozzaglia di maiali che continuavano ad ingozzarsi per raggiungere, attraverso  lo stesso ascensore che mi aveva trasportato allo scantinato,  un ufficio abbandonato nei meandri della procura, custodito da un porta in ferro grezza e fredda, tanto da sembrare di ghiaccio. L’ interno provocava in pieno un senso di chiusura, ma allo stesso tempo regalava soffi d’aria calda, provenienti dall’ antistante condizionatore, fu comprensibile il motivo perché fosse stato scelto come campo di discussione: nessuna finestra, nessun segretario, ne telefoni, pochi oggetti; difficilmente si poteva occultare una spia elettronica. Tempestivamente, le quatto sedie, possessori della stanza, furono visitate per scovare eventuali microfoni;  questo compito fu preso a cuore dallo stesso medico legale, che con le irrequiete mani manipolava ogni angolo conquistabile da oggetti non più grandi di una gomma masticata.                           
Eseguite le operazioni da dogana, ci sedemmo e rinchiusi in cerchio provammo ad essere intimi e discreti, anche se, visto il bunker che ci custodiva, doveva essere caso raro un' eventuale intromissione.
Luigi cominciò a friggere con l'olio ancora bollente.
<< Dottore Attanasio, le confesso che la sua improvvisa apparizione ci ha donato molta felicità e sollievo. Proprio pochi minuti fa, il mio collega mi faceva notare alcune sfumature sul rapporto medico che ci è stato consegnato dalla procura, a che molte domande si sono fatte avanti nella nostra testa >>.
<< Cari signori, il problema è complicato e arduo da gestire e comunico che molto volentieri avrei rifiutato la nomina di questo caso >>.
<< Se aveva queste titubanze perché non ha seguito l’istinto? Si rende conto che il suo lavoro è scarno e poco professionale ? >> riprese Luigi.
<< I miei dubbi non sono stati di natura tecnica, ma di genere morale. Il professore Calabrese era un mio intimo amico, un amico molto intimo >>.
<< Dio Santo, è vero che Edgar  Allan Poe diceva che la realtà è più fervida di qualsiasi fantasia, ma qui mi pare che si stia esagerando, >> fu l'attimo in cui persi la calma e tutti i buoni propositi,  dichiarati a Luigi  pochi minuti prima nella sala operativa, mi sembravano lontani anni luce   <<  dannazione,  non ci faremo mica mettere dentro questa storia del cazzo. King ne farebbe un Horror da milioni di copie. Il medico legale, che ha effettuato la perizia sul cadavere, era anche il suo amante gay quando, naturalmente, era ancora in
vita >>.
<< Cerchiamo  di restare calmi, se non si fosse trattato di un fattaccio non sareste stati convocati. >> intervenne come una furia la procuratrice << La vostra presenza è una chiara richiesta d'aiuto e questo è stato schiarito già nella discussione di ieri sera. Secondo punto se intendete chiedere dove fosse il dottore Attanasio nei momenti quando si presume che sia stato maturato l'assassinio, tempo sprecato. Il dottore era in mia compagnia e con altri dieci colleghi ad un convegno a Milano che è durato oltre dieci giorni. Ora limpidamente e civilmente ci siamo detti tutto.
 Ogni reticenza usata in passato è stata esposta sul tavolo da gioco, resta solo a voi decidere se ricevere le carte o passare la mano >>.
<< La documentazione del caso, vogliamo la documentazione del caso completa. Cosa è stato inflitto alla vittima , cosa aveva ingerito o cosa con forza gli è stato somministrato.
L' arma fatale che ha inflitto la morte è stata ritrovata, se è cosi, dove ? La vittima aveva avuti rapporti sessuali prima di decedere. In poche parole quello che ci è stato presentato ieri, è roba da principianti, da pivelli d'accademia.  Se dovessimo giocare con quattro carte invece di cinque, passeremmo la mano. Ora limpidamente e civilmente ci siamo detti tutto >> non persi tempo e di riflesso aggredii i nostri due interlocutori. 
<< Il tempo non è dalla nostra parte e più di tutto gli eventi appena trascorsi. Anzi, considerando le avverse circostanze, penso che essi siano il nemico più agguerrito>> ora la voce del medico legale era timorosa e poco penetrante, come lo stridio di un pulcino appena balzato fuori dal proprio guscio.
<< Particolarmente,  a cosa si riferisce ? >>   
<< Non lo so con precisione, o forse sono perfettamente a conoscenza del fatto che mi angustia e vi garantisco che i sentimenti e le paure, che provo, non sono guidati da nobili motivi >>.
Non riuscivo a captare quale fosse il nesso del discorso ma non abbandonai la strada maestra, anche se decisi ugualmente di restare in silenzio e di dare ascolto al dottore.
<< La morte di Calabrese mi ha scosso e addolorato, ma quello che mi tormenta e l’esistenza di questo animale in circolazione. Andiamo, mi sembra chiaro che sia stato un omicidio mirato e forse studiato, rivolto ad una parte precisa della nostra società; mi riferisco alla nostra parte della società, i gay >>.
<< Se permette, caro dottore, queste sono vane ipotesi, per delle conclusioni palpabili  lasci lavorare persone competenti. Ora non ci perdiamo nell’oblio dei se e dei potrebbe essere, ma si accinga a rilevarci il perché di questa documentazione, se mi permette, falsa >> anche Luigi si era arroccato sulla questione principale e lasciai che continuasse la conversazione.
<< Vi prego, per me è già molto difficile esprimere questo argomento, concedetemi di  arrivare alla parte conclusiva che vi garantisco è gravosa, ma allo stesso tempo attinente con le mie ipotesi >>. 
La situazione cominciava a prendere una forma più comprensibile e di conseguenza più chiara; evidentemente tutto l’ambiente che ci circondava temeva un qualcosa, ma di cosa. Praticamente il peggio già era avvenuto, un morto. Più definitivo  e lapidario della morte   
 vi è  solo un altro stadio: un’ altra morte. Doveva essere questo che affliggeva il nostro dottore, forse le sue non erano ipotesi ma certezze; magari aveva ricevuto lui stesso delle minacce o un messaggio rebus. Poteva anche essere che l’ affanno di rimanere nascosti, aveva portato entrambi a frequentare ambienti subdoli e pericolosi, che prima o poi chiedono banco dei servizi offerti e quando lo fanno non sono disposti a concedere sconti di nessun genere. 
Quindi il professore  Calabrese non era un angelo reincarnato tra gli uomini, in fondo difficilmente si resta vittime di tali sevizie senza che l’anima si sia imboscata tra arbusti ed erbacce di ogni genere. Ma il succo non era questo. Mi rodeva il fatto che queste persone agognano nel preservare la loro facciata per poi puntare il dito inquisitore sugli errori degli altri. Quindi dovevo sapere, dovevamo sapere anche per il bene delle indagini e non esitai nuovamente con la stessa domanda.
<< Dottore Attanasio, lei vuole, per quello che ho carpito, comprensione ed incoraggiamento, ma le ribadisco che la situazione è ancora molto oscura e oserei dire anche rischiosa per     noi inquirenti. Cercherò di spiegarmi al meglio: il fatto,  garantisco che trattasi di un fatto e non di una supposizione, è che il tutto è confusionario. Lei ha più o meno spiegato i suoi timori, ma non ha specificato quali siano essi, e considerando il rapporto molto superficiale stilato, penso che abbia nascosto qualche cosa >>.
<< La questione si stringe intorno a questo particolare: è stato occultato un evento molto significativo >> riprese lui.
<< Potrebbe illuminarci, allora >> gli risposi di rimando calma e gentilezza.
<< La scure che ha provocato effettivamente la morte… Dio, come faccio a raccontarlo >>.
<< Cerca di farti coraggio, Nicola. Ti prometto che prenderemo quel mostro >> l’ amica lo rincuorò, nel tentativo di alleviare quell’ uomo, in preda alla disperazione ed a una vistosa vergogna.           
Nel frattempo, Luigi restava in silenzio, rinchiuso nella sua serrata concentrazione: quando doveva calarsi nei panni dello spettatore lo faceva in modo singolare. Come una statua occupava un limitato tratto della stanza e non obbligava il colloquio in modo esagerato. Qualche piccola domanda e di nuovo silenzio, doveva immagazzinare ogni piccola espressione, ogni smorfia del viso, ogni forzato movimento di chi gli stava davanti.  E aspettava il fiato del dottore.   
<< La scure che ha provocato la morte del professore Calabrese, dopo aver terminato la sua opera di morte, non è stata lasciata lontano dal corpo come racconta il mio rapporto, ma l’assassino l’ ha adoperata per firmare il suo delitto >> seguì subitaneamente un’altra pausa.
<< Cosa vuole dire >> mi riproposi caparbiamente per cavalcare l’ attimo.   
<< Nicola, fatti coraggio >> di seguito la dottoressa.
<< Praticamente il manico è stato infilato nell’ano del Professore Calabrese >> vomitò di botto, prima che un forte pianto smorzasse ogni altra parola.





CAPITOLO V




L’ irreale congiunturale del nostro lavoro è collocato nella predisposizione morale e plica di colui che si trova ad ascoltare alcune notizie. Ad onore della coscienza umana in genere, un atto di tale efferatezza è un pugnale bagnato al sale, che trafigge la sensibilità e di conseguenza sfonda di botto la serenità del comune vivere moderno.
Il pensiero, il ragionamento da salotto del manico che trafigge  l’ano, porta la fantasia nera in altre dimensioni, in altri tempi. Difficilmente, guidati da avara sincerità, focalizziamo l’ iride sul nucleo della realtà, su quale tavolo effettivamente e con quali commensali consumiamo il vivere quotidiano. Ma un poliziotto ne è a conoscenza. E sulla base della nostra esperienza, entrambi, avevamo forzato la mano, perché mancava un pezzo al puzzle: la firma.
Un serial Killer non termina il lavoro senza aver tradotto la sua ultima pennellata come la sintesi dell’opera completa e identificativa. E’ comprensibile, ma non nel Salernitano, nel bel paese,  dietro l’angolo, vicino al citofono delle nostre abitazioni. Perché l’ angoscia ipocrita, nasce dal pensiero che l’alito famelico e bestiale non possa salire dal nostro scantinato, e tanto meno non possa essere collegato alla nostra linea telefonica; lontano è comprensibile, ma così attiguo al nostro mondo muta la pelle come carta vetrata. Il grottesco, per chi ha adoperato l’animo ad ascoltare il seguito della storia, è il contrasto, da una parte, tra il desiderare una via di uscita dal discorso e un’ incessante voglia di proseguire dall’altra. Una lotta forte e incessante, che guida, inevitabilmente, la curiosità in vie oscure della mente, tanto d’ avvicinarsi alle ideologie criminali, fino a baciarle e sotto alcuni aspetti condividerle. Terribile e contorto. Perché chi ha il compito di circoscrivere una mente criminale, deve articolarsi affinché anche il suo modo di pensare sia criminale, diabolico, concreto.
Appare irreale come ragionamento, purtroppo è così, perché  il disegno di queste persone deviate è consistente, palpabile con una logica spicciola e di conseguenza accessibile. Inoltre, come la più semplice delle somme algebriche, uno più uno porta il semplice risultato e avaro di sorprese: due.
 Da tutto ne scaturiva, nel caso specifico, che il dottore Attanasio era impossibilitato a sviluppare compiere il proprio compito, perché calpestava una chiara ed evidente situazione conflittuale, che avrebbe portato le indagini su sentieri incongruenti. Il groviglio era incorniciato dall’ inevitabile e tangibile presa di posizione di parte della procuratrice, che, a modo proprio, aveva indirizzato forzatamente le manovre investigative e di conseguenza i  sospetti lontano dall’ amico dottore. Naturalmente fummo contattati per questi motivi: eravamo stimati nell’ ambiente e appartenevamo radicalmente a quelle terre. Fatto più rilevante, che convinse i proprietari dell’inchiesta, fu la conoscenza delle nostre abitudini: avremmo sbraitato, infierito, ma, una volta assaporato le tracce, difficilmente avremmo lasciato perdere. Molta luce necessitava portare nelle stanze oscure del caso e questa volta fu Luigi a riprendere il mazzo di carte in mano.
<< Tutto sommato, ora con il ritrovamento dell’ arma mortale, il discorso non fa una grinza, ma quello che mi sorprende e mi rende di animo inquieto è un aberrante interrogativo. Dato per stabile la sua irregolarità relativa al rapporto ufficiale, mi chiedo morbosamente quali siano le vostre considerazioni, in merito. Mi riferisco a quelle non ufficiali, le personali. Chi ha potuto effettivamente compiere questa aberrante azione criminale, soprattutto si tratta di singolo individuo o invece è l’opera di più persone, o per meglio dire di più animali ? E non è finita qui, fatemi arrivare al punto della situazione: anche la famiglia è coinvolta in questa pagliacciata di facciata ? >>
Segui un torbido silenzio frastornato da lamenti di stomaco che lasciava limpida analisi della possibile risposta, che accompagnata dall’ultima goccia di pudore rimasta, fu fornita dal frastornato dottore.
<< Diciamo che il Professore Calabrese aveva particolare attenzione a giochi e stranezze sessuali, questo è stato un motivo per cui il nostro rapporto è stato interrotto. Praticamente aveva rispetto solo dei bambini, fortunatamente, poi amava fare le cose più stravaganti soprattutto quando era protagonista la moglie >>.
<< In che senso, vuole dire che tutto sommato tra di loro vi era sempre e comunque un rapporto vitale? >> si lanciò nella domanda Luigi.
<< In pratica si potrebbe rilevare un’ accesa intesa tra di loro, ma non è cosi semplice. Ho parlato di stranezze e tali si dimostrano agli occhi di persone, diciamo, normali che vedono il rapporto di coppia come un punto fermo della vita. Tutto ebbe inizio, suppongo, quando il Calabrese scoprì forte interesse per  persone del suo stesso sesso, ma tale analisi di se stesso  non gli fece escludere sua moglie dalla propria vita sessuale, anzi le ha sempre riservato un ruolo da protagonista. Sconsolante, ma è la pura verità poiché anche io sono stato protagonista delle inebrianti orge orchestrate da quell’individuo >>.
In questa nuova fase del racconto, un forte senso di ruggine si raschiava nelle parole del dottore che si ripresentò acido e sicuro come all’inizio del nostro incontro. Era fiero delle sue scelte di vita, ma si allontanava decisamente dalla visuale del suo amante ammazzato, anche se fu sua  prossima ammissione che non aveva disdegnato festini  a luci ultra rosse. Probabilmente subì qualche ricatto, oppure il gioco si era moltiplicato sfuggendo totalmente al suo controllo. Resta il fatto che l’inverosimile era di facile consumo in questa storia, da cui, se ne avessi avuto possibilità, avrei  preferito essere lontano chilometri e chilometri.  
<< Gentilmente, potrebbe continuare il racconto, dottore  ? >> ruppe la pausa Luigi.
<< Praticamente godeva vedere la moglie amata da altri uomini, per meglio dire ragazzi dell’università. Li reclutava facendo loro intendere aiuti relativi allo studio, anche se questi non si facevano pregare più di tanto poiché la signora Calabrese è una bellissima donna, e un buon voto più una bella preda sono un allentante bottino. Ma il professore possedeva doti di burattinaio arcigne e calcolatrici di innata ruvidità, in sostanza non lasciava nulla al caso e ogni volta poneva  sulla bilancia un controvalore  sempre più scabroso e piccante, curandosi che i suoi attori non potessero abbandonare il palcoscenico, con  l’ ausilio di ricatti e minacce. Il culmine si raggiunse quando orchestrò l’orgia delle orge, in un appartamento di Battipaglia, nessuno fu escluso, anche il regista passò davanti alla cinepresa. Ci trovammo in sette, sette anime in balia della follia sessuale del Calabrese: la casa si trovava al settimo piano di un palazzo residenziale dove il professore amava passare le sue notti deviate, ma quella volta tutto si concertò in pieno giorno, poiché questa novità lo conturbava più del solito. I ragazzi erano di aspetto non aitante, grassi, molto deboli psicologicamente e sicuramente  indietro con lo studio; a lui piacevano queste caratteristiche, infatti diceva sempre che voleva dare loro un’opportunità, venire incontro al loro destino mediocre, e infatti, dopo i loro servigi, li ripagava con le domande dei test che avrebbe proposto agli esami prossimi. Fu un miscuglio di corpi e di aliti, il cui odore è ancora vivo nelle mie narici, senza più confini al pudore e alla decenza. Io, la Calabrese e il consorte ci unimmo in una sola entità: fummo donne fino in fondo al nostro animo, sotto le mani tremanti e disgustate degli studenti >>.
Queste ultime confessioni apparvero limpide e lineari senza sbavature ed intercalari, marcate parole di vergogna e rammarico, accompagnate da fugaci e timorosi sguardi lanciati all’amica presente. Si era stretto tra le spalle rigide e infreddolite. Dal totale del suo corpo di ghiaccio, si distinguevano  le due grandi becche, legate al capo da un fiume di sangue che si era stagnato tra i capillari di esse, rendendole di fuoco.
<< Perché si è lasciato andare, se disdegna il tutto ! >> secco, mi riproposi nel ragionamento.
<< Forse, signori, è meglio arrestarci per una pausa e concedere che il dottore prenda una boccata d’aria >> di rimando, intervenne la procuratrice.
<< No, voglio continuare. Potrei non avere più il coraggio di andare avanti >> balbettò l’imputato.
<< Quale è la sua preoccupazione maggiore? Cosa la tormenta effettivamente? Non penso che lei ci renda partecipi di tutto questo solo per dovere di cronaca >>.  Luigi, invece, non si curò minimamente della preghiera del giudice ed impazzava con le domande, come una tigre ferita in agonia. Qualche particolare scivolava sull’olio e ed era suo intento dare un identità alla storia.
<< Vicino al cadavere è stato rivenuto un bigliettino piccolo e libero, dopo l’analisi di laboratorio, di qualsiasi impronta e traccia. Per essere più precisi, era un ritaglio di un libro che recitava testualmente: “ Vero o falso che sia, ciò che si dice degli uomini ha tanta importanza, nella loro vita e soprattutto nel loro destino, quanta ne hanno le loro
 azioni “……..>>.
<< I miserabili, di Victor Hugo >> intervenni prontamente.
<<………. Esattamente, con tale enunciazione è chiaro che l’assassino conoscesse a fondo la vita e la persona del Calabrese, altrimenti oscuro sarebbe il significato di questo lascito ai confine del corpo cadavere >>
<< Fantastico, quello che non ho capito in tanti anni di scuola, mi si ripropone con questo caso, ma perdonatemi se abbandono le lezioni, lei ha occultato anche questo, secondo il suo giudizio, piccolissimo indizio nel rapporto. Perché in esso, lo garantisco, dopo averlo letto stanotte, non risulta nessun ritrovamento relativo ad un biglietto o messaggio di qualsiasi genere e natura >> il collega iniziava a sputare collera al posto della saliva.
<< Ho occultato qualunque cosa che avrebbe potuto nuocermi, perché voglio restarne fuori da questa lurida storia. Per dirla tutta, non frequentavo più quella carogna da oltre cinque mesi, per quanto mi riguardava apparteneva al mio oscuro passato. Un errore, un grave errore che stavo cercando di seppellire, quando,invece,  fui chiamato per la perizia di un cadavere ritrovato nei pressi di una pattumiera. Pochi minuti di ragionamento, un’occhiata ai colleghi presenti, mi accorsi che mi dovevano molti favori, e via con l’occultamento di qualsiasi prova che avrebbe potuto legarmi a quell’uomo. Purtroppo, mi è sfuggita la cassetta Vhs pornografica gay ritrovata nel baule della sua macchina, che invece fu rinvenuta durante il fermo al veicolo della polizia investigativa. Da quel momento le indagini hanno imboccato la pista del giustiziere, classico, dei gay o di chi offende il naturale corso dell’umanità, ed è nata in me una paura devastante. Di conseguenza, ho chiesto aiuto alla signora presente, la quale rappresenta anche il mio alibi di ferro. Mi ha rincuorato con la notizia che avrebbe confidato l’incarico nelle mani di esperti del settore, lasciando fuori gioco la polizia ordinaria. Il resto è storia recente >>.    
<< Ma la procuratrice ha riferito che il congresso a Milano è durato dieci giorni, se è così come è possibile che lei abbia fatto i primi rilevamenti al cadavere? >> di nuovo incalzante Il collega, mentre io già mi ero perso nei meandri della storia.
<< Ci siamo imbarcati con l’aereo di ritorno da Linate  alle 23.23, appena raggiunti dalla notizia alle ore 22:00. Atterrati a Capodichino  alle ore 01: 25, un caravan della polizia investigativa ci ha condotti a Salerno e di conseguenza nei parcheggi della procura. Di li a poco fummo condotti sul luogo dove giaceva cadavere il professore Calabrese, verso le due della notte. Da un prima analisi, il corpo era cadavere da più di quattro ore, direi quasi cinque, come confermato poi in sede di laboratorio, quindi si presuppone  che l’omicidio, o il decesso per essere più chiari, sia avvenuto più o meno alle ore 21:00 del giorno 12 dicembre  e di conseguenza rinvenuto alle ore 21 : 47 dello stesso giorno da una pattuglia della polizia. Le sevizie, invece, si sono sviluppate durante i pomeriggio, probabilmente fino dall’ abbandono della manifestazione universitaria da parte del Calabrese, causando poi il decesso. Comunque in quelle ore, come detto, mi trovavo a Milano con il giudice Letizia >>.
<< Questo a suo dire, ma se è in atto una discussione è perché lei ha occultato la verità >>.
<< Signor Febbario, si chiede qualche favore tra colleghi, ma non si può mentire sull’ ora legale del decesso  di un morto ammazzato e trucidato. Sarebbe una cosa improponibile per tutto lo staff con cui si lavora. Quindi quello che riferisce ora il dottore è la verità >> si pose come avvocato difensore la procuratrice.
Luigi cominciò a fissare tutti noi: pensieroso si torceva la mano dietro la nuca e con li piede destro infliggeva piccoli colpetti al pavimento come per trasmettere il ritmo dei pensieri agitati. Finalmente si ripropose: << Il suo staff cosa ha rilevato nel contenuto gastrico, nel fegato o nella milza?  Se ha rilevato qualche traccia, di cosa si tratta ? >>
<< La sua fama non rende giustizia alle sue qualità reali, Signor Febbraio. Barbiturico, considerevoli quantità di barbiturico >> .
<< Grazie per il complimento dottore Attanasio, ma non pensi che sia tutto intuito, rammendi che ho letto il falso rapporto stanotte e queste domande mi aiutano a scindere le notizie utili da quelle false. Torniamo alla domanda: questa dose massiccia di farmaco avrebbe potuto provocare un coma voluto ? >>
<< Probabilmente questo era il fine >>.
<< Quindi il nostro assassino non ama assistere ai lamenti delle proprie  vittime, e questo, vi garantisco,  mi manda fuori strada, come un’auto su una lastra di ghiaccio >>.
<< Cosa intende dire, Febbaraio ? >> curiosa intervenne la procuratrice.
<< La storia e la logica criminale  insegnano che queste persone cercano la disperazione delle proprie vittime, ma  se ha narcotizzato la preda, tutto il quadro si inasprisce, difficile  fotografare e definire questa mente deviata >> effettivamente Luigi lasciò un sentore di dubbio nella piccola stanza, che radicalmente ridimensionò le aspettative speranzose delle due figure che rimasero interdette e passive di ogni movimento; poi, preso da un sussulto autoritario di comando, si rivolse di nuovo  al dottore inquisito.
 << Per ora ci fermiamo, questa storia è ricca di troppe contraddizioni e di reticenze, io e il mio collega dobbiamo riordinare un po’ le idee >>. Si alzò come una molla in libera espansione, riportò le braghe sopra l’ombellico e lasciò la stanza senza battere ciglio. Ormai questa situazione assomigliava ad un paniere pieno di vermi, ognuno diretto in una direzione disparata, senza disegno ne logica. Cosa avesse concretizzato il capo, dopo questo ulteriore dialogo, mi era oscuro, ma sapevo che chiunque avesse mentito non avrebbe avuto scampo; lo intuivo da come aveva arricciato il grugno: era adirato, infuriato, non amava essere raggirato per nessun motivo, anche se poteva configurare nobili fini.
 Il dottore, dopo la confessione, accennò un irresoluto saluto, parve scomparsa la sicurezza mostrata nei primi attimi del nostro incontro, ripose fogli e pennini nella borsa di stoffa per poi scomparire nel lungo e mal illuminato corridoio della procura.
<< Febbraio, potrebbe rientrare per favore >> fece il procuratore con tono materno e pacato, mentre io mi ritraevo tra le braccia per preservarmi dal clima perturbatore che campava in quella stanza. Luigi smanacciò la mano destra che ancorava stretta tra le dita una sigaretta, ormai già a metà, vittima dei suoi energici tiri, caratteristici quando il nervosismo gli si era radicato pure nelle radici dei capelli.
<< Anche io sono una fumatrice, le garantisco che non mi  reca fastidio affatto >>.
L’interpellato  prese nuovamente posto sull’esile seggiola che aveva lasciato pochi attimi prima e aspettò che lei facesse la prima mossa, che non si fece aspettare più del dovuto.
<< Anzi potrebbe offrirmene una, le mie sono in ufficio >> aveva un modo di fare leggero ma efficace, diritto nel segno e anche Luigi non era rimasto illeso dal quel sottile fascino.
<< Bene, una buona sigaretta placa pure gli animi più burrascosi, non crede Febbraio >>.   
<< Se si riferisce al mio animo, è completamente fuori strada. Sono calmissimo, anzi oserei pronunciarmi sereno >> ribatté l’altro fumatore, sarcastico.  
<< Se cosi è, possiamo formulare una piccola sintesi della situazione noi tre, poiché il ruolo del dottore non è più necessario, ora che ha dato tutte le spiegazioni dovute >>.
<< Spiegazioni che lasciano il tempo che trovano, ha sempre falsato una perizia ufficiale, mica stiamo parlando di bruschette al pomodoro fresco >> tuonò Luigi come tromba forata.
<< Okay, fermi tutti, questa non è  la strada giusta. Punto primo: se accettiamo l’incarico, questo clima di tensione farà bene solo all’assassino, quindi, Luigi, calmati.
 Punto secondo: cara dottoressa, e questa non è affatto una novità, lei ci deve delle spiegazioni concrete e quindi il mio collega Luigi Febbraio si accingerà, tra pochi secondi, alla fine della sua sigaretta, a formulare alcune domande che stanno per partorire un forte mal di testa. Era questo che cercavi di comunicare, vero Luigi? >> fu il mio estremo tentativo di riordinare quel groviglio di mali umori.
<< Esattamente >>.
<< Bene, cominciate, sono a vostra completa disposizione >> e riprese a giocherellare con i suoi bracciali, proprio come il giorno prima.
<< Sono curioso di sapere perché ha riferito che il corpo della vittima non è stato denudato, quando invece abbiamo saputo, dalla confessione del dottore, che il manico della scure è stato orribilmente usato attraverso il corpo del professore Calabrese >>.
La dottoressa non destò alcun timore alla domanda proposta da Luigi, e prese di animo freddo a raccontare le sue motivazioni, senza lasciare i braccioli della sua sedia come se fosse alla bramosa ricerca di un punto fermo.
<< Perché è a verità, l’assassino ha solo scucito i pantaloni nei punti opportuni al suo intento, senza, quindi, tirarli giù >>.
<< Per quale oscuro motivo non è stata chiara dall’inizio ? Perché tenere nascosto una notizia, non colgo l’intento >>.
<< Febbraio, le ho riferito che le forze in campo potrebbero essere più di una, ed ognuna con un fine ed un intento diverso. Poniamo, per ipotesi, che la moglie del professore si sia affidata nelle mani di un politico molto potente, con il fine non di salvare la memoria del marito,  ma la sua reputazione, tenendo lontano giornali e televisione, in fondo lei è ancora su questa terra e probabilmente vorrà restarci nel migliore dei modi. Bella, fresca e spregiudicata nel sesso, con amicizie influenti, ne adesca una di queste, la porta a letto e il gioco è fatto. Ci troviamo di fronte ad una persona potente e che farebbe faville per la donna di fuoco che ha appena conosciuto o che forse già conosceva da tempo. Un avversario terribile e con un’identità svariata, potrebbe essere un politico, un generale, un colonnello oppure un uomo dell’alta finanza. Le situazioni non sono sempre bianche o nere, ma molte volte possono raschiare sfumature di grigio, allora bisogna usare astuzia e diplomazia. Il mio proposito è quello di salvare un amico fraterno; questo dal punto di vista personale e affettivo, d’ altro canto desidero catturare questa presunta bestia che gira illesa per la nostra città e appagare il lato professionale >>.
<< Allora, c’è un coinvolgimento personale in tutta questa storia pazzesca ? >>
<< Certo Fattoruso. Quella persona ha impersonato mio padre, mio fratello e l’amico che ognuno di noi dovrebbe avere nella propria vita. E’ un uomo perbene, il suo unico errore, per questa società razzista, è di essere un omosessuale. Avete la vaga idea quanto costi  essere attratto da persone del proprio sesso nel sud Italia, si vive da inferno ve lo garantisco; ogni momento , ogni situazione è un’occasione per essere torturati ed emarginati >> .
La conoscevo  da poco tempo e non l’avevo mai vista confidare senza barriere il suo pensiero nascosto e intimo, un velo di sincerità aveva contornato il suo parlare, tanto da lasciarci leggermente intimoriti. Un'altra aggressione sembrava inopportuna e di questo avviso, considerando la pacatezza della voce, fu anche Luigi.
<< Dio Santo, perché ha parlato della cassetta pornografica, se ancora non si fidava di
 noi ? >>
<< Questa è una domanda terribilmente sciocca, caro Febbraio. Il motivo mi sembra sempliciotto: perché questa notizia fu raccolta dalla polizia scientifica quando il veicolo fiat 127  era in stato di fermo, quindi da ritenersi notizia ufficiale, perché tenerla nascosta >>.
<< Dottoressa Carla Letizia, ci dica, allora, cosa tenere in considerazione in questo casino di notizie, di documenti falsi e di dichiarazioni reticenti >>  chiese Luigi, alzandosi per dare una sistemata alle braghe nuovamente in disordine.
<< Molto semplice: punto primo vi garantisco che il dottore Attanasio è innocente, punto secondo il Calabrese era un bastardo e suppongo che il suo assassino si sia vendicato di qualche screzio del passato.  Punto terzo: la vittima è stata drogata, ma il decesso è avvenuto con un colpo alla nuca inflitto con una scure, il cui oggetto è stato riutilizzato in altro modo dopo l’ avvenuta morte,  come comunicatovi dal dottore. Prima del colpo mortale, la vittima fu trafitta attraverso la schiena con piccoli colpi, sicuramente non decisivi, tramite un coltello di piccole dimensioni che è stato ritrovato nei pressi della pattumiera dove giaceva il cadavere, insieme ad un bigliettino. Infine ha manifestato l’obbligo di cavare gli occhi alla vittima, presumibilmente per punire la parte da cui il Calabrese attingeva maggiore libidine: osservare le proprie vittime.
 Riguardo al profilo ipotetico dell’assassino, facile da definire: una volpe selvatica, come già discusso e stabilito in precedenza. Ha approfittato della manifestazione a scopo benefico organizzata dalla facoltà, in modo che il veicolo fiat 127 del professore fosse costellato da impronte fresche di ogni genere. Non soddisfatto, toccando limiti di psicosi acuta, ha riempito la macchina di unghie e capelli non appartenenti allo stesso individuo, cui difficilmente si potrà dare ad essi un’identità. Questo è tutto, anzi è solo l’inizio di un rompicapo che sfida ogni logica. Per tale motivo, tranne la polizia scientifica, nessuno inquirente ordinario ha messo le mani in questo caso. Sono stati scelti due professionisti dei servizi segreti interni, con la speranza che accettino l’incarico >>.
<< Se siamo stati scelti, trattasi di ordini. Non ci resta che obbedire. Siamo a sua disposizione, magistrato Carla Letizia >>.
<< Ne sono contenta e felice, non potevo aspettarmi di meglio. Bene non ci resta che tornare alla centrale operativa nello scantinato >> .
<< Penso che questa sia una decisione errata. La mossa giusta è quella di tenere fuori qualsiasi estraneo alla discussione avvenuta tra noi quattro, alla luce di quanto abbiamo appresso è meglio non fidarsi di nessuno. Avremmo bisogno di un altro accampamento, più discreto e più sicuro >>.
Nacque spontaneo questo suggerimento dal mio animo, dopo tanto ascoltare avevo compreso che  la situazione era più scabrosa del previsto, e poi, come già ho espresso all’inizio, quando politica e magistratura si scontrano non ne scaturisce mai niente di buono. Quindi se la matematica non è un’opinione, e noi non eravamo i vassalli pro Calabrese, qualcun’  altro si sarebbe rilevata talpa all’interno della polizia  investigativa, sottomettendosi o vendendosi alle pressioni politiche esterne alla procura.  
<< Pare un ‘ottima riflessione. Penso che il mio appartamento sarà il luogo adatto per i nostri piani. Naturalmente continueremo, come facciata, a lavorare con lo staff investigativo, lasciando intendere solo parte dei nostri progressi >> con queste ultime parole sembrò che, finalmente, avesse tirato un sospiro di sollievo.
Luigi parve tranquillizzato e soddisfatto della raccolta indiziaria preliminare, anche se dal suo sguardo arguto mi trasmise la sensazione che volesse ancora riferirmi novità da apportare al programma stabilito.
     







CAPITOLO VI




In macchina,  le mie sensazioni  trovarono appagamento, Luigi si era convinto  e forse credeva alla versione del Dottore Attanasio, ma l’esperienza e l’intuito lo indussero a cercare nuovamente la  mia attenzione, per dare un contorno omogeneo e chiarificatore a quell’accozzaglia di notizie immagazzinate.
<< Apporteremo  qualche piccolo cambiamento ai   piani predisposti  con la dottoressa Letizia >>.
<< Che intendi precisamente ? >> chiesi con il fiato preparato nella gola pronto a porgli attenzione.
<< Niente di particolare, diciamo che tutto sommato mi hanno convinto, ma non voglio che sporchino le indagini con decisioni avventate, sono troppo coinvolti. Lavoreremo anche per conto nostro, con le nostre fonti segrete. Tanto per cominciare: contattiamo L’ AZIONE NERA infiltrata nell’ università, facciamo della vera luce su questa faccenda >> quando ghermiva questa risoluzione, la circostanza non era mai semplice e davvero si trovava in un vicolo cieco.
L’ AZIONE NERA è un’ organizzazione legata al potere dello Stato e lavora unicamente per lo Stato; senza contaminazioni esterne, scavalcando qualsiasi ostacolo, pur di raggiungere il proprio scopo, anche quello legale, si pone come il sistema nel sistema. Per intenderci meglio, se l’organizzazione ritenesse di aver raccolto delle prove a sufficienza su un individuo pericoloso, senza poterle dimostrare o sostenerle in un pubblico tribunale, essa deciderebbe che il soggetto è un bersaglio e di conseguenza andrebbe eliminato. Nessun processo, niente difesa, solo un’ apparente fatalità che porta alla morte. Il surreale di questa loggia appartiene al braccio esecutivo formato da migliaia di uomini che assumono un’ identità estranea alla loro, tale copertura potrebbe durare anche una vita intera, senza che il soggetto riceva un bersaglio nel proprio mirino, o un contatto dall’organizzazione. Un lavoro, una professione, senza particolari legami personali, potrebbero essere il focolai di un punto di partenza per una recluta dell’ AZIONE NERA, una chiamata improvvisa, un leggero interessamento e il vortice aziona la sua furia.  Una volta militanti, i soggetti raccolgono notizie, foto e rilevamenti del territorio in cui sono stati assegnati, tutto materiale che verrà spedito ad una casella postale, il resto silenzio tombale. Zero telefonate, zero contatti, l’unico punto di riferimento, l’assurda scelta di rimanere soli tra milioni di persone per spiarle e eventualmente condannarle.
Un corpo speciale che non si avvale di professionisti all’inizio, ma di persone comuni che non  destano sospetti perché la loro vita seguirà il corso naturale, senza svarioni né cambiamenti improvvisi. All’ AZIONE NERA possono ancorare tutti, basta avere i requisiti indicativi a delineare il soggetto ottimamente definito: una persona comune, ma pronta ad uccidere a sangue freddo se ci fosse l‘ imperativo, predisposto alla gerarchia e con un amore viscerale per l’ordine. Solo, vendicativo verso la società per attriti del passato di ogni genere, il subalterno vive e succhia informazioni, per dare notizie ed istantanee al cervello centrale, focalizzato sui continui cambiamenti dell’ambiente in cui ha radicato i propri ceppi. Ma il loro compito non si limita solo a questo, poiché devono rendere collaborazione ed informazioni agli altri corpi segreti quando espressamente ne viene fatta richiesta. Il problema è il contatto, talmente protetto e codificato che molte volte potrebbe essere lasciato inevaso. Un codice di accostamento che ha dell’ assurdo, ma terribilmente efficiente. Un approccio che nasce, da parte del richiedente, con un disegno di un fiore: una margherita a sei petali, sul luogo dove si desidera che avvenga il contatto con l’ Azione Nera, accompagnato da una data che si protrae nel tempo, dalla nascita della figurazione, per un mese. Per la durata di questo periodo si frequenterà il luogo tutti i giorni, da mezzogiorno fino alle ore tredici, aspettando l’arrivo del soggetto sul posto. Se l’incontro dovesse avvenire, l’agente si presenterà con questo comunicato: <<Un peccato assistere ad una margherita senza stelo >>.
Il richiedente a sua volta risponderà: << Non ne ha bisogno, perché ha sei petali >>.
 Da quel momento l’ aderenza è ufficialmente avvenuta.Tutto questo per evitare contaminazioni, scandali o addirittura inchieste. Qualunque magistrato venderebbe l’anima al diavolo per essere titolare  di un  tale accertamento: lo Stato dentro lo Stato.
Lo Stato che lotta contro il crimine con il crimine di Stato. Un piatto da degustare fino alla fine. Ma se anche a noi è permesso il contatto, significa che un po’ di crimine è in ogni corpo militare, anche nella polizia segreta al servizio della giustizia. Tanto da far pensare che l’uomo si sia evoluto solo di facciata, ma vige sempre la legge del più forte.
Per tornare a noi, le undici del mattino portavano un sole caldo e pungente e dopo il colloquio con il medico legale e il magistrato, Luigi aveva confidato fortemente le speranze nell’incontro con l’ Azione Nera, anche se avrebbe comportato facilmente una grande dissipazione di tempo e di energie. Ma la situazione lo richiedeva e poi, da quando mi aveva telefonato a casa di Maria, c’era stato solo un grande chiacchierare, mentre lui era abituato all’azione, alla strada.
<< Okay, stabilito ciò, non ci resta che comprare una bomboletta di colore e disegnare la margherita  su un muro dell’università >> mi riferì, rompendo il silenzio in cui mi celavo quando mi immergevo nei mie ragionamenti interiori. 
<< Non penso che la bomboletta sia l’ideale, all’interno di un complesso universitario, meglio un pennarello e un telefono pubblico al posto del muro >>.
<< Che dici Marco? Un telefono pubblico? E quando la vede la margherita nel 2030? No qua il tempo stringe, bisogna far presto, altrimenti passa questo Natale e arriva anche l’altro >>.               
<< Come al solito sei poco informato perché non frequenti i corsi di formazione. L’ Azione Nera predilige i telefoni pubblici, sono meno in vista. Luigi, queste cose lasciale a me, possiedo una preparazione più esauriente >>.
<< Che vuoi dire che quello si mette a controllare i tutti telefoni dell’università, ammesso che ci sia una spia nell’università >> mi rispose  sorpreso ed adirato.
<< Proprio così, se ci pensi è più facile, basta che faccia finta di fare una telefonata, e poi il richiedente non è costretto a fare un graffiti.  Riguardo alla presenza di un infiltrato non ci sono dubbi, l’ azione Nera ha sotto controllo il mondo studentesco, pensa che da lì nascano i deviati di domani >> ribattei per spegnere il suo sarcasmo. 
<< Bah, ho sempre pensato che siano tutti esauriti ed esaltati, e più ne sento parlare e più me ne convinco: comunque, che direzione devo prendere per arrivare a Fisciano ? >>
<< Dobbiamo lasciare la Napoli-Salerno e imboccare l’ autostrada per Avellino, per poi uscire allo svincolo Università. Facile no, ti sei dimenticato che l’abbiamo frequentata prima di entrare in polizia ? >>
<< Caro Marco, sai che non ricordo volentieri quel periodo, se mi sono arruolato è stato per lasciarmi queste terre alle spalle >>.
<< Okay non ricominciamo con la solita minestra riscaldata, piuttosto ieri sera non sei tornato a casa da tua madre, a meno ché non abbia adoperato un elicottero. Se non sbaglio per Montesano sulla Marcellana ci si impiega due ore. Considerando che stamani mi hai chiamato all’ora dei galli ! >>.
<< Ci sono stato a casa, sul portone. Non sono riuscito ad andare oltre, fermo come un salame, ho fissato gli scalini per oltre due ore e poi sono rientrato in procura in tarda mattinata. Non ho chiuso occhio tutta la notte. Verso le sei un addetto mi ha riferito, su ordine del procuratore Letizia, che era pronta una centrale operativa, da che, poi ,è nata tutta la mia sorpresa. Successivamente, nella mattinata, mi hai riferito dei cambiamenti del comando centrale e ho dato tutto per buono, perché mi conosci se comincio a sindacare, magari questa volta mi sospendono addirittura. Quindi lascio che le riunioni di aggiornamento le frequenti tu e io cerco di concentrarmi su questo cesso di caso. Perché tutto sommato si tratta di un cesso di caso e niente altro >>.
<< Non ti capisco, prima mi hai confidato che credi alla versione di quei due e poi ti incazzi in questo modo, che diamine, adesso sembri tu la coda di una lucertola mozzata, mio caro Febbraio >>.
<< Non mi chiamare con il cognome, sai che mi reca un fastidio lacerante. Punto secondo: togli questo “ caro “ dalle palle; punto terzo: la cosa giusta da fare era denunciare quelle due trombette stonate che hanno combinato un bel casino e non lo puoi negare. Punto quarto: quando devo contattare questi pazzi, mi sale sempre il sangue alla testa, perché non sai mai se si stanno facendo una sega o sono nei dintorni >>.
Effettivamente gli uomini dell’ Azione Nera erano sempre un punto interrogativo, potevano ed avevano tutto il potere necessario per celarsi dietro un no comment. In fondo la ragione della loro esistenza era proprio la segretezza e se decidevano di mandarti a quel paese, lo facevano molto volentieri. Però non disdegnavano mai un incontro, aver bisogno del loro aiuto li eccitava, amavano ascoltare la loro forza. Erano innamorati di se stessi. Comunque davano un aiuto cospicuo, caso mai avessero deciso di collaborare. Avevano un dossier aggiornato costantemente e riuscivano a farti calare nella realtà in cui ti accingevi ad operare subitaneamente.
<< Oh, fermati! Una cartoleria: dobbiamo comprare un pennarello >> mi arrampicai al braccio di lui cercando di farlo fermare al più presto.
<< Fai presto che facciamo queste margherite prima di mezzogiorno così non sprechiamo questa giornata >>.
<< E già, vuoi vedere che lo incontriamo tra meno di un ora >> mi scagliai violentemente contro la sua voracità.
<< Ti ripeto, Marco, che con queste teste di cazzo non è mai detto >>.
Subito mi lanciai dalla macchina e dopo pochi minuti eravamo in piena fase artistica, evitando che qualcuno si accorgesse del nostro operato. Dipingemmo tre margherite sui gusci antipioggia dei telefoni pubblici che primeggiavano sui pilastri di puro cemento posti al di fuori della struttura universitaria. L’ateneo lo trovammo come lo avevamo lasciato, un’ eterna opera incompiuta, ricco di tonnellate di cemento ammassato, sembrava fosse piovuto dal cielo in un solo colpo ,proprio come una tegola precipita dal tetto per schiantarsi a terra. Dall’ urto, al suolo fantasioso nacquero piccole colline che, secondo il progetto iniziale, dovevano rappresentare delle oasi di verde, mentre, in realtà, si presentavano solo come grandi accumuli di terra, con qualche chiazza di erba verde.
Comunque il sole  invernale si era posto quasi perpendicolare sulle nostre teste e decidemmo di occupare un panchina, dove divorare in pace una sigaretta. Un forte vento sollevava polvere fredda che tentava di abitare i nostri occhi, anche se  protetti da ermetici occhiali da sole, che indossavamo per camuffarci tra quell’ onda di gioventù.
<< Guardali, sembra che abbiano il mondo ai loro piedi, non immaginano cosa riserverà loro il domani. Magari se scambi una parola con uno di essi ti tratterà pure da primitivo, pare che tutto faccia parte delle loro esigenze, mi trasmettono una tale tristezza. Non sanno che sono le componenti di un gioco più grande di loro >>.
<< E forza, Luigi, mi stai deprimendo, fammi fare questa sigaretta in santa pace >>.
<< Perché vuoi dire che non ho ragione ? I potenti che muovono i fili desiderano che si facciano le pere, che a metà corso lascino l’università e che il sabato sera si riempiano lo stomaco di litri di alcool. Proprio così, perché i burattinai aspirano a lasciare in eredità i fili del teatrino  ai propri figli e ai figli dei loro figli, vogliono passarsi il potere di generazione in generazione. Se queste pecore arrivano, vorranno una fetta di torta e i potenti non vogliono divider niente con nessuno. Prendi il nostro caso, che facciamo ? Niente altro che il gioco dei potenti >>.
<< Senti, hai  pienamente ragione, ma ricordati perché siamo qui! Per incontrare una testa di cazzo, che potrebbe farsi avanti anche tra venti giorni: se fosse cosi, non vorrai farmi mica una paternale di filosofia sulla nostra società per tutto questo periodo ? >>
<< Che diavolo non si può scambiare nemmeno una parola e che avrò detto di tanto……….>>
<< Porca troia, là vicino al telefono centrale si è fermato un uomo: Luigi, muoviamoci >>.
Con passo lento ma deciso ci avvicinammo al telefono, che era distante una ventina di metri dalla nostra panchina. L’ uomo ci dava le spalle poiché era intento a formulare un numero telefonico. Mi volsi repentinamente per segnalare all’ amico di sbrigarsi poiché era rimasto indietro, per accomodarsi le solite braghe penzolanti. Fummo rapidamente nei pressi dell’apparecchio, cercai lo sguardo dello sconosciuto nell’intento di improntare la nostra presenza.
<< Buongiorno, >> si rivolse delicatamente << quando ti serve un numero telefonico non lo scovi mai. I signori devono usufruire dell’ apparecchio ?>>
<< Si grazie, ma faccia pure con comodo >> rispose Luigi.    
<< Questi ragazzi di oggi imbrattano tutto quello che gli capita sotto mano >> riprese a rivolgerci la parola sempre di spalle.
Una piccola pausa, mentre stropicciava la sua agendina e poi continuò con la sua voce educata ma secca e diretta,  che pareva trafiggere il vento freddo, proveniente dalla vicina Irpinia.
<< E’ un peccato assistere ad un margherita senza stelo >>.
  Fu nuovamente padrone il silenzio, seguito da sgomento; non avremmo mai immaginato che si risolvesse la situazione in così beve tempo, ma bisognava fare presto ed essere tempestivi altrimenti il contatto poteva saltare.
<< Non ne ha bisogno perché ha sei petali >> di rimando mi rivolsi allo sconosciuto, chinandomi con il busto per ricercare il suo sguardo.
<< E’ un po’ di tempo che non ricevevo contatti, ma aspettavo qualcuno in questi giorni, infatti eccomi qua. Con chi ho l’onore di parlare? >>
Non aveva l’aria di uno che volesse nascondersi a tutti i costi, anzi viveva il viale con molta disinvoltura, proprio come se fosse di casa e ogni tanto salutava qualche giovine studente.
<< Siamo gli agenti Febbraio e Fattoruso del “ CII “( corpo investigativo interno ), in missione alla procura di Salerno: indaghiamo sulla morte del professore Calabrese, docente in questa Università >>.
 Luigi immediatamente non perse tempo e cominciò prima con le presentazioni per proseguire con le domande che gli interessavano focosamente.
<< Avremmo alcune domande da porre, o quantomeno vorremmo  conoscenza sulle notizie sottobanco che gravitano intorno a questo omicidio, strano e complicato. Abbiamo le idee intorpidite >>.
<< Sono già a conoscenza della vostra identità e sinceramente L’ Azione Nera aspettava una visita, per tale motivo il nostro incontro è avvenuto così presto. Riguardo agli omicidi non sono mai strani o complicati, ma solo necessari……. Salve professore, come va, la vedo in gran forma >> interruppe il discorso con l’intento di stringere la mano al docente di passaggio e poi riprese torbidamente la discussione. << Stavo dicendo? Ah ecco ricordo: uccidere, eliminare è un’esigenza e tutti, se non hanno il coraggio di optare per questa soluzione praticamente, la tengono in considerazione almeno una volta nella loro vita. La storia lo insegna, basti pensare a Caino e Abele, a Giulio Cesare, al presidente Kennedy e a tanti altri avvenimenti che sono stati caratterizzati da un omicidio risolutore.
La grave decisione é la soluzione più redditizia. Il mondo è fatto di logge ed ognuna tenta di preservare i propri interessi e la giurisdizione in cui opera, tutto qui, il sistema si riconduce a questa scarna analisi della congiuntura globale. La faciloneria del vivere sociale è una soffiata di miasma negli occhi, l’uomo incarna l’animale empio per eccellenza: un leone se non ha fame lascia vivere le proprie prede, la nostra razza invece rincorre il potere anche quando è appagata dalle fortune della vita. Ma vi prego, sediamoci un poco, là su quella panchetta dove sceveravate il bene dal male, prima che io arrivassi. Fruite di una sigaretta ? Certo che ne possedete, avete fumato come due ciminiere durante l’attesa >>.
Il collega cercò la mia attenzione come per dire “ te lo dicevo che sono tutti esaltati “, ma lo tamponai tempestivamente per non far declinare il momento di approccio in una eventuale crisi di opinioni discorde e mi accinsi, quietamente, ad interrogare il nostro interlocutore. 
<< Signor……, come ha detto che si chiama ? >>
<< Non le è stato riferito il mio nominativo, beneamato Signor Marco Farttoruso >>.
<< Mi scusi, come è a conoscenza del mio nome di battesimo ? Non lo abbiamo pronunciato durante le presentazioni >>.
<< L’ Azione Nera è a conoscenza di tutto, questa è la sua ragione di esistere. Essa non è altro che un obbiettivo focalizzato su tutti noi, vige e archivia. Successivamente, caso mai le circostanze lo richiedessero, agisce. Comunque mi chiamo Vittorio Apicella, professore in lettere moderne all’università di Fisciano e sono pronto, come  dovere mi impone, ad  offrire aiuto ai richiedenti del CII, in questa fredda e secca giornata di dicembre. Prego, a voi la parola >>.
<< L’ abbiamo contattata perché avevamo bisogno di qualche particolare più preciso sulla morte del professore Calabrese: senza timore confessiamo che siamo in vicolo cieco >>.
<< Fattoruso, le garantisco che se la sua domanda principale è se il Calabrese sia stato eliminato dall’ Azione Nera, la risposta è negativa. L’intento della beneamata si rivolge ad un’azione di pulizia veloce ed istantanea, con poco clamore e residui su cui far lavorare gli inquirenti. In gergo il nostro operato si archivia come “ LAVORO PULITO “ >>. Aveva accavallato le gambe sfoggiando un paio di pantaloni di lana fine che parevano di seta, dalle cui estremità sboccavano alla luce stivali  a mezza caviglia, di pelle morbida e lucente con la cerniera verso l’interno del piede. Puntualmente portava la sigaretta alla bocca accompagnando il tiro con un leggero fischio che nasceva dalle sue labbra secche, crepate dal poderoso vento: sembrava un essere senza dimora, un oggetto di quello sconsolato panorama, che a fissarlo con attenzione possedeva del surreale. Non aveva dispersione di movimenti, raramente puliva il cappotto  cammello, dalla cenere pazza di vento, che teneva prigioniero con la mano sinistra onde evitare che gli orli toccassero terra. Luigi, dopo il mio ammonimento restava quieto, ma impensierito. Un incontro che aveva del prevedibile : rigurgitante di doppi sensi e di richiami filosofici da rendere estenuante il controllo, anche se marginale, della circostanza. Una scena vista e rivista. L’incontro con l’Azione Nera non poteva non essere così. Tenue di argomenti concreti, ma basilare per abbozzare un punto di primordi da cui ricostruire la vicenda fosca.
<< Non è nostra consuetudine trucidare i cadaveri o seviziare le vittime ancora in vita: il nostro è un lavoro funzionale. Con questo piccolo, ma dovuto chiarimento, la nostra conversazione può ritenersi terminata >> fece per alzarsi velocemente, quando Luigi interruppe l’aria pesante che circolava.
<< Okay, abbiamo capito, ma le assicuro che non volevamo arrecare nessuna offesa e accetto che il vostro lavoro non è semplice >>.
<< Non lo è, amico Febbraio, e non è nemmeno gratificante, ma le ripeto che è necessario. Comprensibile o meno dalle genti, è necessario >> mi parve che la calma e un lieve senso di diplomazia fossero nuovamente padroni della situazione.
 << Possiamo tornare al motivo della nostra visita? >>
<< Certo, sarò conciso e senza mezzi termini: siete in un vicolo cieco. Classica situazione del cane sciolto, potrebbe essere chiunque. Il professore Calabrese bazzicava nei meandri della società, intraprendeva rapporti con spacciatori, delinquenti e banditi di ogni genere. Faceva uso incessante di cocaina e lo elargiva anche alle sue prede, per questo motivo era fortemente indebitato con le cosche organizzate del posto. Ma scovò un’ ottima merce di scambio si vendeva gli esami, ma non direttamente allo studente, l’organizzazione criminale faceva da tramite. Un giro consistente considerando che sono stati sborsati fino a dieci milioni di vecchie lire per un buon voto >>
<< Ma siamo a conoscenza che il professore era un tiranno e che molti sono stati falciati agli esami per la sua abnegazione al lavoro, come può avere questa fama integra, quando  poi vendeva  gli esami ?>> riprese Luigi con interesse e titubanza
<< Facile come bere un bicchiere d’acqua, respingeva chi claudicava un pochino, senza pietà. Un errore e via alla prossima sessione, così evitava di muovere un polverone, mentre i raccomandati  possedevano i test molti giorni prima della prova >>.
 << Allora questo Calabrese era melma di prima qualità >>.
<< Non è il primo e non sarà l’ultimo che adopera la sua posizione di potere per arrivare dove si è prefisso, vi ribadisco: la razza umana prova mai sazietà. Comunque, in tutta sincerità, costui non compariva come un possibile bersaglio, la nostra organizzazione mira a individui molto più pericolosi e non celo che questo cadavere è un peso per il nostro operato. Stiamo lavorando ad una grossa operazione finalizzata  allo sconvolgimento del potere criminale del Salernitano, questo è il nostro interesse principale. Mentre la morte del Calabrese inquina
l’ ambiente >>.
<< Non vedo come questo possa ostacolare il vostro operato >> ormai proponevo in completa solitudine le domande, Luigi si fasciò nei suoi pensieri.
<< Molto semplice, come punto cardinale sopprimiamo un gregario di un clan, poi dopo alcuni giorni, un altro di potere superiore del gruppo opposto, in modo ché comincino a farsi guerra tra di loro. Nel frattempo causiamo un diversivo molto lontano dalla zona focale in modo da spostare quanti più militari possibili e rendere il campo libero: ottimo espediente potrebbe rilevarsi lo sbarco imminente di profughi in Sicilia  o in Puglia.
Adesso con questo fattaccio nascerà non poca confusione che renderà il lavoro molto difficoltoso, anche la vostra presenza non viene considerata positivamente, nonostante apparteniate ai servizi segreti >>.
<< Perché rivela tali notizie riservatissime ? >> continuai, approfittando di una pausa mentre si puliva gli occhiali con una pelle per lenti.
<< Niente avviene per caso; è nostro desiderio che risolviate questo caso il più in fretta possibile e liberiate il campo affinché possa avere inizio l’operazione di rastrellamento >>.
<< Ma abbiamo bisogno di aiuto >>.
<< Per questo motivo ho risposto all’appello così velocemente, quindi proseguite con le domande, sperando che io abbia le risposte >>.
<< Perché abbiamo ricevuto l’incarico secondo prassi, mentre la procuratrice Carla Letizia asserisce che il nostro è un incarico non ufficiale ? >>
<< Se permettete questa mi sembra una domanda tendenziosa, mirata forse a carpire se in me vi è buona fede o meno ? Comunque darò la mia versione ipotetica: primo punto sappiamo tutti che i Servizi Segreti Interni adoperano questa politica già da tempo e penso che vi sia stato comunicato. Ricevuto l’incarico, dall’operatore in motocicletta, siete isolati, mercenari delle procure. Il comando centrale non rastrella materialmente il territorio, praticamente lo Stato ufficialmente si porta ai margini di qualsiasi situazione onde evitare un possibile scandalo. A Roma aspirano esclusivamente allo status quo, alla tranquillità e al rispetto dell’ordine, a qualsiasi prezzo. Come un cane che per scacciare le pulci non  smuove una zampa, quindi si avvale della collaborazione di altri insetti che possano fare il lavoro al posto dell’ artiglio. Spero di esser stato esauriente >>.
<< Direi di si, che ne dici Luigi >>.
<< Dico caso nuovo, storia vecchia >>.
<< Ogni squadra tutela i propri interessi, caro Febbraio. Altre domande, Fattoruso ? >>
<< Certo. Come ha fatto il comando centrale a consegnarci una documentazione più dettagliata della procura ? Mi spiego meglio, in autostrada ci sono state consegnate le solite scartoffie preliminari, nelle quali evidentissime erano le foto che raffiguravano gli occhi sradicati della vittima. Perché la procura ha occultato questo particolare ? >>
<< Ottima domanda: il dottore Attanasio è un assiduo collezionista di occhiali da sole. Ne possiede più di mille, più o meno come Elthon Jhon, la pop star britannica. Considerando la sua accesa amicizia con la procuratrice, questo piccolo particolare è stato omesso nel verbale medico, poiché si è temuto la possibile contaminazione del medico, tenendo conto oltretutto dei rapporti interpersonali che aveva intrapreso, in passato, con la vittima >>.
<< Mi perdoni, ma mi sembra un po’ eccessivo collegare il dottore Attanasio alla morte del Calabrese solo perché è un collezionista di occhiali da sole >> cercai immediatamente una risposta a questa strana dichiarazione.
<< Le ho riferito che niente avviene per caso e nulla si lascia al caso: gli occhi sono stati traumatizzati attraverso le lenti da sole che la vittima portava in pieno pomeriggio e con una giornata piovosa: Se questo non è una congiunzione pertinente, allora devo cambiare mestiere. E non è tutto, tale oggetto alla stipulazione del verbale scientifico è stato opportunamente celato.
Quindi ognuno gioca per la propria squadra, la procuratrice e il dottore sono una squadra.  
Naturalmente il gesto è un grossolano tentativo del vero assassino di portare gli indizi al Dottore Attanasio, ma ciò non toglie che, anche se in buona fede, la procura è infettata. Ecco, ancora una volta, la ragione dell’esistenza dell’ Azione Nera, se non avessimo agenti radicati uniformemente non sapremmo mai niente di queste magagne. Ma torniamo al nostro caso: come punto di partenza possedete le notizie dell’ infame esistenza della vittima e in più siete a conoscenza che l’assassino era al corrente dei rapporti con  il dottore Attanasio. Se consideriamo il manico della scure, infilato attraverso l’ano, ci rifacciamo ad un chiaro richiamo omosessuale. Altre domande Signor Fattoruso? Mi rivolgo a lei visto che il Febbraio sembra un po’ distante >>.
<< Naturalmente. Come conosce tutte queste notizie relative al verbale falso al paio di occhiali che è stato nascosto, mi sembrano indizi molto riservati o quantomeno tenuti nascosti dalla procura, anche se in modo improprio ? >>
<< Ma allora lei è poco attento, le ho detto che abbiamo uomini dappertutto e naturalmente anche all’interno della procura. Per non parlare della polizia scientifica >>.
<< Dio Santo, allora siamo tutti spiati ! >> mi venne fuori d’istinto questa esclamazione.
<< E’ un’esigenza >> mi riprese di rimando.
Avevo notato che nell’ultima parte del nostro dialogo era diventato meno ricco nel linguaggio, ma molto più concreto e ficcante, oserei dire risoluto.
<< Professore, penso che la conversazione sia stata esauriente. Almeno abbiamo un punto di partenza. Beh, meglio salutarci, il tempo è prezioso per tutti >>
<< Non abbia fretta, Fattoruso, non siamo arrivati al punto dolente della situazione >>.
<< A cosa si riferisce ? >> intervenne furiosamente Luigi.
<< Non si scaldi più di tanto Febbraio e mi faccia finire. Come ho chiarito poc’anzi, vi sono diversi gruppi che tirano ognuno l’acqua al proprio mulino: da non sottovalutare è quello della Signora Calabrese, che vuole insabbiare qualsiasi scandalo che possa lenire la sua reputazione, vi garantisco che possiede amicizie molto potenti. Quindi, restate in guardia, che sia guardia però. Stabilito anche questo particolare, focalizziamo il vero motivo del nostro incontro e cioè in quale delle squadre in campo desiderate militare >>.
<< Naturalmente in quella della giustizia >> si lanciò il collega come se la domanda  gli fosse rivolta direttamente.
<< Non basta cari signori, per i servizi segreti non basta >> esclamò prontamente, riportando le mani alle lenti per alleviare le meningi dalla morsa delle aste, che sparivano prima nei capelli e poi dietro gli orecchi
<< Cosa  intende dire  con questo, cosa  dovremmo fare. Forse  sono stati  già impartiti  ordini ? >>
Presi nuovamente il capo della discussione evitando che Luigi potesse scagliarsi contro di lui. Avevo notato che doveva essere un personaggio di un certo potere, vista la sua sicurezza e il modo castigato con cui tendeva inviare la discussione.  E il potere all’interno dei servizi segreti si conquistava sposando energicamente la linea politica del comando, totalmente l’opposto del nostro pensiero.
<< Intendo dire che il potere si aspetta che voi facciate il vostro compito per la giustizia, ma allo stesso tempo non dimentichiate a chi siete figli. Praticamente è stato già comunicato che stamattina avete lasciato la sala operativa per spostarvi in piccola stanza, dove è avvenuta una riunione con il procuratore e il dottore, che è sfuggita totalmente al controllo dell’Azione Nera. I superiori non hanno gradito e mi hanno pregato di porre a conoscenza gli auspici che si aspettano dal vostro intervento: in sostanza la scellerataggine, compiuta dal dottore e di conseguenza dalla procuratrice Carla Letizia, dovrà essere documentata in tutti i particolari, anche se innocenti hanno compiuto un abuso d’ufficio, che verrà rispolverato in futuro in caso di necessità. Essenzialmente se il procuratore dovesse rifiutare un nostro invito avremmo un’arma convincente >>.
<< Cazzo, volete ricattarla, ma questo è schifoso, ma chi credete di essere ? >>
<< Febbraio, farò orecchio sordo a queste sue esternazioni anche se potrei polverizzarla. Ma voglio essere comprensivo e raccontarvi una bella storia che forse vi schiarirà le idee >>.
<< Che diavolo Luigi, ti avevo pregato di stare calmo, non ti è bastato quello che abbiamo trascorso in passato. E poi se tu che hai voluto questo incontro, che tutto mi pare tranne che una sana e serena discussione. Dai, calmati e ascoltiamo quello che ha da dirci. La prego, potrebbe continuare ? >>
<< Mi adopererò, ma un’altra interruzione e sarò costretto a lasciarvi per non rincontrarvi. Lei ha parlato di ricatto, bene ora le dimostrerò come un giudice possa smantellare mesi e mesi di pedinamenti, appostamenti e notti insonni. Tutto cominciò quando un negoziante trasmise una comunicazione anonima riguardo ad un modo inconsueto di riscuotere il pizzo, una vera novità nel settore criminale, che all’apparenza potrà sembrare una cosa da dilettanti, ma che, alla fine, si è rilevata un’operazione altamente redditizia, effettuata da cani sciolti e non da criminali appartenenti alle logge organizzate. Questi  delinquenti, in effetti, si procurarono un tabellone in cui si raffiguravano i novanta numeri del lotto, ( quelli con cui si organizzano le estrazioni a premi durante le festività) e proponevano  un numerino per poi verificare l’esito alla  data dell’estrazione ufficiale del lotto. Fin qui tutto bene se ad organizzare l’estrazione sia un negozio o una persona reperibile e non invece, come nel caso specifico, ambulanti che sparivano dalla circolazione appena riscosso il costo del bigliettino…………
 Vi prego di prestare molta attenzione e di non sottovalutare il racconto.
Praticamente entravano nel negozio facevano vedere il premio e comunicavano che il costo della piccola lotteria era di diecimila lire a biglietto; il negoziante, spaventato dalle facce sinistre, elargiva la piccola somma, riflettendo che, tutto sommato, si trattava solo di dieci mila lire per scacciare l’intruso. Se qualcuno si rifiutava, il delinquente drizzava la camiciola e faceva scorgere il bozzolo della pistola, allora il ricattato elargiva la moneta, senza che nessuno sporgesse replica. Simile fu il ragionamento di tutti, perché rischiare la vita per poche lire ? E in apparenza può convincere, ma do assicurazione che questi predoni riuscivano ad estorcere danaro da duecento persone al giorno, per un totale quotidiano di lire due milioni, per un totale mensile di sessanta milioni, per un totale annuo di lire settecentoventimilioni, che non è una cifra lorda ma trattasi di utile netto, poiché i costi di gestione per tale truffa si avvicinavano allo zero. Un gioco che sapeva di dolce, ogni giorno in continuo aumento; finché non arrivò il tempo dell’arresto e quindi del processo. Un momento precario per l’accusa che venne smantellata in poche udienze poiché un testimone, evidentemente spaventato, dichiarò di non essere completamente convinto che l’oggetto nero ai fianchi dell’ imputato fosse una pistola. Tutto poi rovinò come una valanga a valle. Il giudice Carla Letizia riprese il contesto come una semplice e comune richiesta di elemosina, replicando poi, in sede privata, che gli organismi investigativi si erano incartocciati in indagini poco rilevanti, mentre, sempre a suo dire, quelle energie sprecate erano da indirizzare su fronti criminali molto più caldi. Risultato fu che i malandrini assolti, si trovarono con ingenti capitali e con l’impellente interrogativo di dove indirizzarli per farli fruttare. La risposta arrivò come un treno in corsa in binario morto, provocando un impatto travolgente: cocaina. Piccole dosi per tastare il terreno, qualche mese per apprendere un mondo nuovo ed inesplorato che avrebbe soppresso quello dell’eroina. In pochi anni hanno scalato la piramide della criminalità locale. Oggi, grazie all’intervento superficiale dell’ accusa e del magistrato, siamo di fronte ad un’organizzazione potentissima, che rosicchia parte vitale della comunità, mungendo vita e fonti economiche, riuscendo anche a convivere con gli altri clan  che si occupano di estorsioni e di altri traffici.
Una strutturazione criminale esemplare programmata sulla divisione dei compiti, senza che vi siano sconfinamenti di sorta, con un resoconto mensile aggravato da una percentuale sugli  affari versata al boss locale. Ora l’intento è smembrare la tela della tarantola, innescando una guerra  interna tra i vari reparti, lasciando che questa dirocchi le linee di forza del nemico, con l'esclusione di che un altro eventuale processo devastatore. E come raggiungere questo risultato se non tenendo in pugno chi dovrà sentenziare ? A tale punto entrano in gioco gli agenti del CII Febbraio e Fattoruso, che in modo voluto e premeditato hanno ricevuto una licenza, trasformatosi poi in un richiamo all’ordine grazie alla richiesta d’ intervento da parte della procura di Salerno >> .
<< Intende dire che tutto era preparato >> provocò nuovamente Luigi l’interlocutore.
<< Non del tutto, i servizi accolsero la richiesta della procura, studiarono il caso Calabrese, correlato dalle notizie raccolte dai nostri agenti segreti della procura e della polizia scientifica, e poi si decise di inviare due del CII. Il gioco è fatto >>.
<< Due del CII che abbiano qualcosa da perdere, vero ? >>
<< Esattamente Fattoruso, perché avete facoltà di esimervi dallo spiare la procura, ma vi assicuro che la vostra carriera entrerebbe in un tunnel spiacevolmente oscuro.  Puntualizzando: a questo tavolo  tutti i giocatori hanno qualcosa da perdere, altrimenti non sussisterebbe il gioco in se. Una volta seduti, non è concesso passare la mano >>.
<< Praticamente lei aspettava un nostro contatto, e se ci fossimo rivolti ad un’altra Azione Nera, come quella del procura o della polizia scientifica, si sarebbe presentato un altro agente preparato su questa operazione come lei? Mi sembra un po’ improbabile >> fu nuovamente indisposto il collega.
<< Probabilmente io non sono l’ Azione Nera di questa facoltà, ma un’entità al disopra di tutti e chiunque avreste contattato sarei stato sempre a presentarmi. Se non fossi riuscito a giungere entro un’ ora sarei stato presente l’indomani.
 Comunque questo è tutto, ora vi devo lasciare: ogni notizia utile vi è stata fornita. Spetta a voi  prendere una  sana  decisione >> terminò agganciandosi i tre bottoni del suo pastrano.
<< Un attimo signor Apicella, sempre che questo sia il suo vero nome ? Abbiamo parlato di molte cose  tanto da tralasciare il vero motivo di questo contatto e cioè raccogliere  qualche notizia relativa a possibili nemici del Calabrese. Mi sembra che sia stato un po’ avaro in questo senso. Non crede ? >>
<< Sarò chiaro per l’ultima volta Febbraio, quello che lei pensa per me è irrilevante e insignificante: milioni di ragazzi periscono per la droga  e altrettante famiglie restano segnate per sempre. Questo non è un mondo dove bisogna obbligatoriamente mostrare perdono, lo Stato ha adottato la politica di rispondere spada contro spada e i servizi sono il braccio. Riguardo al Calabrese, per usare un linguaggio che le è consono, era un pezzo di merda che ha ricattato studenti e abusato del proprio potere, quindi per quello che ci riguarda chi  l’ ha ucciso è stato un missionario. Se la sua domanda è mirata su qualche possibile indiziato, le riferisco che, dalla nostra analisi superficiale, potrebbe essere un cane sciolto o forse un serial killer, il cui operato non ha precedenti però in questa zona. Se la domanda è ancora più mirata, finalizzata a qualche possibile coinvolgimento del dottore Attanasio, le garantisco che tale ipotesi è da scartare a priori, poiché effettivamente si trovava a Milano, al momento dell’ omicidio, con lo staff investigativo  della  procura. Ora signori è davvero tutto: vi debbo lasciare >>.
Non aspettò altre domande e speditamente si perse dietro una piccola collina di terriccio, dove ad attenderlo si intravide una macchina di piccola cilindrata.
Restammo seduti ancora qualche minuto, Luigi mi chiese una sigaretta che accese nervosamente poi mi fece cenno di andare.
In macchina furono minuti di interminabile silenzio,  in effetti c’era poco da dire. Ogni personaggio s’ era macchiato di un atto improprio ed difficilmente si poteva sposare un’ideologia piuttosto che un’ altra.






CAPITOLO  VII




Il viaggio continuava sulla via del ritorno; in poche ora gli eventi si avvicendarono come la pelle di un serpente trascorsa dalle stagioni, riservando solo un velo trasparente che guidava in tante direzioni difformi. Il Natale bussava impietosamente e l’aria lo testimoniava in tutte le sfumature della tradizione che vivevano nelle strade, ma la festa sembrava un escremento di un sogno notturno, tante erano le complicanze che la situazione partoriva continuamente.
La macchina raschiava con il vento il susseguirsi degli alberi e degli arbusti che arginavano le estremità laterali della strada, il risucchio del vento fungeva da fondale sonoro nel nostro mondo, tarato dai laboriosi pensieri che cigolavano nella testa.
Cosa fare e soprattutto cosa architettare? La situazione poneva interrogativi in ogni dove.  
Come uscirne ? Semplice, variando discorso; evadendo completamente il groviglio di notizie raggruppatosi in meno di venti ore. Eludere quel paniere di menzogne e indeformabili prese di posizione che ogni parte coinvolta aveva adottato. Fu così, ruppe il ghiaccio Luigi.
<< Allora, vuoi dirmi come è andata ieri sera? Cosa ha i fatto di bello con la signora Maria ?
No, non dirmelo, hai parlato del futuro e magari lei hai promesso il mare e i monti. Vero ? >>
<<Perché se lo avessi fatto cosa ci sarebbe di male ? >>
<< Niente dicevo per dire, non ti arrabbiare >>.
<< Non è che mi arrabbio, volevo solo dire che questa volta faccio sul serio >>.
<< Marco, sei proprio stronzo. Questa volta fai sul serio?  E’ una vita che dici sempre le solite coglionerie per scappare come una lepre quando è il momento di farti avanti. E poi, dimmi che sai degli ultimi due anni di Maria, non vi siete nemmeno scambiati una telefonata >>.
<< Come al solito le cose le analizzi tutte strane e a modo tuo; hanno ragione quando ti rinfacciano che vedi o tutto nero o tutto bianco. Per Luigi Febbraio il grigio non esiste >>.
<< Oh oh, calmati, stai buono e non ti scaldare, se ti sei offeso chiudiamo l’argomento e parliamo di lavoro; che cazzo, ti conosco da una vita e mi rimproveri come se invadessi il tuo intimo. Mi viene a parlare di bianco, di nero di grigio, non bastavano le cazzate di tutta la mattinata, mi tocca ascoltare anche le sue. Comunque, torniamo al lavoro: per prima cosa attrezziamoci di registratore e raccogliamo tutte le conversazioni che in futuro avverranno con la procuratrice e il dottore. Secondo, fammi un po’ la sintesi di tutta la situazione perché sinceramente comincia a scoppiarmi il cervello >>.
<< Che ti devo dire,  comincerei con le indagini dalla manifestazione per la realizzazione del calendario in cui è stata usata la macchina del professore, non penso che l’abbia organizzata lui personalmente. Sono cose da ragazzi. Partiamo da questo punto e nello specifico dal fotografo che ha effettuato il servizio >>.
Evitammo di ritornare in procura e con alcune telefonate ci fu comunicato il nominativo del tecnico fotografico che ci interessava. Non fu una chiacchierata significativa per le indagini, ma almeno riuscimmo a tirare fuori un nome: Michele Dilani, studente di lettere e filosofia alla facoltà di Fisciano, cattedra del professore Calabrese. Fu lui a commissionare tutto il lavoro e non solo nel corrente anno, ma anche nelle passate edizioni. Proprio così, quel lavoro non fu qualcosa di sporadico, ma un impegno che la facoltà si impegnava a realizzare ogni anno a fini benefici. Nuovamente una telefonata e pochi minuti per ricevere i dati e l’indirizzo di questo nuovo personaggio che era entrato nel grande circolo: Michele Dilani, anni ventiquattro, nato e residente a Cava dei Tirreni, Via dell’indipendenza N 25.

Ore 14.00 del primo giorno di indagini, mi sembrava che già indagassimo da più di un mese, invece trascorsero solo poche, ma concitate ore. Passaggi brevi di vie e viuzze, nuovamente la Napoli- Salerno, questa volta direzione Napoli. Tutto era insolito e il globale delle situazioni fluiva topico, ma senza una configurazione ben delineata.
Il pranzo, avevamo già saltato il primo pasto. Il vortice cominciava a succhiare anima e corpo e la realtà si indeboliva progressivamente con l’acquisizione di novelle e paradossali notizie. Come si poteva pensare al pranzo, quando ti sbattono sul tavolo una simile ambasciata: il calendario è un’ opera riproposta anche negli anni passati, quindi forse l’assassino era cosciente che quello sarebbe stato il momento ideale per colpire, vista la confusione di tracce che quel momento avrebbe ceduto. Una giornata nata per essere un teatro di morte; la morte del professore Calabrese. A questo punto la tesi del serial Killer diventava sempre più improbabile. Fummo a Cava in pochi minuti, ma impiegammo molto più tempo per scovare l’abitazione del nostro uomo, nonostante l’aiuto di un passante.
<< Scusi signore, potrebbe indicarci la famiglia Dilani ? Via dell’ Indipendenza n. 25 >>.
<< Non li conosco, ma via dell’Indipendenza è molto vicina, trecento metri subito dopo quell’istituto di bellezza. Giù a sinistra >>.
<< Grazie, molte >>.
 Un giardino ordinato e ingombrante viveva antistante la casa, al numero 25, colorata da mattoni rosso porpora, zavorrati alle alti parenti portanti; qualche fontana , in cemento decorato, zampillava acqua verde di muschio che lasciava nell’aria un’atmosfera di riservatezza e d’intimo.
Il campanello, guardiano di un prepotente cancello di ferro battuto, lo trovammo tra un braccio di una folta siepe che, dal vaso al di là del muro di cinta in tufo, si era rannicchiato sul versante della strada.         
Dal citofono non ci fu nessuna risposta, ma la porta di legno noce dell’interno si aprì lentamente con un cigolio delle cerniere che ruppe prepotentemente il silenzio antico del pomeriggio.
<< Chi è che bussa ? >> avvertimmo dalla boscaglia domestica una voce breve e precisa.
<< Cerchiamo il signor Dilani >> si fece strada Luigi cercando di scorgere l’interlocutore dall’altra parte.
<< Chi Dilani? In questa casa abbiamo tutti questo cognome >>.
<< Si tratta di un giovanotto, Michele Dilani >>.
<< Abita qui, ma chi lo desidera ? >>
<< Polizia >>  rinnovò deciso Luigi, ora che era riuscito a scorgere la figura vecchia , approdata ancora alla soglia dell’entrata di casa, come per difendersi dalla sconveniente e inopportuna visita improvvisa.
<< E che cosa cercate da mio figlio >> tuonò l’anziano che, trasportato da una brusca vigoria, si avvicinò lestamente al cancello rendendo la propria figura  nitida e ben definita.
<< Mi scusi, ma vorremmo scambiare qualche parola in modo più riservato, sempre che il Dilani sia in casa >> continuò di rimando il collega.
<< Mi esibisca il tesserino >>.
<< Prego. Siamo gli agenti Febbraio e Fattoruso della polizia investigativa di Salerno
 ( tessera di copertura) ed indaghiamo sulla morte del professore Calabrese, docente della facoltà di lettere all’università di Fiscano >>.
Scrutò attentamente il documento con l’aiuto di due lenti piccole e di forma spigolosa, che si arrampicavano sul naso a punta con l’aiuto di due asticelle in metallo dorato. La corporatura della sua figura era di considerevoli dimensioni, dominata dalla una curvatura delle spalle che lasciava intendere una vita di stenti, la pancia si offuscava attraverso una lanosa maglia allappata ad una camicia rigata di rosso. Le pupille si affossavano nella carne molle che contornava le ciglia e la parte superiore delle gote, lasciando ampio respiro ad una bocca lineare ,ma che ad ogni movimento assomigliava ad una nacchera di bosso.
<< Sono venuto a conoscenza di tale disgrazia: oggi giorno il mondo è diventato una giungla, per tale motivo resto dietro questo cancello e queste mura. Ma cosa centra mio figlio con questa storia ? Non è un crimine se  mio figlio frequentava i corsi del Calabrese >>.
<< La prego signor Dilani, non si allarmi. La nostra è puramente una visita preliminare, ma necessaria, quindi abbiamo forte desiderio di parlare direttamente con  l’ interessato. Altrimenti saremmo costretti a convocarlo in questura >>.
<< Mi dice di non allarmarmi e poi vuole convocarlo in questura, mi chiede troppo >>.
Una folata di vento portò via quelle ultime parole, come avrebbe fatto con una foglia autunnale caduta al suolo, poiché l’attenzione di Luigi fu catturata da un luce che si spense al piano superiore della villa, che riuscì a vincere il debole chiarore invernale, regnante all’esterno.
<< Si è accesa una luce al piano rialzato, non è solo signor Dilani. Se non ci permette di fare il nostro lavoro sarò costretto a denunciarla per intralcio alle indagini >>.
<< Intralcio alle indagini, sembra un film americano, non penserà mica che mio figlio sia coinvolto in questo terribile omicidio >>.
<< Da quanto ascolto, lei già ne sa più di noi, arrivando alla conclusione che è stato un omicidio e non un possibile suicidio >>.
<< Come no, uno prima si uccide e poi si riduce il corpo in quel modo, certo effettivamente potrebbe essere un suicidio, ma in un mondo fantastico. Ammiro che vi troviate già a buono punto !  Come  ha riferito che si chiama? Ah si ricordo, Febbraio >>.
<< La prego signor Dilani, non lasciamo che la discussione degeneri in modo irreversibile e ci lasci scambiare qualche parola con suo figlio, sempre che sia in casa >> riprese Luigi con il rosso fuoco che avvampava la faccia >>.
<< Certo che è in casa, se ha visto anche la luce al piano superiore, non posso dirle che sono solo >> con una grande spinta del corpo aprì una porticina nascosta tra la ferraglia che permetteva l’ingresso alle persone.
Ci precedeva con passo stentato, ma deciso come se volesse al più presto riaccompagnarci all’uscita. Arrivammo alla porta d’ingresso per immetterci in una galleria di stanze antiche con grandi finestre tutte rigorosamente allestite da tendaggi robusti e scuri. Un odore polveroso e umido si avvertiva dalle pareti, che dominavano, da terra al soffitto, per oltre tre metri vista l’antica costruzione della casa. Decisi di rimanere in silenzio, anche perché non ero troppo persuaso che questa visita sarebbe stata fruttifera, in fondo il Dilani poteva essere uno studente qualsiasi, e magari tra alunno e professore non c’era nessun rapporto interindividuale. Effettivamente il Calabrese abusava sessualmente dei suoi alunni in cambio di favori scolastici ed era pur vero che il Dilani aveva organizzato il calendario, ma il tutto non mi sembrava che avesse delle solidi basi per iniziare delle indagini.
La verità era che l’assassino aveva lasciato terra bruciata intorno,  quindi bisognava accontentarsi di tutto quello che capitava e il Dilani capitò sotto il torchio come uva acerba, in anticipo per la vendemmia. Nulla di concreto contro di lui o, in qualche modo, qualcosa che indirizzasse le indagini nella sua direzione.
Repentinamente, comunque, ci trovammo in un grande salone ampio e antico con un sofà di stoffa ricamata in verde, fiancheggiato da due canapè in pelle rossa che circondavano un tavolino in legno scheggiato, ricco di sigari e liquori. Nell’angolo, incastonato tra la profonda parete, si ergeva un camino in marmo bianco che adornava il fumaiolo per tutta la sua lunghezza. Non vi era cenere ne tanto meno legna da ardere, una casa immensa e vissuta limitatamente in cui regnava una forte presenza cattolica, viste le raffigurazioni di Santi e Crocifissi che riempivano le facciate delle mura.
<< Accomodatevi mio figlio arriverà al più presto, nel frattempo farò un po’ di luce >>.
Raccolse dal solaio del camino una bugia con una mezza candela, che lasciò sul tavolo di fronte al sofà.
Il ragazzo non si fece aspettare a lungo. Con il suo aspetto giovanile tradì ogni aspettativa che la mente aveva congiunto all’ ambiente in cui eravamo intinti. Con lunghi e raggrinziti capelli, falciava il pavimento, senza che i piedi  dessero fiato ad esso, tanto che rimaneva scalfito dagli stivali militari, che custodivano, tra le fibbie di pelle, gli orli dei pantaloni in jeans sfibrati di proposito. Il torace snello e definito indossava una felpa in grigio con cappuccio,  che ricordava qualche club di baseball americano, ricca di toppe e spille di varie associazioni, anche se si perdevano in lontananza tra la lieve luce della bugia. Nel pronunciarsi, si avvicinò al sofà, raccolse la zazzera con una mano portandola tutta su un lato e lasciò distinguere due anelli che pendevano dai lobi delle piccole orecchie bianche e insozzate di rosso. 
<< Salve sono Michele Dilani: in cosa posso esservi utile ? >>
<< Febbraio Luigi e il mio collega, Marco Fattoruso. Indaghiamo sulla morte del Professore Calabrese della facoltà di Fiasciano, avvenuta pochi giorni or sono: vorremmo farle alcune domande, visto la conoscenza con la vittima >>.
<< Mio padre ha fatto storie ? Dovete scusarlo, ma è all’ antica e vede di mal occhio ogni tipo di estraneo, soprattutto dopo la morte di mia madre. Ma mi chiedo in che cosa posso esservi utile ? Vi è qualche sospetto sulla mia persona, in fondo il Calabrese era uno dei tanti professori della facoltà, e io sono uno dei tantissimi studenti che frequenta l’ateneo.
Non penso che stiate interrogando tutti. Perché io, allora ? >> trasse una sigaretta e l’accese tranquillamente, appoggiando la schiena al canapè, portandosi una gamba sinistra su quella opposta.
<< Effettivamente potrebbe esser così, ma se siamo qui è perché lei ha organizzato il calendario, a scopo benefico, dove è stata utilizzata la macchina d’epoca fiat 127 del professore. Questo è avvenuto anche negli anni passati, quindi abbiamo concretizzato che tra le i e il professore vi fosse qualcosa di più che un semplice rapporto docente-studente >>.
<< Signor Fattoruso, allora qualcosa già bolle in pentola e la vostra non è una semplice visita informale, sarebbe opportuno che a questo colloquio partecipasse il mio avvocato >>.
<< Non bolle proprio niente purtroppo, siamo qui solo per conoscere meglio il professore Calabrese e l’ ambiente che lo circondava >>.
<< Era un pezzo di merda, come qualsiasi professore. Usava la sua posizione per favori e ricatti di ogni genere ed io ero un assiduo frequentatore  del suo clan. Perché ? Perché sono più merdoso  di lui, voglio raggiungere presto i miei obbiettivi e uscire da questa casa del cazzo. Sono stato abbastanza chiaro? Ah, dimenticavo: come me la pensano centinaia di ragazzi, suppongo che siamo diventati un fatto sociale. Sostiamo nella tana familiare fino in tarda età e restiamo bambini e vincolati dai genitori per sempre. Devi rendere conto se ti va di rientrare tardi la notte, se ti va di farti una canna o di scopare in comitiva. A noi giovani manca la libertà che ogni adulto dovrebbe avere, ma questo sporco sud ti taglia le gambe e lascia che sempre gli stessi arrivino al proprio scopo >>.
<< Mi sembra che alla sua famiglia le cose non vadano tanto male considerando questa specie di castello in cui vive >>.
Non riuscii a restare estraneo alla  discussione e ripensai alla mia infanzia di povertà e solitudine.
<< Mio padre è uno spilorcio, penso che si capisca da questa candela sul tavolino e dal camino spento in pieno inverno. Il suo unico impegno è la beneficenza: la mia eredità va nelle tasche del clero >>.
<< Non mi sembra un’azione così ignobile aiutare il prossimo >> lo riprese Luigi.
<< In generale è così, ma mio padre crede di comprarsi il paradiso in questo modo, gli pesa la coscienza. Sapete ha fatto morire mia madre. E’ morta di stenti e crepacuore, non le lasciava un attimo di pace , sempre replicare, a criticare: non gli andava mai bene niente. Lei non ha resistito e mi ha abbandonato >>.
<< Dai la colpa a me, sei ignobile. Tua madre è morta perché ha scoperto che sei una checca, un frocio. Sapete, lo sorprese a letto nel con l’amico di scuola a soli quindici anni, da quel momento non si riprese >>. Non sentimmo la sua presenza tanto lievi e felpati furono i suoi passi, ma la voce austera e vendicativa invase la comunicazione.
<< Sei il padre più bastardo che un figlio possa desiderare, perché non parli delle tue amanti più giovani di te di oltre trenta anni: si scopava la ragazzine che lavoravano nella sua fabbrica  il porco. Dopo la mia nascita non l’ hai sfiorata nemmeno con un dito e le ha  lasciato tutto il lavoro sulle spalle, compresa la mia educazione, ma la tua chiesa non potrà aiutarti, l’inferno ti aspetta >>. 
Alzatosi di scatto sventolava la sua chioma come una spada tratta al cielo in segno di vendetta, la sigaretta si era consumata senza che avesse subito nessuna combustione.
 << E adesso vattene e lasciami finire con i signori >>.
<< Ma di che cosa parli ? >>
<< Ti ho detto di andare, altrimenti …>>
<< Hei, hei, giovanotto non  mi pare il modo di comportarci. Cerchiamo di stare calmi. Signor Dilani la prego, ci lasci finire, al più presto toglieremo il disturbo >>.
Il vecchio lasciò intendere di abbandonare definitivamente la stanza, per non rigenerare nuovamente la discussione, ma tra l’oscurità e l’ immensità del locale era impossibile averne la certezza risoluta.
Il ragazzo, con le mani, tese i lacci del cappuccio, come per ripristinare un senso di tranquillità. Dal canto mio, lo tenevo fisso nel mio immaginario non riuscendo però a confrontarlo con altri personaggi del passato che avevano percorso o incrociato la mia strada; a parvenza mostrava forza e coraggio, ma tratteneva prigioniera una  angoscia dalle immani e tenebrose forme. Non riuscii ad arginare un sospirato tentativo di approccio che si allontanava costantemente e prepotentemente da un colloquio professionale.
<< Cerca di riprenderti, ragazzo >>.
Ma Luigi scrostò rabbiosamente ogni tentativo di coinvolgimento morale, senza indugi o strette passioni, scagliò parole penetranti.
<< Diavolo, che modi sono questi? Non siamo qui per una seduta familiare, ma per ben altri motivi, di carattere molto più pratici ed incombenti>>
<< Senta, mi pare di aver risposto alle sue domande molto esplicitamente; non amavo quella persona, come non gradisco in generale tutta la vostra generazione, che attiva il buono e il cattivo tempo, ma questo non significa che sia l’artefice di un assassinio >>.
L’ investigatore prese a girare intorno  al sofà, come un serpente che confonde la testa tra la coda per ammaliare la preda, soffermandosi di continuo sulle figure delle Madonne e dei Santi. Riversava ansia e smania. Bramoso di chiarezza, di qualcosa di diretto e conciso, liberò del tempo, prima che la sua morsa infuocò nuovamente la carne del Dilani.
<< Eri un amante del Calabrese? >>
<< Se gay, lui non ti lasciava scampo. Scavava dentro come un rapace in una carcassa, accerchiava l’anima fino a farti sentire colpevole in modo irreprensibile ed incondizionato.
La preda non aveva scampo, puniva se stesso con le nostre anime, confondeva l’amore con il peccato, e un gay rappresentava il peccatore: a lui il compito della punizione, come una scala per risalire dall’inferno in cui la sua condizione lo aveva confinato. Ogni volta la punizione si arricchiva di briose e disgustose devianze, come per rimarcare che un omosessuale poteva essere anche un porco, anzi doveva rappresentarlo. Aspirava alla sepoltura di quella doppia personalità, ma allo stesso tempo la esaltava fino al compimento regale di un’ opera maestosa. Un essere immondo…… >>
 La luce della candela si chinò alla forza del suo forte respiro, per poi riprendere la condizione naturale, che donò sufficiente chiarore alle sue mani congiunte al capo.
La mia attenzione si soffermò sulle dita ,che con un alternarsi frenetico lasciavano intravedere un tremolio represso, nonostante la sepoltura nei capelli.
<< Luigi, forse per il momento è meglio terminare qui >>.
<< Non ancora! Non abbiamo chiesto al nostro amico cosa abbia fatto nel pomeriggio in cui è stato ucciso il professore Calabrese. Sai, vero, in quale giorno e stato ucciso  ? >>
<< Certo, ne parlano tutti i giornali locali. Per una cittadina, questa non è una notizia che passa inosservata >>.
<< Allora potresti dirci, come hai passato quelle ore ? >>
<< Signor Febbraio, naturalmente non sono stato sempre in compagnia, se è questo quello che vuole intendere e lo dico perché ho appreso che ancora non avete una certezza dell’ora precisa in cui è stato assassinato il Calabrese. Almeno è quello che dicono i giornalisti >>.
<< Quello che affermano i giornalisti è irrilevante, mi preme sapere cosa ha fatto dopo che il lavoro fotografico si è concluso. Mi riferisco alle ore subito dopo il mezzodì >>.
<< Abbiamo un po’ ripulito dalla scenografia il giardino dell’università, sono stati utilizzati neve finta, sedie, coriandoli. Questo è avvenuto fino alle quattro del pomeriggio, poi sono rincasato. Alle diciannove la palestra e alle ventuno una pizza con degli amici. Un normale pomeriggio di una qualsiasi giornata della mia vita >>.
<< Normale pomeriggio non per il professore Calabrese, visto che è stato l’ ultimo. Ascolta, tra Cava e Fisciano vi è della buona strada da percorrere, hai una macchina, usi il treno, servizi pubblici ? >>
<< Mi organizzo con degli amici e a turno usiamo le macchine dei nostri genitori. Io possiedo ancora quella di mia madre >>.
<< E quel pomeriggio come sei tornato dall’università ? >>
<< Quel pomeriggio con il pullman, gli altri si erano avviati >>.
<< Come non ti hanno  aspettato ? >>
<< Quelli che partono da Cava con me non sono tutti studenti di lettere, quindi non hanno partecipato al lavoro di beneficenza, poiché nelle feste natalizie a molti non va di frequentare più del necessario l’ateneo, anzi quasi tutti sono in vacanza >>.
<< Ancora qualche domanda e poi toglieremo il disturbo. Gli incontri con il professore dove avvenivano? Voglio dire non penso all’università. E poi mi premeva sapere se fossero intimi oppure vi partecipavano altre persone >>.
<< Naturalmente aveva molte case di proprietà, ma ne frequentavamo una in particolare che si trova  a Battipaglia, la periferia lo ispirava. Riguardo alla lista degli invitati era numerosa di nominativi, tra cui donne e persone in vista della Salerno bene >>.
<< Partecipava anche la moglie del Calabrese ? >>
 Luigi sembrava una mitragliatrice che sparava domande a  raffica senza respiro.
<< Vedo che è molto informato, complimenti. Si e lo faceva con molto gusto e senza rimpianti, mentre il marito alla fine cambiava umore e ordinava a tutti di sparire immediatamente. Lei invece non riusciva a cancellare quel senso di appagamento che riempiva tutta la sua faccia anche dopo aver fatto l’ amore più volte e con uomini diversi >>.
La storia fu descritta esaurientemente anche dal dottore Attanasio, ma la prima volta come in questa circostanza un particolare mi incuriosiva tanto che mi spinse in una domanda, la quale fu l’ artefice della nascita, sul viso del ragazzo, di un leggero ed inquietante sorriso.
<< Potresti spiegarci perché la vittima  amava confondere e miscelare diversi tipi di sesso. Mi riferisco al fatto che vi erano omosessuali e coppie eterogenee dal punto di vista naturale, tutte coinvolte e protagoniste di un solo atto sessuale. È abbastanza insolito, non credi ? >>
Il ragazzo si ricompose e ripristinò gli zigomi che con il sorriso sarcastico, avevano contratto la bocca con canali di pelle nervosa.
<< Potrebbe apparire insolito per chi non conoscesse le idee del Calabrese. Praticamente amava dividere i sessi in due categorie: nella prima, quella dominante, vi catalogava i penetratori, nella seconda, quella dominata, la lasciava a penetrati. Se la natura li avesse fatti maschi o femmine era irrilevante, lui li considerava per quello che si sentivano >>.
<< Ragazzo, perdona la mia ignoranza, ma una donna difficilmente può penetrare in un atto sessuale >>. Provocai nuovamente un leggero senso di sufficienza, poiché la ghignata  di pochi attimi prima riapparve sul viso del nostro interlocutore.
<< Un essere può penetrare sessualmente un altro essere con l’aiuto di oggetti di cui il mondo hard è corredato, basta che lo senta come un atto desiderato. Questa era la missione del Calabrese, sfidare la natura oltre ogni limite, basta pensare che godeva in modo esasperato quando la moglie lo penetrava e a questo ultimo atto desiderava che tutti noi fossimo spettatori, come culmine di un disegno puro e perfetto >>.
<< Dio Santo, ne ho sentito di schifezze in tutta la mia vita, ma qui c’e da mettersi le mani nei capelli. Che dici Marco ? >>
<< Come al solito ti dico sempre la stessa cosa: “ che ti devo dire ? “ . Un ultima cosa per quanto mi riguarda: abbiamo saputo che questa non è stata la prima edizione del calendario, ma in passato è stato organizzato più volte, tu sei sempre stato uno degli organizzatori ? >>
<< Sempre, è nato da una mia idea >>.
<< Fantastico, perché pensiamo che l’ assassino abbia approfittato di questa manifestazione per confondere le sue tracce tra le altre degli studenti e dei tecnici. Marco, abbiamo già spiegato al nostro amico che la scientifica non ha cavato un ragno dal buco e che, se si dovesse trattare di un maniaco, tutti gli amici del professore potrebbero trovarsi in pericolo ? Se la risposta è no, allora chiariscigli in fatti ! Magari gli cancelliamo quel sorriso dalla faccia di bronzo >>.
<< E’ la pura verità ragazzo, quindi se hai qualcosa da dirci, un particolare, una sensazione, che in quella giornata ha colpito la tua attenzione, faresti meglio a confidarti con noi >>.
<< Niente di particolare, altrimenti lo avrei già confessato, anche perché il professore non partecipò attivamente alla manifestazione, come del resto tutti gli anni. Restava rintanato nel suo ufficio e aspettava che tutto fosse finito per ritornare a casa sua >>.
<< Anche negli anni passati avete utilizzato la vettura d’epoca della vittima >> riprese nuovamente il collega.
<< Certo che no, è stata un’ idea esclusivamente di quest’anno. Mica possiamo fare ogni anno la stessa stronzata >>.
Luigi scrutava il ragazzo nervosamente, aveva intuito che possedeva un’ astuzia e una dialettica fuori dal comune. Effettivamente un colloquio con la polizia dovrebbe scuotere teoricamente chiunque, mentre quel personaggio singolare sembrava impassibile, come se aspettasse quell’ incontro da molte ore ed inconsciamente si fosse preparato all’evento.
<< Capisci che questo stringe il cerchio dei sospettati in modo consistente, perché è stato evidente che l’assassino abbia approfittato di quella giornata per confondere le tracce, quindi doveva sapere………. >>
<< Signor Febbraio, queste le reputo considerazione personali, per quanto mi riguarda sono un semplice studente di lettere e filosofia, non un poliziotto, quindi non posso esserle di aiuto più di tanto e………… >>.
<< Okay, per ora chiudiamola così, ma ritieniti sempre a disposizione. Voglio darti un consiglio: apri le tende, un po’ di luce non guasterebbe in questa casa >>.
<< Se dipendesse da me le strapperei, ma come le ho già detto non sono il padrone >>.
<< Un ultima cosa prima di lasciarci, ragazzo: credi in Dio ? >>
<< Non vedo questo cosa possa significare ? >>
<< Niente, ma la mia era pura curiosità. Spero che tu possa scusarmi >>.
Il giovanotto si riprese lestamente e ansiosamente, come un atto di liberazione, ci riaccompagnò per la strada che pochi minuti prima avevamo percorso per arrivare nel grande salone. Il vecchio non era visibile tra l’ oscurità, ma la sua presenza tagliente la si poteva annusare, come l’odore forte di cane quando s’ infila la testa nella sua cuccia.
La porta principale concesse regno alla luce esterna, che, anche se fioca, si scontrò violentemente con la penombra che batteva alle nostre spalle.
<< Per ora va bene cosi, Dilani >> tese la mano Luigi nel salutare il ragazzo.
<< Buona sera, signori >>.
Un lieve scatto dall’interno e ci accorgemmo che anche la ferraglia, guardiana del giardino, era aperta.  Con lievi passi, scavalcammo gli scalini e con le mani ci scambiammo delle sigarette per sciogliere la voglia di aria libera.
<< Se intende Dio, quello di mio padre, no ! Non credo in Lui. >> la voce del ragazzo si confuse tra i sospiri del vento ed i nostri passi << Ha mai sentito parlare di  Hesse    e del suo racconto “ Demian “ ? >>
<< Purtroppo no, passo troppo tempo a rincorrere pazzi assassini >> di scatto si volse Luigi nuovamente al Dilani.
<< Dovrebbe leggerlo, caro Febbraio e comprenderebbe la fragilità e l’essenza dell’animo umano >>.
<< Ragazzo mio, il mio unico credo è la libertà. Libertà di vivere, ma soprattutto libertà di sopravvivere in questa giungla contorta di ideologia; perché, a mio modo di pensare, nessuna ideologia, anche la più nobile, deve invadere la libertà di un altro individuo. In nessun modo assoluto. Questo è quanto! E ti garantisco che chiunque sia stato l’assassino, del professore Calabrese, sarà catturato, nonostante ogni eventuale difficoltà. Ora, ti saluto il nostro tempo è prezioso >>.
Voltammo nuovamente le spalle al ragazzo e velocemente abbandonammo quella grande casa, inoltrandoci nei primi lineamenti della sera invernale. Luigi, dopo aver spento la sigaretta contro il muro ai margini della strada, ne accese, nervosamente, subito un’ altra.
<< Mi sto rompendo i coglioni con tutti questi richiami letterali del cazzo. Marco, informati chi diavolo è questo Hesse e il suo compare Demian; cerchiamo di capire cosa abbia nella testa questo fumato di canne, chissà quanti spinelli arrotola al giorno, bah >>.
<< Qualche vaga reminiscenza di questo libro mi viene alla mente, ma ora come ora non posso essere convinto del tutto. Vagamente ricordo che si parla di un uccello che cerca di liberarsi dal proprio guscio per spiccare il volo e agguantare la libertà. Un metafora di inizio novecento che ha avuto sostanziosi sostenitori. Ma Hesse e Damian non erano due compari, ma l’uno l’autore dell’altro >>.
<< Fantastico, abbiamo a che fare con un branco di fanatici intellettuali >> mi interruppe mentre, arrivati alla macchina, cercava di infilare la chiave nella fessura della serratura.
<< Luigi, siamo nel mondo universitario, è comprensibile che ci siano questi richiami alla letteratura >>.
<< Senti, intellettuali o meno, un assassino resta sempre un assassino e io non intendo farmelo scappare >>.
<< Perché, pensi che sia stato una delle persone che abbiamo incontrato in queste ore ? >>
<< Non  sono convinto, ma ammetterai che questi personaggi non vivono proprio nella normalità >>.
<< Sono d’accordo con te, Luigi, ma questo non basta per incriminare le persone >>.
<< Allora cosa proponi ? >>
<< Facciamo ripetere l’autopsia dai nostri amici del Racis >>.
<< Ma sono Carabinieri, mentre noi apparteniamo all’altra parte non mi sembra la soluzione ideale. Anche se ci devono molti favori, non mi va di chiedere il loro aiuto >>.
<< Luigi, ma cerca di ragionare, questo caso riflette l’influenza di troppe situazioni, non c’è bisogno che arrivi tutto il Raggruppamento per le Investigazioni Scientifiche dell’Arma, basta solo l’intervento di un caro amico. Mi riferisco al capitano Tonino Corolla, è il migliore del Racis e a me deve molto. In questo modo potremmo tenere fuori dal gioco anche L’azione Nera >>.
<< Okay contattiamo questo Corolla e vediamo se riesce a scovare qualcosa di nuovo. Per ora torniamo a casa, anche se non so quale sia la nostra attualmente >>.
<< Aspetta, abbiamo un altro problema, mi riferisco all’accordo di stamattina con la procuratrice che aveva indicato la sua abitazione come quartiere generale delle indagini. Cosa facciamo ? >>
<<  Seguiremo le indicazioni dell’Azione Nera, registreremo tutto e faremo il doppio gioco con entrambi, alla fine, se ci sarà una fine, valuteremo il da farsi. Anche perché, effettivamente, non mi va di rischiare carriera e faccia per la procuratrice Carla Letizia . Che cazzo, me ne può fregare, e poi anche lei, a sentire l’Azione Nera, non pensa ad altro che ai suoi fini. Bene, siamo d’accordo così. Ora ti accompagno a casa di Maria, tu nel frattempo chiami questo Corolla e poi ci vediamo domani mattina >>.
<< E chi ti ha detto che voglio andare là ? >>
<< Mi dici dove può andare un tacchino imbalsamato come te, nelle vicinanze di casa, quando non è con me ? Facile, a Pellezzano, nella reggia di Maria. Andiamo, e cerca di non prendere decisioni affrettate e da testone >>.




CAPITOLO VIII




Dopo la discussione all’ uscita di casa Dilani, volgemmo ancora verso Salerno e quindi in quella ipotetica casa, di cui sarcasticamente pronunciava Luigi tra le stradine in pietra di Cava dei Tirreni.
L’orologio marcava le ore 17:05, del secondo giorno delle nostre indagini che, visto i risultati, effettivamente avevano portato a poco, per non dichiarare il niente. L’ orizzonte, carico di tempesta, assomigliava ad un quadro definito e racchiuso nei lati da una cornice, che lo schiacciava fino a sfiorare la terra. Nuovamente tra il fogliame autostradale, le mie analisi ripresero un ballo scalmanato, tanto da tradurmi in una dimensione inconseguente,  che aveva qualificato il caso fino dall’inizio.    
Fu su mia considerazione che nel primo pomeriggio si decise la visita al Dilani, ma confesso che l’azione non mi aveva lasciato professionalmente soddisfatto. Naturalmente l’interrogatorio era d’obbligo per prassi, vista la sua collaborazione con Il professore nell’ ambito universitario, ma troppa attenzione avevamo riversato sulle abitudini sessuali di tutte le persone coinvolte nella vita del Calabrese. Penso che anche Luigi, effettivamente all’antica, abbia condannato i figuranti del teatrino a priori, esclusivamente per la loro scelta di vita. Inconsciamente, soprattutto con l’assimilare prima le confessioni prima del dottore Attanasio e del ragazzo dopo.
Qualsiasi altro movente era stato scartato, privilegiando la pista dei fanatici del sesso hard. Fotografando con raziocinio e franchezza, il tutto si focalizzava sul gay seviziato da bambino che riversa il  male ricevuto, all’epoca dell’ infanzia, nel suo presente irreale e colmo di vendetta. Ma il Calabrese abusava di cocaina in modo cospicuo ?
Se la domanda fosse stata affermativa, non  sarebbero bastati i soldi di una vita nella norma a soddisfare tele vizio;  necessitavano entrate straordinarie per fronteggiare i costi di quella vita smodata, oltretutto non è impresa semplice lasciare ai margini un ambiente di gaglioffi e ricattatori di ogni genere. In concreto, dal mio punto di vista, se il professore non avesse obbligato nessuno alle sue  riunioni deviate, la pista, percorsa fino ad allora, non era una pista da tenere in così evidente considerazione. Più calore bisognava dare agli esami tossicologici ed  istologici, che astutamente furono lievemente lambiti dal dottore Attanasio, il che porta il nucleo della discussione su una sua possibile accondiscendenza relativa alla sostanza stupefacente; in pratica se il dottore andava a letto con il Calabrese, perché non doveva sniffare anche la cocaina. Ma  se fosse così, e venisse alla luce, potrebbe essere molto pericoloso per la sua carriera, quindi, ancora con l’aiuto della dottoressa Carla Letizia, anche su questo punto vi è stata reticenza. Mi convincevo ulteriormente che l’intervento del capitano Tonino Corolla era inevitabile, anche per un controllo superficiale del cadavere e della fiat 127.  Inevitabilmente un vaso di Pandora si scoperchiava; il respiro di esso  non avrebbe portato niente di buono, a meno che non avessimo sfruttato gli eventi a nostro favore. Ma come raggiungere tale scopo ? Oramai non facevamo che saltare tra un comune e l’altro del Salernitano, con piccoli viaggi in macchina che creavano invisibili muri di pensiero tra me e il mio collega e a questo proposito non nascondo l’ enorme curiosità che mi addentava l’anima, al pensiero delle sue considerazioni nascoste. Perché Luigi doveva pur meditare su un punto preciso. Ed era proprio questa la differenza tra noi due: lui risolveva gli interrogativi, mentre io ne forgiavo continuamente. Comunque la casa di Maria acquistava  forma e familiarità al mio sguardo.
<< Ecco, siamo arrivati, Marco. Okay ci vediamo domani mattina di buonora. Tu nel frattempo chiama  Corolla e fammi sapere chi sono questi Hesse e Demian, potrebbero portarci a qualcosa >>.
<< Va bene, compare. Ci vediamo, stai in palla >>.
Sono convinto che la mia compagnia gli avrebbe fatto molto piacere, in fondo, in passato con un caso in ballo, passavamo ogni momento insieme, ma questa volta, mio malgrado, non era possibile: una forza misteriosa e nuova mi spingeva all’uscio di quella porta che mai come in quel momento mi donava serenità e ansia allo stesso tempo.
Bussai il campanello come se fosse l’azione di tutta la vita, un remake  quotidiano di un guerriero che torna nella propria tenda, senza confini ne limiti di sorta.
<< Chi è ? Madonna di Materdomini, il  Marco che si fa vedere due volte nel giro di ventiquattro ore, questo è un miracolo >>.
<< Non scomodare Santi e Miracoli, invano. Piuttosto ti va di mangiare qualcosa fuori, insieme al bambino? Ma qui c’è una puzza di gas terribile >>.
<< Non ti preoccupare è la bombola, fa sempre così quando emette il primo getto >>.
Mi fece strada.
<< No, non mi va di uscire perché sto già preparando la cena e non per due ma per tre, sapevo che  saresti tornato: questa notte è stato davvero bellissimo e speciale, tesoro >>.
<< Grazie! Veleno e zucchero come se niente fosse; sei davvero unica >>.
<< Basta, non scambiamoci più complimenti, non è da noi. Allora, dimmi, hai venduto molto caffè? >>
<< Si, ho fatto qualche buono affare, oggi. >> mi rilassai nuovamente nel divano che avevo lasciato poche ore prima e continuai a mentire spudoratamente << Salerno è una buona piazza, è cresciuta molto in questi anni. Mi piace, penso di fermarvi >>.
Per qualche secondo non  giunse nessun rumore dalla cucina, come se quelle parole l’avessero pietrificata. Poi piccoli passi striscianti fischiarono nelle mie orecchie, fino a quando non mi comparve inginocchiata tra le mie gambe.
<< Ascoltami ti prego, se vuoi restare un po’ e poi ritornare da dove sei venuto, senza impegno e senza programmi, a me va bene.  Una donna sa accontentarsi anche di pochi attimi d’amore, ma ti prego di non illudermi con false promesse. Una volta è già stato abbastanza doloroso. Prometti ? >>
 << Prometto che non ti deluderò, ma non chiedermi di andare via, perché questa volta  non sarà così. Ora basta con questi discorsi; voglio fare una bella doccia e domani, prima di tornare al lavoro, cambierò la bombola che ha riempito la stanza con questo puzzo di gas >>.
<< Ti ho detto di non preoccuparti, è una vita che fa così e non è mai successo niente. Ora alzati fracicone e immergiti in un bel bagno caldo >>.
<< Certo, lo desidero come il pane. A proposito ma Tonino dov’ è ? >>
<< In piscina, è afflitto da una leggera scoliosi, ma fa presto perché tra poco io sono pronta e  lui a momenti rincasa >>.
La lasciai nel suo piccolo regno e mi abbandonai nella vasca calda per oltre una mezzora, anche se la mente viaggiava sempre su un particolare scabroso di quella storia onirica: gli occhi cavati alla vittima. Si trattava di un messaggio, o quantomeno di una punizione, che spingeva oscure motivazioni in una direzione ben precisa, con la stesso intenzionale fine del manico della scure lasciato nell’ano del Calabrese. Ma cosa intendeva quel gesto, evidentemente fu punita la parte del corpo che il Calabrese usava maggiormente per trarre piacere. Indubbiamente godeva soprattutto nel guardare, nell’ assistere mentre gli amanti si consumavano tra le lenzuola. Certo il voyeurismo, immancabilmente, doveva essere una componente predominante delle riunioni sessuali: è un’azione che nasce prima dell’atto sessuale stesso o prima addirittura dell’ invito all’atto sessuale di gruppo, quindi non una novità, ma un condimento primario. Allora perché lasciare un messaggio cosi forte. Una storia che partoriva un’ interrogativo ad ogni piccolo progresso. Comunque per il poco che potevo fare in quel momento, effettuai la telefonata al Corolla dalla stanza da letto per non insospettire Maria.
Mi riferì che si trovava a Latina e mi avrebbe raggiunto l’indomani, verso 9.00, alla stazione di Salerno sotto copertura. Lo avrei presentato come un nostro collaboratore e non con le sue reali mansioni di medico legale del Racis, per non indispettire il dottore Attanasio. Da quel momento, non mi restava che attraversare il corridoio, raggiungere la cucina e gustarmi la cena. 
<< Allora, si mangia ? Ueh, ueh, Tu sei tornato da scuola ? >>
<< Non è andato a scuola, ma in piscina. Te l’ ho detto prima >>.
<< Che centra, anche la piscina è una scuola, vero guaglione ? >>
<< Certo, Marco. Anche tu sei andato a scuola oggi ? >>
Mi guardava con occhi piccoli, ma sconfinati d’innocenza che mi toglievano il respiro ogni volta che, mio malgrado, gli mentivo.
<< Diciamo di si, anche io ho sempre qualcosa da imparare >>.
<< Come no, i chicchi di caffè cambiano forma e colore ogni giorno e se Marco non studia rischia di non riconoscerli, l’ indomani  >>.
Maria aveva cambiato tono ed umore. Avvertivo nuovamente una corazza ostile e robusta che si contrapponeva tra di noi.
<< Cosa è successo ? Forse ho sporcato il bagno ? Ti lascio serena e ti ritrovo con il dente avvelenato >>.
<< Niente, non sarebbe successo niente, se avessi lasciato la porta chiusa mentre telefonavi >>.
<< Oh diavolo, l’ho lasciata chiusa, ti garantisco che ho fatto molta attenzione a questo. Qualcuno, molto curioso e sospettoso, avrà rotto le scatole aprendola >>.
<< Ho ripetuto migliaia di volte che non devi dire parolacce di fronte al bambino, altrimenti le impara subito >>.
<< Non ti preoccupare, mamma, tanto le ho già imparate tutte a scuola. Vuoi ascoltarle, Marco? Conosco, stronzo, figlio di ……..>>.
<< Ora basta giovanotto, vai subito nella tua stanza e restaci fino a domani mattina >>.
<< Ma mamma, se le dice Marco non lo mandi in camera ….>>
<< Ho detto, vai in camera tua e basta ! >>
Il bambino lasciò la cucina quasi in lacrime, mentre la madre di spalle si dedicò alle stoviglie riposte nel lavabo. Mi aveva seguito in camera di nascosto, oppure il fato aveva voluto che inavvertitamente fosse presente al momento della telefonata, comunque sia ora sapeva, non ero al corrente fino a che punto, ma qualcosa aveva sconvolto la quiete di pochi minuti prima. Proposi malamente un tenue contatto fisico accarezzando la spalla tesa, fino ad arrivare al collo contratto e nervoso.
<< Lasciami! >> si girò di scatto con gli occhi in lacrime << Ho pregato perché non fosse un’altra illusione e tu hai giurato che non lo sarebbe stata, invece in brevi attimi si è frantumato tutto. Chi sei e soprattutto cosa fai per vivere? Ho ascoltato quella maledetta telefonata dove parlavi di cadaveri, di assassini …..Dio Santo, parla! Dimmi chi è  questa persona che ho di fronte, che entra e esce dalla mia vita come un tornado, lasciando solo distruzione >>.
<< Non arrivare a conclusioni affrettate, cerca di stare calma >>.
<< Non parlarmi con frase fatte, come tuo solito quando sei in difficoltà, altrimenti mi fai schizzare dai gangheri . Allora vuoi dirmi chi diavolo sei, o devo cacciarti fuori dalla mia vita per sempre ? >> 
<< Non posso >>.
Un rossore violento comparve sul suo volto, la sua mano nella mia cominciò a vibrare come la membrana percossa di un tamburo.
<< Che diavolo significa non posso, stai scherzando? Non penserai di cavartela così ? >>
<< Tu devi fidarti di me e della mia onestà >>.
<< Ma di che diavolerie stai parlando, stronzo.  Discutevi di cadaveri ! Chi sei un killer, un mafioso? Dimmelo! Fidarmi di che: l’ altra notte ho rovistato tra la tua giacca e ho
scovato una pistola, ho pensato gli servirà per difendersi, è un commerciante. Che sciocca tutta la giornata cercavo di convincermi, invece questa sera ho avuto la conferma che non sei un rivenditore >>.
Non riuscivo a trattenerla salda. Era in avaria, la rabbia l’accecava, il tradimento le aveva infuocato l’anima fino all’esasperazione, le dovevo qualche spiegazione non potevo abbandonarla in quel lago di dubbi. Era complicato perché la mia identità doveva rimanere segreta, per il mio bene e per le persone che incrociavo sulla mia strada. Ma questa volta non desideravo rovinare tutto e soprattutto non volevo precludermi di vivere una vita normale.
<< Sono un agente segreto di stato, appartengo alla polizia. Non sono un criminale. >>
<< Cosa ? >>
<< Hai capito benissimo. Questo è il mio tesserino, non scherzo e non baro >>.
<< Madonna, ed io che avevo pensato al peggio, scusa >>.
<< Lascia stare, era comprensibile che reagissi così. Ora però abbracciami e cerca di dimenticare questa storia, perché non potrò  confidarti altro. Sforzati di comprendere, non è uno scherzo >>.
<< Okay, ma dimmi solo se è qualcosa di molto pericoloso, non puoi tenermi in tensione. Dio, io ti amo, non te  l’ ho mai detto, ma ti amo, non voglio perderti un’altra volta >>.      
<< Anch’io ti amo, ma perché non mi hai mai chiesto di restare, perché non lo hai mai confessato prima ? >>
<< Temevo che Tonino fosse un peso, che forse non lo avresti amato abbastanza. Non lo so, sono sempre stata molto confusa al riguardo, ma ora sono riuscita a dirtelo. Poi c’ è stato il matrimonio, un terribile errore……. >>.
<< Effettivamente non ho mai dato segni di grande responsabilità, ma da ora in poi sarà diverso. Potremo cominciare da qui, da questo piccolo ma immenso chiarimento, senza più indugi ne vaghezze sulla nostra vita privata >>.
Il respiro caldo si pronunciava dalle sue labbra e  mi accarezzava lievemente la spalla per arrivare all’estremità alta del collo, anche se improvvisamente uno scatto gelido la portò lontano come un’ immagine che si rende sfogata con l’aumentare della distanza. Questo mi scompigliava, il suo repentino e incontrollabile delirio di emozioni, incalzava come una tempesta improvvisa su un vascello inerme tra le onde impazzite del mare.
<< Cosa vuoi dirmi con questo, c’è qualche dubbio che ti rode l’ anima ? >>
Era un passaggio di vita irreale, convulso e forse inopportuno. Una domanda, una lama di curiosità, ma anzitutto un lembo sottile di sfiducia circolava intorno a noi due: amanti da sempre, ma da sempre separati dal vortice della vita. Erano state  quelle poche parole che avevano ritagliato pochi secondi della giornata appena trascorsa, ma che si erano accampate tra i pensieri della mia mente. Quelle parole che, l’amico di una vita, mi aveva riferito con l’intento di riportarmi alla realtà e alla ragione, parole che ogni persona innamorata sostiene come l’inevitabile contrasto tra amicizia antica e la nascita di un’ amore, nuovo ed incalzante. Ma un fondo di verità e di supporto logico esistevano e soprattutto  si riproducevano come gli arti mozzato di un crostaceo: chi era Maria, e cosa faceva per vivere in realtà.
Eppure in quelle ore di travolgente follia passionale non ne avevo avuto cura, ma l’animale che vive in ogni uomo, l’intramontabile e insormontabile discriminazione sessuale che realizza il maschio come il re libero della coppia, stavano scorticando la corteccia apparente della sensibilità che avevo di facciata. Volevo sapere, ma innanzitutto desideravo rassicurami, prima di affrontare quel grande passo, prima di formulare una promessa che avrebbe precluso ogni domanda relativa al passato di Maria. Ma occorreva tatto e sincerità, altrimenti lei avrebbe sepolto ogni emozione e ogni tentativo inquisitorio si sarebbe rilevato vano ed inopportuno. Realizzai, però,  che non vi era una strada meno dolorosa di un’altra e allora mi lanciai con lo stesso impatto di un sasso che frantuma la quieta di uno stagno sonnolente.
<< Maria, quello che voglio sapere é se c’è un altro uomo, insomma se ne frequenti uno in questo ultimo periodo. Magari viene qui, oppure vai tu nel suo appartamento >>.
<< Che stronzo, riproduci proprio lo stronzo in scala industriale. Certo, attualmente mi scopo quattro uomini contemporaneamente e tu sei quello che ce l’ ha più piccolo, ma ti ho scelto solo perché ho pensato: con il babbeo questa volta mi sistemo >>.
Mi lasciò in modo definitivo come se mi fossi gelato improvvisamente, si rivolse ai  cassetti della cucina tra il caos della cena ancora da consumare e non ebbe pace finché non diede fuoco ad una sigaretta.
<< Senti, è una cosa che avevo qui nell’angolo del mio cuore e se avessi continuato a nasconderla sarei stato un bugiardo, un falso. In fondo non ci vediamo da una vita e non so niente di come passi le tue giornate >>.
<< Perché questa cosa che avevi nell’angolo del tuo cuore non l’ hai tirata fuori questa notte ? Ah, scusa, eri troppo impegnato a cacciare il tuo cosino per ficcarmelo tra le gambe >>.
<< Zitta, non gridare che il bambino potrebbe sentire >>.
<< Che importa, tanto è solo una questione di tempo e poi diventerà un porco anche lui, perché voi uomini siete solo dei porci e niente altro. Una volta che avete scopato,diventate più vili dei porci >>.
<< Come al solito la stai facendo più grave del previsto, volevo sapere solo qualcosa di più della tua vita. Tutto qui >>.
<< Per esempio se faccio i pompini per vivere, oppure se sono l’amante di un criminale.
Sii onesto è questo quello che volevi sapere. Non vestirti da Santo perché sembri solo un coglione, pezzo di merda >>.
La mia intuizione fu esatta: non vi era una strada meno dolorosa di un’ altra ed io probabilmente scelsi quella più devastante. Un elefante dovrebbe passeggiare in spazi aperti e selvaggi e non tra un salone di opre d’arti.
<< Okay, tesoro, dimentica questo momentaccio, ora raggiungi Tonino e poi domani, con le idee schiarite, cerchiamo di risolvere la situazione >>.
Mi avvicinai e le baciai la fronte. La sentii nuovamente calda e morbida.
<< Penso che tu abbai ragione, tesoro. Ora io raggiungerò Tonino, dimenticherò questo momentaccio e ci dormirò sopra. Nel frattempo anche tu avrai tutta la notte, ma non ti servirà per riflettere perché ne approfitterai per raccogliere i tuoi stracci e toglierti definitivamente dai coglioni. Stronzo >>.      
Come una furia spense la sigaretta nel lavabo umido e si districò tra sedie e tavolo per fuggirmi nella penombra delle stanze da letto. << Cazzo, >> sussurai << non ne faccio una buona. Certo che con le donne ci vuole il manuale, non si sa mai come prenderle >>.
Comunque la conoscevo abbastanza per intendere che l’indomani sarebbe stata felice di rivedermi ancora in giro per casa, quindi cercai di concentrarmi sul lavoro di ricerca che mi toccava: Hesse e il suo Demian.
La ricerca nacque tra riluttanza e asprezza d’animo, avrei preferito riversarmi sul corpo di Maria e tenerla a me fino alle prime luci dell’alba, ma l’incombenza del delitto aleggiava nei mie pensieri. In verità avevo letto in passato di Hesse e lo ricordavo con senso di sollievo, ma non marchiò all’estremo il mio concetto fino ad arginare la vita nel senso implicito dell’opera. Fu un arricchimento, un’assunzione di notizie e dell’ ideologia dell’autore, ma niente di così sconvolgente. Naturalmente il richiamo storico di un  indagato è più agghiacciante e in verità questo scaturisce da un rilievo distorto degli uomini moderni sulle teorie del passato. Il più delle volte, i serial Killer usufruiscono come faro solo di una parte delle dottrine e la stessa parte viene isolata dal contesto dell’ opera, tanto da assumere un significato nefasto e completamente opposto all’idea primaria dell’autore. Soprattutto con i testi religiosi, in primis quelli Cattolici. Ma l’enunciazione del Dilani mi portò molto più indietro nel tempo, fino agli antichi Greci e più precisamente al dio Abraxas. Il personaggio principale di Hesse fu Demian che in modo sottile ma ordinato e sistematico iniettava nel suo discepolo l’ideologia di un tempo nuovo e moderno. Ma allo stesso momento l’opera celebrava Abraxas come una miscela di sacro e demoniaco insieme, come se l’uno non potesse vivere senza il respiro dell’altro. Un messaggio devastante se raccolto da una mente disturbata. Non dico che il Dilani,  nei miei pensieri, primeggiasse come l’indiziato principale, ma sicuramente, dopo la ricerca, dovevo ricredermi e rinnegare le riflessioni del pomeriggio in cui cercavo di escluderlo
completamente. ABRAXAS era messaggio marchiante di forte incisione, rappresentava la volontà di un uccello di rompere il proprio uovo per spiccare il volo. L’ uovo raffigurava il mondo e l’ uccello il nuovo nascituro che ambisce a Dio, il Dio Abraxas. Quindi Hesse cita letteralmente: “ Chi vuol nascere deve distruggere il mondo “ – e ancora scrive – “ Ciò che si vuole con sufficiente forza riesce “ .
La mia lettura continuava con la voracità di una leonessa sulla carne fresca di un’antilope, mi emozionai, quando in un altro passaggio dell’autore, il mio sconvolgimento lasciava forme deformi per accostarsi marginalmente alla logica: “ Voluttà e orrore, uomo e donna mescolati, la cosa più sacra e la più ripugnante intrecciate, profonda colpa che scaturiva dalla più tenera innocenza: questo era il mio sogno d’amore e questo era anche Abraxas “.
Sentivo come sotto i mie piedi si stesse formando un strada solida e rassicurante. Ancora una volta l’intuito di Luigi aveva fatto centro. Ma perché Il Dilani fornì un così consistente aiuto, forse era effettivamente un idealista e credeva nella nascita di un nuovo mondo. Certamente amare un Dio diverso non è un crimine, ma riunirsi in setta  è un pensiero, e un pensiero si sigilla con un giuramento il che non esclude che,probabilmente, il Calabrese  non abbia adempito a tale giuramento, e per questo motivo sia stato punito.
 C’ era da considerare però che il Dilani era un giovincello e ,se si fosse trattato di setta, sicuramente non avrebbe avuto ruoli di consistente rilevanza. Il Calabrese probabilmente ne aveva esasperato l’ideologia per appagare i suoi istinti. Doveva essere così perché troppe coincidenze si erano accavallate, tanto, che alla luce di quella ricerca, non sembravano più tali. Un esempio reale e chiarificatore era lo stile di vita del Professore che abbracciava, anche se superficialmente, il credo di Abraxas, e le citazioni di Hesse non lasciavano indugi di sorta.
Ora se la mia mente non correva troppo, il Calabrese poteva essere un predicatore che aveva raccolto gli incolti di questa storia, tra cui sua moglie, il Dilani, ed anche il dottore Attanasio e li aveva avvicinati al Dio Abraxas. Ma se si fosse solo trattato di un assassinio di malavita, per droga, o di un deviato esterno alla setta, la mia teoria avrebbe solo mosso un pugno di polvere. In fondo sia il Dilani che l’ Attanasio potevano fornire alibi abbastanza plausibili.
La lettura, tra una riflessione e l’altra, proseguiva senza limiti ragionevoli, finché il mio animo fu nuovamente scosso dalle parole belle e armoniosamente sigilliate nel contesto dell’opera, ma allo stesso tempo arma letale di giustificazione per chi le voglia strappare dalle altre frasi sorelle ed usarle in un isolamento voluto e pericoloso : “ Non si può temere né considerar vietato nulla di ciò che la nostra anima desidera “-- ancora dal testo trassi la risposta successiva –  “ Ma non si può fare tutto ciò che ci viene in mente! Non si può ammazzare un uomo perché ci è odioso “ -- e nuovamente l’interlocutore  rispose a quest’ affermazione – “ In determinate circostanze si può fare anche questo “.
Ne rimasi sconvolto , ma allo stesso tempo entusiasta e salvai tutta la ricerca preparandola per inviarla al pc portabile di Luigi. Con la furia cieca cercai il telefonino ed lo chiamai.
<< Luigi, pronto, sono io. Senti ho effettuato quella ricerca su Hesse ed ho scoperto notizie molto importanti >>
<< Hai fatto molto presto, sono significative ? >> mi chiese con tono leggermente sferzante.
<< Okay, avevi ragione come al solito, sono molto importanti. Si parla di un certo Dio Abraxas, al tempo degli antichi greci, e se alcune parti del testo vengono estrapolate dal contesto generale possono rilevarsi molto pericolose e chiare >>.
<< Invia pure, le leggerò subito >>.
<< Ma dimmi dove sei ? >>
<< A casa della Procuratrice Carla Letizia, come dai patti >>.
Un senso di angoscia mi pervase la gola.
<< Senti Luigi, forse è meglio che tu vada in albergo; da quello che ho scoperto potrebbero essere tutti coinvolti >>.
<< Si tratta  di una conserva di pomodoro ? Quella che porto sempre con me nella mia valigia, quella paesana ? >>
Evidentemente la dottoressa si trovava nella stanza.
<< Potrebbe essere un setta e quindi una bella conserva: vai via, è più sicuro >>.
<< Okay, mi prendo qualche giorno e vado trovare mia madre, mentre tu fai questa scampagnata con Maria >>.
<< Oh Luigi, chiamami appena sei fuori >>. 
<< Naturalmente. Se la macchina non mi dovesse partire, mandami un carrozziere a Via Della Repubblica n. 115, terzo piano scala b. Ciao >>.
Ora che ero al corrente dell’ abitazione della procuratrice mi sentivo più sicuro e tranquillo, non mi restava altro che aspettare la chiamata di Luigi per poi abbandonarmi ad un lungo sonno.

Luigi uscì dopo pochi minuti e si rifugiò per la notte in una piccola pensione, l’indomani avremmo discusso sul da farsi. Intanto riposi il portatile e mi preparai per andare a letto. Affacciai all’orologio lo sguardo  e notai che Hesse mi aveva portato via molto tempo senza che me ne fossi  minimamente accorto. Il lavoro mi aveva procurato una fame morbosa e mi accorsi che la cena di Maria era rimasta intatta sotto la luce del lampadario. Tra la tavola imbandita primeggiava una splendida bottiglia di Taurasi  che regalmente, ma senza eccessi, lanciava l’odore viscerale di terre vicine. Non mi feci pregare e posi le mani nel soliloquio culinario, certamente avrei preferito che ci fosse anche Maria, ma non volevo disturbarla con la speranza che trovasse un po’ di pace.
E’ incomprensibile quanto l’uomo ripudi la solitudine fino alla paura, per poi esaltarla e divinizzarla in determinati momenti della propria vita. Quello era uno di quei famosi frangenti dove stai bene solo con te stesso, un momento in cui la mente scarica tutti i pensieri in grandi bocconi di cibo imbevuti da un maestoso vino rosso. Niente e nessuno avrebbero potuto guastare quella pace limitata ma carica di eternità. Almeno questo pensavo in quel momento.
<< Forza, cercate dappertutto, sotto il pavimento, nel cesso e anche nel buco del culo di questo stronzo >> la porta d’ingresso si sfondò improvvisamente, come se fosse di carta pesta.
<< Ehi ! Che cazzo succede >> cercai di rispondere e di rinvenire da quell’improvvisa aggressione. In pochi secondi realizzai che in tutta la casa si trovavano più di venti uomini, e dalla loro attrezzatura armata capii che non doveva essere un semplice tentativo di furto.
Mosso da uno stupido riflesso nervoso cercai di afferrare la pistola tra la giacca sul divano, ma il calcione di un fucile mi arrivò sul mento con una tale forza, che mi parve venir meno la testa dal collo.
<< Testa di cazzo provaci un’altra volta e giuro che ti metto due pallettoni al posto delle palle >>  mi gridò l’ omone incappucciato nell’orecchio intontito dall’urto con il fucile.
<< Ma chi siete ? Cosa volete ? >>
<< Stamattina hai voluto incontrare Biancaneve e lei stasera ha deciso di farti visita con i sette nani. Contento della risposta >>.
<< L’azione Nera ? >>
<< Ma come è intelligente il nostro amico, non sembrava quando ha cercato di agguantare la giacca >>.
<< Può bastare cosi, capitano >> una voce familiare si fece strada tra quelle montagne armate, mentre altri rovistavano la casa con fervore, come se fossero stati dei bambini in cerca della cioccolata. 
<< Ah è lei,  il professore Vittorio Apicella. Stavolta  lei ha cercato me, ma a giudicare il dolore che sento non sono stato colpito da una margherita a sei petali >>.
<< Finisca di fare il sarcastico e nessuno si farà del male ! Che intervengano gli agenti donna e fate perquisire Mainardi Maria >>.
Ancora a terra dolorante e annebbiato dal dolore, che diventava sempre più incalzante, intravidi due corpi sempre incappucciati che si diressero nelle stanze da letto.
<< Per l’ Amore del cielo, c’è un bambino, potrebbe spaventarsi a morte >> ormai era già troppo tardi perché le grida di Tonino mi arrivarono con una forza ancora più devastante del colpo ricevuto pochi attimi prima.
<< Maria, cerca di tranquillizzarlo, è tutto sotto controllo >>. Mentre ripetevo questa falsità, mi alzai cercando di farmi trovare in condizioni accettabili, quando li avrebbero portati in cucina.
<< Marco, chi sono questi uomini ? Dio Santo cosa succede ? >> gridò Maria ormai in panico.
<< Non si preoccupi signora, noi siamo “ i buoni “. Siamo la polizia, hai capito ragazzo, siamo la polizia e quindi non c’è niente da temere. Lo ripeta anche lei Fattoruso, è un ordine e faccia smettere di gridare il bambino >>.
<< Okay Tonino, va tutto bene, sono amici >>.
<< Se so.. so..so.. sono a..a..amici tuoi perc… perché ti hanno colpito ? Hai del sangue che ti esce dal naso >> balbettò il ragazzo in preda al panico.
<< E’ stato un incidente, non ti preoccupare più di tanto >> mi sforzai di tranquillizzarlo con la speranza che avesse creduto alle mie parole.
 << Va bene ora che abbiamo ripristinato un po’ di calma, potremmo scambiare quattro chiacchiere. Vero Fattoruso? Comunque voglio complimentarmi  per la bella scoperta di Abraxas, anche se devo obbiettare che si è fermato troppo in superficie, senza fare una ricerca più approfondita e magari scoprire se questa setta o una eventuale organizzazione esistesse o meno. Sarebbe rimasto sbalordito dal risultato >>.
<< Come sapete della mia scoperta; avete intercettato la telefonata ? Abbiamo i telefoni sotto controllo ? >> mi reggevo a stento in piedi, il colpo era stato violentissimo.
<< Non solo i telefoni sono controllati, ma questa stanza è perfettamente sonorizzata da microfoni spia, in ogni stanza >>.
Non sapevo quale fosse realmente la sua intenzione e il perché di quella sua improvvisa irruzione, ma il tutto non mi faceva pensare a niente di buono.
<< Capo, forse abbiamo trovato qualche cosa >> rispose un soldato dalle altre stanze.
<< Bene, cerchiamo di risolvere questa situazione al più presto possibile >> rispose con la sua solita voce grave.
Nei pochi attimi di attesa, io lo fissai intensamente cercando di scavare dentro quella corazza di sicurezza impenetrabile.
<< Lei è l’unico che ha il viso scoperto, probabilmente il nome che ha riferito in mattinata non è il suo >>.
<< Caro Fattoruso, in questa storia niente è come sembra, >> con la mano destra raccolse una piccola scatola che il soldato gli aveva presentato << anche la signora Mainardi non è quello che vuole sembrare >>.
Con accortezza e grande sicurezza pose la scatola sul tavolo e ordinò agli agenti donna di accompagnare il bambino nelle altre stanze e tenerlo in serenità.
<< Vai con loro, Tonino sono delle brave persone >> sussurrò Maria.
Intanto il nostre amico usava  le mani con una tale garanzia che sembravano quelle di un chirurgo sulle membra di un paziente.
<< Perché si è rivolto alla signora con quel tono, e soprattutto come fa a sapere di Abraxas ? Anche il gruppo indaga sulla morte del Calabrese ? >>
<< Quanti errori in una sola serata, caro amico mio. Prima ha rilevato la sua identità ad un civile e adesso, non soddisfatto, parla di notizie strettamente riservate con la presenza della stessa persona. Le posso garantire che da questo momento in poi, il suo futuro entra in un tunnel da cui sarà moto malagevole uscirne. >> intanto il pacco che Maria conservava fu finalmente libero da lacci e carte di giornale che lo proteggevano << Che monotonia: cocaina purissima. Dovrebbero essere più di duecento grammi, abbastanza per rinchiuderla e buttare le chiavi della cella in un fosso >>.
Di scatto mi rivolsi a Maria ficcante e dallo sguardo vendicativo, senza lasciarle minimamente uno spiraglio di difesa.
<< Che cazzo significa questo ? Brutta stronza ecco perché te la sei presa tanto prima >>.
<< Ma io non so niente di quella roba, te lo giuro >>. Lanciò quasi un grido di disperazione avvolta da sgomento e paura.
<< Calma Fattoruso, con tutto il rispetto per la signora, non penso che sia in grado di gestire una simile quantità di materiale così puro. Diciamo che da parecchi anni si prodiga nell’aiutare un’ amica il cui marito non viaggia su binari retti. Vero signora Mainardi ? >>
<< Si è vero, ma non pensavo che fosse quella roba >> riprese Maria, come se avesse trovato un leggero sollievo dalle ultime parole del Colonnello.
<< Non sapeva effettivamente di cosa si trattasse, ma avrebbe dovuto immaginarlo visto che questa sua amica le lascia quasi settecento euro al mese per questo piccolo sacrificio. Allora non avrà pensato che lo facesse per beneficenza >>.
Mi rivolsi nuovamente a lei in cerca di una spiegazione e con la mano tesa come se mi dovesse qualche cosa.
<< Non mi guardare in quel modo, almeno non mi sono prostituita. E poi non siete del tutto informati perché quella scatola l’ ho aperta e il contenuto mi fece riflettere fino a quando si quietò l’anima. Non è roba che arriva agli adolescenti, ma si riversa su un pubblico adulto e vaccinato, non mi sono venuti più sensi di colpa da allora. I ragazzi non possono permettersi quella roba, al massimo comprano uno spinello >>. In quel momento la paura lasciò campo alla rabbia, la sicurezza si aggrappò nuovamente alle sue parole.
<< Cosa dovevo fare ? Lasciare che mio figlio patisse la fame o che avesse la madre puttana ? Non potete minimamente immaginare quanto questo schifo di paese sia crudele con una ragazza madre o con una donna divorziata, è vergognoso come marchino tuo figlio. Quello che ha passato è stato gia sufficiente. Sapete, quelle donnacce che si riuniscono e parlano e parlano senza freno e senza limiti: quelle sono più puttane delle prostitute. Restano con il loro marito anche se per una vita intera non si sfiorano nemmeno, ma lo fanno solo per interesse perché non hanno il coraggio di cavarsela da sole e tanto meno i loro uomini, che per qualche camicia stirata e un piatto di spaghetti,  non prendono il coraggio a due mani. Questa è la realtà di questo schifoso sud. Hai mai riflettuto su tutte quelle palle degli occhi tra le persiane cosa ci facessero, quando entravi ed uscivi? Rispondimi Marco, in questi giorni ci hai riflettuto ? >>
<< In verità non me ne sono accorto >> risposi con l’angoscia che mi soffocava il respiro.
<< Buon per te, perché io me ne accorgo di continuo e quelle chiacchiere talvolta mi seppelliscono viva >>.
<< Ora basta signora Mainardi, per quello che può valere io la capisco benissimo, ma questo non è sufficiente ad attenuare la sua posizione. E naturalmente nemmeno  la sua, agente speciale Marco Fattoruso, ma noi siamo qui per trovare una soluzione o meglio dire intraprendere una collaborazione, mi riferisco alla nostra discussione di questa mattina.  Dunque, in poche ore, le cose sono molto cambiate e purtroppo in peggio. Le nostre non sono più richieste, ma ordini irreversibili >>.       
<< Il suo è un ricatto? >>
Prese una sigaretta dal pacchetto e chiese del fuoco al capitano che mi aveva colpito, poi lanciò uno sguardo a Maria che si era accasciata sul pavimento in preda ad un rilassamento nervoso.
<< Perché l’uomo deve necessariamente abbandonare la comunicabilità, le ho riferito che sono ordini, concentriamoci di evidenziare la situazione sotto la sua reale luce: “ trattasi ordini avallati da  una piccola garanzia “.
Lei  porti delle prove sul conto magistrato Carla Letizia ed io e queste persone presenti non saremo mai entrati in questa casa. Chiaro ?>>
<< Chiaro. Suppongo che non mi resti altra scelta. Come farò a contattarvi ? >>
<< Contattare chi, lei in determinate occasioni mi appare così ingenuo. Noi non esistiamo, siamo solo un miraggio da dimenticare. Presto preparatelo >>.
 Alcuni di loro mi fecero sedere alla tavola ancora imbandita, mi chiesero il polso sinistro liberandolo dal mio orologio. Una delle donne che si era occupata di Maria si tolse il cappuccio e fece spazio tra pane e piatti per depositare una valigia di alluminio lucente. L’aprì con estrema disinvoltura, tirando da essa un orologio simile al mio per non dire identico, mi strinse il polso e parlò dritto negli occhi.
<< Questo è una microtrasmittente, per il lavoro che le verrà ordinato non avrà bisogno più di un normale registratore. La corona a ghiera si estrae completamente, lasciando l’innesto di questo piccolo cilindretto che è collegato dall’altra estremità ad un trasformatore 12 V, le permetterà di ricaricare le batterie. Ricordi, questo materiale appartiene all’ ultima generazione, le basta un’ora di ricarica per un’autonomia di quattro giorni. Non si sforzi di avvicinarlo a colui che parla, non ne ha bisogno, rischierebbe solo di farsi scoprire. Lo usi con naturalezza, il resto sarà compito dell’ oggetto. In caso estremo di urto o di smarrimento, abbiamo clonato anche il telefonino, eccolo. Metta via il suo, naturalmente. Il numero corrisponde al suo attuale.
Io ho finito Colonnello >>.
Si rivolse al suo superiore prima di riporre l’attrezzatura nella valigia di alluminio.
<< Allora penso che sia tutto chiaro, tranne il fatto che nessuno dovrà venire a conoscenza del nostro incontro e mi riferisco soprattutto al suo collega, Luigi Febbraio >>.
<< Mi dica, caro Apicella, sempre che questo sia il suo vero nome, che gli racconto al collega di questa botta che mi sono tagliato mentre facevo la barba ? >>
<< A tutto c’è rimedio. Signora Mainardi, dov’ è parcheggiata la sua fiat panda ? >>
Maria riprese colore in faccia e fissò il professore attraverso gli occhi di ghiaccio, prima di rispondergli.
<< Santa Madonna, sapete anche che macchina possiedo >>.
<< Delle persone che ci interessano conosciamo tutto. Ora per favore ci dica dov’ è parcheggiata l’auto >>.
<< Dietro la casa nel campetto di calcetto, ma ora fatemi andare da mio figlio >> disse in preghiera, per l’ansia.  
<< La concederò immediatamente, prima però le voglio assicurare che se Marco non eseguirà gli ordini, lei e suo figlio sarete divisi per molto tempo. Duecento grammi di cocaina pura e un lungo pedinamento sono molto duri da battere in tribunale >>.
Maria fece un cenno con la testa come per far capire che aveva inteso l’avvertimento, comprendendo che ormai il gioco si era spinto troppo oltre per tirarsi indietro.
Il Colonnello Apicella  si rivolse nuovamente ad uno dei suoi soldati, mentre il capitano mi teneva sempre sotto tiro.
<< Sergente !>>    
<< Ai suoi ordini, Colonnello >>.
<< Sposti la macchina della Mainardi, la guidi fino ad un posto isolato e la danneggi nella parte anteriore, sceneggeremo un incidente stradale. Lei, Fattoruso, domani mattina andrà a lavoro con la fiat panda e chiederà al suo collega di farsi accompagnare in un’ officina, spiegando quello che è successo. Se farà le cose nel modo dovuto, tutto andrà secondo i piani >>
<< Non lascia niente al caso >> gli risposi senza riuscire ad alzare lo sguardo dal pavimento
<< Non curare i dettagli sarebbe da principianti. Ora penso che sia il momento di togliere il disturbo. Ricordi, siamo entrambi le braccia di una bilancia, per restare in equilibrio niente doppio gioco. Intende quello che voglio dire ? >>.
<< Credo di si, ma prima che vada avrei qualche curiosità >>.
<< Se le spetterà una risposta, le sarà data >>.
<< Prima mi ha riferito che con la ricerca di Abraxas mi sono fermato troppo in superficie. Cosa intendeva? >>
Lasciò che la sua mano destra penetrasse nuovamente all’interno del cappotto, per portare alle labbra un’altra sigaretta, che estrasse dal pacchetto con estrema facilità.
<< Caro Fattoruso, lei e il suo collega pensate di trovarvi di fronte ad un bivio e alla scelta di una piuttosto che di un’altra strada, ma, come vi ho già riferito nella mattinata, non è così. Questo è un bivio a tre strade, la terza è nascosta nell’ombra >>.
<< Cosa vuole dire ? Conosce l’assassino del professore Calabrese? >>    
<< Come le ho riferito prima, a volte la sua ingenuità mi sbalordisce. Secondo lei perché sapevamo che in questa casa c’era della cocaina ? E perché siamo cosi agguerriti contro la dottoressa Carla Letizia ? >>
<< Mi dica il perché, allora >> gli risposi, cercando di approfittare della sua temporale loquacità.
<< Perché nessuno di noi è totalmente al sicuro, nemmeno io. Se dovessi fallire non basterebbe la fine del mondo per nascondermi, vorrebbero la mia testa.  Quindi ambisco ai pesci grossi, e non un piccolo spacciatore che nasconde la cocaina nelle casa  provinciale di una  ragazza madre >>.
<< Si, forse riesco ad intendere, però non mi ha dato una risposta concreta. Che cosa è Abraxas oggi, e chi ha ucciso il Calabrese ? >> gli ribadii con la poca lucidità che mi era rimasta, lambita dal colpo che diventava sempre più radicato.
<< Abraxas non ha mai mutato la sua veste è un’associazione, una congrega con immensi interessi finanziari che farebbero impallidire le casse dello Stato Italiano. Raccoglie tutto, denaro della malavita, speculazione di borsa, crak finanziari, denaro riciclato, ma soprattutto investe nell’oro bianco, la cocaina. Noi abbiamo raccolto abbastanza materiale, ma temiamo che i magistrati abbiano un conflitto di interesse, tra cui anche la nostra amica. Riguardo al Calabrese, che apparteneva ad Abraxas, non penso che sia stato punito dall’organizzazione. Storicamente la criminologia insegna che le  congreghe amano lavori molto più discreti >>.   
Lo osservai attentamente prima di sferrare un nuovo attacco.
<< E se io dovessi fallire, se altre sue spie dovessero fallire e si trovasse con un pugno di mosche, cosa succederebbe >> .
<< L’ inevitabile, venderai cara la mia pelle. Opterei per il classico “ Lavoro Pulito “ >>.
<< Diventerebbe un’ assassino ? >>
<< Io sono nato assassino, per questo motivo occupo questa posizione. >> rafforzò, senza battere ciglio <<  Appartengo alla parte nera del governo, pochi ideali e tanti risultati. Ora la debbo lasciare, abbiamo dato abbastanza nell’occhio >>.
<< Non si preoccupi, qui nessuno sente o vede niente, neanche venti uomini in tenuta da guerra >>.
<< E’ così, caro Fattoruso, è cosi. La sua donna, pochi minuti fa, aveva ragione, questa terra è malata fino all’inverosimile, fino all’irreparabile. Non crede ? >>
<< Lo credo, per questi motivi c’è il bisogno di persone come lei >>.
Si avvicinò con aria adirata e di sdegno, lasciando che gli altri non partecipassero alla nostra conversazione.
<< Mi ascolti per l’ultima volta, lei mi porti quello che le ho chiesto e le prometto una vita normale insieme alla sua donna o con chi vuole, senza problemi o ripercussioni. E’ una promessa >>.
Si voltò e richiamò i suoi soldati all’ uscita di copertura. Raccolse il cappotto intorno al corpo snello e longilineo e si mise alla ricerca dell’ombra per dileguarsi.
<< Apicella, chi c’è dietro Abraxas ? Me lo dica, chi è il pescecane a cui da la caccia ? >>
Fece nuovamente un mezzo giro su se stesso e riportò l’attenzione su di me, come se avesse scovato un seguace a cui insegnare la strada della verità.
<< Se dovesse esistere un Dio buono in questa dimensione, spero che l’abbia in gloria, perché altrimenti lei sarebbe solo un pasto da assorbire in un solo boccone. Abraxas è ogni cosa o chiunque. Abraxas è la corruzione ed il potere di facile acquisto, ma il fatto che mi rende irrequieto da una vita, è che Abraxas è la fonte da cui nascono gli ordini impartitimi. Ha una vaga idea de quello che le sto riferendo? >>
Lo guardai nuovamente negli occhi, o almeno perseguii il tentativo: la  sua immagine mi appariva sfogata e irrequieta, ma questo non distolse la sete di conoscenza che mi avvolse.
<< Sinceramente, non credo di aver compreso >>.
<< Credo che lei mi abbia pizzicato in simpatia, le racconterò un ultimo aneddoto >>. Raccolse con il palmo lucido la spalliera di una sedia e si sedette di fronte a me, come se volesse raccogliere le parole e porle in modo paterno e chiaro. <<  E’ a conoscenza di quanti aerei per uso passeggeri subiscano danni scontrandosi con volatili animali a bassa quota ? >> 
<< Non rilevo nessuna attinenza con la mia domanda. Comunque no, non ne sono a conoscenza >>.
<< Ascolti prima tutta la storia e poi esprima un giudizio o un riflessione. Tornando al nostro aneddoto, ogni anno più di duecento uccelli si maciullano tra le turbine, causando incidenti in volo con conseguenze di vittime allucinanti. Qualche inchiesta marginale, quesiti sul da farsi e altrettanti superficiali articoletti della ventesima pagina nei quotidiani. Tutto nella norma, finché, in una landa desolata del nostro pianeta, non viene alla luce un individuo, un tale che chiameremo “ A “. Questi vive in una famiglia povera, dove tutto ha un prezzo e niente accade per caso, ma tutto è frutto di duro lavoro. “ A “ comprende che un piano inclinato non è nozionistica, ma un’esigenza dell’uomo e dell’ umanità per alleggerire il lavoro quotidiano, stessa cosa dicasi di una leva o di qualsiasi altro fenomeno della fisica o della chimica. Usa l’intelligenza e a piccoli passi si aggiunge a dimenarsi tra miliardi di persone che seguono schemi prestabiliti, come le pecore seguono il loro pastore. Inizia un percorso di domande del perché l’uomo perseveri in contraddizioni e i errori usuali. Più lo chiedeva, più cresceva nel suo viaggio della ragione e della logica, ma dalla sua giovane età e da quella sperduta landa agricola, la sua voce chiara e obbiettiva si arenava tra le altre stupide e inconcludenti, allora decise di crescere con impegno immane fino ad essere un ingegnere di nota fama. Un giorno, una mattina, si accingeva a fare una banale colazione con il suo, sempre fedele, quotidiano, quando l’ attenzione cadde su  un defilato articolo della ventesima pagina che recitava testualmente :

 “ Gabbiano nel motore, tragedia in fase di atterraggio “ .

Venti persone perirono, il che urtò prima la sua sensibilità di uomo e poi di riflesso la sua intelligenza. Una fase di depressione  gli avvolse   l’esistenza, un cumulo di “ perché “ occupò ogni respiro della giornata; prese a studiare, a vagliare fino ad arrivare alla più semplice delle risposte, alla più banale delle soluzioni.
Tanto fu semplicistica la conclusione, così grande fu lo sgomento e la paura. Perché nessuno aveva mai usato quel piccolo ma significativo accorgimento tecnico a protezione delle turbine? Era impossibile, in cento anni di volo umano, nessuno avesse scovato quella soluzione ? Gli interrogativi senza risposta avviarono una lenta ma progressiva marcia di un malanno mentale, che non ebbe pietà alcuna. Ma, nonostante tutto, decise di presentare il suo progetto, anche se non lo riteneva tale, vista la sua puerilità, ad una commissione di sicurezza.

“ Il mio progetto sarà di grande utilità: si tratta di una banale griglia in acciaio a protezione delle eliche, che permetterà naturalmente ad esse di tagliare il vento, ma eviterà qualsiasi impatto con gli oggetti o animali. Si con inizierà  piccoli aeroplani per poi studiare un materiale che possa sopportare la pressione sviluppata della grandi turbine “ .

Concluse tra lo sguardo attonito dei presenti, era come scoprire l’acqua calda, ma nessuno ci aveva mai pensato. Un uovo di colombo? Questa fu la  convinzione, ma purtroppo per la sua sorte non lo ripagò adeguatamente. Dopo pochi mesi fu trovato morto nel suo studio e la ventesima pagina di un giornale locale testimoniava:

 “ Ingegnere suicida, in preda da tempo della depressione “.

Questo è quello che fu dato in pasto alla folla, ma chi legge la ventesima pagina è un osservatore e non ingerì la storia del suicidio. Ha capito l’insegnamento di questa storia, Fattoruso ?
<< In verità, le devo rispondere negativamente >> gli lanciai di rimando e senza tentennamenti.     
<< Lo supponevo, proverò ad essere più chiaro. Abraxas è la scelleratezza e il volere del sistema affinché ci sia sempre un gabbiano che finisca nelle turbine degli aeri. Magari in un altro paese si chiamerà in modo diverso, ma il fine è sempre lo stesso: un ordine apparente. Esso è il Potere di pochi che desidera morte e distruzione, per poter investire nella ricostruzione, che possa essere un aereo o la struttura di un grattacielo mal fabbricato in passato. Noi siamo Abraxas, o meglio suoi figli in attesa di essere divorati, come le uova di un coccodrillo prima di essere pasteggiate dalla propria madre >> .
<< Se è così, perché combatte contro di esso e cerca di smembrarlo ? >>
<< Dio la illumini. Il mio compito è di smembrare quella parte in eccesso, quella che è diventata troppo avida e invadente per restare ancorata al resto del corpo, come la pelle secca di un serpente. Se dovessi intaccare quella fresca, come le ho detto prima, sarebbe la fine anche per me >>. 
<< Quindi Carla Letizia è pelle secca ? >> continuai galoppando le sue stesse metafore.
<< Diciamo che con il suo modo di fare ha intaccato  gli interessi della pelle fresca >>.
Per la prima volta, da quando lo avevo conosciuto, si era proposto diretto e conciso. Allora ripresi, anche se notavo che la sua pazienza defluiva costantemente.
<< Le stesse persone che le impartiscono ordini oggi, potrebbero essere eventuali bersagli di domani ? >>
<< No bersagli, ma pelle secca e a me toccherebbe pulire il trono ai nuovi occupanti. Ora però basta, la saluto e accetti i mie consigli. Io preferisco denominarli in questo modo e non minacce >>.
<< Aspetti >> lo fermai afferrandolo per un braccio.
Con gli occhi scuri di una pantera mi stabilizzò in quella dimensione, proponendo che tutto il contorno fosse completamente dissoluto. In quella stanza si stabilirono solo due entità, senza che vi fosse alcuna contaminazione esterna. Con grande sforzo cercai di non rendere sfuggevole la sua concentrazione. La parte evasiva del suo personaggio, che avevo incontrato nella mattinata, prendeva sempre più piede. Non dubitai più del dovuto ed esorcizzai un altro interrogativo che rendeva incompleto il mosaico.
<<  Si fermi, ancora, Apicella, ho un’ altra domanda che mi rode la ragione >>.
<< Faccia in fretta, i miei uomini aspettano >> categoricamente, mi concesse un ulteriore possibilità.
<< Okay, farò molto in fretta. Ammetterà che la mia visita a questa donna è pura fatalità, non mi dica che avevate pianificato anche questo incontro. Mi chiedo, con grande curiosità, come abbiate fatto per mettere a profitto cospicuamente questo evento, per i vostri fini ? >>
<< La prima domanda pertinente della  nostra conversazione: le ho riferito poc’ anzi che l’organizzazione non lascia niente al caso, per tale ragione essa raccoglie notizie di ogni genere, soprattutto quelle relative alla vita privata dei soggetti che si trovano sotto la lente.
In questo caso sappiamo molto anche dei due investigatori del CII che sono stati chiamati dalla procura di Salerno, per indagare sulla morte di un certo professore Calabrese. Nello specifico seguiamo la persona più abbordabile e, a nostro parere, più ragionevole: l’investigatore speciale Marco Fattoruso.
Poche ore di pedinamento e la fortuna ha voluto che egli avesse una relazione con una persona del posto già compromessa, nello specifico la signora Mainardi Maria. Conclusione: bingo >>.
<< Questo lo avevo capito, ma la mia domanda era un’ altra che cercherò di formulare più chiaramente: se io non fossi stato una conoscenza della signora Mainardi, cosa avrebbe fatto per raggiungere il suo scopo ? >> gli risposi con tono irritato, ormai stanco dei suoi giochetti.
<< Abbiamo molte cartucce ai nostri fucili. Se non si fosse realizzata la situazione adesso in atto, avremmo potuto rivolgere l’attenzione sull’ investigatore speciale, Luigi Febbraio. Conosciamo molti particolari della sua vita privata ed anche quella dei suoi parenti, infatti abbiamo scoperto fertili terreni per raccogliere e archiviare interessanti notizie, agevolmente usabili per i nostri scopi. Mi riferisco principalmente alla grave crisi familiare che da anni affligge l’animo del suo collega, che lo ha portato ad una esauriente confessione durante una delle sedute psicologica, avvenuta in passato su ordini del comando, per le sue continue rappresaglie di depressione. Ricorderà sicuramente anche lei quei momenti umorali paradossali, che lo portarono su una crisi psichica e lavorativa; abbiamo raccolto tutte le notizie ed anche la mamma del suo collega è stata seguita da nostri uomini. In questi giorni ha incontrato più volte il suo amante e la loro storia è diventata il contenuto della nostra folta documentazione. Se non fosse stato lei la nostra cellula, sicuramente avremmo convito il collega Febbraio. Ora basta, ha saputo anche troppo, la lascio ai suoi pensieri >>.  
Questa volta mi diede le spalle per non ritornare nuovamente indietro. Velocemente si dileguarono nel nulla e li lasciai volentieri per posare lo sguardo su tremolio di Maria, che si era posta sul dorso della porta con le braccia conserte al seno, come se volesse proteggersi da un freddo artico. Mi vennero da dire poche parole.
<< Non ti dare pensiero, andrà tutto per il meglio >>.



CAPITOLO IX




Tonino Corolla arrivò puntuale alla stazione di Salerno con il treno delle 8:45, che si spense sul binario numero quattro con un lungo scalpiccio di freni incandescenti. Lasciò di buon andamento una della carrozze centrali e si diresse al bar, dall’altra parte dello stazionamento, dove ci eravamo dato appuntamento di preciso. Era molto dimagrito, almeno da come lo ricordavo dal nostro ultimo incontro. Immancabilmente vestiva leggero e con cura superficiale, ma non abbandonava mai il cappellino con la visiera e i suoi occhiali scuri, che, oltre ad appartenere ad un’ altra epoca, gli anni ottanta, riflettevano totalmente un costume e un modo di pensare che non era in nessuna maniera riconducibile alle abitudini del presente. Mi appariva come una foto, una foto che ti cade tra le mani da un vecchio diario di scuola, trascinato dalla libreria impolverata e aperto con la speranza di colmare gli attacchi di malinconia improvvisa. Niente di che per un cuore frenetico e futurista, ma un groppone di aria intasata per quello nostalgico e malinconico.  Della sua vita privata, però, nonostante il forte legame affettivo, conoscevamo poco, tranne dei due matrimoni falliti molto prematuramente e che non gli avevano lasciato nessun figlio. Quando ne ricordava, delle sue convivenze, sottolineava che nessuna donna di questo mondo poteva essere la compagna di un becchino, quindi, delle due mogli, aveva ammirato lo sforzo, anche se vano alla fine, e non le biasimava neppure in minima parte per il loro abbandono. Molti, amici e non, in passato gli avevano chiesto il perché non avesse svoltato la sua vita per un futuro più sereno, la sua brillante carriera lo avrebbe concesso senza problematiche alcune, ma rispondeva sempre, con tono di concessione grave, che oramai si era talmente abituato a vivere con la morte,  che una  tale privazione sarebbe stata una mancanza impensabile per il suo quotidiano. Ermeticamente, era rinchiuso in quello schema proprio come me e Luigi, anche se la presenza di Maria aveva innescato una piccola ma continua vocina in me, che continuava gradualmente, ma senza sosta, a raccontarmi delle parole che ancora non avevo ben definito, o forse non avevo voluto. Il suo modo di riallacciare un contatto era singolare ed anche in quella occasione il personaggio in lui non smentì le attese.
<< Allora ragazzi cosa avete per me? Un serial killer, una lite, scenata di gelosia finita in tragedia, omicidio di malavita, di droga ? comandò con la bocca a mitragliatrice e senza tregua.
<< Per il momento un cornetto e un cappuccino >> lo rapì Luigi agguantandolo con il braccio lungo il collo.
<< Direi che posso accontentarmi di un cornetto morto e di un cappuccino in fin di vita. Si, direi che si possa fare per cominciare la giornata ben augurante >>.
Entrammo nel piccolo bar stile anni settanta, scarno di adorni di ogni genere supportato solo da quello che allora sembrava necessario, evitando ogni sorta di abbellimento non finalizzata all’ utilizzo materiale.
Qualche cestino della carta in acciaio cromato, bancone in legno costellato da piccoli fori di calcioni imprudenti, luci neon a ricordare più un‘ ambiente della tributaria e per finire, di contorno, due immense vetrate in alluminio, che dal pavimento si distendevano al soffitto a sostituzione del mezzo muro, che avrebbe largito calore ed intimità. Il nostro ospite come al solito, anche questo particolare lo ricordavo vivamente, divorò la colazione senza consumare tempo inutilmente, la curiosità era una componente nevralgica del suo carattere, che naturalmente non gli avrebbe dato pace finché non avesse scoperto il motivo reale della nostra convocazione segreta.
Dopo la colazione ci dirigemmo al mercedes di Luigi che, parcheggiato all’esterno della stazione, si era perso  tra le altre macchine, incolonnate di gran fretta. Tutte  rassomigliavano ad un grappolo di vari colori in metallo. Solo quando fummo all’interno del veicolo,  il nostro ospite si rese consapevole del vistoso ematoma che s’ inoltrava tra la cute della faccia.
<< Marco, che hai combinato? Ti sei preso a martellate, tanto l’ esaurimento ? mi chiese con un sorriso che mi parve non conoscesse fine.
<< No, stai tranquillo, niente di tutto questo, è stato un incidente stradale con la macchina di un’amica >> gli risposi leggermente infastidito.
Dal sedile posteriore non potei mancare lo stiramento del viso di Luigi alla mia risposta, evidentemente non mi aveva creduto nella prima mattinata, quando consegnavo al carrozziere la macchina di Maria, e tanto meno  avevo raccolto risultato diverso in quella circostanza, mentre disponevo per Tonino. Il carrozziere mi riferiva che ci avrebbe impiegato un po’ di giorni, considerando anche le feste natalizie: la macchina era in cattivo stato, bisognava eliminare prima la ruggine e poi ripristinare le lamiere deformate. Poi mise a dura provala pazienza di Luigi, quando gli chiese, vista la mia cattiva condizione, di svuotare il cruscotto e di raccogliere tutti gli oggetti personali. Non posso dimenticare la sua espressione irritata, con le mani colme di chiavi, compact disc , figure dei santi e pacchettini di gomme semivuoti.
Ora, però, prima che ricominciasse a stuzzicarmi, dovevo sferrare una svolta alla discussione: approfittai di qualche secondo di silenzio per passare la documentazione del caso al capitano del Racis, che sedeva davanti sul sedile passeggeri.
<< Toh, Tonino, questo è la documentazione sulla morte del professore Calabrese. Ci stiamo lavorando da pochi giorni e i progressi non sono molto soddisfacenti >>.
<< Okay, ma prima che cominci a leggere, dato che non ho avuto una comunicazione ufficiale dagli inquirenti titolari dell’ inchiesta, vorrei sapere quale dovrebbe essere il mio compito. Da quello che ho immaginato, non potrò effettuare una perizia medico legale vera e propria, vista che essa già è stata stilata  da un collega e che il giudice, non avendolo sostituto, l’ ha ritenuta soddisfacente…………... Allora? Aspetto un vostro chiarimento in merito >> si rivolse ad entrambi spostando il busto di lato in modo da raccogliere i nostri sguardi impacciati.
Luigi si deformò leggermente con il torace in avanti alla ricerca delle sue sigarette tra il cruscotto e ne approfittò per spegnere manualmente lo stereo che prendeva vitalità meccanicamente dal motore della macchina in moto, nel tentativo di creare campo libero alla sua spiegazione.
<< Tonino, la situazione è un po’ complicata ed anche anomala: in sintesi l’autopsia fu effettuata con molta superficialità >>.
<< Questo penso di averlo compreso, ma quello che mi rimane oscuro è il perché non abbiate nominato un’altra perizia, visto che il corpo è ancora in obitorio al fresco? >> troncò sul nascere  le parole di Luigi con tono leggermente infastidito, visto il tentativo maldestro di far partire la spiegazione dal molto lontano.
La domanda era lecita, ma come spiegare quel tumulto di circostanze che in pochi giorni si erano scatenate senza sosta. Ma immancabilmente, Luigi scovò la strada meglio livellata, evitando particolari e sfumature ingombranti.
<< A noi preme che tu dia un’occhiata al cadavere e al veicolo dove si presuppone sia stato fatto cadavere il corpo del professore Calabrese. Solo un parere di un esperto qualificato, con la speranza che la tua analisi possa tirare alla luce qualche altro particolare; questo è quanto >>.
<< Quindi con tanta tutela e pochi mezzi, cerco qualcosa senza sapere minimamente cosa, ho capito bene ? >> anche Tonino non usava mezzi termini.
<< In effetti è quello che ti chiediamo >> riprese Luigi di continuo.
<< Farò quello che mi chiedete solo perché siete dei buoni amici, ma sappiate che non amo mettermi nei guai, perché se io venissi scoperto sarebbero guai seri. Ora fatemi dare un’ occhiata a quello che avete raccolto, nel frattempo parcheggia la macchina e compratemi qualcosa di salutare da mangiare, tipo patatine fritte e barrette di cioccolata. Tanto per stimolare la concentrazione >>.
<< Grazie, sei un vero amico >> rispose Luigi, accostando sul lato destro della strada, poi si rivolse allo specchietto retrovisore << Fai tu il commesso, Marco ? >>
<< Okay, come la solito. Compro anche una bibita gasata per accompagnare il pasto? >> chiesi in modo scherzoso.
Tonino non mi diede ascolto, oramai era sprofondato nel fascino delle carte, ma Luigi non perse l’occasione per lanciarmi un’altra freccia.
<< Mi raccomando non prendere a testate la vetrina del negozio, so che ami questo sport, ma adesso non è il caso >>.
<< Vai a fare in culo >> gli risposi non potendo nascondere in nessuna maniera il mio disappunto.


Restammo in macchina per oltre un mezzora senza scambiare nemmeno una parola. Gli unici rumori che si udivano erano le grida delle patatine che perivano di continuo alla pressione delle nostre mascelle. Dopo di che, Tonino fece segno di avviarci, probabilmente aveva appreso abbastanza dalle carte, o per almeno lo stretto necessario per affrontare la perlustrazione del cadavere.
<< Ragazzi, la domanda è sciocca e superflua, ma la faccio lo stesso: abbiamo i permessi necessari per la nostra visita all’obitorio? >> chiese spezzando il silenzio che ormai durava da un po’ di tempo.
<< Come no, Marco dove l’ hai messo? >> si rivolse nuovamente allo specchietto retrovisore Luigi.
<< Ah sì, dovrei averlo qui da qualche parte, ma non riesco a trovarlo. Dove potrà essere? Comunque stai tranquillo la procura lo ha concesso, solo che adesso non riesco a scovarlo. Vuoi vedere che l’ ho smarrito stamattina, mentre prendevo a testate il parabrezza della macchina >>.
<< Okay, basta così. Stop alla sceneggiata. Lo avevo detto che era una domanda stupida, che imbecilli che siete. Proprio così, quando vi ci mettete siete due imbecilli, mi viene da dire “ lui è peggio di me “. Lo ricordate questo film ? >> ci rispose con un sorriso di compiacimento mentre raccoglieva le carte nelle cartelline per ripassarmele.
<< No, io non lo ricordo, però penso di aver capito il senso, ma ora muoviamoci altrimenti finisce che divento vecchio prima che riesca a cavare un ragno dal buco >>.
Furono le ultime parole di Luigi che da allora divenne muto come un pesce, se non per scambiare quattro chiacchiere in privato con un dottore dell’ obitorio; pochi secondi ed entrammo senza resistenza.  Quando attraversammo la sala antecedente l’ obitorio , l’oppressione mi avvolse come un lenzuolo invisibile e il freddo si attaccò energicamente sulla  fronte, regnando senza più contrasto. Varie volte, anzi forse moltissime volte, avevo visitato la sala dell’obitorio, ma  sempre era da considerarsi come se fosse la prima visita. A certe situazioni non c’è abitudine, soprattutto alla morte.
Il medico tirò il lungo cassettone con il cadavere con poca energia, pochi attimi e il corpo del Calabrese trucidato fu colpito dalle forti luci attraccate al soffitto. Le ferite, circoscritte dal freddo, prestavano l’impressione di piccoli disegni, o meglio dire tenui tatuaggi che si distendevano lungo il corpo senza marcare più una impressionante capacità visiva. Non sembravano reali, ed anche il corpo non riluttava completamente tutta la violenza che fu inflitta senza limite e di conseguenza l’immane dolore che ne scaturì. Tonino cominciò con lo sguardo a sezionare il corpo, lo pervase in ogni particolare e un silenzio tragico, ma essenziale, si infiltrava tra gli angoli assiderati della stanza. Anche Luigi naturalmente tralasciò  ogni distrazione e ricercò la concentrazione per seguire e appagare ogni suo dubbio che fino ad allora non aveva potuto esaudire viste le circostanze. Il dottore che ci aveva spalancato le porte, impaurito e tremante come una foglia, restava in disparte ed assisteva con l’ansia di chi avrebbe voluto trovarsi a chilometri di distanza. Il capitano del Racis, in quei momenti topici, entrava in un ‘ altra dimensione, in un contesto superiore o forse inferiore, ma estraneo completamente alla realtà che si spingeva tra le vite comuni: il suo compito era di dare un sussulto, una partenza da cui avviare un’ analisi logica di tutte le congetture che si sarebbero  avviluppate incomprensibilmente lungo il corso delle indagini. Con sottile spiraglio sospirò, evitando di cozzare il silenzio che regnava ancora incontrastato, immune da qualsiasi forza rumorosa esterna.
<< Ragazzi effettivamente qualcosa di strano lo si respira in tutta questa faccenda >> si voltò di spalle cercando di lasciare estraneo l’altra persona che abitava la stanza oltre noi.
<< Cosa intendi dire con questo ? >> replicò prontamente Luigi come se aspettasse quella notizia da tempo, e che non lo sorprese più di tanto.
<< Intendo spiegare che questo uomo non è divenuto cadavere per le sevizie o per la ferita dietro al collo, come documenta il rapporto del medico legale Attanasio >> fu grave il capitano storcendo il muso.
<< Tutto il rispetto di questo mondo, ma come fai ad asserire una cosa di tale importanza? 
Non hai nemmeno storto il capo per dare un occhio alla ferita mortale che si trova dietro la nuca >> provai ad intervenire nel discorso.
<< Ascoltatemi con molta attenzione e sforzatevi di recepire il messaggio: quello che è appena uscito dalla mia bocca è solo aria fritta, non mi esporrei in nessun modo se mi si chiedesse di rendere ufficiale la mia tesi. Questa è una limitata considerazione che metto a disposizione di due vecchi amici e niente altro, non vi sognate lontanamente di chiedermi dell’altro, perché un improvviso vuoto di memoria cancellerebbe tutto dalla mia mente. Okay ? E’ tutto chiaro, ragazzi ? >>
<< Su questo particolare puoi tranquillizzarti, non ti avremmo mai chiesto un simile impegno, per tale motivo la tua visita è segreta, ma il nocciolo, sempre che per noi sia comprensibile, è come tu abbia fatto per arrivare ad una simile considerazione ! >>
Tonino diede un svolta al collo per rassicurarsi che il dottore fosse lontano e quindi non gli arrivasse nessun suono della nostra discussione.
<< Esperienza, pura e semplice esperienza. Ho visto talmente tanti cadaveri nella mia carriera che ho imparato anche l’ ultima cosa che hanno pensato prima del trapasso all’altro mondo, e vi posso garantire che costui non ha sofferto o quantomeno non è morto per torture. Superficialmente, potrei ipotizzare un arresto cardiaco o, con possibilità molto limitate, una forte dose di sedativi a priori o cocaina che successivamente hanno portato ad un arresto cardiaco. E’ poco, ma è realtà. I lineamenti del viso non sono contratti e le mani si distendono tra il prolungamento delle dita in modo rilassato. Vi garantisco che se avesse patito il dolore che ha stampato sul corpo, non avremmo trovato questo scenario. Qualche cicatrice é impressa sui polsi, ma  da ritenersi molto vecchia, evidentemente fu legato più volte durante la sua vita; considerando quello che ho letto nella vostra documentazione, lo faceva per puro piacere sadomaso. Possiamo anche lasciare questo posto, più non posso estrarre da un’ analisi così superficiale >>.
Strizzò energicamente la visiera del cappello e si diresse alla doppia porta ermetica che si lanciava nell’ asettico corridoio ospedaliero che avevamo attraversato pochi minuti prima. Fissai Luigi con aria di stizza, probabilmente  il fastidio che provavo in quel momento non era scaturito dalle notizie acquisite, ma piuttosto le legavo, dentro di me, alla reazione fredda con cui si era posto lui alla luce di quei nuovi risvolti e non potei non controbattere senza interposizione.
<< Queste nuove notizie non ti hanno scosso minimamente, mentre io sono rimasto letteralmente di sasso, senza dimenticare le tue indubbie qualità, ma la diversa reazione mi lascia alquanto perplesso >>.
<< Niente di che, si tratta delle solite supposizioni che mi girano nella testa quando qualcosa non quadra >> rispose lui, mentre il dottore ci scrutava con ansia con la speranza che avremmo seguito molto presto il nostro amico all’uscita.
<< Potrei sapere cosa non ti quadrava ? >>
Egli si districò in una ricerca disperata di sensibilità onde evitarmi un dispiacere di fronte all’ ovvietà del suo ragionamento, ma nonostante l’amichevole sforzo, il chiarimento fu molto duro da mandare giù, vista la sua semplice e logica argomentazione.
<< Il particolare che mi ha colpito immediatamente è la pozzanghera di sangue in cui era riverso il cadavere al momento del ritrovamento >>.
<< Che cosa c’è di tanto strano in questo particolare, aveva la nuca spappolata, era normale che gli uscisse tutto quel sangue >> di rimando gli risposi come se stessi inconsciamente tentando di smembrare qualsiasi sua tesi.
<< Niente, non dovrebbe esserci niente di strano se il Calabrese fosse stato ucciso vicino alla pattumiera dove è stato ritrovato, ma se rifletti più accuratamente ricorderai che il dottore e la procuratrice ci hanno riferito che l’omicidio è avvenuto in macchina, con il colpo che è partito dalle mani di una persona che occupava il sedile posteriore. Prendendo per buona questa analisi, grande quantità di sangue doveva trovarsi nell’abitacolo e non sul fondo stradale  >>.  La collera, che mi permeò in quegli attimi, cresceva costantemente deturpandosi in forme anomali, inconsuete,  e si espandeva tanto lestamente che se fosse stata una persona diversa dall’amico di una vita ad essermi di fronte, avrei chiamato quel sentimento odio, indugi. Inevitabilmente la discussione non potette esimersi dall’ istoriarsi di un’atmosfera irruente e spigolosa, anche per il mio tono di voce che impressionò non poco il collega.
<< Santo cielo, potevi almeno parlarmene, ne avremmo discusso insieme e forse qualcosa sarebbe saltato fuori, in questa storia balorda >>.
<< Marco, te l’ ho detto, sono pensieri senza testa nè coda che mi frullano nella nel cervello, di alcuna collocazione precisa, niente di personale. Comunque il lavoro non è giunto al termine, ma siamo solo all’inizio perché questo chiarimento non mi porta a nessuna conclusione definitiva, anzi ribadisce quello che già avevamo stabilito in questi giorni >> mi rispose con la dolcezza di un genitore alle prese con bambino in balia di una crisi di pianto.
<< E cioè, dove vorresti arrivare con questo ? >> gli rinviai la parola.
<< Niente, evidentemente chi ci ha contattato è coinvolto oppure cerca di proteggere qualcuno, e forse qualcosa >> sospirò lievemente con la consapevolezza che quel parlare era avvolto da fiamme distruttive.
<< Intendi dire che la procuratrice sia coinvolta fino alla cima dei capelli ? >> non desideravo lasciargli respiro alcuno e continuavo a porgli domande a raffica.
<< Ora dobbiamo lasciare questo posto, il nostro amico dottore sta diventando troppo nevoso e poi Tonino ci aspetta fuori >>.
Mi abbandonò nuovamente tra un cumulo di domande senza risposte, la fretta di lasciare la stanza, rinviò nuovamente la discussione. Abbandonammo l’obitorio e senza un ritrovo preciso, ci dirigemmo al bar ospedaliero consci di scovare Tonino tra le merendine di cioccolato.
<< Ehi, ragazzi, scusatemi ma la morte mi mette sempre di buon appetito >> ci invitò a sederci al suo tavolo colmo di sacchetti e buste vuote.
<< Tu hai bisogno di un aiuto specialistico, un ottimo psicologo farebbe al caso, meglio se donna >> mi rivolsi senza mezzi termini.
<< Cosa c’ è, agente speciale Fattoruso, non ha scovato una vetrata adatta per sbatterci la testa ? >>
<< E basta con questa stronzata, mi rompete le palle senza sosta dalla prima mattinata per uno stupido incidente >> tentavo di combatterli senza pausa.
Tonino succhiò la schiuma dalla tazza del suo ennesimo cappuccino e poi con il cucchiaino raschiò il fondo, prima di fissarmi adirato.
<< Ascoltami molto attentamente, se mi hai trovato ancora seduto ad aspettarvi lo devi elusivamente alla nostra vecchia e consolidata amicizia e per lo stesso motivo posso dimenticare le cazzate che mi hai rinfacciato poco fa, ma questo non mi esime dal sputare quello che ho sullo stomaco. In primo luogo, quel livido che hai al posto della faccia non è avvenuto per un incidente automobilistico come mi hai riferito, ma è nato dal un colpo violentissimo che sicuramente ti è arrivato con un oggetto contundente. Secondo una perizia legale falsa non è semplicemente una perizia legale falsa, ma molto di più, assai di più: è un complotto. Sul posto di un omicidio non arriva solo il medico legale ma tutta la squadra scientifica e non si può bere il rospo che tutti abbiano il prosciutto sugli occhi. Quindi, da una mia piccola e superficiale analisi, siete in un mare di merda, non sono a conoscenza di che merda sia, ma è merda. Ve lo garantisco senza un esame di laboratorio. Luigi, tu lo avevi capito che questo cretino è stato picchiato questa notte? >>
<< Lo avevo intuito, ma ha messo su la scena della macchina dal carrozziere e poi c’era il tuo arrivo per cui ho preferito rimandare la conversazione >> rispose Luigi, inviando nello stesso tempo un’ occhiata al barista in cerca di un caffè.
<< Ne porti due, ho bisogno di tirami su >> esclamai, nella vana ricerca di un riparo da quei quattro occhi impietosi, che si erano incollati come l’umidità di un pomeriggio estivo.
Tonino prese nuovamente il capitolo della discussione con l’intento di dare un significato alla sua visita e forse incoraggiato dalla forte curiosità che prendeva piede con forza.
<< Allora ragazzi, il mio compito termina con questo cappuccino o volete offrirmene degli altri nel prossimo futuro ? >>
<< Ascolta Tonino, tra di noi non c’è una vecchia amicizia, ma sicuramente, ne sono convinto, vi è un radicato rispetto, quindi devo propinarti il veleno di questa storia: in verità non abbiamo la minima idea di che pesci pigliare >> nuovamente Luigi si propose con i guanti di velluto.
Intanto il barista lasciava le due tazzine di caffè sul tavolino e inconsciamente interrompeva per qualche secondo l’accesa discussione. Tonino non era intenzionato ad accogliere positivamente la parlata dell’amico, lo si intendeva da come dondolava la testa a destra e a  manca con dissenso marcato e premonitore di una risposta disarmante.
<< Per quanto proferiate, ho già dimesso gli impegni dei prossimi giorni, resto per darvi una mano e non accetto un no come risposta. Okay ? >>.
<< A quanto noto, è vano lottare contro le tue decisioni, quindi per me è andata. Sei d’accordo Marco ? >> .
Restavo in disparte, in un isolamento ai margini di una depressione improvvisa e incalzante; effettivamente il coinvolgimento di Maria in questa storia mi aveva scosso marcatamente, ma allo stesso tempo non potevo sputare quel groppone, che si era stagnato nello stomaco dalla notte precedente, senza riflettere. Alla fine non potei oltre nascondere, comunque, l’inevitabile confessione.
<< Va bene, ma è meglio sottoporci ad una flebo di sincerità per costruire una collaborazione trasparente, anche perché il caso già è di se un casino e non desidero in alcun modo complicare ulteriormente la situazione >>.
<< Allora hai qualcosa da riferire. Forse relativa al quel vistoso ematoma di casa sulla tua faccia ? >> si sciorinò chiaramente Luigi, accompagnato da un segno di accondiscendenza dell’ altro amico che aspettava ansiosamente una dichiarazione al riguardo.
<< Sforziamoci di non essere ipocriti, naturalmente mi riferisco alla ferita del volto che purtroppo non è limitata a se stessa, ma ricca di risvolti molto scabrosi >>.
<< Cioè ? >> riprese ancora Luigi.
<< In breve questa notte mi ha fatto visita l’ Azione Nera e, come si nota, non è stata una visita di cortesia. Hanno setacciato la casa di Maria ed hanno scovato un bel po’ di cocaina pura. A capo della squadra vi era il personaggio che incontrammo a Fisciano nella mattinata di ieri, si chiama Apicella, o quantomeno è quello che asserisce >> .
Luigi inalò una considerevole sorsata d’aria, il volto si avvolse in una nube cupa che ne fustigò tutti i muscoli della faccia, senza che essi potessero riprendere le loro funzionalità per alcuni secondi che precedettero il suo penetrante intervento.
<< Cazzo, ti avevo detto di non fidarti ciecamente di questa storia, ma tu niente, ti sei lanciato a capo basso come un toro…………….>>
Si pietrificò, qualche istante e poi riprese. 
<< Comunque tutto, non avrei mai immaginato che Maria fosse coinvolta nel traffico della droga. Anzi, per dirla tutta, riflettendoci, com’ è potuto succedere? Sono sconcertato e forse non riesco ad esternare chiaramente quello che penso in questo momento. Quando ti dicevo che dovevi stare attento, mi riferivo al fatto di andarci piano dal punto di vista sentimentale, ma mai mi è passato per la testa che Maria fosse una poco di buono, no questo sinceramente non l’ ho mai pensato: scusami, soffermandomi, non avrei mai dubitato di lei fino a questo punto. Poi anche tu sei una persona molto responsabile e avresti subito intuito il malaffare, quindi non so cosa dire………
Sono costernato e non volevo essere offensivo in alcuna maniera >>.
Distolsi l’attenzione dal caffè, mi rivolsi al suo capo che freneticamente scovava la mia attenzione, ancora  smarrita tra i pensieri in rivolta della mente. Con tono pacato e compiaciuto dal suo parlare gli risposi costringendo energicamente il ciglio della sua spalla sinistra. 
<< Non darti troppa pena, è stata una sorpresa anche per me. Lei ha spiegato che uno spacciatore del suo quartiere le lasciava una scatola in custodia tramite sua moglie, ricambiavano con una considerevole somma di denaro: per dirla tutta un buon stipendio. Aveva accettato questo compromesso per tirare avanti, per non patire la fame e per non prostituirsi. Ma l’Azione Nera teneva sottocontrollo il giro da molto tempo e tratteneva in canna la cartuccia per sparala al momento giusto, poi sono arrivato io e bingo. Quell’ Apicella era felice come una Pasqua di tutte le congetture favorevoli che si erano presentate, avresti dovuto vederlo………>>
<< Okay, ragazzi, conosco l’Azione Nera come organizzazione e il loro modo di lavorare: dai vostri appunti ho capito chi fosse la vittima, e l’ ho appena conosciuta di persona, dalle carte ho intravisto le ombre dei Dilani, del dottore Attanasio e della procuratrice, ma chi è questa Maria ? Non è registrata nel rapporto che mi avete posto in lettura qualche ora fa in macchina, durante il viaggio dalla stazione. Da quel poco che ho appreso, Marco, ti sei azzeccato come un francobollo. Allora ? >> si scagliò Tonino in mezzo per capire al meglio.
 << E’ la verità, mi sono proprio azzeccato come un francobollo, anche se la conosco e la frequento da una vita, ma questa visita è stata anomala, coinvolgente, passionale. Una caparbia motivazione occulta , ma chiara allo stesso tempo, mi tiene legato a quella persona e questo, garantisco, che mi rende assai felice, immensamente felice. Sono quieto. Capisco le vostre perplessità, ma vi assicuro che il tempo non recita mai un ruolo principale, quando il sentimento è cosi forte come il mio. Apparirà come la più semplicistica delle esternazioni, ma quello che mi accade è come un’ onda, un’onda d’amore che vive nell’anima di un ciclone. Per tali motivi non intendo abbandonarla a se stessa, né lei e né il suo bambino >>.
Provai nuovamente a sorseggiare il caffè, che nel frattempo era divenuto freddo e amaro, poiché lo zucchero aveva avuto sufficientemente tempo per fermarsi sul fondo della tazzina in ceramica. Seguirono alcuni secondi di pausa che ormai erano una costante delle nostre discussioni, come se si volesse intendere un non identificato turbamento. Ma nuovamente la discussione prese vita da Tonino, che mai come in quel momento mi impressionò per la simpatica e amichevole presenza, e mai come allora l’intromissione di una terza persona tra me e Luigi sembrò così opportuna.    
 << All right, fino a questo particolare ci sono arrivato, e sono molto felice per te, ma quello che mi è oscuro è come mai questa ragazza sia finita nella rete dell’ Azione Nera ? Per quanto sia un’ organizzazione di esaltati, non credo che si mettano su tutte le tracce dei cittadini: è un’ operazione improponibile. Non credi ? >> il capitano passò la carta al taciturno  e cupo Luigi che ancora una volta si fortificò all’interno dei suoi pensieri.
Fece solo un cenno con la testa come per asserire che desiderava ascoltare ancora quello che avevo da riferire, perché lo aveva intuito che la mia confessione non era arrivata all’epilogo. Non mi restava che giungere alla parte calda della discussione, anche Luigi non avrebbe creduto che tutta l’attenzione riposta su Maria fosse un’operazione isolata e non, invece, legata ad una indagine madre di entità superiore. Quindi proseguii con la confessione.
<< Naturalmente erano sulle tracce di uno spacciatore, un pesce grosso e via via, annusando le sue, sono arrivati anche a Maria >> sospirai un secondo e continuai ancora  << e a noi, voglio intendere a noi due, con tutte le persone che girano nelle nostre vite. Siamo seguiti e spiati non sono a conoscenza da quanto tempo, ma è così. Forse da quando è stata fatta richiesta della nostra presenza per questo caso, o almeno è quello che spero nel profondo del mio cuore >>.
Luigi uscì dal suo silenzio come il becco di un uccello che rompe il guscio del proprio uovo materno, bramoso della luce.
<< Che significa questa affermazione, cosa intendi precisamente essere spiati ? >>
Oramai la discussione s’ imboccò in una ràpida, che si lanciava a strapiombo verso il basso, e cercare di attenuare la caduta sarebbe stato prima vano e poi un sacrificio che alla fine si sarebbe rilevato inutile.
<< Intendo dire che i perni principali siamo noi, e Maria è il pezzo di un’altro mosaico che per volere del destino si è incastrato anche nel nostro. Quindi tutte le notizie raccolte sul nostro conto sarebbero servite per raggiungere il fine che è stato illustrato da Apicella quando lo abbiamo incontrato a Fisciano >>     
<< Che cazzo significa ciò, cerca di essere più diretto >> di rimando si rivolse come una belva ferita.
<< Fermi, fermi, da quello che ho intuito, mi sembra che abbiate da dirvi qualcosa di molto riservato e personale, quindi se mi concedete il tempo di raccogliere le mie cose vi aspetto fuori dal bar, in modo da lasciarvi la giusta tranquillità per chiarirvi >>. Tonino intraprese a racimolare il berretto e lo zaino che aveva riposto su una sedia vuota accanto alle nostre e fece per lasciare la stanza quando Luigi con la mano lo tenne ancorato al su posto.
<< Lascia, se resti con noi, sei uno di noi! Anche se non ti conosco da una vita. Se quello che deve raccontare Marco è inerente al caso è giusto che tu ascolti..
E poi è un esempio di quanto siano squallidi quelli dell’ Azione Nera, che per raggiungere i loro scopi, non si fermano di fronte a niente. Allora, per cortesia puoi continuare ? >>
<< E’ molto difficile, Luigi, ma è meglio arrivare subito al punto. Io sono orfano e non ho parenti, ma se li avessi avuti sarebbero stati nel loro obbiettivo, come lo sono i tuoi genitori, e quindi anche i loro segreti e la loro vita privata. Hai intuito a cosa mi riferisco ? Devo continuare ? >>
<< Certo di qualunque cosa si tratti, continua >> mi rispose impietosamente.
<< Okay ! Non tituberò altrimenti. Sono a conoscenza anche della gravi crisi dei tuoi genitori, hanno scoperto la relazione extra coniugale di tua madre e se non si fosse verificata la fortuita carta di Maria, avrebbero usufruito di queste notizie per ricattarti >>.
<< Allora mia madre ha veramente un altro uomo, tradisce mio padre, non erano voci di popolo che ascoltai quel giorno >>. Aveva l’aria sconvolta, l’ultima speranza, la piccola luce che viveva nel suo cuore si spense definitivamente. Cercai riparo nello sguardo di Tonino con la speranza che non avesse un giudizio negativo per come erano andate le cose, ma non fu così. Mi spaccò in due come se avesse voluto mandarmi un messaggio di dissenso, anche perché forse avrebbe molto volentieri fatto a meno di assistere a quello spettacolo. In fondo non conosceva così profondamente l’altro da essere partecipe di quel momento molto segnante.
Luigi prese aria a sufficienza, e si ricompose in un ruolo che in quella circostanza sarebbe stato opportuno rimandare ad alte occasioni, ma  l’ attaccamento, la sua professionalità, e
Il disperato tentativo di scrollarsi dal cuore il dolore, lo spinsero ad uno stentato ma significativo tentativo di ripresa.
<< Almeno abbiamo avuto una prima risposta, in fondo è questo il fine del nostro lavoro, dare risposte agli interrogativi nati dagli errori dell’animo umano. Ognuno è deviato alla sua maniera, questa è la deviazione di mia madre. Scusaci Tonino, sei stato costretto ad essere spettatore di tale situazione, ma come si dice: quando cominci a correre è meglio non fermarti prima di aver raggiunto il traguardo >>. 
<< Non darti pena, e se può esserti d’aiuto, cerca di non soffermarti alle apparenze. La vita non è mai semplice, e molte volte giudichiamo senza calarci nelle ragioni della persona colpevolizzata >> rispose lui,  con il desiderio che traspariva dalla sue parole di evadere dall’imbarazzo.
<< Forse, ma è molto difficile essere imparziali sul conto della propria madre, soprattutto quando riguarda l’onestà e la fedeltà. Comunque abbiamo appurato che a qualcosa può servire anche l’ Azione Nera, oltre a dipingere di nero la faccia di Marco. Non è vero ? >> si prodigò di sdrammatizzare l’ambiente opaco che seguiva quella sconvolgente notizia.
<< Certo hai proprio ragione, >> ne approfittò lui per pizzicarmi ancora << anche se devo dire che non hanno eseguito un lavoro perfetto: l’altra parte del viso è rimasto del colore naturale. Comunque ragazzi c’è un particolare che mi sfugge: non ho capito perché quei bastardi vi stiano ricattando, siete qui solo da pochi giorni e già vi siete intrecciatati nei loro imbrogli. Cosa è successo ? >>
<< Rispondi tu a questa domanda Marco, che solo a pensarci mi viene il volta stomaco >> mi ordinò Luigi.
<< Tonino, questi sono stronzi per davvero e sono alla ricerca della testa del procuratore Carla Letizia, pensano che comunque sia coinvolta o quantomeno stia proteggendo qualcuno e quindi ci hanno ordinato di spiarla. Mi hanno perfino correlato di microspie che ho appositamente riposte in questa scatola di lega speciale, un po’ d’ isolamento acustico non fa male, anche perché non sono interessati alle indagini, ma vogliono solo delle dichiarazioni compromettenti, che la dottoressa non si esime da non formulare >>.
<< Allora pensate che sia coinvolta anche lei ? Che rompicapo ? >> esclamò il capitano, eccitato come un bambino di fronte alla  sua prima bicicletta.
<< Coinvolta proprio no, >> continuai per appagare la sua curiosità << è una accusa molto ardita, ma pensiamo che cerchi di proteggere una persona e più precisamente il dottore Attanasio, che, come hai appreso dal rapporto, aveva forti legami con la vittima. >>
<< Quindi anche l’Azione Nera lavora a questo caso ? >> riprese lui.
<< No, almeno è quello che asseriscono. Sono sulle tracce di un grande traffico di droga, ma non riescono a raccogliere delle prove a tenuta di tribunale, quindi vogliono tenere in pugno la procuratrice per un domani molto prossimo, quando porteranno in galera questi banditi >> continuai per fare un po’ di luce sui molteplici vicoli oscuri della situazione.
<< Però le loro intenzioni sono di considerevole moralità >> di getto Tonino.
La risposta di Luigi non si fece attendere più di un tuono dopo un lampo di una tempesta.
<< Sulle intenzioni non si discute, sono i mezzi per arrivarci che lasciano sconcerto >>.
<< Hai ragione, effettivamente sono delle teste di cazzo. >> replicò ancora, con assenso, il capitano del Racis << Comunque ho un’altra curiosità, anche perché riguarda la mia categoria di medici: vorrei sapere come hai fatto, Luigi, a convincere il medico dell’obitorio a farci entrare ? Da quello che ho capito non avevamo i permessi, vero ? >>
<< Arte, pura arte caro Tonino. Gli ho riferito che se non avesse collaborato avrei spifferato a sua moglie delle amanti all’interno dell’ospedale >> balzò Luigi, che era rientrato nella sua dimensione e forse aveva accantonato il dolore provato pochi minuti prima.
<< Questa è bella, allora lo conoscevi, vi siete già visti prima di adesso ? >> ancora il capitano.
<< Ti assicuro, ma i visto prima >>.
<< E allora come facevi a sapere tutto sulla vita privata ? >>
 << Semplice, dalla fede nuziale ho capito che era sposato, poi ho notato il suo bell’aspetto ed ho bleffato. Quale medico non ha una relazione all’ interno dell’ospedale ? >>
Tonino rimase di pietra, poi si rivolse a raccogliere i suoi oggetti personali e si lanciò nella risposta  fredda e scostantante.
<< Hai avuto proprio un bel culo, perché quel medico che non ha una relazione con una collega sono io, non frequento una donna da una vita, quindi se ti fossi rivolto a me, avresti fatto un buco nell’ acqua dal diametro di un cratere. Non ti crogiolare, hai avuto solo un gran culo. Capito ? >> si alzò di lanciò e si avviò all’uscita.
<< Dài, non te la prendere >> cercò di calmarlo Luigi con un gran sorriso sulle labbra
<< non sono infallibile, se avessi incontrato te, non avrei usato questa mossa. Non sei tanto belloccio >>.
<< Dovevo immaginarlo se sei amico di Marco, non puoi non essere che uno stronzo anche tu. Pagate la consumazione e andiamo, abbiamo un sacco di lavora da fare >>.
Allora anche io non mancai di cavalcare quella divertente onda che s stava preparando.
<< Ehi, segaiolo, non te la prendere, non si può avere tutto dalla vita, tu sei dotato di un gran cervello, può bastare no ? >>
Sull’ uscio della porta si fermò, e con un sorriso divertito si congedò.
<< Andate  a quel paese. Tutti e due >>.
  



CAPITOLO  X




La vita esercita una forza ed un condizionamento sull’ inoltrarsi di un giorno nuovo o di un  momento novizio, che appartiene al prossimo futuro, anche se in contrapposizione vi è la caparbia, quanto inefficace, lotta dell’uomo di cozzare contro tale volontà naturale. Probabilmente la ragione e il significato dell’ assoluto sistema vitale comportano la nascita di un equilibrio apparente, tra la volontà superiore del destino e l’effimera speranza dell’uomo di convergere gli eventi, attraverso gli argini dei propri progetti. Affanno di inservibile utilizzo. Nessuna azione e alcuna convinzione, se trasportate nella visuale diversa, hanno lo stesso significato o la stessa valenza ideologica. Il vivere è un esercizio, un allenamento per evitare che la mente si fissi sulla morte o l’allontanamento da questa vita, che per quanto la si biasimi, resta l’unico tesoro palpabile dell’uomo. Io avevo rapito questo concetto e disdicevo l’atteggiamento di Luigi e il suo perseverare nel fuggire da sua madre. Lo condannavo perché aveva avuto la fortuna dalla propria esistenza di poter odiare e biasimare la propria madre. La vita aveva espresso il volere che lui avesse la madre, mentre a me restava solo un pezzo di carta con un nome qualsiasi che si perdeva negli anni e nel fumo della burocrazia. Per la mia visuale avere una genitrice era un tesoro della vita, e la vaga speranza che l’avrei incontrata nell’aldilà assomigliava ad un pane che adempiva,  oramai vista la mia età, marginalmente la fame d’amore che mi seguiva dall’infanzia. Se si potesse apprezzare l’amore e la felicità circoscritte nell’ attimo del presente, si eviterebbero inutili quanto spasmodici desideri di sogni futuristici.
Bastano pochi bagliori per arrestare la corsa inefficace del quotidiano e salvaguardare quel poco di desiderio libero che la fortuna e la ragione di vita donano all’uomo. Se qualcuno mi chiedesse del mio desiderio più grande, risponderei senza alcun dubbio: un’ora con i miei genitori. Basterebbe un’ora per riprendere il corso della vita, lasciare che tutto respiri di propria forza, evitando costrizioni e imposizioni; le sedie di un bar, tre caffè e un’ora per riprendersi tutto quello che la vita non ha mai lasciato sul mio tavolo da gioco. Mentre Luigi possedeva la casa natale così vicina, ma allo stesso modo aveva eretto un muro d’orgoglio insormontabile, più ostico di qualsiasi distanza, che mi incuteva una tale rabbia tanto da farmi ribollire il sangue, fino alla crescita incessante di picchiarlo a sangue. Ma c’era il lavoro, il suo lavoro, che bussava violentemente alla porta della sua coscienza e non rispettava altra priorità, perché esso rappresentava la priorità.
Lui lo carpiva, ed evitava che qualsiasi coinvolgimento personale potesse perforare la sua concentrazione assorta ed ermetica, tanto ermetica che anche in quei frangenti, dopo aver ascoltato il parere medico professionale di  Corolla, non riuscivo ad intendere le sue decisioni in merito.
Qualcosa viveva nella sua testa, e quel vivere animato realizzava un’energia che penetrava tra l’ambiente e gli sguardi di noi tre persi nell’ipnosi del viaggio in corso, nuovamente verso la pretura e quindi al quartiere generale. Almeno di facciata quel luogo doveva rappresentare il nostro punto di ritrovo, anche se le circostanze dei due giorni passati imprimevano un fuga imminente e repentina. Effettivamente, con la considerazione e l’ideale raziocinio del poi, quella situazione assomigliava ad un braciere e tutti i configuranti ardevano come tizzoni infuocati e al solo tentativo di avvicinare la mano per raccoglierli, questi si ravvivavano fino a scottarla, anche a distanza. Per non considerare le reali intenzioni dell’ Azione Nera: concretamente la disponibilità di accesso al colloquio del primo giorno e la visita della notte, che avevamo alle spalle, abbandonavano al caso inquietanti interrogativi sul veridico obbiettivo dell’organizzazione segreta dello Stato.
Comunque non potei trascurare oltre la parte di me che ambiva delle risposte e che con rabbia nascente si calava turbinosamente nell’ occhio del ciclone.
<< Di chi sospetti? Avrai pure qualche sospetto ? Parlo con te, Luigi, allora, in questi giorni avrai realizzato una bozza del possibile assassino? >>
<< La verità è che qui non abitiamo le pagine di un romanzo giallo, gli indizi sono scarsissimi. Ma soprattutto manca l’odore di un possibile movente; è totalmente tutto allo scuro dal punto di vista della nostra visuale! Il dottore era a Milano con la procuratrice, il Dilani è solo uno studente con l’idea di possedere il mondo: resta la moglie del professore che, dopo la mia richiesta di contattarla, i domestici mi hanno riferito che era ospite di una clinica di riposo da oltre  quindici giorni e che sarebbe stata dimessa nei prossimi giorni per ritrovarsi ai funerali del marito defunto. In sostanza questa situazione mi complica considerevolmente la vita. Non riesco a trovare un nesso logico: probabilmente questo Calabrese s’era impastato con gentaglia di ogni genere, e forse si è scontrato con un manigoldo, che al cospetto di un cadavere da infarto ha deciso di strumentare la novella del maniaco a caccia di vittime. Per la prima volta nella mia carriera, vorrei abbandonare tutto e godermi questo splendido Natale >> concluse uccidendo l’ennesima sigaretta.
Tonino restava in disparte e silenziosamente continuava a sfogliare le carte, soprattutto si affascinò alle notizie di Abraxas. Rimase un tanto a leggere e poi lanciò la sua opinione.
<< Ma perché questo Dilani, mi riferisco al ragazzo, visto che avete interrogato anche il padre, vi ha lanciato un segnale così marcato verso questa organizzazione? Poteva restare zitto, perché ha lasciato una traccia cosi importante ? >>
Luigi tra una boccata ed un'altra liberava nubi di fumo che si aggrappavano al soffitto della mercedes senza trovare via di uscita, poiché i finestrini laterali erano serrati alla cornice della portiera.
<< Avrà letto da qualche parte di questa setta del passato, ne sarà rimasto affascinato e la utilizza per far effetto sulla propria comitiva. Niente di che, tra questo e parlare di omicidio ne passa di tempo ed energie >>.
<< Oh, Oh, calma calma, Luigi. Non dimentichiamo che gli stronzi sono dell’Azione Nera, sono venuti a farmi visita appositamente per ricordarmi della loro esistenza, e nel frattempo hanno rilasciato anche qualche dichiarazione su Abraxas >> mi intrufolai senza indugi.
Ma Luigi non perse tempo e riprese con la sua teoria rassegnata.
<< Per quanto mi riguarda, il Calabrese si stava facendo un amico con una bella carica di cocaina, gli è venuto un infarto, e il compagno per toglierselo dalle palle ha sceneggiato un possibile serial killer: lo ha tenuto nascosto per qualche ora, ha racimolato capelli e unghie nei rifiuti di un istituto di bellezza e li ha rovesciati all’interno del veicolo. Il gioco è fatto, ecco la recita del terrore all’interno dell’università, e per rafforzare ulteriormente la tesi del pazzo omicida, rincara la dose massacrando il corpo del povero Calabrese. Per quanto mi riguarda il caso è chiuso >>.
<< Come sarebbe a dire, il caso è chiuso ? Ferma questa cazzo di macchina e rendi comprensibile queste  stronzate che stai vomitando. In questo periodo sei più lunatico di una donna appena sposata, >> continuai, evitando ogni sorta di convenevoli << rispondi, non lasciarmi qui come una statua senza cervello >>.
<< Non ti dimenare, mi proponevo di spiegare la situazione però, vista la tua agitazione, ho arrestato la discussione. Dicevo che troppe incongruenze e altrettante fortuite coincidenze, non sempre esprimono un contesto da omicida seriale, anche perché, fortunatamente, non vi sono state altre vittime. Poi ritengo che ci siamo fatti prendere un po’ la mano; mi riferisco alla tua telefonata di ieri sera, in cui consigliavi di lasciare l’alloggio della procuratrice poiché ritenevi che fosse coinvolta, roba da film americani. Esagerato un magistrato coinvolto in un omicidio, l ‘hai detta grossa caro Marco. Oh scusa, l’ hai pensata grossa, troppa grossa >>. Continuava a fumare senza sosta e a dire il vero nel tumulto della discussione non mi accorsi se era sempre la stessa o ne avesse appena accesa un’ altra.
<< Non corriamo troppo Luigi, quando ti ho riferito che covavo qualche dubbio, non intendevo dire che il magistrato la notte gira con il giravite a caccia di vittime, e una volta a casa le fa a pezzettini per poi conservare il tutto nel congelatore. Questo è smodato e siamo d’accordo, ma intendevo usare la massima prudenza, visto che ella, dal dire dell’ Azione Nera, si trovava al centro del ciclone di una disputa carnefice tra le varie organizzazioni al potere, sia legali che illegittime. Allora ho pensato che forse sarebbe stato meglio che tu dormissi in una pensione. Dov’ è tutto questo melodramma, perché a, dire il vero, io non riesco a realizzarlo >>.
Mentre mi proponevo con la mia argomentazione, la macchina continuava a percorrere le strade della città: negli anni si era abbellita di piazze e di verde che contrastavano il cemento e il tufo antico, imprigionati in un unico scenario di sopravvivenza anche se appartenenti ad epoche differenti. Il moderno e l’antico, e piccole montagne di spazzatura,  tramandavano il loro odore come per contrastare i raggi ficcanti del sole, che discendevano dalla volta celeste invernale. Giù, alla sinistra del nostro senso di marcia, l’ondata di salsedine galoppava su un vento raso alle onde del mare, ma si proponeva, anche, di raggiungere la parte più collinosa della città, in alto dove regnava la storia del passato e la povertà del presente.
Senza meta, senza spiraglio tra i burrascosi eventi di quei giorni, attraverso indizi che non sembravano tali, tra le sorprese e le conferme relative alla nostra vita personale, tentavamo invano un cunicolo che portasse ad un po’ di luce. Mi rammaricai anche per la convocazione di Tonino; tutto si era trasportato ai confini della sopportazione, poiché nulla aveva avuto un compimento o almeno nulla segnalava una via che potesse portare ad un epilogo.
<< Chi sarà a quest’ora ? >> la voce di Luigi e lo squillo del telefonino mi ricacciarono, con la mente, all’interno dell’abitacolo ferroso << Pronto, con chi parlo ? >>.
Luigi accostò la macchina e rimase muto, in silenzio, anche la sua sigaretta sembrò che avesse arrestato la combustione. Qualche minuto e riprese a respirare lanciando scarne e avare parole di significato.
<< Dobbiamo recarci in Via Attori n. 53, è nei pressi delle poste centrali: c’ è stato un altro morto >>. Svoltò la macchina come se stesse giocando con un modellino sul tavolo della cucina, non si curò di nessun altro abitante della strada. La nuca si era compressa verso il basso nascondendo il collo tra le gocce di sudore, che cominciavano a sorgere tra i capelli umidi di brillantina, la fretta lo aveva accecato. Tonino rimase con lo sguardo sulle carte ancora per qualche istante per poi raccogliere la mia sorpresa a tale notizia. Con occhi brilli mi comunicava compiacimento, qualcosa di nuovo s’era mosso, e questa volta se ci fosse stato un nesso con il primo cadavere, ci saremmo trovati sul posto tempestivamente.
La strada scorreva veloce sui fianchi della nostra auto e il fumo delle sigarette, imprigionato fino ad allora, sembrò che avesse trovato sfogo dai finestrini posteriori leggermente socchiusi. Ero voltato di lato, verso la strada ma ogni tanto ritornavo con lo sguardo all’interno della macchina rapito dallo schioccare delle patatine compresse dai denti di Tonino.
<< C’è uno sconvolgimento, per quanto si parli ancora di cadavere >> fu Luigi  ad interrompere il silenzio.
<< Cosa è successo di nuovo, chi è il cadavere? Si tratta di omicidio, suicidio o di altre situazioni ?
Ancora una volta le mie domande non furono esaudite o almeno fu questa l’impressione che nacque in me dal comportamento di Luigi, ma ad essere sincero non mi rammaricai più del dovuto: era il suo modo di fare, un comportamento che calzava la situazione in corso. Nuovi sviluppi, una pietra che frantuma la superficie vetrosa dello stagno. Ipocritamente per gli inquirenti, tale situazione non provoca sconforto, ma viene vista come una nuova mano di carte, un’altra possibilità di rifarsi degli insuccessi dell’ultima giocata. La speranza di prendere almeno tre Assi, e il gioco comincia a riscaldarsi. Una vita si spegne, ma gli indizi si rinchiudono all’interno di un cerchio delimitato, intorno al possibile assassino.
Ci inoltrammo in via Attori per raggiungere rapidamente il civico di nostro interesse. Il palazzo apparteneva al rifacimento degli anni Ottanta, che seguì la segnante catastrofe naturale del terremoto in Irpinia che non risparmiò naturalmente il Salernitano e il Napoletano. Niente soprappiù, l’essenziale anche nei riguardi della luce e dell’aria, poche finestre di dimensioni ridotte si incastravano nell’immenso cartoccio di cemento, che sembrava avesse la presunzione di  rimediare agli errori edilizi degli anni Sessanta e Settanta.
L’ andito, che presentava i piani superiori, assomigliava ad uno spazio casuale venuto fuori dal niente, da un errore di progettazione, e solo in secondo momento, parve tale   come impressione, si stabilì di usarlo come siffatto. Era un posto nuovo alle indagini, mi riferisco a quelle del caso in corso, allora perché fummo chiamati: non attuavo la radice della nostra partecipazione in quel tempo e luogo. Ma una lampadina prese luce quando fummo al piano segnato dai nastri della polizia scientifica: la targa di ottone attraccata all’assito, posto tra il vano scale e l’ appartamento, non lasciò altri dubbi:


                                         DILANI SRL
                             INDUSTRIA DEL METALLO
                       SEDE LE GALE E AMMINISTRATIVA


<< Cazzo, non saranno mica i Dilani che abbiamo conosciuto in questi giorni? >> riversai come una medicina di gusto acro << Ed avevano riferito che si trattava di una piccola azienda, quasi familiare, mentre hanno anche un distaccamento amministrativo >>.
<< Avevano! Il vecchio, dalla telefonata della procuratrice di pochi minuti fa, ci ha lasciato >> risuscitò Luigi dopo quel lungo periodo di silenzio.
Ma qualcuno aveva già percepito la nostra presenza all’interno dell’ alloggio.
<< Il Dilani Mario, capo della famiglia e dell’omonima azienda, ci ha lasciati donandoci l’ultima confessione, che finalmente porterà un po’ di serenità in tutti noi e soprattutto nel tormentato ambiente universitario di Fisciano >>.
Come voce non era nuova, ma il tono si. Imprimeva compiacimento e liberazione, non disdegnando un leggero punto di rampogna nei nostri confronti, probabilmente per lo scarso lavoro, a dire dell’interlocutore, effettuato.
Era la procuratrice, in giacca e gonna marrone che coprivano una camicia beige, probabilmente in seta, con uno tirannico soprabito in pelle nera che incastonava l’intera persona in una dimensione di sicurezza e autorità. 
<< Salve, da un po’ di tempo che non ci si vede >>
<< Abbastanza per l’ avverarsi di nuovi quanto singolari avvenimenti. Mi riferisco al vistoso ematoma sulla sua faccia. Cosa le è successo ? >>
Oramai eravamo già all’interno e soprattutto nell’ufficio dove giaceva il cadavere, ancora sulla sua poltrona da lavoro, subito dopo la scrivania con il piano in vetro trasparente.
Il capo della vittima si era abbandonato alla forza di gravità piegandosi in avanti, lasciando  che il mento si appoggiasse sull’ inizio del torace, che aveva raggruppato, come una foce di un fiume, la bava di rigetto alla morte. 
<< Niente da meritare troppa considerazione, un incidente >>.
<< Capisco. Posso chiedere chi è la persona in vostra compagnia ? Non vorrei sembrare scortese, ma siamo in presenza di fatti molto riservati, strettamente legati al segreto d’istruttoria >>.
Luigi evitò la domanda come avrebbe fatto con un cervo che ti appare sul manto stradale di un viuzza di montagna. Si era già incastrato tra gli angoli della stanza in cerca di chi sa quali risposte, ad altrettante misteriose domande della sua mente.
<< E’ un nostro collega. La sua presenza è stata necessaria per una consulenza >> dovetti stringere energicamente la patata bollente tra le mani.
<< Potrei sapere perché non sono stata avvertita di tale decisione ? Luigi, mi rivolgo a te, dopo aver  lasciato me il dottore ieri sera non hai minimamente menzionato alcun che riguardo tale  situazione >>.
<< Scusami, ma mi è sfuggito. Allora cosa hai trovato di interessante, Attanasio ? >>
Si rivolse al dottore, che per la concitazione del momento era sottrattosi alla mia frastornata attenzione; restava curvo su se stesso e il collo snello, con il prolungarsi del capo,  si allungava fino alla testa a penzoloni della vittima. Guardava, forse scrutava, sdegnando la presenza degli altri abitanti della stanza. E non rischiava nessuna energia, nemmeno per versare partecipazione alla domanda di Luigi. Suo solito vestiva in modo essenziale, tanto perché il costume e l’esigenza causata dal freddo imponeva di farlo.     
<< Luigi esigo una risposta, chi è questo signore? >>
Anche lei per raccogliere il parlamento della discussione, si piegò di lato sulla scrivania di vetro, cercando di scavalcare il corpo curvo del dottore e arrivare con gli occhi penetranti a di Luigi. In questi giorni, cui sfuggiva un nostro incontro, avevo dimenticato quanto fascino e bellezza scaturisse dal suo modo di fare semplice e convulso allo stesso tempo, che cedeva ad ogni suo passaggio, qualunque fosse la causa o il fine del suo fare. E in quel momento non potei mancare, anche se forte palpitava  il sentimento per Maria, ma mi accingo esclusivamente ad un dovere testimoniale, di cogliere la leggera quanto efficace apertura della sua camicia, che si abbandonò allo stato curvo del suo corpo e lasciò al libero sguardo l’ artistico spettacolo della parte superiore del seno. La carne rispecchiava il suo carattere forte e deciso, bianca e liscia, ma che fruiva calore e rossore se la situazione lo avesse richiesto. Così recitava anche quel momento, con lo sguardo di fuoco e i capelli lucidi di fissante profumato, non cessava di scovare l’attenzione di lui, che alla fine dovette arrendersi.
<< Okay, ti rispondo, il collega si chiama Antonio Corolla ed è un “ profiler “. Uno che si occupa di produrre l’ identikit di un possibile criminale seriale. Contenta ? >>
Ritornò immediatamente fisicamente sul corpo del dottore impaziente di sapere le cause della morte anche ferite visibili ed apparenti non risultavano ad una prima analisi. Nessuna macchia di sangue né sul viso, nè sugli abiti.
<< Intendo benissimo il ruolo di un  “ profiler “, quello che non capisco il perché non sia stata informata a tempo. Punto secondo, con un solo cadavere penso che non c’erano elementi necessari per tracciare un possibile ritratto psicologico criminale, ed infatti le circostanze mi danno ragione: il cerchio si è chiuso il Dilani ha ucciso il Calabrese e poi si è tolto la vita, visto il suo forte credo cattolico e per il rimorso. Il caso è chiuso >>.
Mentre ascoltavo, l’ attenzione cadde varie volte sull’ incolpevole Tonino Corolla, che suo malgrado, si trovò in quella spiacevole situazione, alquanto imbarazzante. Ma la storia del “profiler “ lo aveva tranquillizzato, fino al punto che gli parve di aver ricevuto una nomina, e questo lo autorizzò a stendere i nervi della faccia e a cominciare a gironzolare per la stanza. Oramai apparteneva alla squadra.      
<< Allora, puoi già lanciarti in un ipotesi o troppo presto? >>
Luigi non lasciava la presa, morsicava come un molosso in preda ad un raptus di violenza. Sul tavolo scrivania giacevano gli ordinari oggetti da lavoro: uno scrittoio in pelle marrone al cui capo vi era un cilindro in metallo lucente che conteneva varie penne, importanti e semplici biro: blue, rosse e nere. Un coltello tagliacarte di metallo macchiato dal tempo poggiava alla sinistra della vittima, proprio dove si era accampato Luigi, mentre sull’estremità destra si posizionava un telefono con i numeri ancora in circolo e un’ agenda di colore nero, poco meritevole d’importanza visiva per il suo aspetto di falsa pelle. Il fatto curioso era la mancanza assoluta di oggetti e riquadri sacri: alle pareti non era inchiodato nemmeno un crocifisso. Di fronte alla scrivania, appoggiato al tramezzo divisorio, si rannicchiava un mobile nettamente in contrasto con il resto dell’arredamento poiché apparteneva ad un’epoca recente e lo si notava per il suo colore di bianco acceso e per l’evidente costruzione in multistrato; ma tali caratteristiche non gli impedivano di reggere una grande mole di lavoro, vista l’innumerevole groviglio di cartelle e documenti polverosi sparsi ne i vari ripiani del mobile. Da quell’ archivio si evinceva che la Dilani s.r.l. non apparteneva alla categoria delle piccole aziende familiari che germogliano come le erbacce in tutte il sud, ma era una realtà molto più complessa e articolata. Alcuni colleghi, che rovistavano da qualche minuto, rilevarono che il fatturato era notevole e anche i mercati conquistati non appartenevano solo al territorio nazionale. Il Giappone, la Cina e il Nord Africa appartenevano al Business della Dilani, industria del Metallo. Ma quale tipo di lavorazione del ferro, in quale settore specifico essa si articolava con le proprie braccia produttive? Con poca sorpresa, e con altrettanta limitata immaginazione, arrivammo alla risposta; una risposta evidente e scontata per il territorio della Campania: il settore conserviero. La Dilani produceva i barattoli vuoti per  alimenti conservati a lungo tempo, con particolare specializzazione per il pomodoro rosso, i legumi e la frutta sciroppata. Un mercato all’apparenza banale, ma in sostanza ricco e redditizio che difficilmente ha attraversato periodi di crisi, e se anche si dovessero presentare tali difficoltà, sarà sempre presente la presenza dello stato, pronto ad intervenire per garantire il minimo di produzione e di status quo al sud Italia e in particolare alla Campania. Un Business che continua ad arricchire da anni gli industriali, che racimolano grandi utili netti poiché i costi sono molto contenuti, soprattutto quelli relativi alla manodopera, che viene assunta solo per un periodo dell’ anno, l’estate, e poi licenziata, approfittando, fino al limite, di tutte le agevolazioni dell’ ordinamento, che finge di chiudere un occhio per tenersi buono il calderone di voti meridionali. Agevolmente manovrabile.
Al soffitto era legata una lampada a tubo neon che si reggeva grazie a due fili di acciaio, essenziali, che non donavano nessun alito alla fantasia: la loro funzione era reggere la lampada. Nell’ angolo, alla sinistra della scrivania, anteposto alla finestra che contornava la vittima, si distendeva al pavimento un divano a due posti di vinchi, morbido di cuscini, adornati da fiori e foglie dipinte. Ai piedi di esso, un piccolo e invisibile tavolino da salotto totalmente in vetro, retto da un’ esile, per quanto raccontava l’ aspetto, struttura in ferro zincato. Luigi accolse qualche secondo ancora al dottore e nel frattempo scrutava l’ ambiente con la stessa pazienza che si respira nella sala d’ attesa del dentista. Si cimentò, ma durò poco, forse troppo poco.
<< Quale è la causa della morte? Attanasio, sei in grado di darmi una risposta ? >>
Il dottore alzò gli occhi dal cadavere e si rivolse a lui come se fosse un impegno che difficilmente si possa disonorare, o quantomeno tale tentativo sarebbe vano e inefficace per distoglierlo dal proprio intento.
<< Da una prima analisi, suppongo che si tratti di avvelenamento. Avvelenamento da solfato di tallio. La paralisi è stata imminente, intorno ai quindici minuti. Quindici minuti ed è passato per suo volere a miglior vita. E’ un suicidio >>.
<< Come fai ad esserne così sicuro ? Da che cosa lo hai scoperto ? >>
<< Non è una scoperta, Luigi,  >> di rilancio la procuratrice sbarrò la strada ad entrambi << ma si tratta di una confessione come recita questa lettera d’addio che il Dilani ha lasciato nella cassaforte, assieme al varie dosi di veleno. Tallio, appunto. Con questa chiede di tenere nascosto il suo gesto, che sarebbe biasimato dalla religione cattolica: prega, chiunque fosse arrivato a scoprire la verità della cassaforte, di tenere nascoste le circostanze soprattutto a suo figlio, poiché già molto dolore è stato costretto a sopportare dalla morte della madre. >>
Sventolava un foglio bianco non squadrato e protetto da un sacchetto di plastica della scientifica, evidentemente da stampante e quindi quella pagina doveva trovarsi nella memoria di qualche computer di proprietà della Dilani. Era energica e forse anche liberata; liberata da una pressione che la stava soffocando. Il caos e la paura che regnava nell’università, gli sciacalli della stampa in attesa di qualche errore e sviluppi, l’ inevitabile ombra politica che esigeva una risposta a breve per quello omicidio tenebroso e inverosimile. Una patata bollente, un pungente sassolino nella scarpa, non le lasciarono respiro per parecchi giorni. Ma ora un grande passo in avanti si era compiuto, anche con l’aiuto del destino, destino che aveva lasciato sul campo un’altra vittima, ma questo appartiene alla vita e nessuno può domarla per evitare le sue tragedie. Si doveva rilevare la parte positiva della situazione: non esisteva nessun maniaco, ma solo una resa dei conti, una vendetta tra due uomini cui bisognava stabilire quali fossero i motivi che trasportarono la situazione fin a quel punto. Il movente, che dall’inizio era rimasto sepolto insieme all’ assassino, ora appariva ancora oscuro, nonostante il braccio della morte avesse una testa ed un corpo.             
<< Posso dare un’occhiata più da vicino ? >> riprese Luigi, evitando di urtare qualsiasi oggetto della stanza.
Fece cenno con lo sguardo per raccogliere l’ attenzione di Corolla invitandolo a fotografare con la mente il quadro della situazione. In particolare la sua attenzione si focalizzò sul bicchiere che il Dilani usufruì per passare a miglior vita. Corolla sezionava come l’obbiettivo di un microscopio.
<< Che cosa ha bevuto? >>
<< Brandy, italiano >> riprese il dottore.
<< Dov’è la bottiglia ? >>
<< In quel mobile, dove sono tutti gli incartamenti. Dietro le porte di vetro c’è un piccolo bar >>.
Luigi puntò il naso in quella direzione con l’ intenzione di portare il suo campo visivo il più vicino possibile. Alzò le braghe che iniziavano ad iniettare il solito fastidio, fece per agguantare una sigaretta, ma un operatore legale gli intimò di non inquinare l’ambiente, allora come infastidito si rivolse nuovamente al dottore.
<< Non c’è una segretaria in questo ufficio ? >>
Questa volta rispose un poliziotto in borghese, un braccio destro della dottoressa evidentemente; quelli che studiano una ventina di esami e poi vengono spediti su un campo di battaglia.
<< Se posso rispondere signore, è stato già effettuato un accertamento in merito >>.
<< Mi riferisca allora >> sdegnoso Luigi.
Il giovane estrasse un portale dal suo borsone a lato e manifestò un leggero imbarazzo nel mentre si dispose alla ricerca di un piano da lavoro. Alla fine trovò dimora tra le mani di un collega poiché tutta la stanza era contaminata dalla ricerca di eventuali prove.
<< Si chiama Antonella Frarricciardi ed in riposo per le vacanze. Manca da tre giorni. E’ partita per il suo paese natale, Bellizzi. La comunicazione del fatto le è arrivata tramite colleghi del posto pochi minuti fa. Ha riferito che è sempre stata in compagnia della propria famiglia; si riferisce alla mattinata, naturalmente >> .
<< Naturalmente, ispettore. Lei è ispettore vero ? >>
<< Si, signore >>.
<< Complimenti per il lavoro svolto. Bene suppongo che, finché non ci saranno le risposte dal laboratorio, non ci resta che prepararci per questo freddo Natale >>.
Diede uno sguardo alla procuratrice come se avesse voluto ribadire un appuntamento già preso in precedenza e poi mi si rivolse per invitarmi a lasciare la stanza. Più arduo fu invece raccogliere l’ attenzione di Corolla che si era intricato nella scena della morte. 
Quando fummo nuovamente in strada, il freddo non esitò nel manifestare la stagione di appartenenza con improvvise raffiche di vento gelido,  che scendevano dalle piccole ma brulle montagne alle nostre spalle.  
Pochi minuti e la lancetta sarebbe passata oltre le tredici. Dalle prime ore della mattinata tutto era apparso frenetico, come un immaginario fantastico appartenete a condizioni di vita irreale.
La menzogna del livido, la visita al carrozziere per avallare l’ inganno, l’ appuntamento alla stazione con Corolla, l’intrusione all’ospedale ed ora ci trovavamo ai piedi di un palazzo nei cui interni era stato rinvenuto un cadavere. Il fisico suggeriva di tornare a letto subito e di non aspettare la sera. Ma la curiosità scalpitava, non arginai più del dovuto la lingua intollerante.
<< Oh ! compare, quasi quasi dimenticavo di porti una domanda >>.
<< Marco, prima che cominci con qualche lagno, decidiamo cosa fare. Non voglio restare in macchina tra panini e coca cola. Cosa ti va per pranzo ? >> . Con la mano sulla spalla del nostro ospite.
<< Siamo a Salerno e direi pesce; per l’esattezza spaghetti alle vongole e una frittura di paranza. Naturalmente il tutto preceduto da un’insalata di moscardini >>.
<< Okay Tonino, menu ineccepibile, ma hai dimenticato una “ delizia a limone “ e  del limoncello ghiacciato per chiudere il tutto >> riprese Luigi.
<< Posso continuare con la mia domanda ? >>. Fui nuovamente escluso dal summit culinario.
<< Tonino, però voltiamo strada e culliamo l’appetito con un bel aperitivo, magari super alcolico: siamo a Natale, quasi. Chi se ne frega >>.
<< Ottimo amico, direi magnifico >>. Il Corolla andava a nozze con colazioni e pranzi; di lui si diceva che era capace di effettuare un’autopsia con il panino al salame di fianco. Garantisco che non era un’ esagerazione. Mentre cercavo l’attenzione, in pochi minuti ci trovammo al bancone del bar al di là della strada, con tre bicchieri e scodelline di salatini e noccioline salate sparse  per il marmo bianco.
La sala era gremita ed un odore di festa imbandiva l’aria bassa e lucente delle luci che disseminavano le pareti di legno laccato di marrone quercia. Tra una sorsata e l’altra riuscii ad raccogliere l’attenzione, o almeno mi prodigai con prepotenza.
<< Vuoi dirmi come mai ti sei rivolto a quei due in modo così informale ? Le ultime frequentazioni, in cui c’era la mia presenza, non apparivano tanto amichevoli >>
<< Il lavoro ti conduce a rilassarti e ad usare toni più aggraziati e …………>> riprese lui.

<< Un cappuccino senza schiuma e senza cacao. Grazie >> .
Una voce nuova, non apparteneva alla nostra cerchia. Un semplice cliente che aveva ordinato una bevanda, ma questo distrasse nuovamente Luigi dalla mia domanda.
<< Mi scusi, ma non esiste un cappuccino senza schiuma e senza cacao. Perché ? Perché il cappuccino è composto di schiuma e di cacao. Riesce ad intendere quello che cerco di riferire >> .
Lo sconosciuto impallidì e poi si riaccese improvvisamente con rossore dinanzi  a quella inaspettata e sconvolgente intrusione, proveniente da una persona che a prima impatto non sembrava un conoscente, e si rilevò, anche dopo aver perfezionato l’attenzione sui suoi lineamenti facciali, un perfetto sconosciuto.
<< Perché mi guarda con tanto stupore ? >> continuò ancora Luigi, mentre i presenti  si recano con curiosità al fuoco dell’ azione << Se si continua di questo passo, presto avremmo spaghetti  alle vongole, ma senza vongole. Allora lo ordini al filetto di pomodoro. Oppure qualche altro farà richiesta di una margherita, ma senza mozzarella. Allora chieda una napoletana, che è di sugo e aglio. Nel suo caso specifico, poteva ordinare un caffè e latte e non un cappuccino senza schiuma e senza cacao >> Sostò qualche secondo dopo aver sparato a raffica e pescò con autorità l’attenzione del barista.
<< Lei resta in silenzio, non è d’accordo con il mio ragionamento ? Tu Corolla hai mai ordinato un cappuccino senza cacao e senza schiuma? >>
<< In verità no, però se il signore ha questo desiderio perché…………>>
<< Non è così, allora lasciate intendere di non prestare attenzione. Il signore può consumare quello che più gli aggrada, basta che lo richieda con il giusto nome >>.
<< Tu sei esaurito, hai bisogno di riposo >>. Contestai e con il braccio mi rivolsi alla cassa intimando di preparare il conto con sollecitudine.
<< Esaurito? Non sono esaurito, uso la logica e mi irrito quando gli altri offendono la mia intelligenza con situazioni paradossali. Chiaro ? >>
L’ altro non contenne oltre lo sgarbo e con l’ impatto di una cascata che si schianta nel bacino assopito,  scaraventò un urlo dissonante nei denti di Luigi, che evidentemente non aspettava altra conclusione.
<< Chi diavolo è lei ? Perché non s’impiccia dei fatti suoi ? >>
Nell’avanzare a quell’interlocutore insolito ed irritante, per un comportamento inconsueto ed irriverente, l’ uomo aveva dimenticato la colazione e si apprestava ad una disputa fisica, per lo meno questo emanava la sua pelle accesa.  Si rivolse poi al gruppo di amici che lo accompagnavano.
<< E’ uno scherzo? Mi state tirando uno scherzo, lo scherzo del pazzoide al bar, ora è tutto chiaro. Per poco non ci cascavo >> poi mirò Luigi e continuò << Bravo, sei stato davvero bravo, complimenti >>.
<< Ma quale scherzo, io non conosco né lei, né i suoi amici. Parlavo molto seriamente, il cappuccino senza cacao e senza schiuma non esiste: quello che ha ordinato era un latte macchiato >>.
<< Hey, scemo mi stai facendo perdere la pazienza, ma chi cazzo sei. Portate via questo balordo prima che si passi un guaio >>.
<< Perché si rivolge in tal modo, non mi sembra di essere stato maleducato come lei. Mi sbaglio ? >>. Luigi aveva gli occhi luccicanti come un pescatore che fissa la propria lenza in trazione, poiché conoscevo le sue intenzioni, mi lanciai ad arginare la furia che stava per scatenarsi.
<< Okay, signori non è successo niente di così rimarchevole, è stato esclusivamente un equivoco, un comune equivoco. Coraggio, una stretta di mano ed ognuno per la propria strada. Forza Luigi, fai il primo passo  ! >>      
                                                
                                                  


CAPITOLO XI  




<< Mi ha fatto perdere l’appetito quel bastardo. Perché mi hai tirato fuori di peso ? Dovevo ancora finire quello che avevo cominciato >>.
Avevamo lasciato alle spalle le luci e le mura del bar, adornate da fioriere in gesso bianco e poi incastonate in piedistalli di argilla rossa, ma unti di asfalto nero, sonnolente sul fondo stradale come i grappoli di uva pigri ai raggi del sole.
<< Tu l’avrai perso, ma a me la fame non è passata, soprattutto ora che questa storia ha un epilogo, tragico ma pur sempre un epilogo. Tonino, sei d’accordo ? >>
<< Ragazzi, sforziamoci di stemperare gli animi, comprendo lo stress di questa situazione, ma io non voglio impacciarmi nel mezzo di una guerra fredda. Ora fermatevi un attimo e inalate un bel respiro di aria, anche se infetta di smog. Fare la guerra tra di noi non è il caso, è dispersivo >>. Tonino sprecò un secchio d’acqua su un pozzo di petrolio in fiamme.
<< Forse ho un poco esagerato, però non mi pento assolutamente di aver attaccato briga con quel balordo. Comunque ragazzi l’ appetito mi è passato perché ho dimenticato, o meglio, mi è saltato in mente un particolare di questa storia che m’era sfuggito fino ad adesso. Quindi bando alle ciance e si parte nuovamente per un’ altra missione >>.
Frugò freneticamente tra le molteplici tasche della giacca a vento, anche se non fece intendere cosa cercasse effettivamente, chiavi o sigarette, con le mani afferrò tutto il contenuto delle sacche e si diresse alla macchina. Partiva come un treno, senza comunicare ai passeggeri quale fosse la destinazione, imponeva la tabella di marcia e proseguiva su binari già prestabiliti.
<< Cosa ti prende ora ? Sembri un invasato. Dove dobbiamo andare…….. a quale missione ti riferisci ? >>
<< Marco, non obbiettare in ogni occasione. Piuttosto, seguitemi, non c’è tempo da perdere >>.
<< Luigi, per favore fermati un secondo, la situazione non è completamente giunta al termine. In tutto questo trambusto ho dimenticato di aver isolato i trasmettitori dell’ Azione Nera, quelle belve non berranno che io stia ancora dormendo sino alle due del pomeriggio. E’ ora di prendere una decisione sul da farsi, dobbiamo raggiungere un’intesa altrimenti le conseguenze per Maria saranno devastanti >>.
Si voltò repentinamente e deciso tornò sui passi con l’aria di sentenza senza appiglio di ricorso.
<< Per il momento dobbiamo tralasciare >>.
Chinò il capo a protezione del fuoco dell’ accendino, che aveva scovato dal groviglio racchiuso nella mano sinistra, poi massaggiò il filtro della sua sigaretta con le labbra che da tempo aveva imbevuto di saliva.
<< Tralasciare? Non ci riferiamo ad un’ azione di polizia, ma parliamo di una donna e di un bambino che si trovano nell’occhio del ciclone >>.
<< Lo ha voluto lei, poteva evitare di imbattersi in questo casino. Con la droga non si scherza >>.
<< Non puoi minimizzare la situazione, anzi non puoi estrapolare il particolare dal contesto generale. Ne abbiamo parlato, ed ho spiegato che si sono intersecate tante congiunture che hanno causato l’irreparabile >>.
<< Maria ha commesso un errore, non possiamo perdonare chiunque delinque per sopravvivere. Arriveremmo al caos. Chi ha sbagliato deve pagare >>.
<< Il motivo del tuo parlare è un altro: ho notato il tono confidenziale istaurato tra te e la  procuratrice pochi minuti fa, non ti va giù che l’Azione Nera voglia incastrarla. Mi dai l’impressione che ci sia molto più che una collaborazione professionale >>.
<< Cosa intendi dire ? >>
<< Intendo dire che hai intenzione di spassartela con lei……..>>
<< Tu mi appari come un pazzo scatenato, in preda ad una crisi di farmaci scaduti >>.
Non lasciava intendere alcuna apertura alla comunicazione, assorbiva qualunque intimidazione come la spugna con l’acqua. Tutta la situazione mi apparve nauseante. In quei pochi giorni non avevo fatto altro che adoperarmi affinché tutti  trovassero una collocazione di calma e ragionevole quiete, mentre era il caso, soprattutto in quel caso, di esplodere come un vulcano e non trattenere quella rabbia furiosa.
<< Ora mi sono rotto i coglioni di tutta questa situazione assurda e catastrofica. Sono giorni che non faccio altro che abbassare la testa e assecondare i tuoi continui cambiamenti di umore e di idee. Non fai altro che deragliare ipotesi in ogni direzione. Chiarisci ora oppure la storia finisce qui ! Ora, senza appello……..>>
<< E bravo il nostro Marco : vuole delle risposte subito, ora, senza appello. Dammi qualche minuto che lucido un attimo la palla di vetro e ti svelo il mistero, sempre che si tratti ancora di mistero. Le mie sono ipotesi, certo ho un disegno in testa, ma non è detto che ci porterà alla verità >>.
<< Allora abbi la compiacenza di illuminarmi, quale è la prossima mossa, ma soprattutto perché c’è il bisogno di continuare ad indagare ancora su questo caso, visto che il Dilani ha confessato prima il delitto Calabrese e poi Il suo suicidio……….>>
Penetrò i miei occhi con sguardo di riprovazione.
<< Quello che mi ha infastidito maggiormente in tutta questa storia è stata la tua disattenzione su particolari consistenti e degni di corposa attenzione…..>>
<< Per esempio, signor so tutto io ….>>
<< Desideri un esempio ? Okay più che un esempio voglio porti una domanda: se tu volessi ucciderti con un veleno, ti preoccuperesti di avvitare il tappo e di riporre la boccetta del  veleno nelle cristalliera ? >>
Il tabacco della sua sigaretta aveva raggiunto l’arancione del filtro.
<< Corolla, nella tua carriera hai mai notato un particolare simile a questo in questione? >>
Il medico, si mostrò come un alunno rimproverato dalla maestra per la sua poca attenzione dall’ultimo banco, con aria pensierosa non potette celare una risposta  scarna ed incompleta.
 << In effetti, caro Luigi, il tuo ragionamento non fa una grinza……>>
<< Se è così, ecco spiegato perché non sopporto il cappuccino senza schiuma e senza cacao, non è altro che un latte macchiato Tutto chiaro, adesso ? >>
In effetti la situazione analizzata da quella angolazione era tutt’ altra che conclusa, ma dove si velasse la verità non era sereno, e con molta sincerità non riuscivo ad intendere la giusta strada sul da farsi. Forse, a ragione della valutazione di Luigi, non avevo seguito con precisa attenzione le vicende nei vari gradi ed evidentemente qualche particolare di cospicua rilevanza era sfuggito alla mia attenzione.
<< Ora passeremo il pomeriggio a Bellizzi, ospiti di padre Michele, un mio amico di vecchia data. Ho avuti contatti telefonici ieri sera, ci siamo lasciati con la promessa che lo avrei incontrato nel suo paese >>.
<< Padre Michele ? >> chiesi sorpreso
<< Non è una tua conoscenza, Marco >>.
Tonino osservava il contesto, s’era appostato come una iena in attesa del momento propizio per intervenire nella discussione.
<< Ragazzi, forse è meglio dirla tutta nuovamente: è innegabile che tra di voi c’è qualche problema, senza considerare quest’altro fatto nuovo, mi riferisco al cadavere del Dilani, quindi…………………..>>
<< Quindi ? >> tuonò Luigi.
<< ……… Quindi, se la mia presenza dovesse essere di troppo basta dirlo e non batterò ciglio……….>>
<< Ah, ah >> continuò ancora lui << l’influenza di Marco ha recato considerevoli danni anche al tuo cervello, ti ripeto che per quanto mi riguarda la tua partecipazione è di piacevole compagnia. Oltretutto ho gradito confidarmi sulla questione di mia madre, pensa per il resto, senza considerare che potresti esserci di notevole aiuto nelle indagini >>.
<< Ancora indagini ? >> non fui indenne dal raccogliere quella nuova notizia che a caldo rassomigliava più ad una provocazione.
<< Si, certo, indagini. Non capisco cosa ti turbi, oggi, tanto da surriscaldarti ad ogni mia parola >>.
<< Niente di che, però qualche ora fa hai urlato a squarciagola che si abbandonava il tutto e ci si concentrava sul freddo Natale incombente, ora……….>>
<< Certamente, ma prima che il Dilani fosse cadavere, ora le circostanze sono molto cambiate e per le tali saremo ospiti del buon padre Michele a Bellizzi. Sempre che non abbiate altri programmi >>.
<< Amici miei ribadisco:  sono solo, separato e, a dire del mio psicologo, depresso, quindi non avrei con chi trascorrere queste feste >> ridacchiò leggermente Tonino.
<< Amici miei ribadisco: sono innamorato, ansioso per le sorti della mia donna e oltretutto ho un programma per l’ intero periodo Natalizio, quindi……>>
<< Quindi ? >> riprese Luigi
<< Quindi, risolviamo questa situazione alla svelta con la promessa che ci concentreremo sul da farsi per tirare fuori da guai Maria. Okay ? >>
<< Promessa delle Giovani Mascotte >> sentenziò scherzosamente lanciando un’ occhiata verso l’altro propenso alla recita.
Nuovamente in macchina tra fumo, musica 70/80 e patatine imbustate. Non ressi: caddi in sonno fino a destinazione.

La chiesa era piccola e modesta con assomiglianza ai disegni scarni, senza profondità e spessore, degli alunni elementari che imparano un panorama e lo ripresentano su ogni pagina utile del diario o del quaderno, scarabocchiando anche qualche finestra e una porta ovale di entrata. Come se fosse una materializzazione dal fantastico al reale, alla destra della chiesa vivacchiava un albero semispoglio e curvo su di un lato.
Un uomo in jeans e camicia blue rastrellava il piazzale antistante l’edificio sacro, rivolto di spalle al nostro senso di marcia. Appariva longilineo e ben curato nelle parti critiche dei quarantenni, poca pancia e occhi lucidi di riposo.
Naturalmente, senza provare nessuna sorpresa, il che indicava la conoscenza precisa del nostro arrivo, si voltò blando e privo di smorfia come una gestualità quotidiana, proprio come se quell’ azione fosse rivolta, magari, all’arrivo del postino al mattino.
Un cenno della mano destra di saluto, e la sinistra lasciò che il rastrello si adagiasse al terreno, e si avvicinò con passo costante alla macchina.
<< Benvenuti, la casa del Signore aprirà le sue porte per accogliere i provati pellegrini amici. Caro Luigi, è un piacere rivederti, non posso dire altrimenti delle tue sigarette >>.
Nell’ abbandonare il posto di guida e toccare terra fu preso da un raptus violento e repentino di assicurare la sigaretta alla suola della sua scarpa sinistra,  poi si propose con la mano tesa in rito di saluto, adornando il capo da un profondo e sincero sorriso.
<< Padre Michele, è un piacere immenso rivederti in così splendida forma. Ti presento i fratelli Tonino e Marco, sono i miei compagni di questo tortuoso viaggio >>.
<< Che Il Padre sia con voi fratelli. Ma entriamo nella dimora, il lavoro ha lasciato le sue lacrime sul mio corpo e questo venticello di dicembre potrebbe nuocere alla salute. Sapete con le cose da fare in questo periodo, qualche decimo di febbre sarebbe disastroso >>.
Fece passo, prelevò il moccichino dalla tasca e l’ utilizzò per stanare le gocce di sudore che continuavano a fluire indifferenti alla bassa temperatura esterna.
Di lato alla facciata della chiesa, una piccola abitazione era a cavallo della parete portante del tempio, collegata con cucina e un modesto angolo notte di una branda e una poltrona in stoffa rigata.
<< Entrate, >> adoperò il braccio come una passerella ed indicò la strada << la casa del Signore è umile, ma immensamente ospitale >>.
<< Grazie, Padre Michele >>.
 Luigi si intrufolò di buon andatura e diede ad intendere che già conoscesse l’ambiente, pose chiavi, accendino e sigarette sul tavolo che regnava al centro della cucina ed agguantò una della sedie dalla spalliera per portarla a proprio comodo.
<< Cari fratelli, oggi il lavoro si è prolungato più del solito e non ho ancora pranzato. Se uniamo le nostre forze e ci accontentiamo del mio pasto, potremmo sederci tutti alla tavola del Signore >>.
<< Padre Michele, sei sempre gentile, ma non vorremmo disturbare >>.
<< L’unica cosa che reca disturbo, in questa stanza, sono le sigarette e le tue braghe sempre abbassate fino al limite >>.
<< Perdonami, ma questa vita accelerata mi rende non curante >>.
<< Dovresti riposarti un poco, sono a conoscenza del periodo di crisi che hai appena abbandonato >>.
Padre Michele aveva apparecchiato il tavolo con una tovaglia bianca e fresca, anche se molto usata, mentre Luigi dava l’impressione che solo il ricordo di quel recente passato potesse renderlo vulnerabile in ogni occasione.
<< Per il momento preferisco non discuterne, piuttosto hai trovato le risposte ai miei interrogativi di ieri sera ?>>
<< Solitamente se tu poni degli interrogativi, è logico che da qualche parte, in questo pazzo mondo, ci siano anche le risposte. E’ stato così anche in quest’ occasione >>.
Non fu chiaro se quella pausa fosse di riflessione oppure dovuta per il gusto delle pietanze in preparazione. Aprì gli stipi del mobile alto e tirò una busta con del pane biscottato, una specialità della città di Bracigliano, lo passò leggermente all’ acqua corrente e lo posizionò in una grande scodella di ceramica bianca. Un filo d’olio rigorosamente d’oliva e poi il tocco finale: gli spunzilli di pomodorini e le conserve di melanzane all’olio. Garantisco che il miglior caviale del mondo impallidirebbe di sudditanza a tale confronto.
<< Se fossimo in estate, ci sarebbe caduta una foglia di basilico. Ma anche una spruzzata di origano non guasta >> riprese il sacerdote, mentre a noi tre tornò a coscienza che per banali discussioni avevamo saltato il pranzo.
<< Ma questo è l’ originale di Bracigliano ?>> bofonchiò Nuovamente Luigi.
<< Vero come l’ amore di Dio per i suoi figli; i pomodorini, invece, sono di Corbara, gli unici che possono reggere il confronto con il Pachino siciliano. Un goccio d’ olio vergine e il quadro è completo >>.         
 << Avevi promesso che avresti spedito qualche sacchetto, invece non è mai arrivato >>
<< Mettiamola su questo piano: l’intenzione era delle migliori, il fatto che questa tavola è sempre in compagnia di ospiti nuovi e allora la dispensa resta vuota come il fondo di una bottiglia di buon vino >>.
Mangiammo con l’ appetito di un toro inferocito, il gusto e la freschezza di quella vivanda regalava sensazioni e ricordi di un’ epoca povera ma ricca di emozioni.  Apparteneva al passato, al nostro passato, quello che gradualmente si spodesta o almeno ci si prefissa di arrivare a tele risultato. Talvolta, catapultati nel mondo degli adulti troppo in fretta, la premura di seppellire quel passato, all’ antipode della attuale realtà, ci rende aspri e poco vitali. Quando poi la vita intreccia improvvisamente quelle strade già battute, allora la sporta d’ emozioni, con l’odore del ricordo, ricompare in candida sentenza passionale.
Anche una pietanza può avere un potere di forte impatto. Questo è quello che accadeva in quel determinato momento.
<< Allora, se ho compreso pienamente la situazione, svolgete indagini  sulla morte del professore Calabrese. La notizia non ha lasciato incolta anche queste terre di provincia, era un personaggio che aveva conquistato potere e rispetto. Ha scritto anche libri: saggistica e romanzi che hanno avuto un discreto successo, ma appartengono ad un periodo antecedente al  periodo della carriera universitaria. Mi riferisco ai romanzi. Comunque, torniamo al motivo principale della vostra visita: Abraxas e la signora Calabrese………. >>
<< Sei riuscito a scovare qualcosa di utile ? >>
Fu la domanda ansiosa di Luigi che non riuscì, dopo il pranzo e il buon bicchiere di vino rosso forte e corposo, di dare fuoco all’ ennesima sigaretta della giornata, anche se una smorfia di disappunto, durante il suo parlare, nacque sulle guance lucide e sicure di Padre Michele.
<< La mano del Signore è come il ruscello d’acqua: ha un cammino ben preciso. La tua preghiera, con la telefonata di ieri sera, trapelava fretta ed urgenza, così è stato. Alcuni amici hanno lavorato perché più notizie possibili fossero raccolte per quest’ ora e credo, a mio parere, che il risultato sia stato abbastanza soddisfacente >>.
<< Questi amici appartengono alla tua squadra ? >>
Luigi interrogò con aria nuova e scostante, oserei leggermente critica, e tale accento non mancò il prete che, nascosta dalla sua aria genuina, viveva un’ analisi conclamata dell’animo umano, e immediatamente si accorse della lingua limata di lui.
<< Sono pecore che lottano per ovili più poveri, non trattengono nulla per loro….. >>
<< Scusate, ma vorremmo comprendere chi sono questi amici e perché è nata, in questo preciso istante, astio tra di voi ? Per pura curiosità naturalmente, non si tratta di un interrogatorio, Padre Michele >> .
Se non si affrontava di petto la situazione,  rischiavo di perdermi nuovamente nei meandri nascosti dei giochetti di Luigi.
<< La squadra di Padre Michele si occupa di illeciti in genere, truffe assicurative, bancarie, scommesse clandestine eccetera ed eccetera…..Bazzicano un po’ qui e un po’ là, rubacchiano e distribuiscono il bottino tra i poveri della zona >>
<< Non è bottino, ma il pane del Signore che è trattenuto in poche mani e molte volte va sprecato, perché la troppa abbondanza non consente di consumarlo coscientemente…>>
<< Chiamalo come vuoi, ma è sempre rubare >> barbugliò ancora Luigi.
<<  Non ho intenzione di alimentare un dibattito in merito. Abbiamo punti di vista molto differenti. E poi, visto il tempo sprecato con le tue ingiurie, è giunta l’ora della vendemmia pomeridiana. Abbiate pochi minuti di pazienza >>.
Le ingiurie di Luigi non avevano rubato un tempo così eccessivo, ma la manovra del padre sembrò più finalizzata ad uscire dal tunnel litigioso. 
<< Vendemmia ? >> si distolse Tonino dal profondo sonno in cui s’era disteso << Ma siamo in pieno inverno >>.
Padre Michele fece un sottile  e impercettibile cenno con le ciglia come se si aspettasse quello stupore accompagnato da un frenetica e nervosa sorpresa, stampata sui nostri volti.
<< Qualunque raccolta, che dia un buon risultato, è una vendemmia, cari figlioli >>.
Diede un lancio d’ cocchio al suo orologio da polso, si fortificò di entusiasmo. Fece intendere che il momento o un determinato minuto della giornata era alle porte.
Nella parte da notte della casa, si trovava un’ ammucchiata di lenzuola e d’ abbigliamento che a prima scorta appariva frutto di disordine, ma un repentino colpo di mano e braccio, scoprirono un computer in fase di riposo. Evidentemente era stato acceso in precedenza pronto all’uso destinato. In pochi secondi allacciò la macchina alla linea telefonica e questo non sfuggì all’ obbiettivo clinico di Luigi.
                    
<< Oh, Oh, aspetta un secondo. Da quanto tempo ha istallato la linea telefonica di rete fissa ? Io possiedo solo il numero del tuo cellulare >>.
<< Infatti non possiedo un numero di rete fissa >>.
<< E come fai a collegarti alla rete ? Capisco, come al solito stai frodando. Sei un abusivo telefonico >>  tuonò Luigi, che aveva accettato i traffici del padre in passato, ma, evidentemente, mai con convinzione colma.
<< Figliolo, poni sempre le basi della discussione su piani errati. Dal canto mio direi: “le vie del Signore sono infinite “. E ora, lasciami lavorare che il tempo è breve, poi ti dedicherò l’ attenzione che ti occorrerà. Scusatemi, ma siete arrivati in ritardo, l’ appuntamento era per mezzogiorno. Ora è un momento risolutivo >>.
Trasformò il braccio teso come un deterrente per tenere in lontananza la nostra presenza d'ostacolo, e ,nello stesso tempo, lavorò per arginare la concentrazione.
<< Siamo giunti nel momento in cui regna la stanchezza. Tutti gli operatori finanziari sono in pausa pranzo, di fumo e qualcuno ne approfitta per momenti d’intimità con il proprio collega. Sperando almeno che sia di sesso opposto >>.
Si propose in considerazioni sconvolgenti che furono seguite subito da parole attenuanti.  << Purtroppo l’ animo umano è debole e facilmente conquistabile, soprattutto dalle forze del male. Allora, mi chiedo, perché il bene non dovrebbe approfittare, considerando soprattutto i nobili fini, di tali debolezze ? Basta trasferire da corposi conti correnti di società, di banche, fondi, accumuli assicurativi e magnati privati, piccole somme di danaro, oserei dire quasi irrisorie relativamente ai capitali dell’alta finanza, che appariranno come una goccia mancante nell’immensità del mare. Ma quelle somme saranno di utilità inspiegabile per bambini senza scarpe, senza latte e senza cure mediche. La mia associazione non ha la forza e né la presunzione di portare aiuto in Africa o in Sud America, troppo limitata nei mezzi. Anche ad un passo da noi c’è tenta povertà e tanta ingiustizia, ma nessuno ha il coraggio di guardarla negli occhi, tutti si adoperano d’ indifferenza. Di scostante e maligna indifferenza. Con tutto lo sforzo, con tutta la carica degli insegnamenti cristiani, non scovo in me un motivo o fattore con cui io non possa biasimare chi tralascia tutto questo. Allora, mi adopero da me, ecco  con l’ azione di un clic e un po’ di soldi vanno a finire nel cesto della comunità, un altro ed ancora un altro………..>>.
In quel preciso momento diede forte impressione che la calma dimostrata di pochi minuti passati lo avesse abbandonato; convinceva ed imprimeva un’ appassionate libertà di pensiero che si perdeva nei milioni di anni della vita umana. La sua voce ammetteva e ripugnava un regresso sociale che l’epoca corrente covava in grembo. Un cancro, una malattia voluta e cercata, uno spreco ed una disattenzione sulla realtà che sapeva poco di umanità. La vera umanità. Ma tutto questo, contorno grottesco e affascinante allo stesso tempo, scuoteva, principalmente nella mia mente, una curiosità crescente. Tanta fu la crescita che non ci fu più placenta che potesse contenerla.
<< Padre, ma come ha fatto per la “ parola chiave “ ? Mi riferisco a quella d’ acceso, per entrare nei conti correnti, sono segrete e super protette >>.
Lui mi fissò con aria compiaciuta e diede intendere che la domanda era gradita e pertinente.
<< Già, qualunque sia stata la strada, il risultato è geniale. Gli hacher professionisti illividirebbero al cospetto di tali operazioni >> enunciò colmo di ammirazione Tonino.
<< Fantastico, incoraggiamolo, come se non commettesse già abbastanza illeciti. Bravi complimenti, vivissimi >> .
<< Ah, Luigi, zitto e lasciami parlare con persone che apprezzano l’arte. In apparenza signori può sembrare cosa impossibile, ma buone letture come “ Italo Svevo e Freud “ aprono  tutte  le strade del mondo. Basta soffermarsi sul significato della parola chiave: che cosa è, quale è la sua ragione esistenziale. La sua utilità è lasciare all’esterno soggetti non autorizzati ad entrare in zone riservate, quindi deve restare un segreto, un mistero. Allora non va mai appuntata o trascritta, né tanto meno la si può salvare nella memoria del proprio computer : in poche parole non deve aver e una trascrizione materiale. E’ obbligatorio che resti sepolta nei meandri della memoria, ma anche questo potrebbe essere un rischio: stress e ansietà procurano dimenticanze irreparabili. Allora, in questo punto, entrano in gioco gli autori da poco citati, loro e il loro sconcertante metodo di svestire le paure e le ansie dell’uomo. Con il loro aiuto, studiando le loro teorie, ho scoperto, con grande sorpresa, che l’uomo per non scordare determinate notizie le collega a fatti a lui molto vicini e sempre ricorrenti. Nel pratico e in questione, questi operatori usano le date del loro matrimonio o della nascita di un figlio, oppure il nome di persone care, come password per i loro segmenti lavorativi segreti. E’ utile seguire una piccola indagine sull’operatore che si vuole colpire e il gioco è fatto. Qualche tentativo a vuoto, ma poi la strada del successo  si apre facilmente.. Il gioco in pochi secondi e fatto ! Proprio come adesso >>.
Ebbe un attimo  di compiacimento sul volto, poi si rivolse nuovamente a noi.
<< Ma ora torniamo al motivo della vostra visita, anche voi avete il tempo che rema contro. E poi non voglio imbattermi in una vana e dispersiva discussione con il mio amico Luigi. Quindi archiviamo queste opere di bontà >>.
<< Me lo lasci dire: veramente ingegnoso >>.
<< Ehi, Marco tu insisti. Tralasciamo, focalizziamo l’attenzione sul motivo della nostra visita. Prima che tu cominci, Michele, devo metterti al corrente che in questo caso è stato rinvenuto un altro cadavere: il Signore Dilani >>.
<< Quello che si occupa di metallo ? >>.       
<< Certo, come fai a conoscerlo, è così famoso ? >> riprese Luigi.     
<< Si è prodigato nel seminare anche da queste parti la sua ricchezza, ma cambiando settore. Ha comprato lotti di terreno a buon mercato, poi ricoperti dal cemento da imprese salernitane. Alloggi popolari, che sono andati via come spine di pesci ai gatti, un affare di milioni >>.
<< Era molto ricco questo Dilani ? >> si propose Tonino.
<< Ricchezza terrena, solo ricchezza terrena. Più che ricco, lo definirei potente, molto potente. Agganciato con politici e autorevoli componenti della finanza locale, manovrava le pedine giuste per raggiungere il proprio scopo >>.
<< Riguardo alla morte della moglie, quali notizie potresti fornirci ? >>
<< Caro Luigi, in merito ben poco, anche perché ieri non ne avevi fatto richiesta >>
<< Beh, non immaginavo che oggi lo avrebbero assassinato all’ora dell’ aperitivo >> continuò leggermente turbato.
<< Assassinato ? >> di riflesso il padre << Allora il caso si complica. La situazione è intrecciata come una matassa. Pensate che la morte del Calabrese e quella del Dilani siano collegate ? >>
<< Garantito. Anzi con questo ultimo sviluppo, tutti i pezzi del mosaico si sono incastonati con senso logico >>.
<< Fai bene a pensarla cosi perché un nesso tra i due c’è, soprattutto in un passato non troppo lontano >>.
<< Allora, già hai notizie soddisfacenti riguardo loro ? Perché, se così, hai finto di essere sorpreso del coinvolgimento del Dilani in questa storia ? >>
<< Perché mi piace stuzzicarti. Comunque il Calabrese e il Dilani avevano affari in comune. Affari sporchi, anche se la legge sentenziò il contrario >> .  
Mentre il padre riferiva, Luigi raccolse sul viso una carrellata di smorfie che rappresentavano un momento consueto, un rito che si svolgeva costantemente alla fine di ogni caso.
<< Ti poni con tanta sicurezza, ma noi non abbiamo capito molto, per non dire niente >> mi intrufolai tra i due, rivolgendomi in mo diretto a Luigi.
<< Capirete, appena il nostro amico mi avrà fornito le notizie che aspetto con tanta ansia. Capirai, tranquillizzati, Marco. Continua pure, caro Padre Michele >>.
<< Bene, ritornando alle tue richieste, i miei ragazzi sono stati eccellenti, uno zelo che sarebbe invidiato dal servizio segreto più efficiente al mondo.
Punto di partenza: Abraxas.
Basta inserire  questa parola nel web e le risposte fioccheranno come grandine in temporale estivo improvviso. Risultato utile per la tua ricerca: zero assoluto. Storicamente questa parola ha un valore e dopo il medio evo è stata ripresa per riportare alla luce aggregazioni e sette del passato. Vi è stato uno studioso teologo che ha cominciato, almeno dai documenti storici a disposizione, ad innaffiare una teoria collegata al nome Abraxas: trattasi di Basilide.
Naturalmente spiegare questi concetti è arduo, anche perché si perdono nella notte dei tempi e difficilmente sono riconducibili alla realtà che trascorre attualmente. Quindi ho sintetizzato quanto era possibile in questi appunti >>.
Con la mano sinistra estrasse dei fogli già inchiostrati dalla stampante, leggermente li pose al nostro sguardo. Il titolo del sunto così recitava:


La dottrina di Basilide.
Egli fu il massimo esponente dello  gnosticismo. Della sua vita poco è a conoscenza, con molta probabilità nacque nel 120 in Alessandria d’ Egitto.
Basilide predicò che la Mente (nous) era stata partorita da un primordiale “ non essere “, dal nome mistico di Abraxas, che dalla Mente era nata la Ragione (logos), da questa la Prudenza  (phronesis), madre di Saggezza (sophia) e Forza (dinamis ) ed infine dalla Prudenza e dalla Forza vennero alla luce gli arcangeli.  Tali forze, vicine alla grande entità, si moltiplicarono formando i 365 cieli, ciascuno dei quali caratterizzava un ordine.
Agli angeli fu donato l’ultimo cielo, costruttori del mondo materiale e protettori delle principali nazioni. Da questo, il potente di essi, Yahweh, fu considerato il Dio dei giudei.
Per porre rimedio, il Padre “ non essere e senza nome” mandò in terra il Suo primogenito, Nous (conosciuto dai cristiani come Cristo). Il Cristo, però, fu crocifisso dagli uomini, che non abbandonarono il credo di Yahweh,  ma questo avvenne solo apparentemente in quanto fu Simone Cireneo, sotto le sembianze del Cristo, a sacrificarsi sul pezzo di legno. Nello stesso modo, il Cristo prese le sembianze di Simone e si fece beffe dei suoi carnefici, per poi ritornare dal Padre. Da questo punto prese piede il Docetismo, che professava l’apparenza del Cristo e quindi la sua non reale presenza.
Da qui, Basilide  proclamò una teoria di comodo che si scontrò con la Chiesa: la salvezza era un problema dell’anima che si guadagnava con la preghiera, ma questo non obbligava il corpo a soddisfare liberamente tutti i desideri sensuali. Da questo punto nacque l’accusa di immortalità rivolta a Basilide dai cattolici.






CAPITOLO XII




<< Forse, le notizie sono un poco vecchiotte, il nostro quesito è molto più recente. Riguarda Herman Hesse, nei primi del Novecento, almeno dalle indicazioni del giovane Dilani >>.
<< Giusta osservazione, caro Marco. Ma Abraxas non ha epoca di sorta, è qualcosa, una convinzione che accompagna l’uomo dagli albori del tempo. E tutto questo ha una logica, un nesso vitale che si rigenera in generazione e in generazione >>.
Padre Michele si appoggiò allo schienale della propria seggiola, portò le mani in unione dietro la propria nuca ed emanò un sapore di certezza:
<< Ragionate per un istante, che cosa è stato l’umanesimo ? Non  mi riferisco all’ apparenza, ma alla sostanza >>.
Restammo interdetti da un lato, ma un sentore che ci stessimo allontanando dalla via maestra cominciava a crescere nelle nostre teste.
<< Nessuna risposta ? Spiegherò io: se l’uomo fosse immortale non esisterebbe Dio, almeno l’uomo non terrebbe in considerazione questa Entità misteriosa. L’onnipotenza della gioventù annaffia teorie di potenza e di prepotenza dell’ uomo, ma poi quando arriva la vecchiaia, anche l’uomo più potente al mondo comincia un lento ma progressivo abbandono della vita terrena per porsi nelle mani dell’ Onnipotente. E questo è stato l’umanesimo, un bagliore di gioventù. Non c’è somma di denaro che possa corrompere la morte, non c’è potere al mondo che possa rallegrare il trapasso. E’ una bilancia che l’ accattonaggio dell’ uomo condiziona a seconda delle situazioni e dei momenti storici. Ognuno di noi propone un significato ad Abraxas, ed ognuno di noi lo propone come un stendardo per avallare la propria teoria. Dio ha chiesto una cosa semplice all’uomo: rispettare il proprio simile e gli altri esseri viventi del pianeta, ma l’uomo, in millenni di storia, non è riuscito in tale compito.
 Quindi il Dio ha generato il più zigrinato  contrasto del creato, qualcosa che viene alla luce con l’ uomo e lo segue sordamente per tutta la sua esistenza: la ragione e la morte. Ha donato l’ uomo di ragione, e il piccolo essere si è dissecato nei gironi della coscienza per scovare le abbottonate risposte del creato. Più era ardua la soluzione, più si scatenava la violenza dell’ uomo, finchè l’orizzonte non rendeva visibile, fino a quel momento apparentemente distante,  la proclamata figura della morte >>.
<< Molto suggestivo, ma poco illuminante per la situazione in questione >>.
<< Non ti smentisci mai, caro Luigi. Arrivo subito al dunque. Come dal documento che vi presentato poc’anzi, Basilide non disdegnava i desideri sensuali dell’ anima, e i suoi seguaci non tralasciarono incolto questo passo, nemmeno i compianti Dilani e Calabrese,
da poco passati a miglior vita >>.
<< Ehi, Ehi, ferma un po’ la giostra, cerca di essere più chiaro >>
Padre Michele posizionò nuovamente le mani sulla tastiera e pronunciò con tutta la soddisfazione che potesse esternare in pochi secondi.
<< Quale è il punto debole più vasto dell’ uomo ? Ancora una volta toccherà a me rispondere: la vanità, e la volontà di lasciare su questo mondo una traccia del proprio cammino, quindi……>>
<< Quindi ? >> chiedemmo quasi contemporaneamente.
<< Quindi, se alla parola Abraxas aggiungiamo, per esempio, Ca-Di, la risposta cade come un regalo di natale dal camino:
 

Società Abraxas Ca-Di s.p.a
Fondata nel 1972
Soci di Maggioranza: Dilani Mario, Calabrese Francesco Saverio.
Settore: Farmaceutico
Capitale sociale : 120.000.000 milioni di lire interamente versati (alla data della fondazione)               
                  

Nello stessa pagina web si collegano alcuni articoli di giornali con data Dicembre 1975:
-          L ‘ Abraxas Ca-Di al centro di uno scandalo di traffico di bambini orfani.
-          L’  Abraxas Ca-Di vendeva bambini del Sud a ricche famiglie del Nord.
-          L’ Abraxas  Ca-Di commercializzava organi di bambini meridionali.
      -    Un vaso di pandora: indagati anche per pedofilia

Tempo dopo, successivamente il processo, le stesse testate titolavano:
-          Abraxas: tutti assolti per non aver commesso il fatto
-          Abraxas, scuse formali dai massimi organi dello Stato
-          Il legale della difesa annuncia ricorso ai risarcimenti morali e legali
-          L’Abraxas annuncia la propria chiusura
-          L’  indennizzo del risarcimento devoluto in beneficenza



Naturalmente “ Ca “sta per Calabrese e “ Di “ per Dilani, per l’ appunto la loro vanità ha fatto che donassero a posteri le loro due iniziali. Questo è quello che riguarda  Abraxas, suggeritovi dal giovane figlio del Dilani. Un aiuto di rimarchevole pregio, non c’è dubbio alcuno. Esterrefatti, ragazzi >>.
<< Direi proprio di si, ed io che mi ero lasciato depistare da Hesse e Demian, che stupido che sono stato >> esclamai senza risparmio alcuno.
<< Non sei stato stupido, >> riprese il padre << semplicemente non hai aperto le strade giuste come “ La Fallimentare D’Impresa “ del Ministero delle Finanze >>.
<< Mamma mia che efficienza, ma quelli sono documenti top secret >>.
Luigi come al solito non sembrava più sorpreso più del dovuto e vociferò con un lieve battito della lingua:
<< Naturalmente gli archivi degli orfanotrofi di allora, dove operava Abraxas, sono stati tutti distrutti da incidenti >>.
<< Centro. Accuratamente distrutti da incendi casuali. >> riprese Padre Michele.
<< Quello che è inspiegabile perché una piccola azienda potesse esercitare tanta pressione, perché, per come è stato archiviato il caso, è noto che il processo è stata una farsa >>.
Fu la voce di Tonino che ruppe quel silenzio di sgomento.
<< E’ elementare. Quei bambini furono affidati ad influenti  personaggi della politica e dell’industria pesante del nord. Se il processo avesse avuto seguito, oltre all’evidente scandalo, si sarebbe sfasciata l’ integrità di facciata di intere famiglie >>
<<Non tutto il male viene per nuocere, magari i bambini avranno scoperto un destino migliore dalla vita dell’orfanotrofio >>.
Proclamai prontamente la mia posizione di orfano, e sottolineai quanto fosse difficile la vita per chi non ha ricevuto l’amore della famiglia, rivolgendomi soprattutto a Luigi.
<< Questo è un buon punto di vista. Non altrettanto si può dire di chi è stato violentato in tenera età o di chi è stato privato di un organo per tutta la vita >>.
<< Anche questo è un buon punto di vista . Scusami, ma mi sono fatto prendere dalla situazione personale >>.
<< Non è problema,  per quanto sia possibile  calarmi  nei  tuoi sentimenti, ti capisco, Marco >>.    
Fece un giro su se stesso, continuava a tirare fumo costantemente con aria pensosa e ermetica. Fermò sobbalzando e poi chiarì ad alta voce i suoi pensieri.
<< Se è come penso, perché noi. Perché siamo stati scelti ? >>
<< Scelti per cosa ? Luigi,  cosa blateri ? >>
<< Mi riferisco a questo gioco assurdo in cui ci siamo ficcati. Ma ancora non ho elementi sufficienti per rendere marmorea la mia ipotesi. Padre Michele, riguardo alla signora Calabrese cosa hai scoperto ? >>
<< Non molto. >> in questo punto la fronte si accigliò e il sorriso di speranza gli scomparve dalla bocca << La povera donna ha subito un esaurimento nervoso molti anni or sono, da allora vive tra diverse case di cura. Per questo motivo il marito ha fatto si che i due figli studiassero e vivessero all’estero in istituti privati. Si può dire che quasi non sia a conoscenza di avere una prole >>.
<< Come mai hai questa convinzione ? >> riprese Luigi
<< Le ho parlato in mattinata, come tu mi avevi chiesto, a noi uomini di chiesa è permesso incontrarla. Tutto il mondo esterno è consigliabile che le sia lontano, per non turbare il suo fragile equilibrio >>.
<< Quindi, ecco spiegato il perché non siano stati organizzati i funerali del Calabrese: la moglie pazza e i figli che non vogliono saperne della casa materna >>.
<< Pensi che siano implicati. Magari hanno ingaggiato un Killer, visto il passato orribile del padre. Magari lo avranno incolpato anche della malattia della madre. >> proposi inconsciamente.  
<< No, sei fuori strada, caro amico. La trama è molto più complicata. L’ oscurità si trova nell’interrogativo di come abbia fatto il tessitore ad unire tutti questi fili >>.
Si ripropose nuovamente alla sedia e raccolse qualche mollica di pane dal tavolo per sgranocchiarla, assunse un atteggiamento operativo, ma allo stesso tempo rilassato.
A noi tre non restava altro che il frastuono delle sue mascelle che sentenziavano il tempo come il battito inesorabile di un orologio.
Poi fece uno scatto, non uno scatto qualunque, ma parve come se tutto il suo corpo si rivoltasse a qualcosa, ad una situazione di stagno.
<< Okay. Riepilogo: Marco, da quanti anni passiamo le vacanze di Natale a casa ? >>
<< Da sempre. Siamo meridionali:  “ Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi “>>.
<< Bene! Ancora Riepilogo: Michele, trovami i nomi degli orfanotrofi con cui ha lavorato
l’ Abraxas  Ca-Di >>.
<< Sono cinque, e tutti campani. Ma qual’ è l’utilità? In tutti, sistematicamente, sono spariti gli archivi, come già ti ho riferito. Se cercavi un nemico del passato, nemmeno io posso fare qualcosa per aiutarti >>     
<< Di questo sono già al corrente, ma sono interessato ad un’ altra notizia. Passami quella carta da cui stavi leggendo i nomi degli orfanotrofi >>.
Diede una rapida occhiata e poi gaio come un bambino esclamò.
<< Non esistono delitti perfetti, ma solo inquirenti distratti >>.
<< Che cosa hai scoperto ? Non tenerci sulle spine. >> mi rivoltai contro di lui.
<< E’ ancora presto, sono solo sensazioni. Anche se volessi, non potrei spigarti, a parole non ne sarei capace >>.
<< Ma cosa c’entrano le nostre ferie con tutta questa storia ? >>
<< Forse niente e forse tutto. Qualcuno sapeva che avremmo passato le vacanze di Natale a casa e ha approfittato per mettere in piedi questa sceneggiata.  >>
<< Caro amico, due più due fa quattro e da quello che dici la colpevole dovrebbe essere la procuratrice, visto che è stata sua volontà a volerci nelle indagini. E’ vero che mi è passato per qualche istante nella testa, ma adesso, a freddo mi sembra un po’ improbabile. >>
<< Non bisogna scartare alcuna ipotesi. Ora che ho i nomi degli orfanotrofi la situazione prende sempre più contorni chiari. Quello che manca è il comune denominatore che ha permesso che tutte queste subdole coincidenze potessero combaciare tra di loro. >>
Si alzò, per poi risedersi e poi alzarsi nuovamente, non trovava pace un momento. Stette fermo un istante, appoggiò le mani al tavolo e continuò a chiedere.
<< La signora Calabrese ha riferito, nonostante la malattia, qualcosa di rilevante ? >>
Padre Michele sgranocchiò un’ unghia della mano destra, e mise gli occhi in alto come per scovare un ricordo della mattinata.
<< Niente di chiaro. Ripeteva continuamente che la madre di tutti avrebbe punito il peccato. Si, non faceva che ripetere sempre la stessa cosa: “ La madre di tutti punirà il peccato “ >>.
<< “ Punirà il peccato “, dici. Evidentemente, visto il suo stato di salute, l’assassino non ha voluto riferirle che tutti i peccati sarebbero stati puniti questa mattina stessa ………..
Signori, penso che la nostra visita a padre Michele sia giunta al termine .>>
<< Anche io non posso essere più di compagnia: è ora che mi faccia investire da una macchina >>.
<< Investire da una macchina ? >> chiedemmo quasi contemporaneamente io e Tonino.
<< Non impressionatevi, sarà un altro dei suoi trucchi >>
<< Non sono affatto trucchi, ma lavoro. Lavoro per i figli affamati del Signore >> sentenziò grave padre Michele.
<< Se posso chiedere, sarei curioso di sapere in cosa consiste questo lavoro >> chiesi incuriosito e divertito allo stesso tempo.
<< Niente di che, scelgo una targa straniera e mi faccio investire. Poi chiedo l’indennizzo insieme ad un gruppo di avvocati che collaborano per la mia causa. Pochi mesi e arriva il patteggiamento, nessuno pone in dubbio la parola di un prete. Il gioco è fatto, Signori, come già riferito antecedentemente, troppa ricchezza è stagnata nelle mani di pochi individui, bisogna che qualcuno si preoccupi di rimediare a questo stato delle cose. Scusando la mia immodestia, io sono una persona che si preoccupa che ciò avvenga. Ora perdonatemi, ma il traffico comincia a diventare abbastanza intenso e i guidatori sempre più distratti >>.
Si diresse di gran carriera sul retro, abbandonando la nostra immaginazione a concetti immateriali, quando, improvvisamente, ricomparve all’improvviso, ma questa volta a cavallo di una bicicletta segnata dal tempo nel ferro strutturale.
<< Ragazzi a presto! Tenetemi al corrente >>.
Alzò le mani e s’ incammino sul terriccio del viottolo che si sarebbe intersecato a poco con l’asfalto della via principale.







CAPITOLO XIII




La considerazione più ragguardevole, che rilevai subito dopo la partenza dalla chiesa, fu evidente e ben circoscritta, ma allo stesso tempo quella reale consistenza mi portava una frammentaria  ed irreale visuale della situazione.
Tutto contratto nel mio sedile posteriore, avvertivo un imminente sconvolgimento dello stato delle cose, e se in quel momento mi causavano ansia per la loro oscurità, consideravo l’eventualità che la chiarezza delle circostanze potesse spaventarmi fino a rasentare l’orrore.
Fu una frenata brusca. Improvvisa, carica di tensione, un momento che riempie l’aria, ma non l’arricchisce, la rende irrespirabile, scarna di vitalità. Luigi accostò l’auto di lato alla strada; mi aspettavo una chiarificazione da parte sua.
L’avevo tanto desiderato fino ad allora, ma le sue considerazioni ad alta voce avevano fatto presagire fatti gravi e un brivido mi diede ad intendere che, nonostante l’attesa, non ero pronto.
<< Ora, ragazzi,  è nostro dovere unire le forze, e soprattutto, come ha consigliato prima Tonino, evitare, senza sorta qualsiasi, ogni tipo di contrasto, come quelli delle ultime ore >>.
<< Sono pienamente d’accordo, >>  gli risposi repentinamente << ma voglio sapere cosa sta succedendo, o meglio cosa hai scoperto. Da quello che ho annusato a pelle, non è niente di buono >>. 
<< Il tuo istinto non ti ha tradito. Questa lista di nomi è per te >>.
Una lista di nomi già preparata, naturalmente quei sospetti scalpitavano nella sua testa oramai da ore. Forse dalla sera dell’altro giorno, prima della morte del Dilani. Ancora una volta il suo genio scolpiva azioni estranee alla norma.
<< Cosa dovrei farci ? >>
<< Tutto! Data di nascita, residenza, lavori attuali e passati, bonifici di entrata e di uscita sui conti correnti……… >>  
<< Quanto tempo ho a disposizione ? >>
<< Mezz’ ora, il tempo di arrivare a Salerno. Usa la sim card segreta per collegarti alla rete. Il tempo è tiranno >>
<< Buon consiglio! Se fosse stato a mio giudizio, ti avrei fatto fermare in un bar e avrei chiesto la cortesia al barista per allacciare il cavo telefonico. >>
<< Ragazzi, ragazzi. Non dimentichiamo i buoni proponimenti di pochi attimi fa >>.
Tonino ci ammonì come un padre che rimprovera i suoi due figlioli che litigano per il gusto del ghiacciolo. Comunque mi accinsi a leggere quei nomi. Ma non proseguii con il lavoro, abbassai la schermata del portatile e prima che lui cominciasse la marcia lo ripresi.
<< Tu devi essere pazzo! Senza dubbio tu sei esaurito. I medici di controllo hanno ragione, sei pazzo ed inaffidabile. Perdi colpi continuamente: non vorrai insinuare che quel nome sia implicato in questo cazzo di caso? Tu sei pazzo >>.
 << Eravamo d’accordo che avremmo remato la barca nella stessa direzione, invece. …>>
<< Non farfugliare! Quello che mi chiedi non può lasciarmi indifferente. Ma quello che mi sconcerta, è il perché. Perché? Perché non mi hai tenuto al corrente di questi sconvolgenti
scossoni, perché tenere nascoste queste ipotesi. Perché…..>>
Mi abbandonai ad un momento carico di tensione e di sconforto, l’evidente incanalarsi dei fatti, comunque, diede giustificazione a tale disperazione.
<< Era tutto confuso, lugubre, poco chiaro, fino a questa mattina. In mattinata tutto si è incastrato in modo definitivo e conciso. E’ il momento di tirare le somme di questo fattaccio, prima che sia tardi. Se desideri restarne fuori, capirò. >>
<< Restarne fuori ? Restituiscimi quella lista, non capisco a cosa possa servire tale ricerca, ma sicuramente non uscirò proprio ora da questa palude >>.
<< Caro Marco, questa volta c’ è la possibilità di rimanere impantanati….>>
<< Ho capito benissimo, era solo per sdrammatizzare. >>
<< Bene, non ci resta che presentarci alla procuratrice Carla Letizia e distendere la nostra versione, che raffigura, anche, la verità dei fatti. Le faccio una telefonata, non voglio percorrere chilometri a vuoto >>.
<< Parli come se avessimo capito ! La verità è che non sappiamo nemmeno in superficie di quello che ti frulla in testa! Cazzo ! >> continuai, senza mezzi termini.

Non ricordo quanti minuti, ore o giorni avessimo impiegato per arrivare alla procura, tutto era irrilevante, passeggero. In quella lista c’era anche il nome di Maria.
Nell’edificio si respirava un’aria distesa: qualche giorno dopo il Santo Giorno, ci sarebbe stato l’incontro con la stampa che avrebbe, sicuramente, chiarito tutto il quadro della situazione. Intanto un gruppetto di giornalisti vigilava il grande scalone della procura, con la speranza che un’ indiscrezione cadesse, come miracolo, dal cielo. Ci inoltrammo tra l’indifferenza generale, naturalmente, fin dall’inizio, la nostra presenza era celata dal segreto istruttorio, e forse anche da qualche chiave ancora più ermetica, magari voluta dall’ alto della piramide.
Luigi solcava le scale deciso e ansioso a chiudere una porta su tutta quella strana e surreale situazione. Tonino ci seguiva a ruota e con il piglio teso cercava le mie coordinate come se fosse in cerca di sostegno logico a tutto quel movimento, a quella fretta.
Fummo di fronte alla porta. Una voce familiare l’attraversava ed arrivava, fine ma decisa e tagliente, senza però lasciare impronta del suo passaggio acustico.
Egli aprì, non riuscii ad intendere se avesse bussato o meno. Lo seguimmo evitando che ci fosse spazio tra noi e le sue spalle. Aspettammo una reazione. Lei alzò lo sguardo, fece cenno di sedere.
<< Aspettavo una vostra visita. Questa mattina vi siete dileguati come fumo. A dire il vero, tutta la vostra permanenza mi è sembrata strana, direi impalpabile. Un comportamento poco professionale, se permettete l’ardire. Anche il quartiere generale allestito su vostre indicazioni è rimasto completamente abbandonato >>.
<< Perché dovremmo risentirci? In questi giorni abbiamo permesso di tutto, anche di essere raggirati come degli sciocchi >>.
Luigi si sedette, immediatamente le aveva risposto, senza indugio né limitazione  di linguaggio. Dava  ad intendere alcuni spigoli nelle sue intenzioni, ma ancora non aveva puntato il centro del caso, o quantomeno era questa l’impressione che m’era assalita.
<< Sciocchi ? Perché parli in questo modo ? Non riesco ad intendere a cosa ti riferisca >>.
Luigi riaccese nuovamente una sigaretta, tirò a sé il posacenere che giaceva sulla scrivania. Solo allora mi accorsi del suo maglione di lana nuovo, non lo avevo mai notato prima di quell’istante.
<< Mi riferisco al bel teatrino che è stato allestito con la nostra venuta nelle terre del Sud,
tra il freddo Natalizio e il candore dei buoni sentimenti. >>
<< Rilevo nelle tue parole una nota di sarcasmo, ma, e questo mi reca molto fastidio, anche biasimo >>.
Proclamò lei, lasciando intendere prontezza nello schierare gli artigli di preservazione. Il peso della tensione era palpabile e consistente.
<< La renitenza da parte delle istituzioni è stata limpida fin dai primi giorni del nostro soggiorno obbligato. Il fatto è innegabile, almeno per quanto mi riguarda. Ma quello che mi ha sconcertato, e con questo voglio sottolineare una nota di applauso, è stato il groviglio di situazioni che a mano a mano si sono limitate ad un binario preciso e ben dirizzato. Complimenti, vivi complimenti >>.
Luigi aveva assunto un atteggiamento nuovo, limitatamente comprensibile nello specifico, ma, nel generale, il tono era di accusa; accusa che, visto l’interlocutore, poteva trasportare la discussione in una dimensione bollente. E così avvenne.
<< Ma a cosa ti riferisci ? Il  tuo comportamento, mi pare, abbia raggiunto contorni di calunnia. Se è cosi, sarà meglio che ridimensioni il tuo parlare; e poi  ripeto, quando vi ho convocati, non mi sembra di aver assunto tre persone, ma solo due. >>
Lanciò ancora un’occhiataccia a Tonino, più ficcante e violenta di emozione di quella della mattina, sempre che questo era possibile.
<< Il signor Corolla appartiene alla nostra squadra e grazie al suo prezioso intervento che siamo venuti a conoscenza che il professore Calabrese è deceduto prima che il corpo fosse percosso e seviziato. Deceduto per arresto cardiaco supponiamo, da accertare se naturale o indotto chimicamente. Ma visto il seguito, si presuppone per la seconda ipotesi. Vero dottore Corolla ? >>
<< In sostanza è così, investigatore Fattoruso, il corpo della vittima, anche se visionata da me qualche giorno dopo il decesso, dimostrava un rilassamento come se la morte fosse arrivata all’improvviso e non per induzione violenta. Sotto le unghie, tutte le unghie delle mani, non vi era nessuna particella di epidermide o altro, quindi la vittima non ha reagito con graffi, né tanto meno ha cercato di graffiare un oggetto per stemperare il dolore. Il volto non mostrava tensione, nello specifico sulle guance e zigomi. Gli occhi si  registravano naturali e di posizione integra,  senza considerevoli flussi di sangue, quindi al momento del decesso la pressione arteriosa non avrebbe dovuto toccare limiti considerevoli. Il tutto fa pensare che la vittima non era cosciente quando è stata accoltellata e stuprata, concedetemi questo termine, con il manico della scure. E’ tutto, per quanto riguarda le mie competenze >>.
Lei rese ancora più immobile l’ambiente, parve che riuscisse a congelare l’aria con il suo volere.
Poi si mosse, solo il necessario: le labbra.
<< Bene, visto che abbiamo assunto un tono formale, mi adeguerò alle regole del caso. Dottore Corolla, mi dica, era autorizzata la sua perizia all’obitorio ? E mi chiedo, con grande curiosità,  quanto tempo sia durata >>.
<< Beh, ho accettato l’ istanza degli investigatori Fattoruso e Febbraio, vista la collaborazione di vecchia data, non mi sono preoccupato della burocrazia……….>>
<< Deplorevole azione, deplorevole azione, caro Corolla…..>>
<< Basta con questa farsa, Carla Letizia. Abbiamo scoperto tutto. Devo ammettere che il piano era ben architettato, ma come spesso succede non si può prevedere ogni cosa. E il vostro giuramento, vi ha tradito: un giuramento che risale a più di venti anni, forse di più, ma questo è irrilevante. In un luogo che è stato abbattuto molti anni or sono. L’orfanotrofio della Madonna Materdomini, nella provincia di Salerno. Mi ero perso poiché avevo inteso  l’ istituto come casa per neonati, quindi non riuscivo a fotografare i personaggi e le loro età, ma il più delle volte esso può ospitare anche bambini più avanti con l’età. Sono quei bambini che non vengono più adottati dalle famiglie, restano là, dietro il vetro delle finestre e guardano le coppie entrare e uscire dall’istituto senza che l’interesse si sia mai soffermato, nemmeno per un attimo, sul loro nominativo. Incoscientemente, saranno destinati a quel vetro per sempre. Tranne per qualche eccezione, che conferma la regola. Vero Letizia ? >>
<< A che cosa ti riferisci ? >> rispose lei, ora sembrava che avesse la guardia abbassata.
<< Semplicemente al fatto  che tu non sei la figlia adottiva dell’ avvocato Letizia Vincenzo e di sua moglie Albano Luisa. Sei stata scelta nonostante avessi dodici anni >>.
<< Che prove hai per asserire una simile sciocchezza. Io sono la loro figlia naturale ! >> si propose lei battendo i pugni sul tavolo.
<< Prove ? Nessuna. Ma tutto il caso è privo di prove, perché, accuratamente, è stato ripulito il campo per il nostro arrivo. In effetti come si può lavorare con una perizia medica scarna, con un medico legale reticente, implicato con la vittima, sempre a suo dire, e per giunta protetto dal procuratore, proprietario dell’ indagini. Per non parlare degli alibi, tutti i personaggi del caso avevano un alibi, alibi di ferro. Poi il giovane Dilani lancia una traccia: Abraxas e una citazione relativa ad Herman Hesse. Segue la visita di un noto gruppo segreto che picchia il mio amico e lascia intendere la sua minaccia se non avessimo rispettato i loro patti. Ma anche questo è solo di contorno al vero nocciolo della storia. Torniamo alla vita dell’ orfanotrofio.
L’ Abraxas Ca-Di, azienda farmaceutica, si preoccupa di assicurare la fornitura di medicine e materiale dell‘ infanzia per cinque orfanotrofi della Campania. Siamo negli anni settanta, gli equivalenti anni cinquanta dell’ America, della Francia o dell’ Inghilterra. Insomma da noi, a quell’epoca, era facile far sparire un bambino da una famiglia per donarlo ad un’altra che n’era priva, con una semplicità rabbrividente.
Per motivi oscuri, gli affari con gli orfanotrofi erano condotti dagli stessi amministratori e soci in maggioranza, i signori Dilani e Calabrese, e non, come converrebbe da prassi, dagli agenti di commercio in forza all’ Abraxas. Le suore, i direttori e gli operatori, di loro è ardito formulare ipotesi sulla loro conoscenza dei fatti. Tale interrogativo, lo archivieremo come mistero della storia.
In poco tempo si sviluppano due strade distinte e separate,entrambe illegali, ma una di esse, oltre all’ illecito, conduceva senza sosta direttamente nelle mani del diavolo. Il  diavolo sotto le mentite spoglie del Dilani e del Calabrese. La prima strada si preoccupava di trovare una sistemazione ai bambini presso coppie facoltose del Nord, che li acquistavano, dietro un’ ingente somma di danaro, con l’accondiscendenza degli orfanotrofi, vista la povertà dell’ epoca.
Quella sembrava una via benedetta dal signore: finanziamenti e case per i neonati, ma soprattutto un futuro roseo, quantomeno lontano della povertà che offriva il Sud.
Quando l’ Abraxas comincia il suo operato, però, ogni orfanotrofio ospitava alcuni bambini di età avanzata, avanzata per regredire ogni incartamento di affidamento. L’incognita del domani era di aspettare la maggiore età e poi combattere con le proprie forze contro il destino avverso. 
Ma quel segmento di tempo sarebbe stato l’inferno, intendo dire fino alla maggiore età. Quei ragazzi furono raggruppati tutti nell’orfanotrofio della Madonna di Materdomini. Così più vicini a Salerno. Comincia, dal quel punto l’incontro, con il diavolo in  varie notti della settimana; egli, sotto le sembianze dei due uomini, abusa di quelle povere anime innocenti, rendendo la loro permanenza sulla terra orribile e priva di fiducia nel futuro.
Tutto questo finché non scoppia uno scandalo: un agente di commercio, tenuto lontano dal lucroso affare, decide di vendicarsi nei confronti dei due dirigenti. In quel preciso momento al Materdomini soggiornano cinque ragazzi, meritevoli di particolare attenzione per la nostra storia: due ragazze adolescenti, e tre bambini di dieci anni circa, un maschio e due femmine. Le due ragazze, quando il processo si sarà dileguato in una nuvola di fumo, diventeranno, loro malgrado, le mogli del Dilani e del Calabrese.
La prima si suiciderà, forse anche per aver scoperto il figlio a letto con un compagno di scuola, o forse perché ha risentito di nuovo il nome Calabrese, visto che il padre del ragazzo l’ ha imposto come insegnante universitario. Tutto si ripresenta come un macigno, la testa della povera donna viene balzata nuovamente nel passato, nel doloroso passato.
Incombe la soluzione, la meno dolorosa: il suicidio. >>

<< Ho bisogno di un bicchiere d’acqua. Questa storia fantastica mi sta sfibrando >>.
Rispose, lei, con colorito estraneo alla sua configurazione solita, come il risultato alla vista di uno spettro. Evidentemente uno spettro del passato.

<< La storia non è finita. >> riprese di prepotenza Luigi << L’ altra, è l’ attuale vedova del Professore Calabrese, ricoverata in una clinica dell’ Irpinia. La sua schizofrenia più ricorrente recita testualmente:  “ La madre di tutti punirà il diavolo “.
Con un po’ di attenzione si può benissimo immaginare a chi si riferisca quando pronuncia la parola “ Madre “ e “diavolo “. Io ho pensato ad un giuramento di fronte alla Madonna che primeggiava nell’ androne dell’orfanotrofio, la stessa Madonna appuntata alla parete alle tue spalle. Comunque proseguiamo con gli altri personaggi della nostra triste storia: i tre bambini di dieci anni. A loro fu donato il fondo che l’ Abraxas istituì in beneficenza. Ma essi non rimasero insieme, furono divisi: una bambina fu affidata all’ avvocato Letizia Vincenzo, che avrebbe voluto riaprire il caso, ma forze maggiori di potere non glielo permisero. Gli altri due furono sballottati un po’ qui e un po’ là, la loro rendita veniva sottratta sistematicamente  da vari istituti ospitanti. Di loro si è saputo ben poco.  Il maschio è riuscito  a conseguire gli studi in medicina con specializzazione legale ed è stato assunto da qualche anno dalla procura di Salerno. Il suo nome è Attanasio. L’altra ragazza, l’ultima e la più piccola della lista, si chiama Maria Mainardi, con lei li destino ha sempre tenuto la stessa piega, ma i suoi amici di giuramento le avrebbero garantito assistenza appena tutto si fosse risolto >>.

<< Dio Santo anche lei è coinvolta. Ma è una storia incredibile >>.
Borbottai con un filo di voce e poi ritornai al silenzio per permettere che si arrivasse alla conclusione.

<< Proprio in questa storia, mi avete insegnato che la realtà poteva superare ogni frutto della fantasia. Comunque meglio che continui, il sole comincia a calare. Tutto in un giorno, pensandoci è stato il giorno più lungo della mia vita >> .
Ebbe un altro minuto di pausa, poi ricominciò con il suo racconto.
<< Ma la domanda che viveva come una zanzara nella mia testa, era come tutti si fossero rincontrati nuovamente per portare a termine il giuramento. In sostanza poteva considerarsi un promessa di ragazzi, che il tempo avrebbe cancellato. Invece, no.
Facevo lavorare la testa, nella mattinata, tra lo strano suicidio del Dilani e l’ accumulo di notizie che avevo raccolto, grazie alla collaborazione  di un mio amico. Poi tutto si è reso comprensibile, come un quadro ben definito e mi sono sentito sciocco per non esserci arrivato prima. Evidentemente con la  morte della signora Dilani, la procuratrice  Carla Letizia assume la direzione delle indagini con la bramosia d’ incastrare il vecchio, ma la vittima si è realmente suicidata. Nel frattempo il giovane Dilani si sente responsabile per la morte della  madre, poiché è convinto che ella si sia tolta la vita per il dolore di averlo scovato a letto con il compagno di classe. Quindi si dirige dal giudice e confessa tutto. Lei lo rincuora e racconta la vera storia al ragazzo, rassicurandolo: la madre era già scioccata per altri motivi, più gravi ed indelebili.
Da quel momento il giuramento viene annaffiato nuovamente: la procuratrice, il giovane Dilani, viene ritrovata la Mainardi nella periferia del Salernitano e il dottore Attanasio che già da tempo era vicino alla procuratrice. L’opera di morte era fattibile, ma bisognava preparare il campo per la ritirata: nessuno doveva rischiare di essere scoperto. Allora la procuratrice si confida con il proprio padre adottivo il quale le riferisce che aveva contatti con i servizi segreti, forse perché interpellato da essi in passato per incarichi di avvocatura: L’Azione Nera. Viene fatto un accordo, il corpo avrebbe avallato e coperto l’operazione, in cambio di altri favori da parte della procura.
Naturalmente siamo nel campo delle ipotesi. Fittizie e vane ipotesi >>.

<< Sono contenta che tu ne sia consapevole. Ma ti prego continua pure, Mi piacerebbe capire come sei arrivato a questa fantasiosa storia >>.
          
<< Da questo punto va preparata la ragnatela, la conferma degli alibi di tutti i personaggi. Va preparata la ragnatela, la trappola. Ma come ? E’ ancora l’ avvocato Letizia che interseca i contatti con l’ Azione Nera che pianifica tutto. Ne scaturiscono due nomi: Marco Fattoruso e Luigi Febbraio, investigatori della squadra speciale, che più volte hanno intersecato collaborazione con la sunnominata alleanza segreta alle dipendenze dello Stato. Tutto il resto è storia documentata >>.

Si riposò nuovamente. Allora fu lei nuovamente a prendere la parola.
<< Affascinante, ma spiegami come se arrivato a tali conclusioni. >>
<< Scusami, Luigi, mio malgrado, mi accodo: tutto sembra un po’ fantasioso. Irreale. >> gli risposi. 

<< Quello che è irreale è il male, il male che vive con l’uomo e che si scatena, si riversa tra le anime innocenti. Questa è la realtà, da visualizzare, da contornare, da osservare e tenere in considerazione. Quel male che vince ogni morale, ogni sana e libera condizione di vita. Basta ascoltarlo nelle notti d’inverno, perché esso fa piangere e trasmette continuamente dolore, nelle cantine scure dell’ orfanotrofio. Bisogna eliminare ogni rumore inutile, aprire quella porta tra il vento freddo di dicembre, mentre i tutori  corrotti dormono, o fingono di dormine. Allora lo si può ascoltare, senza fatica perché il suo grido sordo e proteso, attraversa ogni barriera o limite. I lamenti di quelle piccole anime, quando la mano gelida e rugosa attraversa con violenza le nude carni infantili assomiglia ad una lacrima di Dio. Chi potrebbe ribellarsi a questo, si recinta e lascia al di fuori della propria vita quella realtà sconvolgente, con la convinzione che quel male è lontano…………
Ho bisogno di un bicchiere d’acqua…….Presto Marco..un tranquillante……..>>

<< Certo. Ti sei affaticato nuovamente più del dovuto. Siediti e cerca di calmare i nervi >>.
<< Ma cosa succede ? Perché trema in quel modo ? Dio Santo, dottore faccia qualcosa,
lo calmi ! >>
Riapparve nuovamente sul volto di lei un aspetto dolce, ma anche di sconcerto: era tempo che Luigi non avvertisse un principio di crisi. E quei sintomi di sudore e tremolio presagivano una terribile crisi.
<< Ecco ingerisci la pillola. Riprenditi ed andiamo via, hai bisogno di riposo. Da questa mattina presto che giriamo per tutta la provincia >> gli risposi cercando di calmarlo.

<< Sai quello che mi manca da morire, sono le frittelle di mia madre. Non sono fatte altro che di farina e acqua eppure hanno un sapore incredibile. Non credi Marco ?  Certo che lo credi, lo dici in quel libro che stai scrivendo, l’ ho trovato nella custodia del tuo portatile. Complementi è ben fatto, anche se sei fermo solo alle prime pagine >>.
<< Mi fa paciere che ti piaccia, ma adesso devi stare calmo. Forse è meglio ritornare in pensione, là puoi riposarti un po’ >>.
Ammiccai l’occhio a Tonino, per chiedere il suo aiuto. Lo avremmo aiutato sollevandolo per le braccia.

<< No, Marco, lasciami finire, ti prego. Lasciami finire, voglio parlare del nostro passato….
Tu mi biasimi per come mi sono comportato con mia madre, per come mi comporto con tutti. Mi rimproveri perché sono restio a perdonare gli errori degli altri…….>>

<< Lascia stare, non è questo il momento: hai bisogno di riposo. Andiamo, mettiti su e fatti coraggio >>          

<< No, voglio restare, lasciami. Come recita testualmente il tuo racconto ? Ah, ecco ora lo ricordo:


“ Poneva nella saliera il pepe macinato fresco, lasciando che le frittelle potessero raggiungere la doratura ideale: larga nelle sue forme, atteggiava più un comportamento materno che da femmina procace e volubile.
Mimma lasciava che la vita le cadesse sulle cosce vissute, senza che le sue vene varicose
potessero rivoltarsi all’ instancabile fatica; il buon Dio non dovrebbe mai far conoscere ad un figlio il passato dei propri genitori,  in modo particolare il trascorso della propria madre.
Il generato, che dovrebbe rimanere bambino, lasciando che le dicerie non gli trafiggano l’anima come lance maligne e infettate dall’ odio del nefasto groviglio di invidia e cattiveria……ora vede il suo cordone ombelicale imbrattato come la tela di un pittore pazzo, senza capo e senza coda. Non doveva conoscerlo, poteva con un po’ di fortuna essere smemorato in quel lampo, ma il fato non ha voluto. Ha ascoltato attentamente, senza perdere nessuna parola,……. …”


Soffocò la voce in un mancamento d’ aria, che destò in me non poche preoccupazioni. Nel tentativo di placare la sua ansia, mi avvicinai.
<< Non ti sforzare. Mi fa paciere che tu abbia trovato il manoscritto. Ho pensato che una memoria della nostra avventura insieme fosse d’obbligo. Quella cucina, la nostra cucina m’ è sembrato un buon punto di partenza. Dio, hai memorizzato quello che ho scritto ! >>

<< Giusto! E’ il momento ideale per iniziare la nostra storia. Propria da quella cucina, che io per troppo tempo mi sono sforzato di odiare, tutto per un orgoglio coatto. Tutto per appagare l’infido egoismo che vive nella melma del mio carattere.  Ho biasimato, con pretesa di sradicare il dolore di mio padre o forse la sua incoscienza alla realtà che lo circondava. Il sogno della sua famiglia distrutto da un’ estraneo , che infidamente s’era intrufolato nella nostra vita. Colpevolizzavo mia madre, senza appello, senza scovare scusanti o ragioni. Poi ad un tratto ho scorto mio padre e il  suo mondo che si trovava al di là della barricata, nella sua trincea isolata. Perfino io mi trovavo lontano da lui, ma non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo, lo difendevo come se fosse una vittima, e allo stesso modo odiavo mia madre per averlo costretto a quella condizione. Ma tu avevi capito tutto, anche se eravamo solo dei bambini e non mi hai mai affrontato perché riluttavi la mia arroganza. E’ stato lui a volere che lei si allontanasse, ma nonostante il suo amore nascosto è riuscita a salvare l’integrità della famiglia. Si è sacrificata affinché il figlio non odiasse il proprio padre. ……Tu avevi capito, …..  vero ? Continua a raccontare le tue storie sono davvero ben………..>>

<< E’ stremato, forse sarebbe meglio ritirarci. Mi scusi, procuratore, ma non immaginavo né tanto meno ero a conoscenza di questa storia fantasiosa. Suppongo che tutti questi personaggi si siano impossessati della sua mente, poi li ha riuniti in questo scenario grottesco. Pensi, la Maria Mainardi è una mia amica, avrà elaborato una scena irreale con tutte le notizie raccolte in questi giorni. Non so cosa dire, sono sconcertato ! >>
Lei palpeggiò con la mano destra il polso dell’altra, poi si riprese in silenzio nella sua sedia.
<< Dio Santo, ma quest’ uomo è davvero sull’orlo di una crisi di nervi, >> proclamò il Corolla in presa a sgomento << non avevo mai assistito ad una crisi così cruenta >>.
 << Purtroppo, conoscendo il suo passato, non posso riferire la stessa cosa >> fui penoso nell’ appoggiargli la mano sulla fronte e risposi al capitano del Racis.
<< Bene, terminiamola qui, mi sembra la cosa più opportuna da fare. L’ importante che il vostro amico si riprenda. Riguardo al caso, oramai è concluso, vista la dichiarazione del Dilani in cui asserisce la sua colpevolezza ed inoltre ……………>>

<< Dimmi……procuratore..è stata …effettuata una perizia calligrafica della lettera di addio, o..visto …il tempo breve ….dalla morte…del ..Dilani,.. è stata occultata la…richiesta ? >>






CAPITOLO XIV




Ricomparve nuovamente la sua voce fine e al limite della pazzia pura. Sembrava piccolo, rannicchiato su quella seggiola, di fronte agli occhi di lei che appariva impallidita, benché la sua forza cercasse ancora una posizione di comando, nel dominio della stanza. Alle prime della mattinata, avevamo iniziato un viaggio di risposte a tante quesiti, ed ora che era sera ne rimaneva una sola. Il perché di quella sofferenza, di tanto dolore, che ci riportava a momenti del passato arsi di gioia.

<< E’ stato tutto ben predisposto, ma come sempre la fretta …… In questo caso  il nostro arrivo vi ha costretto ad improvvisare, non vi è stato concesso il tempo per riunirvi e delineare tutte le versioni in una sola direzione. Desideravate la nostra presenza, apparteneva al piano, ma per un caso è stata anticipata ed affrettata. Evidentemente il corriere ha commesso un errore: l’ordine era di consegnarci la documentazione dopo Salerno, quando eravamo nelle prossimità di Montesano e non prima come è avvenuto. In pochi minuti abbiamo occupato la procura, per te e il dottore è stato frenetico.
Comunque lo scopo della nostra presenza era di avvallare questa ipotesi finale: il Calabrese ucciso dal Dilani, e poi quest’ultimo, rapito da rimorsi morali e religiosi, si toglie la vita. E’ storia per la stampa. Ne verrà un articolo eccezionale, e magari qualcuno, in futuro, scriverà un libro.
Tutti hanno un alibi è pazzesco, perché ognuno copre un altro, poi si passa al secondo punto: fotografare  l’ immagine del Calabrese come un pazzo maniaco del sesso. L’obbiettivo si è concentrato su questo punto, che ha insabbiato ogni eventuale considerazione. E’ la reale concezione dell’ uomo che vuole vedere solo quello che gli aggrada; è stato così anche per noi. Visibilmente indirizzati ad una icona ben precisa: la morbosità del Calabrese.
La malattia morale ha avuto un ruolo nella vita del Calabrese, ma era legata al passato, ad un passato di macabra e sconvolgente violenza. Una violenza che ha continuato ad alimentarsi nelle menti e nel cuore delle vittime, fino ad esplodere in una vendetta mirata e irriducibile. Nel trasferirla nel presente, per volontà vostra, a scopo denigratorio nei confronti della vittima, sono state commesse piccole, ma significative, disattenzioni:
il quadro, che è alle tue spalle, ha legato tutti gli altri particolari come il filo di una            collana, che purtroppo ha tenuto insieme il dolore di vite distrutte.
n  Poi la medaglia d’ oro che il dottore Attanasio portava al collo, cui vi erano stampate due iniziali : ” M M “.  Erano due iniziali, ma non di una pernona!  Madonna di Materdomini, appunto.
n  Il bigliettino ritrovato accanto al cadavere del Calabrese non registrato dagli atti, che recitava, in citazione, una frase di Victor Hugo: tutta scena, per rendere la situazione intrecciata. Naturalmente esso non è mai esistito.
n  Inoltre, sono discordanti le versioni del dottore Attanasio e del Capitano Corolla, qui presente. Secondo il primo, il Calabrese subì torture e sevizie durante tutto il pomeriggio del 12 dicembre, dopo aver abbandonato la manifestazione universitaria, finché, finito dal dolore, verso le 21: 00 dello stesso giorno, spirò. Il Corolla invece ha asserito con forte convinzione, convinto dal viso rilassato della vittima, che sia avvenuto prima il decesso e poi, per confondere le indagini, le sevizie.
n  In seguito ha echeggiato nella mia testa il barbiturico ritrovato negli organi e la vostra naturalezza nel raccontare il particolare. In quel punto che siete caduti nel tranello: avete ammesso la volontà dell’ assassino di causare un coma alla vittima, ma in precedenza il dottore, come già detto, aveva rimarcato con veemenza l’ipotesi che a causare la morte furono le violenze fisiche e non il farmaco.   Quindi la contraddizione: perché drogare la vittima se la si voleva torturare ? Da qui è nata una mia valutazione alla situazione e cioè che l’assassino non abbia avuto il coraggio di trucidare il corpo ancora in vita.
n  Seguì, a questi particolari, un altro tentativo goffo di sviamento  proprio ad opera tua, Carla. Quando il dottore ci lasciò, mi riferisco al nostro primo incontro con lui, ti incanalasti in un contorto e disdicevole commento nei riguardi della Signora Calabrese. Anche se fosse stata inquisita, sarebbe stato un buco nell’acqua, vista la complicata e duratura malattia psichica che l’affligge. Quindi se avessimo indirizzato le indagini temporaneamente nella sua direzione, non ti avrebbe procurato nessuna preoccupazione. Nel frattempo il cerchio si sarebbe chiuso con il falso suicidio del Dilani, naturalmente questo doveva avvenire dopo il nostro assenso nel rilevare la proprietà delle indagini.
n  Di notevole rilevanza, devo ammetterlo, fu l’ intervento del professore Apicella, uomo dell’ Azione Nera, che lavorò con costanza per tenere in piedi un ipotetico odio che provava nei tuoi confronti per discordie lavorative.  Opera per depistare un eventuale accostamento tra tutte le parti.
n  Anche l’immensa pozzanghera di sangue  intorno al corpo, vicino alla pattumiera, è stato un’ errore, perché il liquido doveva trovarsi dove fu inflitto il colpo mortale alla nuca e non dove fu riposto il cadavere dopo la morte. Tutta scena.
n  L’ istituto di bellezza proprio vicino a casa Dilani, nemmeno quello è stata una mossa di pregio. Dai rifiuti del centro sono stati prelevati i capelli e le unghie che poi sono state riversate nella macchina del Calabrese.
n  Nella stessa casa Dilani vi erano immagini di Santi e di croci, mentre totalmente privo era  privo il suo ufficio, questo pone ad intendere che fosse la signora Dilani la credente, e non l’uomo come diede ad intendere il figlio.
n  Pregevole è stata anche la recitazione del giovane Dilani, che lanciò una traccia anche essa mirata a distoglierci dalla verità: Abraxas di Hesse.
n  Seguì la visita dell’ Azione Nera a casa di Maria Mainardi, e il falso danno procurato alla macchina di lei nella parte anteriore. Falso perché lo stesso carrozziere ha riferito che l’ opera sarebbe stata laboriosa vista la ruggine sulle lamiere deformate: mi chiedo come sia possibile questo se il danno era stato causato poche ore prima. Un teatro e la vittima spettatrice  è stata il mio povero amico Marco.
n  La visita all’obitorio con la collaborazione del Corolla ci ha portato a tali conclusioni: avete drogato il Calabrese causandogli un arresto cardiaco. Non possedevate il coraggio di torturarlo ancora in vita…. ……
n  Ultima postilla, ma non per importanza, grande sospetto ha provocato l’azione degli occhi cavati e del manico di scure infilato nell’ano: ancora scena, patetica scena per convogliare le indagini sul maniaco omicida. Patetica azione ! >>  
<< Ma di che cosa parla ? Che cos’ è l’ Azione Nera ? Torturare ?Arresto cardiaco ? >> contestò, ancora la procuratrice, interrompendo irruentemente la voce di Luigi. Toccò nuovamente a me tentare di spiegare quel delirio.
<< L’ Azione Nera è un gruppo dei servizi segreti citato da lui poco fa, e la macchina è di quella mia amica, la Mainardi >>.
<< Ma allora questo incontro è avvenuto realmente ? Ma come potete spigare tutto ciò, sembra incomprensibile >> riprese ancora lei.       
<< Mi dispiace ma queste sono notizie riservate. Le ricordo i nostri vincoli ai servizi coperti e quindi la relativa reticenza del segreto di stato……….>>

<< Lascia stare queste stupide spiegazioni; lei è a conoscenza dell’ Azione Nera, fu suo padre a legare i contatti e tessere gli accordi, per questi motivi il nostro interlocutore, Capitano Apicella, ci ha risposto in così poco tempo: ci aspettava.
Dimenticavo: il solfato di Tallio, non è un veleno comune, ma qualcosa di molto mirato e potente, destinato a spegnere il Dilani in pochi secondi, affinché non gli restasse nemmeno un attimo per vociferare qualcosa. E chi poteva consigliarlo se non un esperto come un medico legale, il dottore Attanasio. Poi, non ultima per considerazione, ma per argomenti puramente cronografaci,  la boccetta del veleno chiusa e riposta, un errore deplorevole. Un suicida non pone attenzione a tali particolari sta per passare all’ altro mondo e non partire per un viaggio……>>

<< Ora basta o sarò costretta a denunciarvi per diffamazione. Penso che non abbiamo più niente da dirci. Se lo desiderate, qui ci sono i documenti per rendere ufficiale il vostro intervento. Se non è vostra intenzione, lascerò che sia la compagnia della procura ad assumere il ruolo di comando delle ricerche operative. >>
<< Beh, io non posso darle una risposta, il mio amico è in queste condizioni……>> le risposi, anche se dovevo ammettere, dentro di me, che aveva realizzato gli ultimi momenti con una lucidità straordinaria. Ma gli argomenti lasciavano considerazioni terrificanti sulla sua lucidità mentale. Appariva tutto molto coerente e ben realizzato dal punto di vista cronologico, ma come versione restava legata al fantastico. E questo era sentimento di tutti gli ascoltatori presenti. 

<< Firma e portami via, è ora di ritornare a casa. Per la prima volta, voglio riavvicinarmi dopo tanti anni di lontananza. Lontananza dal cuore……>>  

Firmai, l’ incarico apparteneva ufficialmente a noi. Con quel documento tutto si realizzava alla luce del giorno, nessun segreto d’ istruttoria o indagini condotte da mani occulte. Avevamo sottoscritto ufficialmente che il Calabrese era stato ucciso dal Dilani, e il secondo a sua volta si era tolto la vita per il rimorso.  Lo raccolsi per le braccia, con l’aiuto di Tonino, e mi avviai alla porta, quando ancora la voce di lei ci arrestò.
<< Vorrei rubarvi un ultimo minuto. Una sola domanda, Luigi, un ultimo interrogativo, una curiosità che non  posso soffocare >>.
Lui si voltò lentamente e raccolse le forze per fissarla dritta negli occhi, riuscendo a sussurrare ancora.

<< Prego, sono a tua disposizione >>.

<< Bene ! >> rispose lei, con un’ evidente emozione, probabilmente non si aspettava un epilogo cosi burrascoso << Se sei convinto della tua teoria, perché lasci tutto irrisolto, abbandoni un caso a metà….>>
Gli occhi s’infiammarono, di vita, non d’ ira, ma di vita e di compiacimento. Poi rispose.

<< Desideravo che quei bambini non soffrissero più di notte. Ora potranno riposare e aspettare il giorno nuovo, senza più timore >>.



 Lo riversammo di peso sul sedile posteriore della macchina, considerando la sua mole, lo adagiammo più il comodamente possibile. La stanchezza trapelava dal suo ansioso respiro, che richiamava allo sgomento di una vita riversata nel dramma dell’uomo. Il dramma antico, come la terra che calpestavamo: la lotta tra fratelli, fino all’ omicidio. E Luigi aveva assorbito negli anni quel dramma come una spugna, e da tempo ne pagava le pene.

<< E’ finita, finalmente. Non ne potevo……..>>

<< Hai bisogno di riposo. Non devi affaticarti, poi……..>>

<< Tu non mi credi, vero, Marco ? >>

<< Sinceramente, penso che tutto sia frutto della tua immaginazione. Sono tuo amico, e non posso raccontarti frottole.  Anche perché avevo dimostrato molte titubanze su tutta la questione, per il contatto, gli indizi strani, la reticenza, quelle casa misteriosa a Battipaglia
dove avvenivano gli incontri sotto il dominio del Calabrese, ma tu mi bacchettasti e mi rimproverasti perchè ero fuori strada. E poi poco fa te ne sei uscito con questa storia fantastica >>.
Sforzò in un colpo di tosse.

<< Ah, caro Marco. Tu raccoglievi le perle senza aver trovato il filo, il filo che le tenesse tutte insieme. Era questo che ti rimproveravo >>.

Si alzò, aiutandosi sulla spalliera del sedile. Pose la mano sulla mia spalla.

<< Girati! >>

Mi voltai.
<< Cosa c’è, vuoi farti dire che ho sbagliato metodo? Okay, è stato così. Però con questo non è detto che credo alla tua ipotesi. Soprattutto non credo che Maria sia implicata in questa storia. Non lo voglio credere, perché non vorrei mai che avesse subito simili violenze >>.

<< Vorrei che nessuno dovesse ….soggiacere a tali violenze, ma purtroppo non è cosi >>.
Esibì un sacchetto di plastica, mentre parlava.
 << Riconosci il contenuto di questo sacchetto ? Rispondi, Marco ? >>

Al mio silenzio, fece una pausa. Leggevo negli occhi di Tonino terrore.

<< Ti rinfrescherò la memoria. In questo sacchetto ho raccolto il contenuto della macchina che abbiamo condotto dal carrozziere, il quale mi ha chiesto di svuotarla di tutti gli oggetti personali. Vista la tua condizione fisica al momento, ho ubbidito. Naturalmente sappiamo tutti chi è la proprietaria di quel veicolo. Ma il punto non è questo: per deformazione professionale, non mi è sfuggito questo numero, appuntato su questa piccola figura. Penso che tu abbia riconosciuto la figura sacra. Bene, ora ti trovi di fronte ad un bivio, un bivio che nasconde, però, una terza strada. Puoi decidere di archiviare il caso in questo modo e pensare che il tuo amico sia uscito completamente di senno, chiudere completamente questa storia come se niente fosse successo e sostenere che questo numero sia una coincidenza. Una delle tante coincidenze che avvengono nella vita. Secondo: dimenticare qualunque cosa sia successa. Oppure puoi spingerti oltre, là dove ogni comprensibile si perde nella notte e sperimentare sulla tua pelle quanto il reale superi ogni fervida fantasia !
Attraversa quello scalone e avvicinati alla porta della procuratrice. Quando sarai abbastanza vicino, componi il numero che è trascritto sul retro di quest’ immagine Sacra. Se squillerà un telefono all’interno della stanza vorrà dire che tra le due c’era un contatto e allora puoi realizzare anche tutto il resto ……..>>

<< Basta, dammi quel numero. Non vivrò con un dubbio cosi atroce per tutta mia esistenza. La conosco da troppo tempo. Tu sei solo un pazzo visionario. Il troppo lavoro ti ha logorato >>.
Mi riversai come un forsennato dalla macchina, avevo già inserito il numero sul mio telefonino.  Quando fosse arrivato il momento, mi sarei limitato solo ad unire il contatto, ma quel mentre mi appariva lontano, tanta l’ansia e forse anche la paura che incontravo strada facendo. In verità non avevo avuto il coraggio di confidare a Luigi che lei mi aveva inviato una lettera qualche mese prima. Una lettera in cui mi raccontava del suo fallimento matrimoniale e lei sapeva che se fossi stato nei paraggi, non avrei mai mancato una visita. Arrivai sulla porta con il respiro al limite. Pensai, potevo girare e voltare pagina per sempre con quella storia.
Ma la curiosità  e la malafede intrinseca dell’ uomo mi spinse a giocare quella partita, la cui posta in gioco faceva rabbrividire. Schiacciai il pulsante………
Dall’ orecchio del telefono avvertivo la connessione, l’ altro,  quello aperto, all’ambiente, recuperò lo squillo sordo di un telefonino al di là di quella stanza. E una voce familiare femminile, una volta accesa la cornetta:

<< Chi è ? Chi è che mi cerca? Non è questo il momento……….>>