12/28/2010

LE SCALE


Le osservo seduto da una sedia, le tengo sotto stretta sorveglianza, nessuna tenta di lasciare il posto che le è stato assegnato: sentono la mia minaccia, hanno compreso chi è che le domina.
Una luce nuova scopre la loro realtà: pietre calpestate umiliate dal piede umano, ridotte alla schiavitù, servili con il padrone dittatore.
Il mio odio cresce, ho l'impressione che qualcuna si stia armando di ostile ideologia per contrastarmi. Devo scoprile quale di esse possa aspirare a tanto; porto le mani al mento, le congiungo dietro la nuca, penso, osservo in silenzio ed attendo: tutto tace.
Una tranquillità trepida avvolge l'ambiente circostante.
Un brivido di terrore mi soffoca, vorrei chiedere aiuto ma resto immobile, sono impotente, lo spettacolo in atto è inverosimile: aspettavo questo momento da molto tempo, ho sempre pensato di essere preparato ad un evento così importante, ma ancora una volta devo indietreggiare alla prepotenza, alla forza dei miei nemici.
Si stanno preparando tutte all'attacco, le scale si muovono, ondeggiano sotto i miei occhi impauriti ed una mi osserva con aria di contemplazione; potrebbe essere il capo, cerco il dialogo ma inviano . Lo scontro è imminente.
Non posso lottare contro tutte , verrei soppresso da questa forza invincibile, mi sento dannato, abbandonato al mio destino già stabilito da una forza superiore; la sicurezza, la determinazione, di pochi attimi prima è scomparsa.
Avanzano come un esercito, inesorabilmente dovranno onorare il loro impegno: mi stanno costringendo alla resa, ma devo reagire, non può finire in questo modo, devo raggiungere uno scopo nella mia mediocre esistenza.
Mi armo di esasperata volontà, socchiudo gli occhi e comincio a correre con il capo chino, mi lancio contro gli angoli di marmo lucente picchiando con la fronte spianata e rugosa.
Sento quella pietra viva che mi frantuma il cranio, ma non mi fermo, persino nel frenetico lavoro intrapreso.
Il cuore batte forte, sono nervoso, non riesco ad imporre ordini agli altri del mio corpo: il sangue cola lungo le guance levigate, e si unisce alle lacrime causate dal dolore.
Mi batto ancora senza tregua, ma la vitalità comincia ad abbandonarmi, sono in balia dell'inverosimile; abbandonato al mio destino, vengo trascinato supino da una forza sconosciuta che ha afferrato le mie caviglie.
Sento i gradini che penetrano la schiena pietrificata, grida di dolore riempiono la mia bocca percossa da tanto terrore.
Sono fermo, non oso alzare lo sguardo per scoprire quale forza oscura mi trascini: l'estenuante presa comincia ad allentare le caviglie gradualmente.
Sono totalmente libero ma sento che la lotta non è giunta al termine. Mi siedo ed osservo la porta, la tengo sotto stretta sorveglianza...

RAFAEL NAVIO

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